sabato 4 aprile 2015

Alcune considerazioni e suggerimenti sul Parco del Lago Trasimeno

Una bella pilotina d'epoca semiaffondata nei pressi di Borghetto di Tuoro
La gita che io ed Elena abbiamo fatto l'altro ieri al Trasimeno ci ha fatto apprezzarne di nuovo la sua bellezza e rinascere il desiderio di tornarci prima possibile per il suo fascino incontaminato, la sua pace, i suoi colori intensi, la sua storia e, ovviamente, la sua natura straordinariamente unica.
Bisogna conoscerlo il Trasimeno per amarlo, bisogna frequentarlo, poco a poco, fino ad innamorarsene perdutamente come accade in ogni grande amore, di quegli amori veri ed autentici, di quelli che non chiedendo nulla ma danno e basta, con generosità. 
L'acqua che nel corso di questi ultimi mesi si è innalzata fino a mezzo metro oltre lo zero idrometrico ne ha cambiato i connotati, molte delle opere dell'uomo realizzate nel corso di anni di secca sono andate distrutte, tante "costruzioni" a noi familiari sono scomparse, sommerse dalle acque, portate via come piume al vento e delle quale rimangono, in certi casi, relitti o ruderi simboli di questa umanità vana e spesso presuntuosa rappresentata al peggio da una gran quantità di soldi ed investimenti andati perduti. 
Ma la natura ha fatto il suo corso ed in alcuni casi ci è sembrato che la situazione fosse in un completo stato di abbandono. Ma non è così perché in ogni area naturale protetta che si rispetti la natura deve fare sempre il suo corso e deve essere rispettata; per questo motivo l'opera dell'uomo con la tecnologia e le possibilità che offre deve riuscire ad integrarsi al meglio in una condizione di variabilità estrema.
Banchine, pontili, scivoli in ferro, legno e cemento non sono adatti ad un luogo come il Parco del Lago Trasimeno, il prato e ciò che galleggia regnano sovrani e principi ed è da qui che si deve ripartire.
Ad un certo punto abbiamo pensato che la gestione di questo patrimonio potrebbe essere concessa a dei volenterosi che se ne potessero occupare in comodato ma ragionandoci meglio abbiamo concluso che questa non è la soluzione, che poi è il pessimo rimedio che stanno attuando dando in gestione l'isola Polvese per soli 10.000 € annui. Non è svendendo i gioielli di famiglia che si ottengono risultati ai massimi livelli. Le azioni che sta attuando la Provincia di Perugia è solo una misera rinuncia ad un patrimonio immenso, a ciò che abbiamo di valore va dato il giusto prezzo affinché si ottenga il massimo del risultato e, perché no, del profitto.


Valorizzare questo patrimonio naturalistico e storico dovrebbe essere la priorità di tutti gli enti di governo cominciando con l'informazione, promuovendo la letteratura e la conoscenza, con libri, riviste, opuscoli, cartelli, mostre, video, iniziative culturali di ogni genere, etc.
Per quanto riguarda le strutture portuali credo che siano sufficienti pontili galleggianti e/ o gonfiabili rimovibili durante il periodo invernale, nulla di più oltre i prati, gli alberi e il canneto tipico del Trasimeno. Per quanto riguarda gli scivoli basterebbe tenere pulite le scese naturali che già esistono ed infine tante panchine per anziani, parchi giochi per bambini, tavoli pic-nic per famiglie, servizi igienici ben tenuti e puliti e parcheggi nascosti tra gli alberi.
Già avevo scritto che un grande maneggio e un campo da golf potrebbe essere un'attrazione turistica importante, quale luogo migliore di questo per andare a cavallo e giocare a golf.

Il torrione di Borghetto di Tuoro
Della bella torre presente a Borghetto di Tuoro, per esempio, si trovano pochissime informazioni ed entrando nel paese non c'è nessuna indicazione sul suo accesso, non so neppure se è un luogo pubblico, privato o se è visitabile. Di seguito riporto una delle pochissime note che ho trovato sul web in questi giorni.

Il castello venne, a più riprese, perduto e riconquistato, danneggiato e ricostruito e fu teatro di memorabili scontri, come quello del 1501 tra le nobili famiglie perugini degli Oddi e dei Baglioni, ma anche di scorrerie di opposte fazioni fino a divenire pressoché inabitabile. Ciò costrinse le autorità perugine a donare due mine di terreno (quasi un ettaro) a coloro che avessero avuto intenzione di stabilirsi a Borghetto. 
Dell’antico castello, oltre alla chiesa parrocchiale di S. Martino, la cui origine è concomitante proprio con i lavori di fortificazione di Borgo Nuovo, rimane la torre dell’angolo sud-orientale, simbolo della frazione, oltre a tratti di mura e delle torri angolari più piccole. Intorno al 1570, l’architetto militare Cipriano Piccolpasso ritrae la prima rappresentazione visiva del castello, disegnandone la pianta. Esso appare di forma rettangolare, con agli angoli quattro torrioni collegati da mura merlate alla cui sommità si sviluppa il camminamento di ronda. Nel mezzo di due mura sono disegnate due torri fuoriuscenti semicircolari, dalle cui feritoie, in caso di attacco, si effettuava il tiro di fiancheggiamento, risorsa questa molto vantaggiosa per i difensori. Infine, all’interno del cortile, sono poste varie abitazioni ma senza una precisa collocazione in isolati. Nel disegno non si notano né le due porte, una levante e l’altra ponente, né vi è indicata l’antica chiesa di S. Martino. 
Nel 1479 il castello fu preso dall’esercito fiorentino guidato da Roberto Malatesta, signore di Rimini, nel corso della guerra contro il Papa. Nel 1643 il castello subì l’ultima distruzione ad opera di Ferdinando II di Toscana. (tratto da prolocotuorosultrasimeno).

Alle mie spalle la foranea del porto turistico di Castiglione del Lago, quasi scomparsa
Se piove per altri due mesi la diga foranea del porto turistico di Castiglione del Lago scomparirà, a cosa sarà servito spendere tanti soldi? Forse non sarebbe bastata una protezione mobile galleggiante come se ne vedono ovunque, soprattutto nei laghi?

Arte e natura, un bel connubio che va promosso
Concludo affermando che apprezzo molto ciò che Comuni, Provincia e Regione stanno attuando sul lago Trasimeno, credo però che gli avvenimenti occorsi negli ultimi tempi insegnino ad attuare iniziative mirate, sicuramente meno costose e più utili di alcune che sono state realizzate finora. 
E come si fa a lasciare un patrimonio come il Monastero di San Secondo alla Polvese inutilizzato ed incompleto?

La grande incompiuta del Monastero di San Secondo alla Polvese

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