martedì 16 giugno 2020

Lite XP, finalmente un piccolo cabinato che si albera e disalbera come una deriva


Ne abbiamo già parlato almeno due volte del Lite XP, questo piccolo cabinato carrellabile a vela e remi norvegese, quindi non mi dilungo. Voglio solo far notare, attraverso questo video, come sia facile armarlo, senza gru e paranchi, ma con la sola forza delle braccia come in una deriva. In più, come potete osservare, il carrello di varo e alaggio è come quello di un dinghy, fantastico!
Per carità, per comprarselo ci vogliono un paio di decine di migliaia d'euro, ma poi veramente costi zero.




domenica 14 giugno 2020

Un corridoio di lancio tra Cala Galera e la Feniglia, con spiaggia attrezzata e parcheggi



Sono un bel po' di anni che non torno in questo luogo meraviglioso, la spiaggia della Feniglia, ideale per veleggiare con qualsiasi tipo di barca, deriva o cabinato.
Poiché ora la barchetta me la posso portare sul tetto dell'auto, ho potuto constatare che questo luogo è ottimo per fare car-topping poiché c'è tutto quello che serve: parcheggi, strada di accesso alla spiaggia con zona carico-scarico barca, area rimessaggio, bagni attrezzati o spiaggia libera ed infine il corridoio di lancio.



Imperdibile!


E vai, siamo pronti!


mercoledì 10 giugno 2020

Corinella Boat Ramp, un esempio su come ripensare la nautica in Italia



Recentemente in una nota rivista nautica è uscito un articolo in cui si invitavano i lettori a riflettere su alcuni aspetti della vita in barca, come per il fatto che questa sia sempre in movimento, oppure che le condizioni micro-climatiche al suo interno non sono sempre ideali, che si possono sentire odori a cui non siamo abituati, che gli spazi sono ristretti, etc. etc. 
Ho condiviso nella sua totalità questo articolo, lo ritengo utile e affatto banale perché chiunque si avvicini alla passione della nautica deve conoscere bene quello a cui va incontro, in prima istanza per i tanti soldi che ci si potrebbero investire per poi pentirsene.
Ho constatato però con stupore che sui social questo articolo a detta degli "esperti" naviganti e "navigati" è apparso banale perché tutti i dubbi sollevati non erano veri, insomma come per dire la vita in barca è una vita perfetta.
Mi spiace deludere queste persone, che ho visto in gran parte essere operatori del settore, ma a mio parere non è così perché le barche sono veramente sempre in movimento, che al loro interno vi si sentono spesso odori anche insopportabili, che gli spazi sono ristretti, il microclima non è ideale, etc. etc.. 
La vita di mare, di barca o come la si voglia chiamare è meravigliosa ma non è una vita facile e spesso bisogna scendere a compromessi, ma questo vale per ogni passione o sport. Sfido qualunque scalatore ad affermare che la vita d'alta montagna è una vita facile.
Questo lungo preambolo spero serva a far capire a chi deve prendere delle decisioni che le ultime persone che vanno ascoltate per trovare delle soluzioni ad una rinascita della nautica nel nostro paese sono gli operatori del settore, bensì che vada ascoltata la gente, l'uomo della strada che vuol andare in barca per divertirsi, che sia a vela, a remi, a motore, per andare a pesca o solo per fare il bagno.
La nautica degli operatori del settore, dei saloni, dei grandi yacht, dei porti a me ha veramente e sinceramente stancato, anche perché è una nautica che si fa comodamente prendendo in affitto uno yacht in un qualsiasi luogo del mondo a cifre abbordabili. Di questa nautica se ne devono occupare gli operatori e basta, non la gente comune perché la gente comune deve pensare alla sua barchetta, su come gestirla ed utilizzarla spendendo il meno possibile. Insomma è come se gli albergatori o i proprietari di case chiedessero di condividere con la gente comune di come gestire i loro patrimoni. Ma si arrangino, ce l'hanno insegnato loro da anni "ubi maior, minor cessat!", no?. Ci hanno rotto le palle con i loro problemi!
E allora perché non pensare a chi ha il gommone e vuol andare a pesca, perché non pensare a chi ha un motoscafo e vuol andare a farsi una gita, perché non pensare al velista che vuol farsi accarezzare dal vento, magari per una giornata, senza sentirsi costretto in pochi metri quadri con altre cinque persone, in una cabina spesso puzzolente e umida. Meglio tornarsene a casa o in albergo e fare una bella doccia e dormire in un comodo letto, forse, o no?
In Australia, che sembrano un po' più pragmatici e di sicuro meno "grandeur" di noi ci hanno pensato con una rete di porti a secco come il Corinella Marine Boat Launching Ramp. Nella cartina del parco noterete che ce ne sono una serie infinita.
Col traduttore di Google si capisce facilmente cosa c'è scritto nel loro sito, soprattutto la prima cosa che è tutto gratis, a parte la licenza di pesca che te la vendono seduta stante per il tempo che desideri.
Inutile poi ripetere i discorsi già fatti, una nautica così arricchisce tutti e non i soliti quattro squali che frequentano i porti, loro hanno già sufficiente ciccia per i loro denti.

Corinella Boat Park visto su Google Maps

lunedì 8 giugno 2020

REWIND: How small is too small?

West Wight Potter E-Type, da un articolo di Practical Boat Owner
(Da un articolo di Practical Boat Owner trovato su West Wight Potter Owners, liberamente riassunto, tradotto ed interpretato da me medesimo. Perdonate errori ed omissioni ma una traduzione precisa e puntuale richiederebbe molto più tempo dell'oretta a cui ho potuto dedicargli).

Se gli yacht stanno diventando sempre più grandi e più sofisticati, perché qualcuno dovrebbe scegliere di navigare un micro cruiser di 14 piedi dagli anni '60?

David Harding ha cercato di scoprirlo sul West Wight Potter... How small is too small? 

Se si vuole discutere in merito ai piaceri della crociera in una barca molto piccola basta chiedere ad uno qualsiasi dei proprietari di un West Wight Potter: “Potevo permettermi un nuovo 31 piedi ha detto uno di questi di recente, ma mia moglie non ama né il freddo né l’umido, e l’impegno di possedere una barca non ci lascerebbe il tempo per tutto il resto che vorremmo fare. Invece, teniamo il nostro Potter nel garage. Quando si vuole uscire in barca a vela, lo agganciamo all'auto e si va via per un paio di giorni sul Norfolk Broads, possiamo decidere di navigare lungo la costa orientale, oppure i laghi scozzesi, o dove ci pare e piace. Il Potter può essere varato, alato e attrezzato da una sola persona e, una volta tornati, lo rimettiamo di nuovo nel garage. Non esiste un modo più semplice di andare in barca.”

Un mondo in cui i materiali compositi ultra tecnologici, l’elettronica e i sistemi di climatizzazione gestiti da un cellulare prima di arrivare al porto sembrano averci fatto dimenticare che anche la semplice navigazione può essere divertente, così come riuscì a dimostrare Stanley Smith nei primi anni' anni '60, quando introdusse i primi Potter in compensato marino. Ma Stanley non è venuto alla ribalta con il Potter, bensì con la realizzazione di un dinghy cabinato costruito nel suo cantiere a Yarmouth, nell'Isola di Wight.
Nel 1949, più di un decennio prima dell’uscita del Potter, Stanley e suo fratello Colin, partirono dalla Nova Scotia a bordo di “Espero Nova”, un 20 piedi che avevano costruito nel seminterrato di una vecchia cappella. Con questo dinghy cabinato arrivarono ​​in Inghilterra 11 giorni dopo e, non a caso, si sono trovati al centro dell'attenzione dei media. Dopo aver mostrato la barca al Festival della Gran Bretagna, l'anno successivo, questa volta con Stanley Charles Violet come equipaggio, hanno fatto la traversata di ritorno nel 1951, come raccontato nel suo libro "The Wind Calls The Tune".
Ma le sue imprese non finìrono lì. Convinto sostenitore della capacità che le piccole imbarcazioni a vela possano percorrere lunghe distanze in mare aperto, circa dieci anni dopo decise di consegnare un Potter, ordinato da un comandante di una nave cisterna svedese, al suo nuovo proprietario via mare. Ce la fece, nonostante che per tre giorni nel Mare del Nord ci fosse stata Forza 8-9  e si fosse arenato su di un banco di sabbia della costa danese. Con la barca che, in qualche modo sopravvisse quasi indenne, proseguì il viaggio verso l'entroterra, la Danimarca, ed infine, con l'acquisto di un fuoribordo di 6hp poté percorrere le ultime 60 miglia, attraverso il Kattegat, contro un vento gelido.
La letteratura occidentale del tempo riferisce l’effettuazione del viaggio del temibile Mr Smith con il Potter durante il mese di ottobre, ma si consigliano vivamente i potenziali proprietari di questa barca di non tentare traversate epocali durante questa stagione.

What a way to Potter 

Si potrebbe pensare che ben poche persone avrebbero preso in considerazione il fatto di compiere un viaggio del genere su di un 14 piedi zavorrato solo da una piccola chiglia mobile in acciaio. Invece il Potter è stato progettato per la massima stabilità in mare e allo stesso tempo una grande maneggevolezza a terra. La lunghezza di 14 piedi era quella minima che potesse permettere a due adulti di pernottarci comodamente e a viverci in più persone durante il giorno, in più la possibilità di parcheggialo in un garage di dimensioni normali.
Stanley Smith, per ottenere buone prestazioni veliche, ridusse anche il baglio massimo e il bordo libero. Per quanto riguarda il peso il Potter doveva essere trainato da una Mini Morris, quindi contenuto entro i 280 kg. Nonostante queste modeste dimensioni e i tentativi del costruttore nel dissuadere i nuovi armatori ad emulare le imprese di questo progettista intrepido, molti altri Potterers non sono stati in grado di resistere al bisogno di libertà che questa piccola barca a vela poteva regalare (........)
Nota: si narra di numerose avventure, migliaia di miglia, giorni e giorni passati dai Potterers in mezzo agli oceani .

Stable by design

( ........ ) Se c’è poca acqua, basta alzare la deriva mobile, se c’è poco vento non ci sono problemi a muoversi e a bolinare, se ce n’è troppo non ci dobbiamo preoccupare dei limiti a causa della sua rigidità e poi molto dipende dal posizionamento dell’equipaggio, come in una deriva. Le ridotte dimensioni del Potter, il suo peso contenuto e l’armo semplice permettono di fare vela rimorchiando la barca di giorno in giorno. Con una barca come questa ci si può navigare anche in autunno, con qualsiasi tempo, quando le altre barche sono al rimessaggio, fino a spiaggiarla. E se il vento se ne dovesse andare si può anche condurla a remi, mentre le altre, più grandi, rimangono incollate in acqua. Ovviamente ci si può installare anche un motore, quello da 4 hp dovrebbe essere l’ideale, ma la barca si muove davvero bene anche a remi. Una volta tornati allo scivolo bastano 15 minuti per fare tutto, si mette la barca sul rimorchio con il verricello, si mettono via le vele e si butta giù l’albero in un batter d’occhio.
E a questo punto viene da chiedersi del perché i naviganti hanno sempre il desiderio di avere qualcosa di più grande. E come disse Larry Brown nel suo “Sailing on a micro budget” , “.. più grande è la barca e più costa, meno la si utilizza e meno ci si diverte …”. Non c’è nessun premio per chi indovina quale barca egli avesse.

West Wight Potter E-Type, da un articolo di Practical Boat Owner
La West Wight Polycraft produsse il primo Potter agli inizi degli anni ’60. Dal 1967 in poi il compensato marino lasciò il passo alla fibra di vetro, gli stampi furono prodotti dall’americano Herb Stewart che si preoccupò di spedirli all’Isola di Wight. Stewart iniziò la produzione in America su licenza con un grande successo e dove questa continuò con diverse migliaia di esemplari. Stewart, per ottenere lo stampo, dovette fare alcune modifiche al disegno originale delle prime barche vendute al Salone di Londra del 1961, a poco più delle 300$ di allora. L’anno successivo fu lanciato il C-Type che, sulla base delle richieste dei suoi investitori, fu modernizzato da Smith con riluttanza modificando il piano velico, gli spazi in cabina, le linee d’acqua, il pozzetto autodrenante, etc. La produzione del Potter continuò anche nell’Isola di Wight con la Ring Marine fino alla metà degli anni ’70, fino a che Larry Rumbol non acquistò gli stampi nel 1984 fondando la Potter Boat Company nello stesso anno. Fu inizita la produzione con il D-Type, riammodernato rispetto alla produzione precedente. Successivamente i figli di Rumbol introdussero il Nova al quale applicarono ulteriori modifiche. Poi il Potter crebbe di un piede e diventò l’AX.

West Wight Potter E-Type, da un articolo di Practical Boat Owner
Nel 1996, in onore del suo progettista, Stanley Smith, un Potter A-Type è stato ricostruito in compensato marino sulla base degli stampi del C-Type. 

West Wight Potter E-Type, da un articolo di Practical Boat Owner
Considerazione finale e personale, questo barchino ricostruito come l'originale degli anni '60 è meraviglioso. Questo dovrebbe essere l'E-Type, ma non se trova più traccia in commercio purtroppo.


West Wight Potter E-Type, da un articolo di Practical Boat Owner

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