venerdì 17 gennaio 2014

Nautica sociale e porti verdi: intervista a me stesso

Una simulazione di me in un'intervista su "The Perfect Holiday"

Qualche hanno fa il Responsabile di un importante Associazione per lo Sviluppo Regionale della Liguria a cui mi ero iscritto mi pregò di preparare gli argomenti per una possibile intervista in merito alle mie iniziative. 
Per paura di sbagliare preparai tutto, domande e risposte, ma poi la cosa non andò in porto per cambiamenti interni all'associazione stessa. 
Successivamente ebbi il sospetto di aver pestato i calli a qualche amministratore locale che, in maniera generica, avevo criticato. Non saprei ma i fatti degli ultimi anni hanno dimostrato che i nostri amministratori e la nostra cultura dell'amministrazione della cosa pubblica meritano molto più del "letame" dei parigini davanti ai loro uffici!
Così l'ho lasciata nel dimenticatoio per anni fino a che non l'ho ritrovata mentre facevo pulizia al PC.
Ve la ripropongo volentieri:

Cosa è un porto verde, è una tua idea originale o ha una storia e diffusione precedenti? 
Il porto verde o porto a secco come lo si voglia chiamare ha origine lontane, sicuramente proviene da quei paesi in cui grandi laghi ed enormi distanze hanno imposto la necessità di creare una cultura diversa della nautica che è quella carrellabile. Non entro nel dettaglio di questo argomento perché mi dilungherei troppo ma in paesi come la Nuova Zelanda, l’Australia, il Nord America, e il Nord Europa il porto a secco consistente in un parcheggio ed uno scivolo in acqua è una struttura abbastanza comune. Ma l’aspetto più importante è che la nautica carrellabile non riguarda un oggetto, ma è una cultura che significa gestire una barca piccola, da tenere in giardino e da trasportare ovunque si voglia andare con auto e carrello, ergo una nautica alla portata di tutti. Non si è inventato assolutamente niente parlando di porti verdi, il primo in Italia è stato il giornalista della rivista Nautica Franco Bechini, personalità poliedrica e sensibile agli aspetti sociali nonché alla necessità della riscoperta di una nautica vera e scevra dal consumismo. Conosciutissimo è anche il suo piccolo catamarano chiamato Solitudo, con il quale amava navigare isolandosi dal mondo. Purtroppo, per quanto apprezzata e rispettata, la voce di Franco Bechini è rimasta assolutamente inascoltata e in Italia si è proceduto alla costruzione di una nautica e, relativa portualità, fatta solo per i grandi yacht e per i ricchi. Le stesse amministrazioni di sinistra hanno guardato alla nautica come ad una forma di introito, una sorta di spugna per spremere facoltosi navigatori e non come un aspetto della cultura di ciascuno, di un turismo che potrebbe essere sostenibile, allargato, insomma alla portata di tutti. 

Quindi i porti verdi potrebbero essere uno strumento di diffusione e lo sviluppo di una nautica sociale? 
Certamente, come già detto in precedenza la nautica carrellabile si può fare con barche relativamente piccole, gommoni, derive o piccoli cabinati, tutti oggetti dal costo limitato ma che possono offrire lo stesso divertimento di uno yacht. Un grande navigatore, trovandosi con la sua piccola barca a fianco di mega yacht al largo di Tahiti, asserì che per quanto si volesse mostrare la differenza tra uomini a seconda delle dimensioni della barca che si possedeva alla fine si godeva tutti esattamente della stessa cosa cioè la bellezza del paesaggio di Tahiti, a prescindere dalla barca. 

Perché quindi la nautica deve essere solo alla portata di pochi? 
Un operaio, un impiegato, un insegnante non può passare le sue vacanze godendosi della sua barchetta? Perché si vogliono creare delle barriere sociali quando non ce ne sarebbe assolutamente bisogno? Quale è lo scopo ed il motivo di tutto questo? Penso che motivi ideologici reali non ce ne siano, ritengo invece che abbia prevalso l’interesse dei grossi gruppi industriali che ancor oggi pilotano le scelte di tutti, come è sempre accaduto in Italia e come accade in altri settori. La politica invece dovrebbe fare la sua parte destinando una fetta del mercato e della portualità alle piccole barche in modo che chiunque ne possa usufruire. Giustizia sociale significa anche gratificare tutte le classi lavoratrici, è importante e fondamentale che dopo il lavoro chiunque abbia la possibilità di svagarsi e divertirsi con qualsiasi mezzo che lo aggradi, che sia una moto, un paio di sci ma anche una piccola barca. E’ una forma di rispetto del lavoro a cui la politica dovrebbe pensare e a cui invece si pensa sempre meno. In questi ultimi decenni la forbice tra lavoro e svago è andata sempre di più allargandosi tanto che per svagarsi occorrono sempre più soldi, soprattutto per la nautica. Una volta non era così e anche questo, come il punto precedente, è solo ed esclusivamente un problema culturale. 

Hai parlato di turismo sostenibile, i porti verdi possono essere un’alternativa ai marina dal punto di vista dell’impatto ambientale? 
Certamente. Il marina ha un impatto ambientale enorme sulla costa, sul paesaggio, sul mare, sulla flora e sulla fauna acquatiche. Non mi posso dilungare sull’argomento ma è evidente quanto i porti vadano a modificare l’ambiente. Con questo non voglio dire che non si debbano costruire porti, certamente si, ma si può anche pensare di pianificare forme di portualità diverse e, dove gli aspetti ambientali sono più critici, perché non pensare a porti con basso impatto ambientale? Anche perché il rapporto è inversamente proporzionale: tanto più alto è il rischio ambientale, tanto più basso dovrebbe essere l’impatto ambientale del marina. Il porto verde è la soluzione: facciamo i grandi marina dove non sussistono grandi rischi, costruiamo porti verdi nelle aree critiche. Infatti, essendo il porto verde costituito essenzialmente da due componenti separate, parcheggio e scivolo con relative aree accessorie, queste possono essere messe anche a distanza l’una dall’altra. Il parcheggio infatti non è necessario che sia direttamente sulla costa, bensì riparato all’interno, magari posto a qualche centinaio di metri tra una folta vegetazione e prati. Necessita poi di una strada di collegamento allo scivolo in acqua e una piccola area di movimentazione dei mezzi. Occorrerà poi una diga foranea di protezione dai frangenti. Basta, e tutto ciò che si può aggiungere come servizi igienici, un piccolissimo pontile, area giochi per i bambini, etc. è solamente di contorno. 

Ci puoi spiegare meglio dal punto di vista progettuale in cosa consiste un porto verde? 
Come già accennato il porto verde consiste in un parcheggio, una strada di collegamento allo scivolo, un piazzale di manovra davanti allo scivolo, un doppio scivolo a mare, uno per il varo ed uno per l’alaggio con pendenze diverse, due pontili laterali allo scivolo per allontanamento/ avvicinamento barche ed infine una diga foranea per protezione dai frangenti. Potranno essere aggiunti eventuali servizi igienici, aree i lavaggio, etc. il tutto e per tutto come un’area di sosta camper. L’investimento ed l’impatto ambientale sono imparagonabili ad un marina. Si trova molto nella letteratura anglosassone in merito pertanto è inutile ed inopportuno dilungarsi. In questo caso gli aspetti, oltre che ambientali e culturali sono anche economici, un porto verde costa almeno dieci volte meno di un marina, a parità di posti barca. 

Parlando di economia, quale può essere l’impatto socio-economico di un porto verde nella realtà circostante? 
Enorme, contrariamente a quello di un marina. In un marina gli introiti riguardano principalmente i gestori ed, in minima parte, il demanio e qualche attività ristorativa e commerciale locale. In un porto verde sono coinvolti, oltre che i ristoranti e tutte le attività di commercio locali, anche gli alberghi, i residence, i campeggi, le pizzerie, le gelaterie, tutti insomma. Tutto il tessuto socio-economico che ruota attorno ad un porto verde è coinvolto perché chi si porta la barca dietro con l’auto ha bisogno di tutto, contrariamente ai proprietari dei grandi yacht che non hanno bisogno di niente. La ricchezza con un porto verde viene distribuita in ugual misura in tutto il tessuto socio-economico, in un marina statene pur certi, si arricchiscono in pochi. Il porto verde permette un discreto afflusso di turismo itinerante e a rotazione per tutto l’arco dell’anno o per lo meno, come minimo, per sei mesi all’anno. Inoltre la costruzione di un marina, tra l’altro, comporta investimenti enormi da parte del demanio che potranno essere ammortizzati in un periodo molto lungo depauperando il patrimonio pubblico, esattamente il contrario di quanto accade per il porto verde. Per concludere, quali potrebbero essere i vantaggi per l’economia turistica. Già l’abbiamo capito, anche in questo caso i vantaggi sono enormi. La nautica carrellabile crea un turn over continuo di persone per lunghi periodi e questo significa ricchezza e turismo per tutti. Pescatori, appassionati di vela, gommonautici, regatanti, windserfisti, tutto l’anno possono usufruire di un porto verde con poca spesa e con ogni cosa a disposizione. Su questo aspetto ci si potrebbe costruire un trattato di economia. 

Hai in cantiere anche un altro progetto, Vela & Bike, ne vuoi parlare, come ti è venuta questa idea? 
Questo caso però è diverso dal precedente, il porto verde. I porti verdi possono essere realizzati solo con il contributo delle amministrazioni locali, quindi l’azione non può essere altro che “politica”. Nel caso di vela & bike si possono trovare anche soluzioni imprenditoriali ma ci sono dei dettagli tecnici che devono essere verificati e preferirei approfondire l’argomento successivamente. Posso però dare qualche informazione. Cosa è vela è bike? Niente di particolare e anche questa idea non è mia. Cercando informazioni su piccole barche trasportabili mi sono imbattuto nel sito di una giovane coppia che ha girato la Turchia, ed altri paesi, portandosi a rimorchio la canoa con la bici. Essendo io un appassionato di vela ho subito pensato: ” e perché no vela e bici? ” e così è nata questa idea. Non è una cosa semplicissima ma allo stesso tempo possibilissima con barche e canoe, nonostante i limiti imposti da leggi talvolta insensate. L’unico limite è nel cervello delle persone, noi italiani siamo un popolo di provinciali e non sappiamo davvero cosa significhi il divertimento, la passione, la vacanza, la distrazione, lo sport … Basta osservare il mondo della nautica in fondo, o si imitano Soldini e/ o Onorato o non si è nessuno. Perché mi chiedo? Quale potrebbe essere lo sviluppo di vela e bike? Proporre soluzioni alternative di treni barca + trolley +bici, dai gonfiabili agli optimist per i ragazzi fino a dei veri e propri ”dinghy” che possano portare passeggero + barca + trolley (e tendina se si vuole) in modo che si percorrere e navigare itinerari lungo tutta la penisola. Potrebbe essere una iniziativa ed una nuova forma di turismo sostenibile fantastica. Il sistema può essere promosso attraverso il web, proponendo soluzioni, giovani imprenditori che vogliano fare il ”charter”, strutture di accoglienza ed itinerari 

Hai già preso contatti in riferimento alla Ciclabile del Ponente Ligure? 
Dietro tua sollecitazione, mi pare, credo di avergli mandato qualcosa per conoscenza ed il risultato è stato quello che mi attendevo: nessuna risposta quindi nessun interesse. Sicuramente sarebbe stato diverso se avessi parlato di soldi allora qualcuno si sarebbe mosso. Il contesto storico, sociale, politico ed economico ci ha portato a pensare ognuno a se stessi, al proprio stipendio ed al proprio ”posto”, piccolo o grande, in questa società, queste oggi sono le uniche cose che contano. Forse avrei dovuto trovare le persone ”giuste” ed essere più convincente, o forse avrei dovuto intraprendere altre iniziative, non so, probabilmente riuscissi a costruire il mio treno e mi facessi vedere sulla ciclabile molti mi imiterebbero e qualcuno comincerebbe a chiedersi se l’idea non è poi così male. Penso di poter approfondire la cosa in un futuro prossimo e spero di riparlarne presto con qualcosa di più concreto in mano. 

Perché sei su RG e che tipo di contributi ti aspetti di trovare per i tuoi progetti? 
Sono entrato in RG grazie al motore di ricerca, stavo cercando qualcuno o qualcosa che promuovesse idee ed iniziative personali ed ho trovato Voi. Non c’è nulla e da nessuna parte che faccia questa cosa, si promuovono solo aziende ed enti e ritengo che questa sia una grossa lacuna e mancanza nel ”circuito” del sostegno dei finanziamenti pubblici e comunitari. Non si crede affatto e per niente nella ”persona” se non quando dietro ci sono ”affari”. Ovviamente il contesto è comunque tra i migliori per ambedue i progetti, la Ciclabile del Ponente Ligure e la Vs. tradizione ”marinaresca” peri Porti Verdi, ma non solo, anche la vocazione sociale della Regione Liguria nota e consolidata fin da tempi immemorabili. Attualmente non mi aspetto particolari contributi, nulla piove giù dal cielo, ho solamente trovato un mezzo per condividere delle idee in cui credo e se queste sono valide sicuramente qualcuno raccoglierà i semi che ho piantato. Ritengo infine che i due progetti siano compatibili anche con la Vostra filosofia ”idee e progetti sostenibili”. Cosa c’è di più sostenibile della scelta di un trekking nautico in vela e bici e di un porto verde? Personalmente non sono alla ricerca né di affari né, tanto meno, ho interesse a diventare un imprenditore, mi piacerebbe solo vedere molta gente più felice in un contesto di divertimento sano all’insegna dello sport e della vacanza ecologica, semplice, libera e rispettosa di se stessi e dell’ambiente. Colgo l’occasione prima per ringraziarti per avermi dato questa opportunità ed aver accolto le mie idee e poi per complimentarmi sinceramente per la tua bella ed importante iniziativa.


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