domenica 30 giugno 2013

Butterfly, perché mai dover volare su di una farfalla?

Dalla BROCHURE del Butterfly
E' presto detto, perché è stato progettato per fare tante cose e bene. Grande abbastanza per ospitare più persone, abbastanza veloce per regatare, abbastanza pratico e leggero per essere gestito da una persona, infine praticamente esente da manutenzione.
Il Butterfly ha una importante Associazione Nazionale di Classe che detiene le regate del Campionato Nazionale USA.
Uno dei suoi più importanti produttori è Windwardboatworks, ma le informazioni che di seguito ho maldestramente tradotto ed interpretato le ho estratte da un fornitore, la Northern Lake Sailboats.

Ci si naviga "a secco"
L'ampio baglio combinato con 40 cm di profondità, mantiene la barca abbastanza all'asciutto offrendo buone capacità di trasporto. Il pozzetto autosvuotante mantiene l'acqua fuori dal vano piedi.

Ci si naviga al sicuro
In caso di scuffia, il Butterfly è a prova di galleggiamento in quanto il vano pozzetto è modellato nello scafo, formando un guscio unico e sigillato completamente a tenuta d'aria e d'acqua. Per una maggiore sicurezza vi è schiuma sufficiente all'interno dello scafo per far galleggiare la barca e l'equipaggio.

Ci si naviga comodamente
Il pozzetto è ampio e misura 65 x 40 cm. I correnti in mogano non solo aggiungono una classica bellezza alla barca, ma rendono la presa della mano sicura e pronta.

Ci si naviga ovunque
Può essere trasportato su un piccolo rimorchio o sul tetto della vostra auto, con il Butterfly è possibile entrare rapidamente in acqua, sempre pronti per il varo.

Ci si naviga facilmente
La  maneggevolezza e stabilità rendono il Butterfly ideale per i giovani velisti. Molti yacht club e scuole lo usano come barca scuola juniores. Per la sua grande capacità e più posti a sedere, è anche una barca che può essere goduta da tutta la famiglia.

Ci si naviga in "qualità"
Gli armatori apprezzano la qualità del Butterfly. L'estrema attenzione ad ogni dettaglio, in particolar modo sugli strati di vetroresina e la verniciatura, rassicura il marinaio più esigente rendendolo fiero di possederla.

Ci si naviga in "classe" 
Il Butterfly è un affermata classe monotipo a livello nazionale, gestita dal Butterfly Class Association. Le Regate Nazionali si tengono ogni anno, oltre a un sacco di eventi locali e regionali, promossi da decine di circoli in tutto il paese. Anche se la la regata non è il vostro divertimento, troverete che il Butterfly è una barca stimolante ed emozionante.

La sua breve storia 
Il Butterfly è stato progettato nei primi anni del 1960 da John Barnett ed è stato messo in produzione nel 1961. E' stato progettato per essere divertente e leggero, la versione in piccolo dell' ILYA C Scow.
E' uno dei primi modelli di Classe Monotipo a vela (One Design), il che significa che in regata tutte le barche sono identiche, quindi la gara offre una misura reale delle capacità del marinaio.
La versione attuale è rimasta praticamente invariata fin dal 1962. Gli aggiornamenti hanno migliorato solo la qualità complessiva della barca, le nuove barche sono state costruite uguali ma più forti e più durevoli con lo stesso livello di prestazioni.
Come tale, il Butterfly è preferito in regata regalando grandi soddisfazioni e spirito di competizione. Grazie alle sue piccole dimensioni, il peso leggero, la lunga durata, è un mezzo molto popolare e una barca da vacanza. Che tu viva lontano o vicino alla costa è sempre importante avere una barca che può essere  gestita facilmente, anche da parte di un ragazzo,  dopo tutto, non c'è nessun punto a favore nell'acquistare una barca a vela se è solo troppo pesante e passa la maggior parte della sua vita su un rimorchio o ferma in un porto. La deriva mobile e il timone sollevabile consentono al Butterfly di essere alato e varato su di una costa  sabbiosa, erbosa o da un rimorchio.
L'albero può essere facilmente sollevato e abbassato. Questa funzione consente alla vela del Butterfly di essere facilmente issata, anche dai più piccoli, e permette all'albero di rimanere sulla barca anche durante le pause.
Se c'è troppo vento la vela può essere facilmente ridotta, molte piccole barche a vela non godono di questa possibilità.
Il Butterfly è una barca comoda per i giovani, i meno giovani, insomma per tutti. Il suo pozzetto è molto più profondo di quanto lo sia nella maggior parte delle barche nella sua dimensione e classe di peso, lasciando spazio per gli adulti.
Il Butterfly lo si può trovare in molte località di vacanza, specialmente nei laghi, ed è una popolarissima barca scuola per i giovani.
Molti giovani hanno goduto della loro prima esperienza di navigazione sul Butterfly.

Dal sito Windwardboatworks
Queste sono le sue caratteristiche tecniche principali:
Lunghezza: 3.63 m
Larghezza: 1.37 m
Pescaggio: 0.66 m
Peso: 61 kg
Superficie velica : 7 m²
Designer ... John Barnett
Anno lancio: 1961


sabato 29 giugno 2013

Terra d'amore, Panicale sul Trasimeno

Terra d'amore, visibile su RAI Replay
Terra d'amore, è andato in onda ieri pomeriggio su RAI 1, visibile su RAI Replay è un film romantico diretto da Michael Steinke con Barbara Wussow, Thomas Heinze e Luciano Casini.

La pellicola racconta la storia di Franziska, donna in carriera presso una banca di Amburgo, che ha vissuto parte della sua infanzia e adolescenza a Panicale, in Umbria, presso il nonno Marcello che tuttora vive in Italia. Per qualche misteriosa ragione i due non si vedono da molti anni, così Ben, il figlio di Franziska, mentendo alla madre riguardo le condizioni di salute di Marcello, riesce a portarla con lui in Italia. Lì la donna si innamorerà di Paul, amico di Marcello e suo socio nella produzione e vendita di olio d’oliva. La loro storia sarà disturbata dall’ex moglie di Paul, Vanessa, che ricattandolo, riuscirà per un breve peri odo a farlo tornare a Monaco…  (tratto da Cinetv).

Segnalo volentieri questo film non tanto per la trama romantica ma per la spettacolare immagine che si offre del Trasimeno e dei suoi dintorni, in questo caso nei pressi del borgo di Panicale.
Il lago Trasimeno si trova ad appena 15 minuti di auto da Panicale e da cui si gode un panorama di una bellezza incomparabile, immersi nella natura e nella storia della campagna umbra, delle sue dolci colline, dei suoi olivi, ma anche dell'aspetto immutato di un borgo che conserva tutte le caratteristiche strutturali medioevali.
La pianta del paese a cerchi concentrici ci rappresenta uno dei sistemi più avanzati di difesa militare a livelli successivi tipica dell'epoca medioevale. Infatti questo tipo di struttura difensiva consentì al castello di Panicale di resistere ai numerosi assedi a cui fu sottoposto. (da Benvenuti a Panicale)

Da vedere, per innamorarsene perdutamente. Panicale è anche su Lineaverde, cinque minuti da non perdere.

Panicale su Lineaverde


venerdì 28 giugno 2013

Solaris Boat, la voglio in uno zaino

Dal sito Solaris-Boat
Prima di tutto vi dico il prezzo di questo kayak gonfiabile con kit velico ed eventuali stabilizzatori della Solaris-Boat:
  • Kayak gonfiabile Kayacht 32VA 1-2-x: 3700 UAH (Ukraine Hryvnia) che corrispondono a circa 350 €;
  • Rig vela per kayak: 3400 UAH (Ukraine Hryvnia) che corrispondono a circa 320 €;
  • Stabilizzatori: 1060 UAH (Ukraine Hryvnia) che corrispondono a circa 100 €;
  • Poltroncina gonfiabile 420 UAH (Ukraine Hryvnia) che corrispondono a circa 40 €
E se il tutto fa meno di 1000 € hai voglia ad aggiungere IVA, tasse e spese di spedizione, e poi la cosa più bella è che entra tutto in uno zaino.

Dal sito Solaris-Boat
Queste sono le sue caratteristiche tecniche principali:
Lunghezza: 3.20 m
Larghezza: 1.02 m
Peso: 14 kg



"KAYAHT 320, nonostante le sue piccole dimensioni  può facilmente trasportare un equipaggio di due persone. Questo lo rende conveniente per non dover navigare da soli tutto il giorno, per le attività in spiaggia e come nave scuola per lo sviluppo della tecnologia del turismo nautico."


giovedì 27 giugno 2013

Spollonga

Dal sito C.RI.C Ponte Buriano
Sabato 29 giungo, il Circolo Ricreativo Culturale Ponte Buriano ha organizzato la 1° SPOLLONGA, regata non competitiva con qualsiasi tipo di natante o imbarcazione alla scoperta delle meraviglie storiche, ambientali e floro-faunistiche del fiume Arno. Tra questo evento, che nasce quest'anno, due edizioni della più ben nota XXIII SPOLLINATA.
Per concludere, aspetto quanto mai raro se non unico in questo tipo di eventi, l'iscrizione è gratuita!


Visualizza Spollonga in una mappa di dimensioni maggiori

Nota: i luoghi di partenza e arrivo sono indicativi.
Dimenticavo, il "Ponte Buriano" e i suoi dintorni sono quelli che si vedono nel dipinto più famoso del mondo, la Gioconda.

Dal sito La mia bella Toscana


mercoledì 26 giugno 2013

La Jangada, per me Patrimonio dell'Umanità

Jangada in navigazione, da sito VGSun Cumbuco
Ero alla ricerca delle origini delle tavole con la vela e ho trovato questa meraviglia di architettura navale, la Jangada, che per me meriterebbe di entrare nella World Heritage List, il Patrimonio dell'Umanità. Ho verificato l'elenco e con rammarico ho constatato che non è presente.

Piano velico della Jangada, da sito Deep Craft
La Jangada è una barca da pesca tradizionale costruita in legno utilizzata nella regione settentrionale del Brasile.
Alcuni sostengono che l'eredità storica della Jangada risalga agli antichi greci e che la nave di Ulisse nell'Odissea fosse molto simile.
La costruzione della Jangada incorpora alcuni miglioramenti risalenti al neolitico dopo che sono stati trovati materiali migliori ed è stata applicata una migliore fisica della vela attraverso la sperimentazione dei pescatori.
La sua realizzazione è strettamente sorvegliata dagli artigiani locali.
La sua vela triangolare sfrutta alcuni degli effetti della dinamica dei fluidi. Conosciuta anche come "latina", la vela della Jangada permette di navigare contro vento (bolina), sfruttando la differenza di pressione tra l'aria che sale sulla sua faccia esterna (quella che diventa convessa per la pressione del vento interno) e la sua faccia interna (quella che diventa concava).
La vela della Jangada è stata disegnata con una curva parabolica gentile sulla parte superiore del triangolo, e un'altra più estesa e breve, sotto. Questa asimmetria è dovuta alla gestione del montante.

Modellino di Jangada, tratto da Wikipedia.
La sua costruzione dipende dal corretto uso di materiali come il legno (una balsa brasiliana e altre specie rare), tessuti artigianali e corde.
La Jangada tradizionale non ha elementi metallici come chiodi, la sua struttura è completamente messa insieme con giunti e funi di ancoraggio che utilizzano cavi di fibre tessute a mano.
La Jangada è normalmente realizzata con 6 ceppi di legno messi in parallelo: due al centro, chiamati "Meios",  2 mediani su entrambi i lati (chiamati "mimburas") e 2 all'esterno, chiamati "Bordos". I 4 ceppi più centrali ("Meios" e "mimburas") sono uniti utilizzando solo pioli di un legno con caratteristiche di maggiore resistenza. Le "Bordos" sono legate alla "mimburas" usando pioli più assi legno, in modo che possano essere più elevate. Su questa piattaforma di base vengono poi fissati due sedili, ognuno sostenuto da 4 eleganti gambe, chiusi sul "mimburas".
Al centro risiede l'albero della Jangada, e poi c'è la "sede principale" dove risiede chi manovra la Jangada con un remo. Il remo Master è fissato tra uno dei "mimburas" e uno dei "Meios".
C'è un'altra apertura tra i due Meios, per consentire l'inserimento di una deriva che può essere regolata sia in altezza che l'angolo.
Tutti i componenti della Jangada sono realizzati a mano, dall'albero alla vela, le cime, le reti da pesca, gli ami, le ancore, le scatole utilizzate per conservare i pesci e gli effetti personali.
Il suo equipaggio varia da 3 a 5 persone che lavora in una lunghezza che varia dai 5 ai 7 metri in media (anche se ci sono jangadas lunghe di 8 metri) e una larghezza che è intorno al metro e mezzo per quella più piccola.
Le sue dimensioni sono il risultato di una serie di vincoli tra cui: la dimensione del legno disponibile, la resistenza dei giunti e delle funi, la forza necessaria per spostarla sopra le onde, la dimensione della vela e l'effetto del vento su di essa, la forza umana necessaria, in modo che un solo uomo la possa governare.
La Jangada è stata pensata tenendo presente le necessità ergonomiche e gestionali, allo stesso modo dei progettisti moderni.
Il pescatore tradizionale ha sempre obbedito alle regole imposte dalle maree, dal vento, dalle correnti e gli effetti stagionali sulla pesca. Grazie a questi fattori le uscite in mare variano molto in relazione alla durata del viaggio, il corso seguito e il tipo di pescato. Un viaggio tipico dura per tre giorni (a volte di più, secondo i vecchi pescatori) in alto mare, fino a 120 km dalla costa anche se questo tipo di viaggio è sempre più raro ed è sempre più difficile vederli in azione.
Tuttavia, in molti luoghi lungo la costa brasiliana, soprattutto a Ceará, vengono organizzate regate di Jangada, famosa è quella che si tiene a Fortaleza.

Jangada in regata, dal sito Viajeaqui
(maldestramente tradotto da me medesimo da Wikipedia)

Una cosa che Wikipedia non dice, e che ho trovato nel sito del National Maritime Museum of Cornwall, è che le Jangada vengono spiaggiate tutte le volte quando rientrano in modo che i legni si possano asciugare completamente.  Infatti la Jangada ha una vita limitata a causa delle caratteristiche del legno e dopo circa 18 mesi è necessario costruirne una nuova. Le Jangadas sono state appositamente adattate alle condizioni in cui navigano. I loro fondi piatti consentono loro di attraversare le barriere coralline, permettendo alle onde di infrangersi su di esse e allo stesso tempo di rimanere a galla, mentre una imbarcazione con lo scafo verrebbe sommersa. 
Il pescatore Jangadeiro lavora con i piedi immersi nell'oceano. Tutti i pesci catturati vengono suddivisi tra i membri dell'equipaggio. Una percentuale viene trattenuta per le famiglie e il resto venduto da un venditore ambulante di pesce, che è spesso un membro dell'equipaggio. Il pescato è normalmente nasello, coda gialla e lo sgombro. 

Dalla fotogallery del Kariribeachhotel
Concludo dicendo che mi posso tranquillamente smentire, poiché quando ho parlato della tavola a vela gonfiabile della Saturn definendola un giocattolo non avevo considerato che aveva antenati cotanto importanti e le cui navigazioni medie si aggirano intorno alle 40 miglia dalla costa. Mai fidarsi della saccenteria dei velisti, in ogni senso!
Di seguito un bellissimo documentario inedito, "A Jangada de Raiz". 



martedì 25 giugno 2013

Barchette di carta: HMS Surprise

HMS Surprise, dal sito RocketmanTan
L'HMS Surprise era una corvetta costruita nel 1794 per la marina francese, infatti il suo nome originale era "Unité", fu catturata dalla Royal Navy nel 1796 e ribattezzata HMS Surprise. Nel 1799 l'HMS Surprise divenne famosa per la riconquista dell' HMS Hermione ma nel 1802 fu venduta e messa fuori servizio.
La barchetta di carta creata da RocketmanTan, è in scala 1:150.

Via: Papercraftsquare


lunedì 24 giugno 2013

Saturn, un'altra tavola a vela gonfiabile

Dal sito BoatsToGo
Per non far scatenare i più dotti colleghi velisti diciamo subito che stiamo parlando di "giocattoli", o meglio ancora di attrezzature da spiaggia.
Premesso ciò, la nuova tavola a vela gonfiabile della Saturn, distribuita da BoatsToGo, sembra essere un giochetto davvero interessante e divertente perché è facile da portare ovunque in una borsa, è leggera, è economica e pratica. Credo che non occorra neanche un "trolley" per portarsela in bici ma che basti un comodo  zainetto da mettere sul portapacchi.

Dal sito BoatsToGo
Una cosa è certa, non ci si fanno regate, a meno che non si inventi una associazione di classe "Inflatable Sail Board Class Association", allora tra di loro e ad armi pari si potrebbe competere.
Queste sono le sue caratteristiche tecniche principali:
Lunghezza: 2.2 m
Larghezza: 1.2 m
Peso: 15 kg
Dimensioni borsa: 0.91x0.53x0.25 m
Persone trasportabili: 1+1

Dal sito BoatsToGo
Nel sito che vi ho segnalato non si parla del prezzo, se non dei 149 $ di valore del kit velico che sarebbero inclusi nel prezzo totale che, per l'appunto, non ho visto. Credo che si aggiri intorno ai 1000 $ e che non sia affatto difficile farselo spedire a casa.
Per concludere un video, lo sfondo musicale con Albano e Romina mi fa impazzire, imperdibile!

...  "da bambino io sognai di eroi e marinai, nella mente avevo già la mia idea di libertà" ...



domenica 23 giugno 2013

Villaggio Rubicone, alea iacta est

Piantina del Camping Rubicone
"Alea iacta est" ovvero "il dado è tratto" in italiano, sembra che sia stata la fatidica frase che Giulio Cesare, il 10 gennaio del 49 a.C., avrebbe pronunciato prima di volgere le sue truppe verso Roma attraversando il  torrente Rubicone. Ma cosa c'entra questo con l'argomento di oggi? C'entra molto perché, tantissimi divertimenti a parte, sono altrettante le impronte storiche che sono state lasciate nella zona, da Giulio Cesare in poi, nei dintorni di Rimini e Ravenna. Inoltre, lasciati alle spalle i grandi centri turistici, verso nord, c'è una bellissima costa caratterizzata da una serie di Riserve Naturali tipiche della macchia maditerranea, cito quelle della Duna Costiera Ravennate e del Torrente Bevano, la Riserva Statale della Pineta di Ravenna, la Riserva della Duna Costiera di Porto Corsini e poi su fino al parco Regionale del Delta del Po.
Non da poco sono le opportunità che offre il Villaggio Turistico Rubicone, dal campeggio fino agli appartamenti, dal golf al tiro con l'arco, ma soprattutto una darsena privata per chi si volesse portare dietro la propria barca, nella piantina citata al punto 46.
Sinceramente non conosco molto bene queste zone, ma quando ci andai con i miei figli per visitare la Basilica di Sant'Apolinnare, una meraviglia di architettura romanica - bizantina, facemmo una visita al Marina di Ravenna risalendo la costa verso Comacchio e rimanemmo impressionati per la sua bellezza.
Di scivoli e strutture per il varo e alaggio per piccole barche ne abbiamo visti alla Congrega dei Velisti a Cesenatico e all'Adriatico Wind Club, altre nella zona di Rimini, ma il Marina di Ravenna oppure quello di Rimini sono strutture attrezzate per barche di qualsiasi dimensione.



The English Channel pedal boat, ora anche a vela

Nauticraft Escapade
Nel 2002 il 59-enne Paul Tucker prese il 12 piedi a pedali Nauticraft Escapade e conquistò un nuovo Guinness dei primati, la traversata della Manica a pedali più veloce che sia mai stata effettuata.
Con questa impresa, l'Escapade ha dimostrato a tutti di possedere le sue qualità marine superiori poiché è riuscito a navigare attraverso le acque notoriamente inospitali del canale, infatti la chiglia zavorrata fornisce una eccellente stabilità  in condizioni di vento sostenuto con tre passeggeri a bordo (per un totale di 525 libbre).
Il suo scafo in polietilene è auto-raddrizzante ed è stampato con tecnologia "rotomolded" che gli garantisce una elevatissima resistenza.
Il basso pescaggio permette all'Escapade di addentrarsi in acque basse ma è adatto anche come tender per navigazioni in mare aperto, o come barca ideale per esplorare baie e laghi. L'imbarcazione dispone di un facile sistema a pedali che aziona un'elica a due pale, fornendo una velocità max di 4.5 nodi. L'arresto e l'inversione si compiono pedalando all'indietro. Il timone è controllato da una leva a mano posta sul lato destro della cabina di guida, fornendo una facile ed efficace manovra. Un parabrezza protegge l'equipaggio da vento, onde e spruzzi d'acqua, e la forma dei sedili inclinata è regolabile e sono completamente imbottiti per un grande comfort. Sotto il sedile posteriore si trova un ampio vano portaoggetti  e a prua ci sono anche comode tasche elastiche per tenere asciugamani, macchine fotografiche, o alimenti e bevande. Una piattaforma integrata nella poppa consente un facile rientro dopo una nuotata. Come opzioni ci sono anche una pompa di sentina manuale e un bimini pieghevole.

Nauticraft Escapade
Queste sono le sue caratteristiche tecniche principali:
Lunghezza: 3.7 m
Larghezza: 1.2 m
Pescaggio: 0.54 m
Peso a vuoto: 147 kg
Capacità di carico: 238 kg
Velocità max a pedali: 8.5 km/h (4.5 miglia nautiche/ h circa)
Su Allboatsavenue si parla di un prezzo di 2300 €, senza opzioni e vela, ma mi sembra solamente frutto di una conversione dai dollari, senza considerare tasse e trasporto che dovrebbero aumentarne il prezzo base di almeno il 40%.

Sailboatstogo, su richiesta degli armatori dell'Escapade ha realizzato un kit a vela per completarne al meglio la funzionalità e a questo punto l'Escapade diventa un'imbarcazione estremamente interessante.

Sail Kit Nauticraft Escapade, dal sito sailboatstogo
Il video di presentazione.


La Route du Sable, a vela e a remi risalendo l'Aulne


Visualizza La Route du Sable in una mappa di dimensioni maggiori

Andare in Bretagna verso la metà di giugno e risalire l'Aulne a vela e a remi, questa è la Route de Sable. Il suo nome conserva la memoria dei trasportatori di sabbia che, con le loro chiatte, partivano da Brest risalendo l'Aulne fino a Port Launay e Châteaulin.
Quest'anno la Route du Sable, nella sua IX Edizione, si è tenuta  tra l'8 e il 9 di giugno, è partita dallo scivolo di Rosnoen per arrivare fino a Châteaulin percorrendo circa 12 miglia in due tappe.
La prossima e X Edizione della Route du Sable si terrà il 28 giugno 2014, tenetelo a mente.
E' possibile partecipare alla Route du Sable con una propria imbarcazione "tradizionale" oppure prenotando un posto su di un veliero più grande: Embarquements sur des voiliers traditionnels.

Route du Sable 2013


venerdì 21 giugno 2013

giovedì 20 giugno 2013

La discesa del Fiume Po, di Marco Zonca


Visualizza Discesa del Po di Marco Zonca in una mappa di dimensioni maggiori

Discesa del fiume Po, ecco tutto il percorso di questa fantastica avventura che Marco Zonca ha fatto con una canoa a vela.

"Quando un'impresa chiama non è facile tirarsi indietro. Ecco la spiegazione dell'impulso a tentare un'impresa e poi, quando si è dentro, inizia la sfida con se stessi per non uscirne prima di averla conclusa". Partito il 31 agosto 2011 in solitaria e senza supporto da Pian del Re a 2020m, arrivato alla foce del Po dopo 18 giorni, poi ulteriori 11 giorni necessari per tornare a casa lungo la costa del mare Adriatico ed il fiume Isonzo, per un totale di circa 900Km in 29 giorni consecutivi. (Da Discesa del Fiume Po).

Peccato che nel suo blog Marco non sia riuscito a mettere molte più foto e descrizioni di particolari, ma queste informazioni sono più che sufficienti per farci sognare.

La bellissima canoa a vela di Marco
Nota importante: il tragitto visualizzabile su Google Maps è quello che si può scaricare dal blog di Marco e che lui ha costruito e integrato con le "Note e avvertenze" poste sulla fascia laterale destra del blog stesso.


Da quel tender di tipo "Mewa" a divagazioni sulla società e la sua evoluzione

Mewa 2, dal sito iv70.narod.ru
Stupendo questo piccolo tender smontabile e gonfiabile prodotto negli anni '70 in Polonia per il mercato russo, indubbiamente materiale per collezionisti poiché credo che difficilmente si trovi nel mercato dell'usato. Di queste "Derive smontali, piccoli gioielli persi nella storia della nautica"  ne avevo già parlato agli inizi di gennaio, argomento che a malincuore è andato nell'oblio, forse dimenticato tra le decine di post che via via mi viene da proporre. Eppure per me quello delle derive smontabili, in questo caso anche gonfiabile, rimane un tema di grande interesse sia dal punto di vista estetico e tecnologico che di quello della nautica e della società più in generale.
Su quest'ultimo argomento bisogna fare attenzione a non generalizzare poiché è certamente più complesso di quanto non si possa pensare.
Nell'articolo "Швертбот типа "Mewa" (quel tender di tipo "Mewa") si legge che a quei tempi in Russia tutti gli yacht erano di proprietà dello stato e le uniche barche che potevano appartenere ai cittadini sovietici erano quelle di questo tipo che, peraltro, per loro erano abbastanza costose. Se si raffronta questa dichiarazione con ciò che succedeva qui da noi e in Europa diciamo che la nautica della vela si andava sviluppando, oltre che con le derive, con i Corsaire, i Piviere e poi successivamente con i Comet e così via. Ma questo per quanto riguarda la vela che è sempre stato un passatempo per una classe un po' più agiata perché l'italiano medio, compresa la mia famiglia, acquistava soprattutto i gommoni a motore, e da allora il grande successo che questo tipo di imbarcazione a sempre avuto in tutto il mondo fino ad oggi.
Va aggiunto che se in Unione Sovietica la grande imbarcazione rimaneva appannaggio solo per la nomenclatura della classe politica dirigente in Italia lo era per i ricchi. La differenza sostanziale tra i due contesti sociali  sembrerebbe che stesse nel fatto che da loro il benessere si acquisiva attraverso l'appartenenza all'apparato di uno stato totalitario contrariamente a quanto succedeva in occidente che si acquisiva attraverso il libero mercato e la democrazia. Certo la nostra democrazia ci ha lasciato spazi più ampi ma noi avevamo condizioni di partenza ben più avvantaggiate, non eravamo un popolo che era stato sottomesso per secoli dagli zar.
Questa differenziazione è quella che abbiamo acquisita come vera fin da sempre, fin da bambini, ascoltando i discorsi dei nostri genitori e forgiando la nostra cultura nei libri di testo e nella letteratura occidentale.
Riprendendo in modo superficiale discorsi già fatti mi sto rendendo conto invece che i punti di contatto tra il totalitarismo russo di allora e il capitalismo totalitario di oggi sono sempre di più e le certezze si affievoliscono.
Il filosofo statunitense Benjamin Tucker, tra i più importanti anarco-individualisti del XIX secolo, asseriva che il capitalismo è la negazione del libero mercato perché il capitalismo è basato su privilegi statalisti.
Tucker, in un analisi estremamente interessante della società, sosteneva che le povere condizioni dei lavoratori derivassero da quattro monopoli, ossia lo Stato monopolista o "monopolifero" illegittimamente che stabilisce tutti i privilegi monopolistici, li concede alle aziende sfruttatrici, e li difende con l'uso illegittimo della forza: 
  1. Il monopolio di emissione della moneta 
  2. Il monopolio dei terreni 
  3. Le tariffe, cioè gli alti prezzi, anche internazionali, imposti dagli Stati 
  4. I brevetti sulle invenzioni 
Per esempio, con l'imposizione di prezzi alti relativamente agli stipendi, lo Stato induce le aziende a sfruttare tutti i consumatori. Così il protezionismo esprime lo sfruttamento. Lo Stato però induce lo sfruttamento dei consumatori soprattutto attraverso il complesso e più potente sistema bancario: la Banca Centrale ha il suddetto monopolio di emissione, ed esige un tasso di interesse dalle banche ordinarie, le banche esigono più alti interessi dalle aziende (manifatturiere, servizi e distribuzione al dettaglio), le quali, per coprire almeno i costi del sistema finanziario, devono ottenere ancora più alti tassi di redditività, e ciascuna azienda ricarica i prezzi all'altra, e tutte sfruttano i consumatori. L'uso dell'unità monetaria monopolistica è assicurato dall'esazione di tasse in moneta monopolistica in ogni scambio.
Tucker conclude che, secondo lui, solo un libero mercato del prezzo di costo generalizzato può dare equità senza forzature.
E qui io personalmente vedo un limite insuperabile alla sua teoria poiché questa è una vera e propria utopia. Oggi il mercato libero, secondo me, si sorregge sul "valore di mercato" ed è su questo che stanno fallendo tutte le politiche promosse dalla sinistra democratica bersaniana di oggi, nonché dai conservatori per interessi opposti
Chi è che stabilisce il valore di mercato? Chi lo controlla? Esempio tipico ed oramai alla portata di tutti è il fatidico "spread", credo un indicatore che indirettamente stabilisce il valore di mercato del nostro debito, e qui si ritorna alla brillante analisi di Tucker che vi ho messo in neretto.
Qual'è la soluzione? Bé intanto leggetevi il bell'articolo "Швертбот типа "Mewa" (quel tender di tipo "Mewa") e tutte le sue sottosezioni, molto belle ed interessanti dal punto di vista tecnico e storico. Intanto spero di avervi fatto riflettere un po', e dopo averci rimuginato vedremo come fare ad affrontare il "valore di mercato", certamente l'aspetto su cui la sinistra europea ha fallito e il capitalismo totalitario ha basato la sua forza.

Nel Mare di Azov nel 1980


mercoledì 19 giugno 2013

Trolley per Papì in lavorazione

Il trolley di Papì
Non è stato per nulla difficile realizzare questo trolley, è bastata un po' di pazienza. La prima cosa da aspettare era la fine vita della cuccia della Meg, il suo telo si era completamente bucato, l'altra un paio di ruotine da bicicletta per bambini. Tutto quello che mancava erano quattro viti con relativi dadi e rondelle.

La cuccia della Meg ai bei tempi dei cucciolini
Mi sono mangiato le mani diversi mesi per il fatto di aver rottamato le vecchie biciclettine dei ragazzi ma occupavano spazio inutile. Pensate che le ho tenute per sei mesi in parrocchia con un cartello "si regalano", nessuno le ha mai prese tanto che le ho dovute portare in discarica benché nuovissime. Pertanto ho confidato nel consumismo della gente e così è successo, una famiglia di indiani ha lasciato accanto al bidone della spazzatura una biciclettina con due ruote fantastiche.
Ora siamo quasi pronti per portare Papì con il mio trolley autocostruito, manca il braccio di collegamento alla bici ed un piano di legno che ho già e che devo tagliare a misura.

La bici è della Rachele perché la mia l'anno rubata, notare il catenaccio


Lungo le frontiere marittime dell'Ucraina in catamarano

TC Donbass
Il canale TV ucraino Донбас (Donbass) ha dato risalto al viaggio di Ibi semper est victoria, ubi concordia est di cui abbiamo già parlato. Un viaggio compiuto su catamarani gonfiabili lungo le frontiere marittime dell'Ucraina,  tre equipaggi che hanno affrontato una navigazione senza precedenti, nove persone e un cane con l'ambizione di superare un record, 1600 km lungo le sponde della loro terra.
Questi video sono davvero interessanti da vedere, c'è molto da imparare.
Impossibile non notare come in quelle latitudini alla TV si parli anche di nautica popolare, attività che evidentemente desta interesse nei molti telespettatori. Qui da noi? "sine glossa!", ieri ho già detto anche troppo a riguardo della nautica in Italia, altro che "ibi semper est victoria, ubi concordia est"

L'inizio, quella signora che gonfia e chiacchiera mi fa impazzire.



L'arrivo in Crimea.


Sosta vicino ad Alushta per una tempesta.


Il viaggio prosegue.


Fino all'arrivo in Sedovo.




martedì 18 giugno 2013

Tra il dire e il fare ....

Gli yacht sono la passione dei ricchi, dal sito freeforumzone.leonardo.it
Il collega blogger Sergio Mistro, nel post "Decreto del fare – Nautica – Abolita la Tassa di Possesso sotto i 14 metri" ci ha informato sulle ennesime variazioni che sono state fatte in merito alla tassa di possesso sugli yacht facendo alcune considerazioni che amplifico ed interpreto in modo del tutto personale.
Bisognerebbe pagare tutti! Mio figlio ha un vespino cinquanta e paga 22 € di bollo, sinceramente non avrei nessun problema a pagare qualcosa anche per la mia barca, sia per il motore che per lo scafo. Non ritengo giusto che chi ha un motoscafo o un piccolo yacht non paghi nulla con la scusa del rilancio della nautica quando se vai in un porto ti chiedono come minimo 3-4000 € all'anno per tenerlo in acqua. A questo punto sarebbe un sacrificio così grande pagare qualche centinaio di euro di tasse, magari facendo qualcosa per calmierare l'esoso mercato dei posti barca?
Lo stesso discorso dovrebbe valere per i camper per i quali ritengo ingiustificate le riduzioni sulla tassa di circolazione, tanto più che questi occupano costantemente suolo pubblico, a volte indiscriminatamente e senza alcun controllo. Consapevole di accattivarmi l'antipatia di molti ritengo assolutamente inadeguata la classificazione del camper pari a quella di un automobile ma non vado oltre su questo argomento di cui conosco poco e non voglio conoscere altro, personalmente so solo che ce ne sono continuativamente parcheggiati sette sotto casa mia dotati di bombole a gas da 15 kg (che per 7 fanno 105 kg di GPL sotto casa!) e quant'altro serva per viverci dentro.
Che i soldi ricavati dalle tasse sulla nautica debbano essere investiti sul suo sviluppo questa è un'idea che ripetitivamente vedo riproposta, in ogni ambito, in un paese dove si è capitalisti e ci si arricchisce sugli incentivi, oltre che sulla politica ovviamente. Forse in altri momenti una proposta del genere l'ho fatta anch'io ma oggi ritengo che gli incentivi dovrebbero andare solo ai paesi in via di sviluppo, ai giovanissimi che vogliano fare impresa e soprattutto a chi ha stipendi da fame e che appena arriva a fine mese, e di questa gente se ne vede sempre di più. Il capitalismo è capitalismo, lo stato sociale è stato sociale, mi sembra invece che negli ultimi decenni le risorse prima destinate allo stato sociale siano andate nelle tasche di capitalisti sempre più spregiudicati che invece di ridistribuire ricchezza con l'impresa stanno distribuendo povertà. Se si vuole ridurre il prelievo sul lavoro per sviluppare l'impresa c'è solo una formula valida, tassare la proprietà privata, i capitali e i patrimoni non i poveracci con stipendi e pensioni da fame così come tartassare i commercianti, i piccoli imprenditori e i professionisti che pagano le tasse.
Nonostante le critiche espresse nei mesi scorsi, provenienti specialmente da UCINA, non credo che la tassa sulle imbarcazioni sia demagogica, che non serva e che sia punitiva verso gli armatori ed nei confronti di tutto un settore devastato dalla crisi.
Prima cosa non vanno mescolate le carte, anche in questo caso la ricchezza è ricchezza e la crisi è la crisi. Se la nautica è in crisi non è certo colpa di Monti, per quanto antipatico possa rimanere. Come ho già detto in precedenza quando c'è crisi le prime cose che "vanno a farsi benedire" sono quelle non indispensabili e costose, la barca è la prima tra queste. Può essere che io stesso debba rinunciare, prima o poi, alla mia se le cose continueranno così, bene che vada la appoggerò in un campo.
C'è anche chi si è preso la briga di fare i conti di quanto ci ha guadagnato il governo sulla tassa Monti, bé la stessa cosa l'hanno fatta sugli stipendi ai parlamentari, sui ricchi emolumenti riconosciuti ai consiglieri regionali, sui costi delle provincie e così via ..... tutta roba da poco si è detto. Io credo che questa sia un'immensa quanto gigantesca presa in giro, per non dire qualcos'altro.
L'ultimo pensiero che mi viene da esternare è solo questo, che siamo un paese senza dignità in cui chi ha e chi si è arricchito non ha nessuna coscienza, persone che pensano solo a se stessi e al proprio potere personale. Il simbolo di tutto ciò ha anche un nome e cognome, è a lui e alla sua famiglia, che di grandi yacht ne ha diversi, che si deve questo grande incentivo alla nautica in crisi. Io ritengo, con disgusto e disapprovazione, che l'incentivo sia rivolto a se stesso e a quelli come lui, come tutte le cose che ha fatto nel suo governo.



lunedì 17 giugno 2013

Dalla Royal Ship of Cheops alle borose di Akhenaton

Source of drawing: C.R.Lepsius, Denkmäler aus Aegypten und Aethiopien,1897
Nell'antico Egitto le vele erano rettangolari. Durante l'Antico Regno la parte superiore della vela era legata ad una trave, mentre la parte inferiore era legata alla murata, successivamente la vela venne fissata tra un longherone superiore ed uno inferiore. 
Al tempo di Akhenaton entrò in uso un circuito consistente in piccole corde che rendevano l'avvolgimento della vela più facile.
(Maldestramente tradotto da Reshafim.)

Akhenaton, vissuto intorno al 1350 a.C. apparteneva alla XVIII dinastia del Nuovo Regno, fu uomo di gusti raffinati, abile diplomatico è passato alla storia come il faraone eretico per il tentativo di introdurre il culto monoteista del Dio Aton.
Akhenaton ebbe tra le sue mogli la bellissima Nefertiti e di recente, grazie a complesse indagini sul DNA, è stato dimostrato che fu il padre del faraone bambino Tutankhamon, Re Tut.
Da oggi si è scoperto che è stato anche il padre del "circuito delle borose"::

Akhenaton e Nefertiti, immagini tratte da Wikipedia
La Royal Ship of Cheops invece è una delle imbarcazioni più antiche del mondo.
Fu scoperta dagli archeologi nel 1954 nella piana di Giza, in una fossa sul lato sud della grande piramide di Cheope. Racchiusa in una camera ermeticamente sigillata, la barca era scomposta in 1224 pezzi, il cui legno si è conservato intatto per più di 4600 anni. Per ricostruirla sono occorsi 13 anni. Lunga circa 43 metri, ha cinque remi per lato più due a poppa, con funzione di timoni e, dal 1982, è esposta in un museo creato appositamente a fianco della piramide e progettato dall'architetto italiano Franco Minissi. Poco dopo fu scoperta un'altra barca che però, a causa delle cattive condizioni di conservazione, è stata lasciata all'interno della “galleria” originaria.
(Tratto da Wikipedia)

Cheope vissuto intorno al 2550 a.C., apparteneva alla IV Dinastia dell'Antico Regno. Questo è l'interessantissimo ed affascinate resoconto della ricostruzione della nave che sarebbe servita a Cheope per raggiungere il regno di Osiride.

King Cheop's Royal Ship


Barchette di carta: la Santa Maria

La Santa Maria, dal sito Paper Toys
La Santa Maria è stato il fiore all'occhiello e la più grande delle tre navi utilizzate da Cristoforo Colombo nel suo primo viaggio verso le Americhe. Le altre due navi sono state chiamate il La Nina (The Girl) e La Pinta (The Painted One). 
La Santa Maria era di proprietà di Juan de la Cosa , un cartografo, conquistador ed esploratore, che ha navigato con Colombo nei suoi primi tre viaggi (1492, 1493, e 1498).

I viaggi di Cristoforo Colombo, dal sito Paper Toys
Anche se non è certo, le tre navi furono comprate usate e forse erano addirittura di terza mano. Nessuna delle tre era stata costruita per l'esplorazione trans-oceanica. 
La Santa Maria era stata originariamente chiamata La Gallega (la galiziana), perché costruita a Pontevedra, in Galizia, nel nord-ovest della Spagna. 
La Santa Maria era una nave piccola per gli standard attuali, misurava circa 60 piedi (18 metri) di lunghezza e 18 piedi (5,5 metri) di larghezza. Aveva un solo ponte con tre alberi. Questa è all'incirca la dimensione di uno yacht moderno. 
La Santa Maria si è arenata nel suo primo viaggio verso le americhe presso Cap Haitien, ad Haiti, il ​​giorno di Natale, il 24 dicembre, 1492 e lì è rimasta. 
I suoi legni sono stati utilizzati per realizzare un'altra nave, La Navidad (Natale), perché il naufragio della Santa Maria avvenne il giorno di Natale. 
L'ancora della Santa Maria risiede ancora presso il Museo Nazionale di Haiti a Port-au-Prince.
(maldestramente tradotto ed interpretato da me medesimo da sito Papertoys).

Questa storia conferma l'ipotesi che i galiziani furono i primi a costruire navi capaci di risalire il vento a tal punto da poter attraversare gli oceani.

Via: Papercraftsquare


domenica 16 giugno 2013

Classe Lightning, dominano gli americani

Classe Lightning in attesa della regata
Grandi emozioni a Castiglione del Lago per il Campionato Mondiale Classe Lightning, le ultime regate si sono svolte con un bel vento che è passato dai 7 fino ai 15 nodi, provocando ben tre scuffie. 
La vittoria è andata all'equipaggio numero 47 capitanato da David Starck, del prestigioso Buffalo Canoe Club. Tra i 46 equipaggi partecipanti i primi italiani sono arrivati al 25° posto.

Certo per far scuffiare 318 kg di peso a vuoto e un metro e mezzo di deriva ce ne vuole di coraggio!


venerdì 14 giugno 2013

Intorno all'Elba in canoa a vela, la versione in italiano

L'Elba vista da Piombino, dal sito Bootsbaugarage
Vi ricordate che qualche settimana fa vi avevo segnalato la straordinaria avventura di Axel che con la sua canoa a vela aveva attraversato il Canale di Piombino, "Con una canoa a vela intorno all'isola d'Elba"?
Ho ritenuto importante che questa impresa meritasse di essere conosciuta ai molti appassionati di piccole barche a vela anche qui da noi così ho tradotto il racconto in italiano e Axel lo ha pubblicato, "Intorno all'Elba in canoa a vela".
Per me che non sono un professionista non è stato facile perché il linguaggio utilizzato da Axel non era tecnico e certi passaggi che volevano esprimere sentimenti e situazioni intense e particolari sono stati di difficile interpretazione ma nonostante tutto sono arrivato al termine, sperando di aver fatto un buon servizio ai miei lettori e ad Axel, questo bravo e simpatico costruttore di barche a vela in legno. 
Ovviamente, conto sempre sulla vostra indulgenza per gli errori di traduzione o interpretazioni troppo libere, vale comunque la pena di leggerselo tutto, il racconto è veramente bello, intenso e straordinario. Grazie Axel!

Axel, il Flying Dutchman di Gerd, dal sito Bootsbaugarage

giovedì 13 giugno 2013

Grandi yacht per un tozzo di pane. L'affare del secolo?

Yacht di 25 metri in vendita per soli 25000€, dal sito Le Figaro Nautisme
Io un buco nell'acqua di tale portata non potrei prenderlo neanche me lo regalassero, ma chi è in cerca di buoni affari, magari avendo già il posto dove metterlo, potrebbe realizzare l'occasione della vita.
Questa è la LISTA delle barche in vendita all'Asta Giudiziaria che si terrà il 2 luglio presso il Tribunale di La Rochelle. Tra questi, quelli sotto i dieci metri, vanno da cifre che partono da 1500 € fino ad un massimo di 5000 €. Per fare un altro esempio, la "Desert Rose", una barca in alluminio di 11 metri, verrà messa all'asta per 3500 €.
I vecchi proprietari di queste barche hanno lasciato debiti di migliaia di Euro al porto di La Rochelle, anche qualche centinaio, che con questa vendita vorrebbe in piccola parte recuperare le perdite.
Rimane inteso che chi farà l'affare si dovrà portare via la barca immediatamente perché in quel porto c'è una lista di attesa con 1800 iscritti.

Ulteriori informazioni su "l'affaire du siècle" le potrete trovare su Le Figaro Nautisme


Tre per due, ovvero trikayak schooner

Trikayak schooner con base САЛЮТ, dal sito Gik.fordak,ru
La ragione principale che spinge un futuro armatore a orientarsi per uno "schooner" è quasi sempre puramente romantica. Infatti questo tipo di armo velico rimanda all'odore delle corde incatramate che stridolano al movimento della barca tra le onde dei mari del sud, alla ricerca di tesori in mezzo ai pirati.
Ma in questo caso la scelta è stata dettata dal senso pratico, un trikayak affidabile, facile da montare, con buone prestazioni, tenuta in mare ed infine adatto sia per le regate che il campeggio nautico.
Nel caso specifico è stato scelto un kayak smontabile Hucho-2, tutto il resto è stato autocostruito come ci viene mostrato nel sito Modelist-Konstructor.

Trikayak scooner, dal sito Modelist-Konstruktor

Viene spiegato anche come realizzare gli scafi laterali, le vele e quant'altro necessario così come mostrato nel libro di V.Peregudov di cui vi ho già parlato.
Queste sono le sue caratteristiche tecniche principali:
Lunghezza: 5.0 m
Larghezza: 2,8 m
Altezza totale: 4.2 m
Sup. velica trinchetta e randa: 3.3 mq + 3.3 mq
Tempo di assemblaggio: 2.5 ore
Per concludere QUI potrete trovare le foto di un altro bellissimo trikayak schooner. In questo caso la base è della Triton, di cui abbiamo parlato più volte.

Vuoksa-3 schooner, dal sito gik.fordak.ru


mercoledì 12 giugno 2013

Arezzo Icastica

Elena accanto ad una delle opere esposte di Icastica
ICASTICA, dall'8 giugno Arezzo da spazio alle donne: 40 artiste internazionali in più di 20 location per riscoprire la città.


Stamani con Elena abbiamo fatto un giro per Arezzo alla scoperta di Icastica, questa bella ed importante manifestazione culturale che finalmente la nostra amministrazione è riuscita ad organizzare e a curare con intelligenza e spirito visionario.


ICASTICA è una manifestazione della cultura estetica internazionale. Le espressioni creative coinvolgono la dimensione di arte, architettura, design, teatro, musica, danza, in una sorta di prassi del saper mostrare, basata sulla forza della sintesi e dell’evidenza: per una struttura teorica della forma, abilitata all’esaltazione sostanziale immediata. ICASTICA saprà raccogliere la qualità formale da tutto il mondo, accanto a momenti di riflessione di approfondimento in grado di condurre la prima edizione a un tema che cade sull’attualità della condizione femminile. Tale concetto è riassunto dalla parola “glocal” (insieme di “globale” e “locale”), alludendo alla territorialità quale ascendente politico. Il termine Glocalisationnasce negli anni Ottanta in Giappone, ma viene importato un decennio più tardi nella lingua inglese dal sociologo Roland Robertson, per venire sviluppato in seguito dal filosofo polacco Zygmunt Bauman. Nel Duemila, in effetti, l’energia di una cultura è cultura dell’appartenenza, che arriva a uniformare attraverso i caratteri della singolarità. Si formano, così, i tratti caratteristici dell’unica possibile universalità: l’espressione quotidiana più vicina all’individuo del presente, ossia l’apparenza, la valenza linguistica come semantica di una moda da seguire e praticare in una sola maniera. E ciò nella donna si compie quale esasperazione di un concetto che la riguarda di più per tendenza antropologica, ruolo che è ormai stile. Dai marciapiede delle metropoli di tutto il mondo si guarda l’aspetto uniformato degli adolescenti – esplicito e codificato modello di espressività individuale, che diviene, in questo modo, universale con la proposta di giovani cinesi uguali a giovani americani, e di africani uguali ad australiani, e di europei uguali ad indiani. Come dato etnologico contemporaneo si rende esperibile la divulgazione di un’estetica dell’appartenenza, che trasporta via con sé i limiti della diversità quale chiusura, manifestando invece i vantaggi dell’atipicità locale che assurge al ruolo di promozione espressiva globale poiché globalizzante. (dal sito di Icastica)


Certamente un'occasione in più per tutti i miei lettori per venire a vedere Arezzo, la nostra città, una città stupenda nel suo centro medievale, un po' meno già nella prima cintura a ridosso delle antiche mura che in gran parte sono andate distrutte assieme alla fascia ottocentesca, incomprensibilmente e assurdamente rasi al suolo nel primo dopoguerra per dare spazio a brutture di ogni genere perpetrate fino ad oggi.


La città storica però merita una visita, e la merita ancora di più con Icastica che rende la nostra città, come ha detto Elena, accogliente ai visitatori. E' stato un piacere ed una gioia stamani riscoprire una città così bella, affascinante e colta, non mi era mai successo ad Arezzo.


Non avendo pensato a fare il biglietto, dal costo di 7€ comprensivo di tutte le mostre "indoor" sparse per la città, non abbiamo potuto vedere ancora tutto, provvederemo nei prossimi giorni.


Comunque sia passeggiare per il centro storico di Arezzo fa sempre piacere, per le sue meraviglie storiche e architettoniche.


Abbiamo avuto anche occasione di passare davanti al set del nuovo film di Leonardo Pieraccioni, "Un fantastico via vai", mentre giravano dentro al ristorante cinese in via Madonna del Prato. Lui stava girando all'interno altrimenti gli avrei detto "Ciao Leo!".

La sedia di Pieraccioni sul set del film "un fantastico via vai"
E come sempre, ingenuamente, ci siamo fatti una foto. Questa è la FOTOGALLERY completa.




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