giovedì 24 aprile 2008

Vizi privati, pubbliche virtù



Ultimamente, nelle più importanti riviste italiane del settore nautico abbiamo assistito ad attacchi "pubblici" ai nostri amministratori in merito alla delega "privata" sulla gestione dei porti. Il teatrino a cui si sta assistendo è quanto meno patetico poiché ritengo che dietro gli investimenti milionari sui grandi porti e relativi appalti ci sia dietro la regia dei grandi gruppi industriali del settore nautico che stanno "opportunamente" coltivando i propri interessi. Abbiamo già parlato abbondantemente di questo argomento, quindi non ci torneremo sopra, ma vorrei sottolineare quanto queste accuse siano quanto meno "ipocrite", visto che queste riviste vivono e prosperano grazie agli stessi gruppi industriali ai quali fanno pubblicità a pagamento e parlando, e sempre bene, delle loro produzioni. Non metto in discussione il fatto che queste riviste, per campare, debbano fare anche questo, però....un po' di pudore non guasterebbe. Mi sembra invece di percepire la stizza di redattori, capiredattori, direttori, quasi sempre "falsi marinai", o che della marineria hanno fatto pura retorica da "bar", dovuta alla perdita dei privilegi che circoli e circoletti vari gli hanno abbonato per lunghi anni per poche lire mentre noi, comuni mortali, abbiamo dovuto pagare o, alla peggio, vendere le nostre barche per non rischiare di non arrivare a fine mese. Chiederei quindi a questi soggetti, o ai loro scribacchini, di avere il buon gusto di tacere su questo argomento oppure, in alternativa, di avere il coraggio di scrivere la verità.....una volta tanto.
Concludo facendo un invito: in queste ultime settimane, si sta palando tanto del milione di euro che è stato stanziato in Liguria per la piccola nautica. Visto che la destinazione naturale, ovvia e compatibile con l'entità del finanziamento sia solo quella di sistemare e/ o adeguare tutti gli scivoli e relativi parcheggi per auto e carrelli che sono nei porti di questa regione, vorrò vedere se qualcuno di questi "signori" avrà il buon senso di consigliare ai nostri amministratori una scelta del genere. Da "cassandra" quale sono, sospetto invece che questi soldi torneranno a "circoli e circoletti" vari che potranno, in questo modo, continuare a elargire favori ai soliti "amici" e "amici degli amici".
Precisazione: per "circoli e circoletti" non intendo i veri Circoli Velici dove si fa scuola e si educano ragazzi ed adulti allo sport della vela, ma quei "circoli" esclusivi che per anni hanno permesso a pochi privilegiati di tenere le loro grandi barche, per pochi soldi, con la scusa dello sport.

mercoledì 23 aprile 2008

Giornata Mondiale della Terra



Tra l'indifferenza generale, oggi 22 Aprile 2008, si è celebrata la 38° edizione dell'Earth Day:

"Nato come movimento universitario, l'Earth Day, la Giornata mondiale della Terra, è divenuto un evento mondiale che coinvolge la maggior parte dei Paesi. La data della ricorrenza annuale, il 22 aprile, è stata ufficializzata per la prima volta dal senatore statunitense Gaylord Nelson al fine di creare una coscienza comune ai problemi ambientali. Sono previsti 4000 eventi in tutto il mondo.
Fu celebrato per la prima volta il 22 aprile 1970 per sottolineare la necessità della conservazione delle risorse naturali della Terra. Per gli ecologisti è un'occasione per fare il punto sulle problematiche del pianeta: inquinamento dell'aria, dell'acqua e del suolo alla distruzione dell'ecosistema, con migliaia di piante e specie animali che scompaiono e l'esaurimento delle risorse non rinnovabili, per finire con il surriscaldamento del globo e lo scioglimento dei ghiacci eterni.
Lo scopo di tale ricorrenza è quello di trovare soluzioni che permettano di eliminare gli effetti negativi delle attività dell'uomo, come il riciclo dei materiali - a partire dalla spazzatura che noi italiani conosciamo bene - la conservazione delle risorse naturali come il petrolio, il divieto di utilizzare prodotti chimici dannosi, la cessazione della distruzione di habitat fondamentali all'ecosistema, come i boschi, e la protezione delle specie minacciate, come le micro rane della Nuova Zelanda. Estratto da: Viaggi.alice.it "


La mia proposta: Accesso ai laghi, alle vie fluviali, ai parchi marini e più in generale alle aree marine e lacustri protette alle sole imbarcazioni dotate di propulsione a vela e/ o elettrica.

E TU COME SALVERESTI IL PIANETA? DI' LA TUA

mercoledì 16 aprile 2008

Sicurezza in barca, un problema affrontato?


Non so realmente quanto questo problema sia seriamente affrontato in Italia. Mi limito a fare delle osservazioni che vorrei fossero confrontate con altre, addirittura in qualche modo contestate, se non rispecchiassero la realtà dei fatti.
Sono stato uno dei primi collaboratori per la creazione di una Agenzia Formativa in Toscana che a sua volta, assieme alla Lombardia, è stata una delle prime regioni italiane ad attuare la nuova legislazione in materia di formazione "permanente" professionale e per l'orientamento al lavoro e post - diploma. Con l'andare del tempo ho constatato che, al di fuori delle scuole pubbliche esauriti gli stimoli e forse le professionalità per realizzare corsi realmente utili, la tendenza è quella di inventarsi "soluzioni" formative spesso discutibili che vanno da corsi per la realizzazione di uova pasquali e centrini all'uncinetto. Faccio presente che moltissimi di questi corsi sono finanziati integralmente dalla Comunità Europea. Per contro, dai fatti che continuamente vengono riportati nei notiziari e nelle riviste specializzate nel settore nautico, sembra che si dia poca importanza, se non nessuna, alla sicurezza in barca. Si leggono storie raccapriccianti in cui si racconta che per semplici problemi al motore ci si è dovuti far rapinare dai soliti pescecani che sono venuti a trainarti in porto. Io stesso, devo affermare con assoluta onestà, che una delle motivazioni della rinuncia al mio 24 piedi, oltre ai costi e alla preferenza di una barca carrellabile, è stata la consapevolezza di non essere preparato alla navigazione "d'altura". In Italia non si parla di "sicurezza" in generale: è una parola che spaventa, sia che si tratta di sicurezza nel lavoro, che in auto ..... che in barca. Ritengo che sia un problema serio e che dovrebbero affrontare le Capitanerie di Porto, prima con corsi professionalizzanti agli istruttori, poi con corsi ai privati cittadini, anche a pagamento.
Come comportarsi in caso di avarie, l'uomo in mare, il pronto soccorso, la segnaletica, le condizioni meteo - marine, ecc. sono argomenti che non si possono esaurire con un esamino per la patente nautica, ma materie da affrontare con molta serietà ed un minimo di competenza ed esperienza. Chi ha navigato, anche poco, sa con quanta apprensione ci accingiamo a far salire "ospiti" a bordo preoccupandoci per la loro sicurezza e incolumità. Nessuno di noi, probabilmente, non si è mai trovato almeno una volta in una situazione di pericolo chiedendosi come fare a risolverla. Quasi sempre, se siamo ancora qui a parlarne, ci ha assistito la fortuna.
Concludo invitando Agenzie Formative, Scuole Pubbliche, Capitanerie di Porto a formare prima gli "istruttori" e poi organizzare corsi pubblici per tutti, gratuiti per i giovani e a pagamento, e magari obbligatori, per chi si vuole accingere a salpare l'ancora senza esserne preparato. Viviamo in un paese in cui se apro una bottega sotto casa, me ne aprono altre dieci accanto tutte uguali, insomma un po' di fantasia e "professionalità" non guasterebbero. Tra l'altro sarebbe una eccezionale opportunità per molti giovani di lavorare e di offrire un ottimo servizio alla collettività.

L'immagine è stata tratta da: www.boatingbasicsonline.com

giovedì 10 aprile 2008

Porti pubblici, porti privati


Erano gli inizi del terzo millennio, appena passati all'Euro, quei sessanta milioni in banca risparmiati con duro lavoro e in gran parte da destinare all'acquisto di una barca ci sembravano tantissimi. L'acquisto dell'Armagnac modello "ancien", la barca dei miei sogni, era sfumato, non era tenuta come volevo e poi...quel posto barca in terza fila a Fiumicino non era proprio un gran che. Approdammo in un porto della Toscana, più vicino a casa. In vendita c'era un bellissimo motorsailer tutto legno e ottoni, quello che faceva per noi e che ci avrebbe soddisfatto. Mia moglie era titubante, se si faceva l'acquisto il conto in banca sarebbe andato completamente a zero, ma si era convinta, la barca era proprio bella. Prima di firmare però, parliamo del posto barca. Ci rivolgiamo prima al Circolo Velico locale. Ci scrutano con sufficienza come per dire ma cosa vogliono questi? Non se ne fa di niente se non si conosce nessuno. Strano in qua e là erano ormeggiati cadaveri di barca che non si capiva come facessero a stare a galla. Si ritorna dal "sensale" che ci stava trattando l'acquisto della barca. Comincia a dire "ci penso io" e tra una strizzatina d'occhio e un'altra ci spara una cifra annua vertiginosa. Ma è un porto pubblico dico io! Lui risponde: O così o niente, a dimenticavo le provvigioni. A quel punto prendemmo tempo, tornammo a casa e ci mettemmo una pietra sopra. Conclusione? Non mi inteneriscono le lamentele di chi ce l'ha con lo Stato che affida i porti ai privati. In Toscana si dice: Il mal voluto non è mai troppo! I porti sono regalati ai privati? Vediamo i conti. Cosa ci guadagnava prima lo stato tra complicità, nepotismi, strizzatine d'occhio e piaceri personali? Cosa ci guadagnerà affidandoli ai privati? Ve lo ripeto non mi piace ora, né mi piaceva prima. I Circoli Navali? Pieni di carrette che occupavano posti barca per due lire? A quale titolo? Qualcuno me lo può spiegare? Ultima considerazione: la vela è uno sport meraviglioso che da piacere anche con un laser, in barba ai "privati", ai "pubblici", agli "amici" e a questa italietta da quattro soldi.
Nella foto: Armagnac "ancien" di Harlé

mercoledì 9 aprile 2008

Porti, ambiente e turismo sostenibile



Non sono uno di quegli ambientalisti che tirano diritto ad occhi chiusi, quelli che dicono no a tutto per presa di posizione ideologica e politica, ma in merito a questo argomento ritengo che debba essere fatta un po' di chiarezza, soprattutto da parte delle istituzioni. Per istituzioni chiamo direttamente in causa il Ministero dell'Ambiente.
La prima cosa è quella che dovrebbe essere fatta una Valutazione Ambientale Strategica Globale delle coste italiane che comprendesse una pianificazione territoriale su area vasta e che privilegiasse tutti gli aspetti: sociali, etici, economici ed ambientali per ciascuna regione e/ o area di indagine.
Non si può non ammettere che il turismo stia diventando una delle poche carte da giocare da un paese ridotto allo stremo dalla concorrenza indotta dalla globalizzazione e, senza farla troppo lunga, non ci possiamo permettere di far passare questo treno.....ma neanche di commettere gravi errori. Anzi di ritornare agli errori del passato: cementificare sconsideratamente migliaia delle coste dei nostri mari e dei nostri laghi con il miraggio di poter "vivere" o "sopravvivere" con il turismo. Ci siamo già passati e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Analizzando alcuni studi preliminari presentati dalle istituzioni locali per proporre la realizzazione di nuovi porti turistici (ex. Porto di Tarquinia) emerge con una evidenza quasi patetica che le proposte si basano su studi e raffronti approssimativi. Faccio l'esempio più calzante: si confrontano le unità da diporto per 1000 abitanti tra Germania ed Italia e si scopre che i tedeschi ne hanno molte di più, pur avendo molte coste in meno. Soluzione: costruiamo un porto da 4000 barche dai 9 metri in su. Non è venuto in mente a nessuno però di andare a vedere come hanno fatto i tedeschi a gestire questa situazione (così come nessuno è andato a vedere come abbiano fatto a riempire un paese "freddo" di pannelli solari termici). Proseguendo con lo stesso tenore, diciamo da bar, per quello che so, la maggior parte dei tedeschi non possiede dei 9 metri ma molti carrelli e molti motori fuoribordo elettrici. Ci sarebbe da dire molto su questo argomento e non posso permettermi di annoiare i lettori, quindi devo giungere in fretta alla conclusione.
Non esiste una sola alternativa, o si cementifica o si muore. Esiste un modo ambientalmente sostenibile di conciliare lo sviluppo turistico con l'ambiente. Questo è quello di alternare a porti turistici di grosse dimensioni, e probabilmente quelli che ci sono basterebbero, con piccoli porti costruiti con pontili galleggianti o addirittura porti a secco per piccole barche carrellabili. Non tutti gli italiani possiedono un 9 metri!


lunedì 31 marzo 2008

Finalmente il varo di Aspirina


Pasquetta in barca era saltato. Il tempaccio ci aveva costretto tre giorni in casa e la mente tornava allo scorso anno quando sole e caldo ci avevano assistito nella consueta gita pasquale al Trasimeno. Rimaneva il mio compleanno, il 30 marzo e finalmente il bel tempo e il caldo sono arrivati e ……ci hanno accompagnato tutta la giornata. Ne avevamo proprio bisogno perché le cose da fare erano tante: "Aspirina", il nostro nuovo barchino, Phoenix 600 o Viko 20 come lo si voglia chiamare, doveva essere armato , varato e provato in acqua. Caricata l’auto e partiti alla buon ora, nonostante l’ora legale, alle dieci eravamo lì. Tommy è stato il primo a salire in barca ed io ed Elena ad allietarci della bella giornata che si stava profilando.



Ripassate bene le fasi dell’alberatura nel Manuale del Proprietario, si mette tutto "in chiaro" e si tira su l’albero, operazione facile grazie alla cerniera posta sulla sua base, ma sempre un po’ delicata per paura che sfugga qualcosa di "mano".



Si fissano le sartie e si comincia la regolazione. All’inizio l’albero sembrava torto, poi ci siamo accorti che le sartie basse erano regolate male. Sospiro di sollievo e alla fine, regolazione perfetta.


Si fissa il paterazzo, anche se sapevamo che con la gru si sarebbe dovuto sganciare. A proposito di gru è svanita la speranza di varare la barca con il carrello. Dei due scivoli presenti al Circolo Velico l’unico agibile è quello "fatto male" dove anche un fuoristrada fa fatica a tenere la barca: "troppo ripido" e non c’è niente da fare. Comunque nessun problema, al circolo velico vari e alaggi sono liberi, gratuiti e disponibili tutto l’anno! Questo perché le molte barche da regata non hanno antivegetativa e devono essere alate e varate tutte le volte, ma anche grazie alle scelte del Consiglio e della disponibilità di Livio, il nostro "marinaio". Nel frattempo, mentre i maschi lavorano, le donne hanno trovato la posizione a loro "più congeniale".Si aggancia il boma e si armano le vele, verificando l’issata e l’ammainata.



E’ tutto pronto, si aggancia la barca all’auto, ma…….tutti a tavola, l’Elena ci chiama a raccolta. Noi siamo paninari, ci si siede in riva al lago dove un bel pranzo di compleanno, torta inclusa, ci attende. 



Terminato il pranzo si parte in direzione della gru, attraversando tutto il circolo velico.



Le solite manovre di rito e poi Hissa e Oh, come il famoso sito nautico francese.



C’è sempre un po’ di apprensione quando si vede la barca sollevata e si tira un sospiro di sollievo quando….la si vede in acqua.



Si prova il motore, che dopo i controlli effettuati, parte alla prima e ci si prepara alla partenza. Per questa prima volta abbiamo deciso di andare soli io e Tommy. Volevamo provare la barca in tutta sicurezza. Ce ne siamo pentiti quando eravamo in mezzo al lago…..siamo dovuti tornare dopo tre virate perché ci aspettavano. Se almeno avessimo portato dietro anche le donne saremmo potuti rimanere un po’ di più perché era veramente bello!



Via, si parte!



Una leggera brezza si è alzata in questo momento, speriamo bene!



Ci troviamo in mezzo a due barche che fanno scuola e ci ingarelliamo. Aspirina raggiunge in un attimo il Meteor. Benché ci sia una leggera brezza riusciamo a fare due nodi e mezzo: poco sbandamento, poco scarroccio. Siamo veramente contenti di come risponde il barchino: agile, veloce, leggero. Tiene bene anche sulle onde del traghetto. Tutti i timori insinuati da chi, probabilmente, della vela conosce poco, o fa delle proprie esperienze le uniche valide ci hanno abbandonato in un attimo. Perfetto, è il barchino per noi. Peccato è già l’ora di tornare.



Si ormeggia e si piegano le vele.



Qualche foto al barchino. Ci sembra bellissimo!



Anche le donne di casa sembrano contente…..o solo perché, a questo punto, è l’ora di andare!



Arrivederci a presto Castiglione del Lago!


mercoledì 19 marzo 2008

La manutenzione del motore fuoribordo


Una delle soddisfazioni più grandi che ti offre la barca carrellabile è il fatto di poter fare tante cose da sé e dipendere il meno possibile dagli "sgrassatori". Ma non è solo un fatto economico: fare carena, fare manutenzione, pulire, sistemare, magari sotto casa è un vero e proprio piacere....vediamo come si fa il check - up di primavera al motore fuoribordo:

Cose da fare:
- Controllare che il fuoribordo e gli accessori non presentino danni visibili
- Lubrificare tutti i raccordi di ingrassaggio
- Lubrificare il cavo dello sterzo
- Eseguire la manutenzione della batteria e dei terminali
- Verificare il funzionamento della pompa dell'acqua
- Se necessario drenare/rifornire l'alloggiamento degli ingranaggi
- Ingrassare le scanalature dell'albero dell'elica e controllare lo spinotto
- Controllare tutte le connessioni elettriche
- Ispezionare il serbatoio, i tubi del carburante e le connessioni
- Controllare il livello dell'olio
- Controllare il funzionamento dello starter
- Controllare il funzionamento del cambio dell'acceleratore e del fermo retromarcia
- Controllare il/la funzionamento/regolazione del sistema di iniezione d'olio e del sistema di allarme basso livello olio d'iniezione
- Se necessario rimuovere i depositi dal motore con detergente
- Controllare il funzionamento dinamico della valvola acceleratore completamente aperta
- Miscela carburatore e velocità minima
- Ispezionare gli anodi anticorrosione


Se non si dispone del carrellino bastano due pezzi di legno, 4 viti e un posto dove metterlo.



Si controlla la candela (soli 7 € per sostituirla) e...mi raccomando il filtro della benzina (soli 2 € per sostituirlo).



Si controlla lo spinotto dell'elica (si trovano anche all'OBI per pochi centesimi di €) e si ingrassa l'alberino con le scanalature, poi si controlla l'olio del motore.



Si controlla l'anodo (se deteriorato va sostituito, costa circa 10€) e si ingrassano tutti gli ingranaggi.



Si procede all'avviamento del motore, facendo attenzione che il contenitore dell'acqua sia ben riempito.


Ricordandosi di aprire il serbatoio della benzina, di mettere in folle e di bloccare il motore.


Far girare il motore per 5 minuti verificando che esca fuori l'acqua dal circuito di raffreddamento.



Si chiude il serbatoio della benzina e si aspetta che finisca e si spenga il motore da solo. L'acqua deve sempre uscire dal circuito di raffreddamento che intanto si deterge con acqua fresca e pulita. Si stasa per bene con un filo di ferro sottile lo scarico dell'acqua di raffreddamento.


Spento il motore, si fanno gli ultimi controlli, si rimette il coperchio e si svuota il serbatoio (il principio dei vasi comunicanti funziona sempre!


Si toglie il cavo di sicurezza e si applica una prolunga in alluminio per la leva delle marce quando siamo in navigazione.


Si rimette il motore al coperto pronto per il giorno del varo.


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