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domenica 14 novembre 2021


domenica 10 gennaio 2021

Gancio rimorchio a batteria

Gancio rimorchio, dal sito centroverderovigo

Gancio rimorchio a batteria in grado di spostare fino a 750 kg, mi sembra molto interessante. In rete se ne trovano diversi modelli, ho scelto questo perché dotato di una descrizione abbastanza completa.

L'idea di tenere la barca a terra a prezzi relativamente bassi che normalmente, nei circoli velici, si aggirano intorno ai 600 €/ aa al massimo è sempre molto allettante considerando anche che le spese aggiuntive all'ormeggio cioè di manutenzione, antivegetativa, gru, etc. sarebbero ridotte a zero.

Certo, si spende una volta per il rimorchio della barca e per il gancio rimorchio ma poi, credo di potervi assicurare che, si vive la gestione della barca con molta più tranquillità.

Questo tipo di gancio-rimorchio potrebbe trasportare barche con un peso massimo di circa 550-600 kg, considerando che va aggiunto il peso del rimorchio.

Farr 640 Winning Cat, una bella barchetta che potrebbe essere gestita da terra con un gancio rimorchio




mercoledì 10 giugno 2020

Corinella Boat Ramp, un esempio su come ripensare la nautica in Italia



Recentemente in una nota rivista nautica è uscito un articolo in cui si invitavano i lettori a riflettere su alcuni aspetti della vita in barca, come per il fatto che questa sia sempre in movimento, oppure che le condizioni micro-climatiche al suo interno non sono sempre ideali, che si possono sentire odori a cui non siamo abituati, che gli spazi sono ristretti, etc. etc. 
Ho condiviso nella sua totalità questo articolo, lo ritengo utile e affatto banale perché chiunque si avvicini alla passione della nautica deve conoscere bene quello a cui va incontro, in prima istanza per i tanti soldi che ci si potrebbero investire per poi pentirsene.
Ho constatato però con stupore che sui social questo articolo a detta degli "esperti" naviganti e "navigati" è apparso banale perché tutti i dubbi sollevati non erano veri, insomma come per dire la vita in barca è una vita perfetta.
Mi spiace deludere queste persone, che ho visto in gran parte essere operatori del settore, ma a mio parere non è così perché le barche sono veramente sempre in movimento, che al loro interno vi si sentono spesso odori anche insopportabili, che gli spazi sono ristretti, il microclima non è ideale, etc. etc.. 
La vita di mare, di barca o come la si voglia chiamare è meravigliosa ma non è una vita facile e spesso bisogna scendere a compromessi, ma questo vale per ogni passione o sport. Sfido qualunque scalatore ad affermare che la vita d'alta montagna è una vita facile.
Questo lungo preambolo spero serva a far capire a chi deve prendere delle decisioni che le ultime persone che vanno ascoltate per trovare delle soluzioni ad una rinascita della nautica nel nostro paese sono gli operatori del settore, bensì che vada ascoltata la gente, l'uomo della strada che vuol andare in barca per divertirsi, che sia a vela, a remi, a motore, per andare a pesca o solo per fare il bagno.
La nautica degli operatori del settore, dei saloni, dei grandi yacht, dei porti a me ha veramente e sinceramente stancato, anche perché è una nautica che si fa comodamente prendendo in affitto uno yacht in un qualsiasi luogo del mondo a cifre abbordabili. Di questa nautica se ne devono occupare gli operatori e basta, non la gente comune perché la gente comune deve pensare alla sua barchetta, su come gestirla ed utilizzarla spendendo il meno possibile. Insomma è come se gli albergatori o i proprietari di case chiedessero di condividere con la gente comune di come gestire i loro patrimoni. Ma si arrangino, ce l'hanno insegnato loro da anni "ubi maior, minor cessat!", no?. Ci hanno rotto le palle con i loro problemi!
E allora perché non pensare a chi ha il gommone e vuol andare a pesca, perché non pensare a chi ha un motoscafo e vuol andare a farsi una gita, perché non pensare al velista che vuol farsi accarezzare dal vento, magari per una giornata, senza sentirsi costretto in pochi metri quadri con altre cinque persone, in una cabina spesso puzzolente e umida. Meglio tornarsene a casa o in albergo e fare una bella doccia e dormire in un comodo letto, forse, o no?
In Australia, che sembrano un po' più pragmatici e di sicuro meno "grandeur" di noi ci hanno pensato con una rete di porti a secco come il Corinella Marine Boat Launching Ramp. Nella cartina del parco noterete che ce ne sono una serie infinita.
Col traduttore di Google si capisce facilmente cosa c'è scritto nel loro sito, soprattutto la prima cosa che è tutto gratis, a parte la licenza di pesca che te la vendono seduta stante per il tempo che desideri.
Inutile poi ripetere i discorsi già fatti, una nautica così arricchisce tutti e non i soliti quattro squali che frequentano i porti, loro hanno già sufficiente ciccia per i loro denti.

Corinella Boat Park visto su Google Maps

martedì 22 novembre 2016

Se l'accesso all'acqua è troppo complicato si frena lo sviluppo del diporto nautico?



Proprio oggi nella rivista francese online actunautique si lancia un sondaggio d'opinione molto scottante per tutti coloro che possiedono una barca carrellabile/ trasportabile, a vela e non, così posto:

"Tra i sistemi più semplici ed economici per navigare ci sarebbero le imbarcazioni trasportabili se non fosse per il fatto che l'accesso all'acqua sta diventando troppo complicato se non impossibile. Cosa ne pensate? Il dibattito è aperto!".

E qui si entra in un vero e proprio ginepraio perché le problematiche da affrontare sono diverse e sotto diversi punti di vista.

Carrellabile o trasportabile?
Il primo interrogativo riguarda la dimensione della barca e se la si può trasportare con un carrello o con un trolley, quindi se la si può varare da una struttura portuale o da una spiaggia.
In ambedue i casi le regole ci sono e devono essere rispettate.

Porto/ carrello
Il problema non dovrebbe essere del diportista ma del gestore della struttura portuale. Uno scivolo, come ho più volte asserito, fa parte del "marina" e come tale deve essere mantenuto e gestito. Anche se in cemento armato lo scivolo richiede una costante manutenzione, nonché una progettazione a monte che dovrebbe rispettare regole tecniche, di sicurezza e di buon senso. Questo significa che la pendenza dovrebbe essere accettabile per qualsiasi tipo di veicolo, così come l'orientamento, la posizione, l'accesso, la protezione dai frangenti, etc.
Premesso ciò vi renderete conto che il cosiddetto "scivolo libero" è quanto di più rischioso ed improbabile che possa esistere. Chi si può prendere la responsabilità di gestire, che sia un'amministrazione pubblica o un privato, una struttura/ servizio che potrebbe causare un danno agli utenti?
E con questo è detto tutto poiché fatte le dovute premesse la gestione di uno scivolo implica dei costi che, se volessero, si potrebbero in ogni caso accollare l'amministrazione pubblica o il gestore privato, altrimenti dovrebbero essere fatti pagare agli utenti, così come quando si utilizza la gru. 
E' ovvio che questi ultimi dovrebbero essere ragionevoli, infatti se così fosse molti più diportisti si potrebbero avvicinare a questo tipo di nautica portando maggiori vantaggi economici al gestore. L'equazione è semplice: meno spesa = più utenti = maggior profitto = meno problemi.
Purtroppo questo tipo di equazione non rientra nella mentalità tipica dello squalo nostrano che, come vale per gli scivoli vale anche per tutto ciò che riguarda i servizi che ruotano intorno alla nautica da diporto, affonda i suoi denti sul primo malcapitato cercando di trarre il maggior profitto non pensando che, a lungo andare, questo modo di fare scoraggia tutto il settore della nautica da diporto. 
In aggiunta, per coloro che dovessero utilizzare lo scivolo e parcheggio per lunghi periodi, potrebbero essere previsti degli abbonamenti. Con questo ultimo ragionamento ho introdotto anche il tema parcheggio che non può essere slegato dallo scivolo, infatti dove li lasci auto e carrello? In mezzo ad una strada? Tutto ciò forma una struttura di tutto rilievo a cui potrebbero essere aggiunti servizi igienici e di ristoro, aree verdi, pic-nic, aree di lavaggio, etc. In questo modo chiunque sarebbe ben contento di pagare un servizio di qualità efficiente ed in ogni caso molto più economico di quello previsto per un ormeggio in una "marina" tradizionale. Tutto questo è il cosiddetto porto "verde" o a "secco" di cui abbiamo parlato tante volte.

Spiaggia/ trolley
Dopo aver posseduto per lunghi anni una barca carrellabile, anche se a dir la verità l'ho trasportata molto poco, mi sono orientato verso una piccola barca cosiddetta "da spiaggia". Che la si trasporti sul tetto dell'auto o con il carrello poco importa, l'unica cosa che conta è che la si possa varare da spiaggia con un piccolo trolley.
Anche in questo caso, poiché le regole sono rigide, il problema non dovrebbe essere del diportista ma del gestore della spiaggia che si dovrebbe preoccupare di realizzare un corridoio apposito per lo scorrimento delle barche, una piccola area di sosta per le stesse a terra, ed infine un corridoio di lancio in mare per proteggere i bagnanti.
Capisco che tutti i cosiddetti "bagni" non possano prevedere tali strutture, sarebbe sufficiente da parte delle amministrazioni pubbliche pianificarne la presenza ogni tanti chilometri di costa in modo da soddisfare le esigenze del diportista piccolo piccolo, come oggi sono io.
Sinceramente sarei ben contento di pianificare il mio week end al mare in una struttura organizzata, pagando una cifra giornaliera che mi potesse garantire, spazi, efficienza, agio e sicurezza per le mie uscite in deriva (o gommone se lo avessi).
Quindi le stesse identiche considerazioni finali fatte al punto precedente valgono anche per i gestori delle spiagge, esattamente tali e quali.

Quindi rispondendo al quesito posto nella rivista francese potrei tranquillamente rispondere così:
"La problematica deve essere affrontata e pianificata dal punto di vista finanziario ed economico, oltre che sociale, da parte dei gestori e degli amministratori pubblici, credendo in un tipo di STRUTTURA PORTUALE/ SPIAGGIA efficiente ed alla portata di un vasto numero di utenti. Qualsiasi tipo di nautica si pratichi l'arte di arrangiarsi o l'esclusione, come è stato fatto finora, non è né accettabile, né proponibile, né responsabile. In questi termini le responsabilità sono tutte dalla parte dei gestori e degli amministratori pubblici, a volte inefficienti, a volte insensibili alla nautica popolare, quasi sempre incapaci".




lunedì 25 maggio 2015

Una vacanza con la barca a Baia Verde


Al Camping Baia Verde, nei pressi di Punta Ala uno dei luoghi più belli della Costa Etrusca, è possibile portarsi dietro la barchina e tenerla sulla spiaggia in un comodo rimessaggio, QUI ci sono le tariffe, anche a forfait per tutta la stagione estiva.  
Che altro dire, a memoria, i luoghi, le spiagge e i dintorni sono meravigliosi.

Dal sito FACEBOOK di Baia Verde


mercoledì 25 marzo 2015

Laigueglia: your next weekend at the waterfront


Thor Heyerdahl, il famoso antropologo norvegese il cui nome è legato alle vicende del Kon Tiki, di Laigueglia ebbe a dire “…Ho passato la mia vita a esplorare il mondo. Ma quando giunsi in questo luogo non ebbi esitazioni: la mia casa sarebbe sorta in questo piccolo paradiso…”. (tratto dal sito del Comune di Laigueglia).

Il corridoio di lancio di Laigueglia, immagine tratta da Google Earth
Mentre aggiornavo la Mappa dei Corridoi di Lancio, ad uso e consumo degli amici e colleghi "cartoppers", mi sono imbattuto in quelli esistenti a Laigueglia, i cui relativi tratti di spiaggia sono suddivisi per i pescatori professionisti e per i dilettanti. In questo modo ho scoperto un luogo meraviglioso che mi piacerebbe andare a visitare perché non sono mai stato nelle Riviere di Ponente e di Levante, se non di passaggio per la Costa Azzurra.
Ho trovato anche molto carini alcuni alberghi e/ o residences che si affacciano sul mare con la loro spiaggetta privata attigua, i più vicini al corridoio di lancio sono i seguenti:

Baia del Sole
Non so se Elena se la sentirà di fare i circa 400 km necessari per raggiungere Laigueglia da Arezzo con la barca sul tetto dell'auto, me che guido, il glaucoma ed i miei occhi malandati. Si vedrà, forse un giorno, ma se non ci andrò io ci andrà di sicuro qualche lettore.

Il "porto a secco" dei pescatori di Laigueglia, dal sito del Comune di Laigueglia

venerdì 6 marzo 2015

Boat Parking Port Land


Siamo nel Port Land a Hyères, Provence-Alpes-Côte d'Azur. Non c'è nulla di romantico come in un marina però forse è un po' più economico, credo che si risparmi soprattutto sulle antivegetative.
Qui ci sono le TARIFFE, annuali, mensili e settimanali. inclusi gli orari che permettono la messa in acqua istantanea. Le categorie vanno da meno di 6 metri fino a 9 metri.


venerdì 2 gennaio 2015

Harken 4 Point Hoister System, ovvero il porto a secco in garage

Dal video Harken Hoister
Dovrebbe essere più o meno così il nostro futuro porto a secco, sul soffitto del garage, probabilmente grazie a Harken Hoister , un sistema di sollevamento e stoccaggio barca che permette la sistemazione della stessa direttamente sulle barre dell'auto. Tra spese di spedizione ed acquisto dovrebbe venire intorno ai 200 €, per sempre!

Dal Manuale Harken Hoister
Era proprio così che lo volevo il mio futuro posto barca.



Perciò la barchina sarà proprio lei, no motore, no posto barca, no ormeggio, no posto a terra, no circolo velico (no cene, no pranzi, no riunioni, no presidenti, no marinai, no istruttori, no "me lo faccia per favore"), no antivegetativa, no carrelli, no ganci, no assicurazioni (se non quella dell'auto), ovvero zero spese di mantenimento per la barca ..... "and remember, the wind is free".

... e ricorda, il vento è gratis ma anche libero


martedì 11 novembre 2014

Il porto a secco di Mazagon Marina in Spagna

Mazagon Marina, da GoogleMaps
Scivoli a gogò anche con la Spagna, dopo che avevo inserito Italia, Croazia, Istria, Francia, Inghilterra (questi ultimi due da directory esterne) e tra un po' anche la Grecia.
Con il tempo e la pazienza la cartina di Terraferma Sailors raccoglierà informazioni sugli scivoli, e non solo, in buona parte del mondo.
Ma il post non riguarda questo, piuttosto la gradita sorpresa che in Spagna, esattamente al Mazagon Marina in Andalusia, ho visto realizzato un porto a secco veramente interessante. Barche parcheggiate su loro stallo con tanto di scivolo e travel lift a disposizione, potete constatare voi stessi.
Anche se sinceramente all'asfalto preferisco i grigliati con il prato questo dovrebbe essere un porto a secco da prendere come esempio..
All'esterno ci sono tutti i servizi accessori come parcheggi, etc. Bello, ma immaginatevelo con meno cemento e asfalto, più prato ed alberi e confrontatelo con il porto accanto.
L'impatto ambientale è ridotto al minimo, in più le barche non avrebbero bisogno di antivegetativa, quindi sarebbero meno inquinanti, durerebbero molto di più e costerebbero meno.


lunedì 1 settembre 2014

LIS Family, per una gestione terra-mare

Dal sito FACEBOOK di Gade Bootsbau
Ho trovato in rete qualche altra foto del LIS Family, un piccolo cabinato a vela del quale avevamo già parlato nel post "Boot 2011 - LIS Family, piccolo è bello", che a mio parere se dotato di un idoneo carrello motorizzato può essere gestito da terra senza troppa difficoltà grazie al suo peso contenuto (circa 220 kg).
Non sono tanti quelli che mi scrivono per chiedermi consigli, ed effettivamente io non sono un esperto, ma tra questi quasi tutti si interrogano se c'è veramente la possibilità di trovare un piccolo cabinato che si possa gestire con facilità da terra senza dover essere costretti a mantenere un costoso ormeggio in acqua. Effettivamente non ce ne sono molti e quei pochi che si contano su di una mano sono quasi tutti realizzati oltreoceano.
Gade-Bootsbau può risolvere questo problema offrendo una "chance" anche a chi possiede limitate disponibilità da destinare ad una barca, sia dal punto di vista dell'acquisto iniziale che successivamente per la sua gestione.
Guardate voi stessi, a me piace.

Dal sito FACEBOOK di Gade Bootsbau
Le foto che si trovano sul sito FACEBOOK di Gade Bootsbau sono state prese da vari saloni dedicati alla piccola nautica che via via si tengono in Germania.

Dal sito FACEBOOK di Gade Bootsbau
Per quanto riguarda i carrelli motorizzati ne avevamo parlato tempo fa nel post "I porti spiaggia e i carrelli motorizzati", a Senigallia per esempio con un carrello del genere c'è chi ala e vara anche il mio barchino, come si vede nell'annuncio su Subito.it
Ovviamente scegliere una barca più piccola come il LIS Family consente maggiori risparmi e meno preoccupazioni.

Carrello motorizzato, da Subito.it


venerdì 17 gennaio 2014

Nautica sociale e porti verdi: intervista a me stesso

Una simulazione di me in un'intervista su "The Perfect Holiday"

Qualche hanno fa il Responsabile di un importante Associazione per lo Sviluppo Regionale della Liguria a cui mi ero iscritto mi pregò di preparare gli argomenti per una possibile intervista in merito alle mie iniziative. 
Per paura di sbagliare preparai tutto, domande e risposte, ma poi la cosa non andò in porto per cambiamenti interni all'associazione stessa. 
Successivamente ebbi il sospetto di aver pestato i calli a qualche amministratore locale che, in maniera generica, avevo criticato. Non saprei ma i fatti degli ultimi anni hanno dimostrato che i nostri amministratori e la nostra cultura dell'amministrazione della cosa pubblica meritano molto più del "letame" dei parigini davanti ai loro uffici!
Così l'ho lasciata nel dimenticatoio per anni fino a che non l'ho ritrovata mentre facevo pulizia al PC.
Ve la ripropongo volentieri:

Cosa è un porto verde, è una tua idea originale o ha una storia e diffusione precedenti? 
Il porto verde o porto a secco come lo si voglia chiamare ha origine lontane, sicuramente proviene da quei paesi in cui grandi laghi ed enormi distanze hanno imposto la necessità di creare una cultura diversa della nautica che è quella carrellabile. Non entro nel dettaglio di questo argomento perché mi dilungherei troppo ma in paesi come la Nuova Zelanda, l’Australia, il Nord America, e il Nord Europa il porto a secco consistente in un parcheggio ed uno scivolo in acqua è una struttura abbastanza comune. Ma l’aspetto più importante è che la nautica carrellabile non riguarda un oggetto, ma è una cultura che significa gestire una barca piccola, da tenere in giardino e da trasportare ovunque si voglia andare con auto e carrello, ergo una nautica alla portata di tutti. Non si è inventato assolutamente niente parlando di porti verdi, il primo in Italia è stato il giornalista della rivista Nautica Franco Bechini, personalità poliedrica e sensibile agli aspetti sociali nonché alla necessità della riscoperta di una nautica vera e scevra dal consumismo. Conosciutissimo è anche il suo piccolo catamarano chiamato Solitudo, con il quale amava navigare isolandosi dal mondo. Purtroppo, per quanto apprezzata e rispettata, la voce di Franco Bechini è rimasta assolutamente inascoltata e in Italia si è proceduto alla costruzione di una nautica e, relativa portualità, fatta solo per i grandi yacht e per i ricchi. Le stesse amministrazioni di sinistra hanno guardato alla nautica come ad una forma di introito, una sorta di spugna per spremere facoltosi navigatori e non come un aspetto della cultura di ciascuno, di un turismo che potrebbe essere sostenibile, allargato, insomma alla portata di tutti. 

Quindi i porti verdi potrebbero essere uno strumento di diffusione e lo sviluppo di una nautica sociale? 
Certamente, come già detto in precedenza la nautica carrellabile si può fare con barche relativamente piccole, gommoni, derive o piccoli cabinati, tutti oggetti dal costo limitato ma che possono offrire lo stesso divertimento di uno yacht. Un grande navigatore, trovandosi con la sua piccola barca a fianco di mega yacht al largo di Tahiti, asserì che per quanto si volesse mostrare la differenza tra uomini a seconda delle dimensioni della barca che si possedeva alla fine si godeva tutti esattamente della stessa cosa cioè la bellezza del paesaggio di Tahiti, a prescindere dalla barca. 

Perché quindi la nautica deve essere solo alla portata di pochi? 
Un operaio, un impiegato, un insegnante non può passare le sue vacanze godendosi della sua barchetta? Perché si vogliono creare delle barriere sociali quando non ce ne sarebbe assolutamente bisogno? Quale è lo scopo ed il motivo di tutto questo? Penso che motivi ideologici reali non ce ne siano, ritengo invece che abbia prevalso l’interesse dei grossi gruppi industriali che ancor oggi pilotano le scelte di tutti, come è sempre accaduto in Italia e come accade in altri settori. La politica invece dovrebbe fare la sua parte destinando una fetta del mercato e della portualità alle piccole barche in modo che chiunque ne possa usufruire. Giustizia sociale significa anche gratificare tutte le classi lavoratrici, è importante e fondamentale che dopo il lavoro chiunque abbia la possibilità di svagarsi e divertirsi con qualsiasi mezzo che lo aggradi, che sia una moto, un paio di sci ma anche una piccola barca. E’ una forma di rispetto del lavoro a cui la politica dovrebbe pensare e a cui invece si pensa sempre meno. In questi ultimi decenni la forbice tra lavoro e svago è andata sempre di più allargandosi tanto che per svagarsi occorrono sempre più soldi, soprattutto per la nautica. Una volta non era così e anche questo, come il punto precedente, è solo ed esclusivamente un problema culturale. 

Hai parlato di turismo sostenibile, i porti verdi possono essere un’alternativa ai marina dal punto di vista dell’impatto ambientale? 
Certamente. Il marina ha un impatto ambientale enorme sulla costa, sul paesaggio, sul mare, sulla flora e sulla fauna acquatiche. Non mi posso dilungare sull’argomento ma è evidente quanto i porti vadano a modificare l’ambiente. Con questo non voglio dire che non si debbano costruire porti, certamente si, ma si può anche pensare di pianificare forme di portualità diverse e, dove gli aspetti ambientali sono più critici, perché non pensare a porti con basso impatto ambientale? Anche perché il rapporto è inversamente proporzionale: tanto più alto è il rischio ambientale, tanto più basso dovrebbe essere l’impatto ambientale del marina. Il porto verde è la soluzione: facciamo i grandi marina dove non sussistono grandi rischi, costruiamo porti verdi nelle aree critiche. Infatti, essendo il porto verde costituito essenzialmente da due componenti separate, parcheggio e scivolo con relative aree accessorie, queste possono essere messe anche a distanza l’una dall’altra. Il parcheggio infatti non è necessario che sia direttamente sulla costa, bensì riparato all’interno, magari posto a qualche centinaio di metri tra una folta vegetazione e prati. Necessita poi di una strada di collegamento allo scivolo in acqua e una piccola area di movimentazione dei mezzi. Occorrerà poi una diga foranea di protezione dai frangenti. Basta, e tutto ciò che si può aggiungere come servizi igienici, un piccolissimo pontile, area giochi per i bambini, etc. è solamente di contorno. 

Ci puoi spiegare meglio dal punto di vista progettuale in cosa consiste un porto verde? 
Come già accennato il porto verde consiste in un parcheggio, una strada di collegamento allo scivolo, un piazzale di manovra davanti allo scivolo, un doppio scivolo a mare, uno per il varo ed uno per l’alaggio con pendenze diverse, due pontili laterali allo scivolo per allontanamento/ avvicinamento barche ed infine una diga foranea per protezione dai frangenti. Potranno essere aggiunti eventuali servizi igienici, aree i lavaggio, etc. il tutto e per tutto come un’area di sosta camper. L’investimento ed l’impatto ambientale sono imparagonabili ad un marina. Si trova molto nella letteratura anglosassone in merito pertanto è inutile ed inopportuno dilungarsi. In questo caso gli aspetti, oltre che ambientali e culturali sono anche economici, un porto verde costa almeno dieci volte meno di un marina, a parità di posti barca. 

Parlando di economia, quale può essere l’impatto socio-economico di un porto verde nella realtà circostante? 
Enorme, contrariamente a quello di un marina. In un marina gli introiti riguardano principalmente i gestori ed, in minima parte, il demanio e qualche attività ristorativa e commerciale locale. In un porto verde sono coinvolti, oltre che i ristoranti e tutte le attività di commercio locali, anche gli alberghi, i residence, i campeggi, le pizzerie, le gelaterie, tutti insomma. Tutto il tessuto socio-economico che ruota attorno ad un porto verde è coinvolto perché chi si porta la barca dietro con l’auto ha bisogno di tutto, contrariamente ai proprietari dei grandi yacht che non hanno bisogno di niente. La ricchezza con un porto verde viene distribuita in ugual misura in tutto il tessuto socio-economico, in un marina statene pur certi, si arricchiscono in pochi. Il porto verde permette un discreto afflusso di turismo itinerante e a rotazione per tutto l’arco dell’anno o per lo meno, come minimo, per sei mesi all’anno. Inoltre la costruzione di un marina, tra l’altro, comporta investimenti enormi da parte del demanio che potranno essere ammortizzati in un periodo molto lungo depauperando il patrimonio pubblico, esattamente il contrario di quanto accade per il porto verde. Per concludere, quali potrebbero essere i vantaggi per l’economia turistica. Già l’abbiamo capito, anche in questo caso i vantaggi sono enormi. La nautica carrellabile crea un turn over continuo di persone per lunghi periodi e questo significa ricchezza e turismo per tutti. Pescatori, appassionati di vela, gommonautici, regatanti, windserfisti, tutto l’anno possono usufruire di un porto verde con poca spesa e con ogni cosa a disposizione. Su questo aspetto ci si potrebbe costruire un trattato di economia. 

Hai in cantiere anche un altro progetto, Vela & Bike, ne vuoi parlare, come ti è venuta questa idea? 
Questo caso però è diverso dal precedente, il porto verde. I porti verdi possono essere realizzati solo con il contributo delle amministrazioni locali, quindi l’azione non può essere altro che “politica”. Nel caso di vela & bike si possono trovare anche soluzioni imprenditoriali ma ci sono dei dettagli tecnici che devono essere verificati e preferirei approfondire l’argomento successivamente. Posso però dare qualche informazione. Cosa è vela è bike? Niente di particolare e anche questa idea non è mia. Cercando informazioni su piccole barche trasportabili mi sono imbattuto nel sito di una giovane coppia che ha girato la Turchia, ed altri paesi, portandosi a rimorchio la canoa con la bici. Essendo io un appassionato di vela ho subito pensato: ” e perché no vela e bici? ” e così è nata questa idea. Non è una cosa semplicissima ma allo stesso tempo possibilissima con barche e canoe, nonostante i limiti imposti da leggi talvolta insensate. L’unico limite è nel cervello delle persone, noi italiani siamo un popolo di provinciali e non sappiamo davvero cosa significhi il divertimento, la passione, la vacanza, la distrazione, lo sport … Basta osservare il mondo della nautica in fondo, o si imitano Soldini e/ o Onorato o non si è nessuno. Perché mi chiedo? Quale potrebbe essere lo sviluppo di vela e bike? Proporre soluzioni alternative di treni barca + trolley +bici, dai gonfiabili agli optimist per i ragazzi fino a dei veri e propri ”dinghy” che possano portare passeggero + barca + trolley (e tendina se si vuole) in modo che si percorrere e navigare itinerari lungo tutta la penisola. Potrebbe essere una iniziativa ed una nuova forma di turismo sostenibile fantastica. Il sistema può essere promosso attraverso il web, proponendo soluzioni, giovani imprenditori che vogliano fare il ”charter”, strutture di accoglienza ed itinerari 

Hai già preso contatti in riferimento alla Ciclabile del Ponente Ligure? 
Dietro tua sollecitazione, mi pare, credo di avergli mandato qualcosa per conoscenza ed il risultato è stato quello che mi attendevo: nessuna risposta quindi nessun interesse. Sicuramente sarebbe stato diverso se avessi parlato di soldi allora qualcuno si sarebbe mosso. Il contesto storico, sociale, politico ed economico ci ha portato a pensare ognuno a se stessi, al proprio stipendio ed al proprio ”posto”, piccolo o grande, in questa società, queste oggi sono le uniche cose che contano. Forse avrei dovuto trovare le persone ”giuste” ed essere più convincente, o forse avrei dovuto intraprendere altre iniziative, non so, probabilmente riuscissi a costruire il mio treno e mi facessi vedere sulla ciclabile molti mi imiterebbero e qualcuno comincerebbe a chiedersi se l’idea non è poi così male. Penso di poter approfondire la cosa in un futuro prossimo e spero di riparlarne presto con qualcosa di più concreto in mano. 

Perché sei su RG e che tipo di contributi ti aspetti di trovare per i tuoi progetti? 
Sono entrato in RG grazie al motore di ricerca, stavo cercando qualcuno o qualcosa che promuovesse idee ed iniziative personali ed ho trovato Voi. Non c’è nulla e da nessuna parte che faccia questa cosa, si promuovono solo aziende ed enti e ritengo che questa sia una grossa lacuna e mancanza nel ”circuito” del sostegno dei finanziamenti pubblici e comunitari. Non si crede affatto e per niente nella ”persona” se non quando dietro ci sono ”affari”. Ovviamente il contesto è comunque tra i migliori per ambedue i progetti, la Ciclabile del Ponente Ligure e la Vs. tradizione ”marinaresca” peri Porti Verdi, ma non solo, anche la vocazione sociale della Regione Liguria nota e consolidata fin da tempi immemorabili. Attualmente non mi aspetto particolari contributi, nulla piove giù dal cielo, ho solamente trovato un mezzo per condividere delle idee in cui credo e se queste sono valide sicuramente qualcuno raccoglierà i semi che ho piantato. Ritengo infine che i due progetti siano compatibili anche con la Vostra filosofia ”idee e progetti sostenibili”. Cosa c’è di più sostenibile della scelta di un trekking nautico in vela e bici e di un porto verde? Personalmente non sono alla ricerca né di affari né, tanto meno, ho interesse a diventare un imprenditore, mi piacerebbe solo vedere molta gente più felice in un contesto di divertimento sano all’insegna dello sport e della vacanza ecologica, semplice, libera e rispettosa di se stessi e dell’ambiente. Colgo l’occasione prima per ringraziarti per avermi dato questa opportunità ed aver accolto le mie idee e poi per complimentarmi sinceramente per la tua bella ed importante iniziativa.


martedì 24 dicembre 2013

PASS' Port à Sec, il porto a secco diventa un'eccezionale risorsa



Se sei abbastanza fortunato da avere un posto in un ormeggio, rischi di trovarti legato mani e piedi nello stesso posto per anni per paura di perderlo. Inoltre la zona di navigazione è sempre la stessa e limitata.
Grazie a "PASS' Port à Sec" si possono vivere con maggior soddisfazione le gioie del diporto nautico lungo tutta la costa della Francia! 

PASS' Port à Sec offre uno spazio a terra e, a differenza degli ormeggi in acqua, il porto a secco fornisce ai diportisti la massima possibilità per la navigazione. La reattività, l'organizzazione e i moderni mezzi di movimentazione in un porto a secco permettono di utilizzare la propria barca allo stesso modo che la si avesse in un ormeggio in acqua. 
Inoltre chi aderisce a questa opportunità ha altri vantaggi: coloro che abitano lontano dalla loro barca sono rassicurati dal fatto che un professionista si trova sempre nelle vicinanze, inoltre la barca a terra è meno esposta agli agenti naturali ed è più facile da mantenere. Il fenomeno dell'osmosi scompare. Il consumo degli anodi è notevolmente ridotto, e l'antivegetativa spesso diventa inutile. Si tratta di risparmi importanti per l'armatore ed è garantito un maggior valore in caso di rivendita. Infine la disponibilità, infatti grazie alla forte crescita della realizzazione di porti a secco, tutti i nuovi clienti possono essere accolti. 
Emergono due tipologie di armatori. Coloro che navigano giornalmente e quelli che lasciano il porto solo poche volte l'anno per le crociere più lunghe, in ambo i casi riceve un'offerta di vari e alaggi in funzione del loro ritmo di navigazione, il "PASS' Port à Sec ".
Attraverso la rete di porti a secco creata in Francia alcuni clienti stanno già beneficiando della possibilità di scoprire nuovi bacini di navigazione, ma l'associazione vuole andare ancora oltre.
"PASS' Port à Sec", il vostro ormeggio diventa mobile! ..... continuate a leggere.
(Parzialmente tradotto ed interpretato da Voiles News).

Tutto il resto che volete sapere su questa importante iniziativa la potete trovare su: france-portasec.

E noi italiani? Continuiamo a sperperare denaro pubblico e a deturpare le nostre coste costruendo eco-mostri che possono contenere pochissime barche, a prezzi sempre meno sostenibili, per far arricchire pochi a spese di tutti.

Dal sito france-portasec


martedì 8 ottobre 2013

Långedrag Julle

Långedrag Julle J18, in vendita su Blocket
Il Långedrag Julle è una barca a vela in legno, le sue origini provengono dalla costa occidentale della Svezia. I Långedragsjullen sono disponibili in diversi formati: J10, J14, J18, J22 e J26, dove il numero indica la dimensione delle vele della barca in metri quadrati. 
Il primo dei Långedragsjullen, che è stato originariamente progettato da Hjalmar Olsson, è stato prodotto dal 1927. (Via: Wikipedia)

Che altro dire, una serie di barche meravigliose che, avendolo saputo a suo tempo, sarei andato di corsa in Svezia a prendermela considerati i prezzi.
Altre informazioni le potrete trovare sul Register över Långedragsjullarna.

A metà estate del 2009 siamo salpati dal porto di Öckerö con destinazione Götenburg,  alla Langedrag Sailing Association, che è il luogo di origine del Langedragsjulle. 
La veleggiata è stata bella, il vento era costante e anche se c'è stato qualche incontro con le grandi navi da carico siamo riusciti a mantenere la rotta. 
Verso sera siamo andati a caccia di un altro Langedragsjulle, che abbiamo trovato.

Esiste anche una versione più moderna in vetroresina di questa barca, ma che non ha nulla a che vedere con la bellezza ed il fascino del legno, comunque la sua storia la potete trovare QUI.

Il piano velico originale di Hjalmar Olsson, dal sito Julleregister
Quello che vedete di seguito è il porto di Gothenburg, un esempio in cui convive un porto a secco con gli ormeggi.



venerdì 13 settembre 2013

Trevignano Romano, un bel porto a secco dove cominciare con un Farr 640


Non ho potuto fare a meno di notare che su Subito.it c'è un bel Farr 640 Winning Cat, ristrutturato, in vendita ad buon prezzo, situato in un posto, sul Lago di Bracciano, molto bello e a pochi chilometri dal mare e dalla nostra meravigliosa Capitale. Un compromesso certamente da valutare e allettante per chi abita da quelle parti. 
Del Farr 640 ne abbiamo già parlato su "Farr 640 Winning Cat, Farr facile". Come si vede questa barca è gestita in un porto a secco, aspetto non indifferente se ci spaventano i costi, sicuramente inferiori che per un ormeggio.

Particolare del Farr 640 in vendita su Subito.it


lunedì 18 marzo 2013

Base Mare, il porto spiaggia di Falconara

Dal sito Base Mare
Base Mare, è una importante struttura di rimessaggio a secco residente a Falconara Marittima. Come si vede dalle foto, e quanto dichiarato nel loro sito, possono essere movimentate, varate e alate imbarcazioni di piccole e medie dimensioni.

Varo e alaggio con trattore, dal sito Medea
Purtroppo non conosco i prezzi ma per chi fosse interessato basta contattarli.


Ovviamente da qui si parte per il Conero e le sue Calette, facendo base mare.


lunedì 4 marzo 2013

Il porto spiaggia del Camping Riva dei Tarquini


"Il campeggio Riva Dei Tarquini  sorge sul mare della maremma romana, immerso in una vasta pineta che si prolunga sino al tombolo (striscia di sabbia che erge dal mare) per un'estensione di 700 m. Il tombolo è ricco di vegetazione tipica della macchia mediterranea, che vive sulla sabbia calda e assolata. La collocazione geografica consente escursioni culturali: al vicino museo di Tarquinia, al Castello di Vulci, ai tesori artistici di Viterbo, Tuscania, Cerveteri, nonché escursioni turistiche alle Isole del Giglio e di Giannutri."

Il villaggio offre un servizio di rimessaggio imbarcazioni che prevede il deposito dal week end fino a quello stagionale, come da LISTINO.

Ingresso al rimessaggio, dal sito Camping Riva dei Tarquini


venerdì 1 febbraio 2013

I dubbi e gli incomprensibili perché sulla darsena di Pratoranieri

La nuova darsena di Pratoranieri, da Il Tirreno
La rivista on-line Il Giunco rientra in merito alla costruzione della darsena di Pratoranieri, a Follonica, che viene data già per realizzata anche da un noto giornale del settore con tanto di particolari conditi dai soliti atteggiamenti trionfalistici sui nuovi numeri della nautica, 400 posti in più entro il 2015, centri commerciali,  cooperative che si occupano di tutto, etc. un disco rotto che angoscia e sconforta per la ottusa e pervicace ripetitività con cui viene trasmesso dai media.
Non entro in merito a valutazioni ambientali e altri aspetti che riguardano tecnici ed amministratori ma insisto nel dire che il progetto originario di un "porto verde", se non verrà realizzato, sarà una grande occasione persa per Follonica.
Cosa porteranno i 400 posti della nuova darsena? Credo solo vantaggi per pochi e forse neanche a quelli perché i numeri di "quella" nautica sono in declino, anzi in caduta libera.
I costi esorbitanti di mantenimento di una barca anche di piccole-medie dimensioni, il redditometro promesse elettorali a parte, il ridimensionamento generale della ricchezza della popolazione dovuto alla globalizzazione, l'aumento spropositato dei costi dei carburanti e della vita, l'impossibilità di utilizzare la barca per un tempo sufficiente ad ammortizzarne i costi in una società in cui tutti devono correre e lavorare parecchio per guadagnare relativamente poco, la concorrenza spietata dei paesi esteri emergenti, sono tutti aspetti che dovrebbero far riflettere chi deve fare delle scelte che debbano portare dei vantaggi a tutto il territorio e non solo a pochi.
Tanto più che in quella zona esistono realtà portuali importanti e strategiche che sono quelle dei marina di Scarlino, incluso il "fossino", e  quello di Punta Ala che tutti assieme dovrebbero contenere intorno ai duemila posti barca. Pochi chilometri a nord ci sono anche i marina di Salivoli e di Terrerosse che potrebbero essere addirittura ampliati senza investimenti così onerosi, pur avendo già a disposizione assieme un migliaio di posti barca. Mi sembra che con questa inutile opera si voglia perpetrare una mentalità campanilistica e da "tettoia" all'uscio di casa visto e considerato che nell'arco delle 15 miglia nautiche del Golfo di Follonica abbiamo già contato oltre 3000 posti barca.
Sono perplesso, nello scorso anno tutti gli operatori commerciali del settore non hanno fatto altro che lamentarsi sulla forte contrazione di questo mercato, quindi mi chiedo: 
"Ha veramente senso in questo contesto avviare un progetto che potrebbe esporre a dei rischi tutto il territorio? Ha veramente senso investire 10 milioni di euro, più gli oneri, altrimenti destinabili ad altre iniziative sicuramente più redditizie?".
In merito a questo argomento faccio un'ultima considerazione, si parla di barche dai 7 ai 10 metri, quindi appartenenti ad una fascia di popolazione che non può permettersi di spendere più di 3/ 4000 euro per il solo posto barca. Tolti gli oneri finanziari per la costruzione, gli interessi passivi e poi i costi di mantenimento della struttura che sono altissimi, quanti anni ci vorranno per ammortizzare l'investimento? 
Ma torniamo alla filosofia del "porto verde", una struttura che costa relativamente poco, certamente un decimo, destinata ad una nautica, quella delle derive e dei piccoli cabinati, accessibile a tutti, specialmente ai non residenti che arrivano a Follonica con la loro barchetta appresso, la tengono lì durante il soggiorno e poi se la riportano a casa, ma non solo. Anche i residenti, e non, possono lasciare la loro deriva, o il gommone, parcheggiati per tutto l'anno pagando un prezzo certamente inferiore ma che ripagherà l'investitore in un tempo esponenzialmente inferiore. Centinaia di posti a terra, di cui una parte a rotazione da gestire con un sistema simile a quello di una sosta camper a pagamento, sarebbero sicuramente un investimento migliore, più sicuro o duraturo per Follonica, ambientalmente compatibile e attirando quel tipo di turismo più consono alla sua vocazione, da sempre attenta alla piccola e media borghesia. Non ultima la grande attenzione che Follonica ha sempre dato alle regate delle derive, questa struttura potrebbe diventare il più grande centro di accoglienza esistente in Italia.
Perché tradire queste aspettative?



venerdì 11 gennaio 2013

Villaggio Darsena Oasi, a Chioggia

La darsena, dal sito Camping Oasi
Nella zona di Chioggia c'è questo attrezzatissimo villaggio turistico, il Camping Oasi, che offre un vantaggio notevole per chi possiede una barca con carrello, la possibilità di ormeggiarla, per il solo periodo delle vacanze, in una darsena privata. Oltre a questo c'è una variegata offerta di possibilità per soggiornare in prossimità di uno dei luoghi più belli del mondo, la Laguna Veneta.
Altre informazioni per navigare in zona le potrete trovare su:
Ed ecco un bel video sulla navigazione a vela in quel di Chioggia con un Limit TCI (Paperoga):


mercoledì 12 dicembre 2012

Phar'O, porto a secco automatico



Phar'O è un sistema automatico di porto a secco molto interessante, facile e pratico da utilizzare. Cosa dire, qui da noi non se ne vedono, al contrario si vedono tanti delinquenti che sottraggono risorse che potrebbero essere utilizzate per queste iniziative, vedi Scandalo porto di Imperia .... e ancora non era uscito quello di Fiumicino.
Il porto a secco di Marseillan Plage si vede molto bene anche su Google Maps, ovviamente questo impianto non è proprio consigliabile per barche a vela perché c'è il ponte, altrimenti al piano più alto ci potrebbero stare anche i nostri "alberi".

Via: Salon Nautic Paris - Nautic 2012


lunedì 10 dicembre 2012

Club Velico Marina di Grosseto, piccolo è bello


Al CVMG c'è tutto quello che occorre agli amanti della piccola nautica, un porto spiaggia, una scuola di vela, una struttura idonea ad accogliere derive e catamarani a prezzi ragionevoli, ed infine un bellissimo mare ed il vento. C'è da aggiungere che il Circolo è vicinissimo al porto ed alla rinomata località turistica di Marina di Grosseto. Di notevole pregio naturalistico ed ambientale è la spiaggia libera che si estende verso Principina a Mare ed il Parco Naturale della Maremma.
Certamente a neanche due ore di auto da casa una soluzione del genere è molto allettante, anche per la sola stagione estiva. E poi la prima casa di Marina di Grosseto, allora San Rocco, l'ha costruita mio nonno, per l'appunto si chiamava "villinus primus".


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