Proprio oggi nella rivista francese online
actunautique si lancia un sondaggio d'opinione molto scottante per tutti coloro che possiedono una barca carrellabile/ trasportabile, a vela e non, così posto:
"Tra i sistemi più semplici ed economici per navigare ci sarebbero le imbarcazioni trasportabili se non fosse per il fatto che l'accesso all'acqua sta diventando troppo complicato se non impossibile. Cosa ne pensate? Il dibattito è aperto!".
E qui si entra in un vero e proprio ginepraio perché le problematiche da affrontare sono diverse e sotto diversi punti di vista.
Carrellabile o trasportabile?
Il primo interrogativo riguarda la dimensione della barca e se la si può trasportare con un carrello o con un trolley, quindi se la si può varare da una struttura portuale o da una spiaggia.
In ambedue i casi le regole ci sono e devono essere rispettate.
Porto/ carrello
Il problema non dovrebbe essere del diportista ma del gestore della struttura portuale. Uno scivolo, come ho più volte asserito, fa parte del "marina" e come tale deve essere mantenuto e gestito. Anche se in cemento armato lo scivolo richiede una costante manutenzione, nonché una progettazione a monte che dovrebbe rispettare regole tecniche, di sicurezza e di buon senso. Questo significa che la pendenza dovrebbe essere accettabile per qualsiasi tipo di veicolo, così come l'orientamento, la posizione, l'accesso, la protezione dai frangenti, etc.
Premesso ciò vi renderete conto che il cosiddetto "scivolo libero" è quanto di più rischioso ed improbabile che possa esistere. Chi si può prendere la responsabilità di gestire, che sia un'amministrazione pubblica o un privato, una struttura/ servizio che potrebbe causare un danno agli utenti?
E con questo è detto tutto poiché fatte le dovute premesse la gestione di uno scivolo implica dei costi che, se volessero, si potrebbero in ogni caso accollare l'amministrazione pubblica o il gestore privato, altrimenti dovrebbero essere fatti pagare agli utenti, così come quando si utilizza la gru.
E' ovvio che questi ultimi dovrebbero essere ragionevoli, infatti se così fosse molti più diportisti si potrebbero avvicinare a questo tipo di nautica portando maggiori vantaggi economici al gestore. L'equazione è semplice: meno spesa = più utenti = maggior profitto = meno problemi.
Purtroppo questo tipo di equazione non rientra nella mentalità tipica dello squalo nostrano che, come vale per gli scivoli vale anche per tutto ciò che riguarda i servizi che ruotano intorno alla nautica da diporto, affonda i suoi denti sul primo malcapitato cercando di trarre il maggior profitto non pensando che, a lungo andare, questo modo di fare scoraggia tutto il settore della nautica da diporto.
In aggiunta, per coloro che dovessero utilizzare lo scivolo e parcheggio per lunghi periodi, potrebbero essere previsti degli abbonamenti. Con questo ultimo ragionamento ho introdotto anche il tema parcheggio che non può essere slegato dallo scivolo, infatti dove li lasci auto e carrello? In mezzo ad una strada? Tutto ciò forma una struttura di tutto rilievo a cui potrebbero essere aggiunti servizi igienici e di ristoro, aree verdi, pic-nic, aree di lavaggio, etc. In questo modo chiunque sarebbe ben contento di pagare un servizio di qualità efficiente ed in ogni caso molto più economico di quello previsto per un ormeggio in una "marina" tradizionale. Tutto questo è il cosiddetto porto "verde" o a "secco" di cui abbiamo parlato tante volte.
Spiaggia/ trolley
Dopo aver posseduto per lunghi anni una barca carrellabile, anche se a dir la verità l'ho trasportata molto poco, mi sono orientato verso una piccola barca cosiddetta "da spiaggia". Che la si trasporti sul tetto dell'auto o con il carrello poco importa, l'unica cosa che conta è che la si possa varare da spiaggia con un piccolo trolley.
Anche in questo caso, poiché le regole sono rigide, il problema non dovrebbe essere del diportista ma del gestore della spiaggia che si dovrebbe preoccupare di realizzare un corridoio apposito per lo scorrimento delle barche, una piccola area di sosta per le stesse a terra, ed infine un corridoio di lancio in mare per proteggere i bagnanti.
Capisco che tutti i cosiddetti "bagni" non possano prevedere tali strutture, sarebbe sufficiente da parte delle amministrazioni pubbliche pianificarne la presenza ogni tanti chilometri di costa in modo da soddisfare le esigenze del diportista piccolo piccolo, come oggi sono io.
Sinceramente sarei ben contento di pianificare il mio week end al mare in una struttura organizzata, pagando una cifra giornaliera che mi potesse garantire, spazi, efficienza, agio e sicurezza per le mie uscite in deriva (o gommone se lo avessi).
Quindi le stesse identiche considerazioni finali fatte al punto precedente valgono anche per i gestori delle spiagge, esattamente tali e quali.
Quindi rispondendo al quesito posto nella rivista francese potrei tranquillamente rispondere così:
"La problematica deve essere affrontata e pianificata dal punto di vista finanziario ed economico, oltre che sociale, da parte dei gestori e degli amministratori pubblici, credendo in un tipo di STRUTTURA PORTUALE/ SPIAGGIA efficiente ed alla portata di un vasto numero di utenti. Qualsiasi tipo di nautica si pratichi l'arte di arrangiarsi o l'esclusione, come è stato fatto finora, non è né accettabile, né proponibile, né responsabile. In questi termini le responsabilità sono tutte dalla parte dei gestori e degli amministratori pubblici, a volte inefficienti, a volte insensibili alla nautica popolare, quasi sempre incapaci".