venerdì 12 ottobre 2012

La darsena di Pully, Lac Leman


Pubblico con piacere l'immagine satellitare di questa bella darsena situata nel Lac Leman nei pressi di Losanna, una darsena che si sviluppa attorno ad uno scivolo di grandi dimensioni con pontili di supporto, porto a secco e parcheggio. Non posso esimermi dal farvi notare quanto, in un luogo dove la ricchezza è distribuita in gran parte della popolazione, si riesca ad avere particolare attenzione alla piccola nautica e ai suoi armatori. Inoltre se confrontiamo i prezzi del Club Nautique Pully, nel contesto di cui stiamo parlando, con i nostri club io credo che la maggior parte di questi ultimi dovrebbero mettersi una mano nella coscienza e rivedere qualcosa.
La metodologia di gestione della nautica in Italia è significativa e simbolica in un paese che è diventato più ingiusto di una delle contrafforti del capitalismo mondiale, e questo è tutto dire.

Elena, non lontani da Pully un bel po' di anni fa


Trasparenze a colori su Google Earth

La Carta Nautica su Google Earth in trasparenza a colori
Dopo lo scribacchino anche il piccolo cartografo colpisce ancora, le numerose prove in cui mi sono finito completamente i miei già deboli occhi hanno prodotto il risultato atteso, le carte nautiche possono essere sovrapposte in trasparenza su Google Earth con i colori. L'utilità è indubbia perché come potete osservare è riportata la segnaletica di ingresso ed uscita al porto, la delimitazione in rosso delle aree per i divieti e così via. In una carta siffatta poi ciascuno potrà aggiungere tutte le informazioni che vorrà anche attraverso gli strumenti di Google Earth, video, foto, link, etc. Avrete notato che ho aggiunto Aspirina davanti alla Baia della Bagnaia.
Prescindendo dall'interesse che ciascuno di voi può avere per questo argomento, è utile ricordare passo per passo la procedura per non dimenticarsi come si arriva al risultato. Mi ricordo che quando ero responsabile della qualità in un'azienda di prodotti per l'elettronica la definizione delle procedure operative era tra le cose più disprezzate e meno capite, salvo rendersi conto che ogni anno sorgevano i soliti problemi e si doveva ricominciare da capo ogni volta per capire il perché della loro genesi .... se solo si fosse scritto come risolverli e perché erano nati. Vi sembrerà assurdo ma succede spessissimo, anche se le colpe non sono mai da ricercare da una parte, infatti chi ha promosso i sistemi di qualità ha utilizzato linguaggi spesso incomprensibili e ha preteso l'applicazione di misure ridondanti. Ancora ricordo con perplessità molti dei miei ex colleghi che basavano tutta la loro "conoscenza" sulla differenza del significato tra procedura documentata, procedura gestionale e procedura operativa, insomma un vero tormento.
Ma questo è un altro discorso e, per quanto attinente dal punto di vista filosofico, sarà bene tornare alle nostre carte nautiche.

1. Si copia il settore che ci interessa dallo schermo
Lo schermo della carta nautica free si copia con il tasto "stamp", si apre il programma PAINT e ci si incolla, si seleziona solo l'area che ci interessa, si copia di nuovo, si cancella l'immagine precedente e si incolla la nuova immagine salvandola infine in formato jpg. Questo è il risultato.

La Rada di Portoferraio, l'immagine è ridotta per evitare problemi di copyright
Ovviamente questa operazione non serve se si ha già la carta nautica salvata sul PC, ricordatevi però che su Google Earth diventa difficile, se non impossibile, sovrapporre carte di grandi dimensioni, o almeno così lo è per me, ed è per questo motivo che a suo tempo le chiamai MICROMAPS.

2. Si costruisce il negativo
Si apre la carta su COREL DRAW, attraverso i suoi strumenti di regolazione del contrasto e della luminosità si accentuano i toni in modo che i caratteri e le linee vengano ben definiti. Si converte l'immagine in "bianco e nero (1 bit)" e, dopo aver verificato che è tutto chiaramente visibile, si invertono i due colori dell'immagine con l'opzione "inverti". Infine si salva il risultato in formato gif.

Il negativo della Rada di Portoferraio
3. Si colora la base di azzurrino
Si apre PAINT e si colora tutta la base in azzurrino con il secchiello dopo aver selezionato il colore, poi ci si incolla sopra il negativo facendo attenzione  digitare il tasto sulla trasparenza che è l'ultimo tasto in basso a sinistra della colonna degli strumenti di PAINT. L'immagine va tassativamente salvata in formato png altrimenti i colori si diffondono sulla base nera.

Il negativo con la base azzurrina
4. Si colorano i particolari
Questa è la parte più noiosa perché bisogna colorare i particolari della carta nautica con l'ausilio degli strumenti di PAINT come il secchiello, la penna, le linee, etc. Il risultato va sempre salvato in formato png.

Il negativo con la base azzurrina,  i particolari colorati e le scritte bianche
5. Si costruiscono le trasparenze
Si apre il negativo colorato su COREL DRAW, si converte l'immagine in "tavolozza (8 bit)" e la si salva in formato gif facendo attenzione a mettere la trasparenza sul nero. Si chiude l'immagine e la si riapre subito dopo, la si converte in "Colore RGB (24 Bit)" e la si salva di nuovo in formato png spuntando l'interlaccia. 

6. Si sovrappone l'immagine su Google Earth
A questo punto l'immagine è pronta per essere sovrapposta su Google Earth con l'ausilio degli apposti strumenti di sovrapposizione immagine e regolazione, operazione di cui abbiamo già parlato in precedenza. 

La bella immagine della Baia di Portoferraio su Google Earth con Aspirina in primo piano
Mi sembra di non aver dimenticato nulla.


giovedì 11 ottobre 2012

A Isolella un'alternativa ecologica al corpo morto

I nuovi ormeggi a Isolella, dal sito Pietrosella
Lo scorso agosto, nelle acque della penisola di Isolella a Pietrosella, nella Corsica Occidentale, sono statie installate in via sperimentale due strutture di "nuova generazione" per l'ormeggio la cui forma ricorda un fiore.
La grande affluenza di imbarcazioni e yacht nella baia ha sollecitato le autorità locali a pensare soluzioni ecologicamente sostenibili per un ormeggio meno impattante nei confronti del fondale marino, soluzione che si è materializzata con l'installazione di quattro pontili flottanti che assumono la forma di un fiore ancorati al fondo con quattro blocchi di roccia naturale collegati al centro della struttura, che è girevole, con quattro cavi di grosso diametro. La struttura potrà ospitare ben otto imbarcazioni.
Questo nuovo tipo di ormeggio, essendo mobile, permetterà di evitare i movimenti delle ancore sul fondale dei quali conosciamo l'enorme impatto su tutta la biologia marina
I pontili essendo dotati anche di luce ed acqua, potranno essere una valida alternativa alle banchine dei porti turistici nei quali difficilmente si trovano posti liberi e anche un nuovo modo di affrontare lo sviluppo economico della baia in modo eco-sostenibile.


Questo progetto, che mi sembra davvero interessante,  si è sviluppato nel contesto dell'adesione di Pietrosella al Programma di Azione Agenda 21, programma al quale i promotori hanno aderito seguendo i fatti, contrariamente a quando succede sempre nel nostro Paese dove si rimane alle chiacchiere.

I protagonisti del progetto Isolella, da Corsematin

mercoledì 10 ottobre 2012

Le "Sauve qui peut" de Brassens




Le "Sauve qui peut" è un piccolo veliero da pesca che il poeta e paroliere francese Geoges Brassens aveva acquistato per navigare nella sua amata Laguna di Thau. Questa piccola barca di cinque metri e settanta, costruita dal maestro d'ascia André Aversa, fa parte della storia della musica francese perché è stata fonte di ispirazione dell'artista. Abbandonata per anni su di una spiaggia è stata restaurata con amore, e con un impegno economico di ben 45000 €, dall'Associazione di Vela Latina della Ville de Séte. Dopo il varo di questo fantastico restauro, la barca è tornata a terra davanti al Museo dedicato al poeta ma molti si stanno interrogando sul perché una barca a vela così meravigliosamente restaurata faccia la parte di una fioriera e non naviga come dovrebbe.
E' meravigliosa la linea di questo "petit bateau de pêche".

Le bateau de Péche
C'était un petit tout petit voilier
Un petit bateau de pêche
On l'avait bâti d'un bout de papier
Et d'un vieux noyau de pêche
Dans un petit port entre deux roseaux
On l'avait mis à l'amarre
Il appareillait dès qu'il faisait beau
Pour naviguer sur la mare

Mais un jour le petit bateau fit un rêve
A son tour il voulut entreprendre un voyage au long cours
Alors il s'en fut magnifiquement
Tout là bas vers les tropiques
La vie qu'il menait lui donnait vraiment
Des idées misanthropiques

En l'apercevant chaque nénuphar
Craignait qu'un malheur n'arrive
Et le ver luisant qui servait de phare
Lui criait rejoins la rive
Mais il répondit d'un air malséant
Je ne crains pas les déboires
Aussi bien le fleuve et les océans
Ce n'est pas la mer à boire

Quel plaisir de voguer ainsi sur les ondes
Quel plaisir de pouvoir naviguer au gré de son désir
Le ciel est tout bleu et le vent léger
Tous ces braves gens divaguent
Je me moque bien d'ailleurs du danger
Car je n'ai pas peur des vagues

Il ne savait pas qu'à côté de lui
Un canard faisait trempette
Pour notre bateau qui était si petit
Cela fit une tempête
Et rapidement je vous en réponds
Les événements se gâtent
L'eau s'est engouffrée dans les entreponts
Adieu la jolie frégate

Sauve qui peut criait le navire en détresse
Sauve qui peut je ne vais plus jamais revoir le beau ciel bleu
Et tout en pleurant sa vie d'autrefois
Le petit bateau chavire
Ça prouve qu'il faut demeurer chez soi
Quand on n'est qu'un petit navire

(dal sito Paroles-Musique)

Parla dei sogni di questa piccola barca che in fondo sono i sogni di ogni uomo, troppo piccola per contenerli. Ho ritrovato tante cose di me nel testo di questa canzone.

Le Sauve qui Peut, dal sito Infocapagde
L'étang de Thau, la piccola laguna che, assieme alla barca sono stati di ispirazione per Georges Brassens.




martedì 9 ottobre 2012

Question transport

Dal sito Gazelle Des Sables
Finalmente eccola, una bellissima Gazelle des Sables trasportata con la bici perché questo è uno di quei piccoli velieri che, fin dall'inizio, ho creduto si potesse trasportare anche in questo modo.
Ecco come loro stessi commentano le foto:  
"Con quasi 200 unità prodotte dall'Ateliers de La Gazelle des Sables, sono stati collaudati quasi tutti i metodi per soddisfare le vostre esigenze di un trasporto quotidiano molto semplice. A rimorchio o sopra una utilitaria, dietro un camper, dentro un furgone ed infine anche dietro una bici ... un'esperienza inusuale ma funzionale."

Dal sito Gazelle Des Sables


lunedì 8 ottobre 2012

Il Pocket Cruiser del Signor Stevenson

Il Pocket Cruiser ,  dal sito Stevenson Projects

Il Pocket Cruiser della Stevenson Project è certamente uno dei piccoli velieri da me preferiti per i seguenti motivi:

  • è dotato di un armo a cat
  • ha una bella linea classica
  • è un veliero tutto in legno per autocostruttori
  • è abbastanza facile ed economico da realizzare
  • è un cabinato di piccole dimensioni e contenuto in peso
Di seguito riporto l'immagine delle principali fasi costruttive, sembra facilissimo ma la sua realizzazione richiede comunque un discreto impegno. Paul, nel suo blog Buildingaboat ci spiega molto dettagliatamente come lo ha costruito, interessantissime le riflessioni e considerazioni sui "perché" della scelta di costruirsi una barca, nonché la sua ultima avventura che gli è costata una certa fatica nonostante i soli duecento metri di navigazione effettuati. Tutti coloro che si accingono ad acquistare un veliero carrellabile con l'illusione che sia gestibile come un canotto hanno parecchio da imparare da questo racconto: Failure and Umiliation

Le fasi di realizzazione, dal sito Pocket Cruiser
Queste sono le sue caratteristiche principali:
Lunghezza: 4.47 m
Larghezza: 1.75 m
Peso: 250 kg
Persone trasportabili: 4
Cuccette: 2

Pocket Cruiser, wohwooh che barca!
E c'è un bel video di Paul e famiglia che varano la loro nuova barca. Su Youtube si trovano anche interessanti dimostrazioni su come realizzare questo tipo di imbarcazioni: Xarifa Bau



Slow Sailing al Trasimeno

Dalla FOTOGALLERY di Aspirina
Sabato al Trasimeno c'è stato vento dalle tre del pomeriggio fino alle cinque, non molto a dir la verità ma sufficiente per farci procedere placidamente nelle sue acque. La superficie era come l'olio e finalmente non c'erano più le temute alghe che a volte avevano bloccato il timone, insomma un fantastico pomeriggio non troppo caldo ma soleggiato. Abbiamo incrociato un bel Explorer 20, ma non sono sicuro fosse proprio lui, con il gennaker su e procedevamo con tale lentezza che abbiamo avuto il tempo di scambiare due parole con i suoi armatori, " ... se continua così dovremo soffiare" ci hanno detto ed io ho risposto " ... ma a noi va bene anche così" tanto che, forse per premiarci della nostra felicità, Eolo ci ha inviato immediatamente dopo un refolo che ha dato improvvisa velocità alle barche fino alle cinque, ora in cui il Dio del Vento è tornato inesorabilmente nell'Olimpo. 


Ed è in questa occasione che mi è tornato alla mente lo "Slow Sailing Manifesto", uno dei primi e fondamentali testi a cui ci siamo ispirati nel nostro modo di fare vela, oltre alla solitudine e all'essenzialità che ci contraddistinguono. Con piacere ne rievoco i principi:

Qualunque sia la tua barca, che sia a remi o uno yacht di lusso, è il rapporto con lei e con la natura che ti circonda che conta. Indipendentemente dal tempo che ci vivi, dal suo prezzo e dalle attrezzature che ci hai montato, la tua barca non è un altro dei tuoi numerosi possessi, ma piuttosto una piacevole compagna di viaggio con la quale è possibile conoscere la natura, il mare, l'acqua,il vento ma soprattutto te stesso.

Ci devi trascorrere del tempo a bordo della tua barca, anche se solamente in un porto. Fai parte del suo spazio, fai piccoli lavori a bordo, questo aumenterà il tuo senso di appartenenza e rafforzerà i legami con lei.

Dimenticati della fretta e delle preoccupazioni, lasciale sul molo quando alzi le vele. Naviga senza pensare a quando devi ritornare, come se tu stessi per partire per un lungo viaggio. Lascia a casa l'orologio e lascia che sia il sole a guidarti. Se ti dimentichi della velocità e del tempo rimani solo con lo spazio: la natura.

Naviga senza una rotta o una destinazione. Lascia che siano il vento e la tua barca a guidarti, ti porteranno dove essi vogliono. Non pensare alle miglia percorse o di quante ne dovrai ancora fare. Non andare da nessuna parte, vai solo a vela e goditi il momento.

Scollega l'elettronica e naviga come si faceva un tempo, impara a non dipendere dagli strumenti. Quando è stata l'ultima volta che hai preso in mano un goniometro? O hai osservato i movimenti del sole e delle stelle? Fai il punto della tua posizione e segnalo sulla carta. Dimenticati l'indicatore della velocità del vento, senti il vento sulla faccia. Impara l'arte della vela, diventata un vero marinaio.

Scollega il cellulare e spegni la musica, taglia il tuo legame con la terra. Ascolta la natura, l'onda di prua, il lembo della vela, il respiro del vento.

Non mettere il timone automatico, lascia che lo prenda qualcun altro. Quanto tempo è passato da quando sei rimasto disteso sul ponte o seduto a prua? Se sei da solo, lega la barra del timone, regola le vele e lasciati andare. Confida nel tuo equipaggio e sulla tua barca.

Scrivi il diario di bordo, descrivi i viaggi e la tua navigazione, dettaglia e annota i tuoi sentimenti. Poi ritorna sui tuoi appunti e rivivi l'esperienza. Condividi le tue esperienze con gli altri diversi da te in modo che possano migliorare anch'essi.

Corri, se è quello che ti piace, ma non per cercare una ricompensa. Vai, conosci la natura, la barca e te stesso. Non c'è nessuna ricompensa più stimolante di questa.

Non lasciare mai sola la tua barca, lei non ti abbandonerebbe mai.

Contempla la natura un po' per volta, lascia che il suo flusso di energia entri dentro di te e trasmettilo ovunque tu vada.

(Maldestramente tradotto da me medesimo, grazie Joan e Ben: The Invisible Workshop


Tornati in darsena abbiamo cominciato a portare via un po' di materiale da Aspirina, consapevoli che con il freddo alle porte non avremmo potuto più veleggiare, per navigare d'inverno bisogna essere attrezzati e preparati per farlo e noi non lo siamo. Una volta a casa, un po' a malincuore, ho cominciato a riporre le cose al loro posto, in ordine e pulite per la prossima stagione. La prossima volta, già con i primi freddi, sarà per lavare il ponte e l'opera morta, portare via il motore e coprire Aspirina per l'inverno.




domenica 7 ottobre 2012


venerdì 5 ottobre 2012

Portolano del Lago di Como

Schermata della Carta Nautica, dal sito Portolano del Lago di Como

Poiché il principio di non essere pedante vale per tutte le cose che scrivo non mi dilungo ma ritengo assolutamente necessario segnalare questo bel sito, il Portolano del Lago di Como, nel quale c'è tutto quello che serve per navigare in uno dei più bei laghi d'Italia: carta nautica, portolano, approdi, meteo, dove dormire, dove mangiare, punti di interesse, etc.
Nell'osservare alcuni approdi del Lago di Como mi sono accorto che Cernobbio possiede un interessantissimo "porto scivolo", forse unico nel suo genere:   Porto Scivolo di Cernobbio - Via Mapchannels



giovedì 4 ottobre 2012

Il Frenzy, catamarano smontabile

Hullz, dal sito MarcoPoloBoats
Visto che oggi è San Francesco, il mio onomastico, e "il Frenzy" era uno dei tanti nomignoli con cui sono stato appellato mi faccio un regalo, un bel catamarano smontabile che potrebbe piacere anche a tutti coloro che non sono del tutto convinti del "gonfiabile". Gli scafi smontabili da 12 piedi sono la cosa più difficile da trovare nel mercato, nessun problema invece con Marco Polo Boats che produce scafi smontabili che sembrano davvero interessanti e sono disponibili anche a rapide spedizioni con UPS. QUI potete trovare le  loro dimensioni esatte. I 4 pezzi da assemblare degli scafi costano in totale 2000 $ che si dovrebbero trasformare in poco più di 2000 € incluso IVA e spese accessorie.
Per la parte superiore del Frenzy si possono utilizzare le parti di ricambio di catamarani di qualsiasi tipo, dai gonfiabili dei  quali abbiamo già parlato fino agli Hobie Cat, come per esempio il Catsy, acquistando i pezzi nella sezione degli "accessori" oppure realizzandoli senza troppa difficoltà personalmente.

La parte superiore del Catsy
Già, non dimentichiamoci che il "Francis" era anche l'asino parlante del quale andavo pazzo da bambino, quindi il logo di questo bel catamarano smontabile non potrà essere altro che lui.



mercoledì 3 ottobre 2012

Il Manifesto dell'Essere

Erich Fromm, dal Social Network Decrescita Felice

Su questo argomento basai il mio tema all'esame di maturità, assai deludente per tutto il resto ma che mi permise di ottenere il quarantotto finale. Lessi "Avere o Essere?" di Erich Fromm  il giorno prima della prova di italiano e mi portai dietro il libro da tenere sotto il banco tanto che ne citai per intero la frase finale di Albert Schweitzer:

"Le nostre coscienze non possono non essere scosse dalla constatazione che, più cresciamo e diventiamo superuomini e più siamo disumani......."

Fu una formidabile intuizione quella che un libro del genere mi avrebbe salvato in ogni occasione e visto che il titolo verteva sulla "classe operaia" riuscii ad elaborare una quasi "mistica" previsione del futuro: sì all'emancipazione del proletariato, ricordiamoci che eravamo negli anni settanta, ma attenzione a non dimenticarsi che assieme alla cultura dell'avere dovevamo camminare di pari passo con una cultura dell'essere.
Ieri sera, dopo aver visto la trasmissione Ballarò, sono andato a letto sconcertato e umiliato da quanto ho ascoltato e se il sentimento che provo verso tutta la classe politica che ci governa è quanto meno di disgusto non posso fare a meno di considerare che tutto ciò è il frutto della nostra cultura, la cultura dell'avere che ha pervaso questa società proprio dagli anni settanta in poi.
Come riportato in un bell'articolo che ho letto nel Social Network Decrescita Felice, estraggo la parte che va per punti in cui vengono stilate le caratteristiche che dovrebbe riscoprire l'Uomo se vuole continuare a vivere nel rispetto di se stesso e della Terra, secondo Erich Fromm:

  • Disponibilità a rinunciare a tutte le forme di avere, per essere senza residui. 
  • Sicurezza, sentimento di identità e fiducia fondati sulla fede in ciò che si è, nel proprio bisogno di rapporti, interessi, amore, solidarietà con il mondo circostante, anziché sul proprio desiderio di avere, di possedere, di controllare il mondo, divenendo così schiavo dei propri possessi. 
  • Accettazione del fatto che nessuno e nulla al di fuori di noi può dare significato alla propria vita, ma che questa indipendenza e distacco radicali dalle cose possono diventare la condizione della piena attività volta alla compartecipazione e all’interesse per gli altri. 
  • Essere davvero presenti nel luogo in cui ci si trova. 
  • La gioia che proviene dal dare e condividere, non già dall’accumulare e sfruttare. 
  • Amore e rispetto per la vita in tutte le sue manifestazioni, con la consapevolezza che non le cose, il potere e tutto ciò che è morto, bensì la vita e tutto quanto pertiene alla sua crescita hanno carattere sacro. 
  • Tentare di ridurre, nel limite del possibile, brama di possesso, odio e illusioni
  • Sviluppo della propria capacità di amare, oltre che della propria capacità di pensare in maniera critica senza abbandonarsi a sentimentalismi. 
  • Capacità di rinunciare al proprio narcisismo e di accettare le tragiche limitazioni implicite nell’esistenza umana. 
  • Fare della piena crescita di se stessi e dei propri simili lo scopo supremo dell’esistenza. Rendersi conto che, per raggiungere tale meta, sono indispensabili la disciplina e il riconoscimento della realtà di fatto.
  • Rendersi inoltre conto che una crescita non è sana se non avviene nell’ambito di una determinata struttura, ma in pari tempo riconoscere le differenze tra la struttura intesa quale un attributo della vita e l’”ordine” inteso quale un attributo della non vita, di ciò che è morto. 
  • Sviluppare la propria fantasia, non come una fuga da circostanze intollerabili, bensì come anticipazione di possibilità concrete, come un mezzo per superare circostanze intollerabili. 
  • Non ingannare gli altri, ma non lasciarsene neppure ingannare; si può accettare di essere definiti innocenti, non ingenui. 
  • Conoscere se stessi, intendendo con questo non soltanto il sé di cui si ha nozione, ma anche il sé che si ignora, benché si abbia una vaga intuizione di ciò che non si conosce. 
  • Avvertire la propria identità con ogni forma di vita, e quindi rinunciare al proposito di conquistare la natura, di sottometterla, sfruttarla, violentarla, distruggerla, tentando invece di capirla e di collaborare con essa. 
  • Far proprio una libertà che non sia arbitrarietà, ma equivalga alla possibilità di essere se stessi, intendendo con questo non già un coacervo di desideri e brame di possesso, bensì una struttura dal delicato equilibrio che a ogni istante si trova di fronte alla scelta tra crescita o declino, vita o morte. 
  • Rendersi conto che il male e la distruttività sono conseguenze necessarie del fallimento del proposito di crescere. 
  • Rendersi conto che solo pochi individui hanno raggiunto la perfezione per quanto attiene a tutte queste qualità, rinunciando d’altro canto all’ambizione di riuscire a propria volta a “raggiungere l’obbiettivo”, con la consapevolezza che un’ambizione del genere non è che un’altra forma di bramosia, un’altra versione dell’avere. 
  • Trovare la felicità nel processo di una continua, vivente crescita, quale che sia il punto massimo che il destino permette a ciascuno di raggiungere, dal momento che vivere nella maniera più piena possibile al singolo è fonte di tale soddisfazione, che la preoccupazione per ciò che si potrebbe o non si può raggiungere ha scarse possibilità di rendersi avvertita.
Bé, questa è la risposta a tutto ciò che abbiamo vissuto, sentito ed ascoltato in questi ultimi vent'anni della nostra storia, certo non siamo passati attraverso la violenza e la disperazione che hanno vissuto i nostri genitori e i nostri nonni con le grandi guerre ma di sicuro le nostre anime si sono svuotate dei valori rendendoci degli animali alla ricerca di quel cibo chiamato ricchezza, dimenticandosi cosa siamo: "uomini".

Anch'io ho fatto molti sbagli nella mia vita e non sono certo un santo, intravedo però di nuovo un cammino al quale ho creduto in giovane età.

Era proprio così la copertina del libro della Mondadori



Un petit voilier à Calvi, le Sun Fast 20

Vacances en voilier mini-croiseur Sun Fast 20 à Calvi

Davvero bello questo video, una vacanza in Corsica con un fantastico Jeanneau Sun Fast 20, piccolo veliero facilmente trasportabile che, a questo punto, ritengo sia il caso di menzionare con qualche particolare in più.

Un bel Sun Fast 20 parcheggiato vicino ad Aspirina
Queste sono le sue caratteristiche tecniche principali:
Lunghezza: 6.40 m
Larghezza: 2.40 m
Pescaggio: 0.25 - 1.30 m
Peso: 780 kg
Zavorra: 280 kg
Sup. velica: 19 mq


A me personalmente è sempre piaciuta molto questa barca, è tra i primi posti fra i piccoli cabinati che consiglierei per i seguenti motivi:
  • è bella esteticamente
  • è facilmente trasportabile poiché è sufficiente un auto che possa trainare 1200 - 1300 kg
  • è molto curata negli interni e negli esterni
  • si trova nel mercato dell'usato a prezzi relativamente bassi incluso il carrello
  • ha tutto quel che serve ma non di più
  • standard qualitativi Jeanneau e relativo mercato di riferimento

Di serie ci sono installati il bompresso ed il fiocchetto autovirante con un piano velico che, come avrete immaginato, è molto simile al mio e che per le barche piccole credo sia una soluzione assolutamente conveniente.

Bompresso e autovirante, li dovrebbero avere tutte le "piccole"
Visto che ci siamo, se volete sapere qualche cosa di più su Calvi e la Corsica:

Calvì, Cité de Cristophe Colomb, dal Portale Odyssea


martedì 2 ottobre 2012

Pieghevole o smontabile?

Barletta 2010, dal sito Paper8
Non ce ne sono moltissime di barche a vela pieghevoli o smontabili ma quelle in commercio sono davvero interessanti, estremamente facili da trasportare, da assemblare, da utilizzare ed infine da immagazzinare, occupando pochissimo spazio dimenticandosi di averla fino alla "prossima". Una di queste è il divertentissimo Paper8, ma esiste una sua gemella inglese del tutto simile che si chiama Seahopper.

Dal sito Seahopper Fonding Boats
Non mi dilungo sulle caratteristiche tecniche che ciascuno di voi potrà valutare direttamente nei siti web dei fabbricanti, preferisco fare una "carrellata" delle principali che ho trovato in commercio e non. Un altro modello è la nota Porta-Bote, prodotta in Germania e con la quale ci si vedono fare delle cose impensabili. Anche di questa pieghevole ce n'è un'altra versione del tutto similare chiamata Banana Boot.

Dal sito Porta-Bote
Una pieghevole di cui si è parlato tanto ma che ancora non si è vista in commercio è l'Urban Skiff di Yanko Design, peccato è veramente deliziosa e pratica.

Dal sito Yanko Design
Ma non è finita qui, infatti se sicuramente in giro si trova qualche altro modello di barca pieghevole sono di notevole interesse anche le "smontabili", per farla breve i veri "ikea dinghy" e non la "sòla" che ci aveva propinato una famosa rivista tedesca. Di questa famiglia ci sono i classicissimi Nestaway Dinghy di cui abbiamo già parlato.

Dal sito Nestaway Boats
Esiste anche un prodotto italiano appena uscito, il Calypso 12, dal design assolutamente innovativo.

Dal sito Calypso 12
E non bisogna dimenticarsi quella che è la più interessante per chi in acqua ci vuol passare tanto tempo ed in comodità, l'Ezyboat.

Dal sito Ezyboat
Certamente, assieme a quello dei gonfiabili, questo è un mondo della nautica tutto da scoprire e valorizzare ma state pur certi che c'è chi se la gode, nel filmato sopra la pieghevole c'è Luca, quello che è andato da Mestre a Prematura con Lazy Lady.  Grande Luca, speriamo di vederti presto su RAI1.
Belle foto del Paper8 e del Calypso 12 si trovano nel Blog Piccolebarche: Venezia - Salone Nautico 2012



domenica 30 settembre 2012


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