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mercoledì 29 settembre 2021

Procida dalle origini ai giorni nostri

La storia di Procida dalle origini ai giorni nostri secondo Michele Parascandolo, del 1893, ora visualizzabile online. Ci sono anche i miei antenati di nonna materna.

Nel libro c'è scritto che nel terreno dei Guarracino posto nei pressi dell'attuale Palazzo Guarracino alle Centane furono trovati i resti di un uomo di dimensioni innaturali per il tempo, molto grandi. L'ipotesi è che fosse stato uno schiavo di origine germanica e i procidani abitanti quei luoghi antichi navigatori romani, nel mio caso forse i "corvinus", da cui "coracinus" o "corazzino" e poi "guarracino".







martedì 19 gennaio 2021

E' Procida la Capitale della Cultura 2022

 

Il San Michele Arcangelo fatto commissionare dal mio antenato Francesco Antonio Guarracino per l'omonima Abbazia posta nella Terra Murata di Procida

Franceschini: ci accompagnerà nell’anno della ripartenza e della rinascita 

È Procida la capitale italiana della cultura per il 2022. Lo ha comunicato in diretta zoom il ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini al termine della selezione svolta da una giuria di esperti presieduta dal prof. Stefano Baia Curioni. “Complimenti a Procida che ci accompagnerà nell’anno della ripartenza e della rinascita” ha dichiarato il ministro Franceschini dopo aver letto le motivazioni della scelta. 

Ecco le motivazioni della Giuria lette dal Ministro 

“Il progetto culturale presenta elementi di attrattività e qualità di livello eccellente. Il contesto di sostegni locali e regionali pubblici e privati è ben strutturato, la dimensione patrimoniale e paesaggistica del luogo è straordinaria, la dimensione laboratoriale, che comprende aspetti sociali e di diffusione tecnologica è dedicata alle isole tirreniche, ma è rilevante per tutte le realtà delle piccole isole mediterranee. Il progetto potrebbe determinare, grazie alla combinazione di questi fattori, un’autentica discontinuità nel territorio e rappresentare un modello per i processi sostenibili di sviluppo a base culturale delle realtà isolane e costiere del paese. Il progetto è inoltre capace di trasmettere un messaggio poetico, una visione della cultura, che dalla piccola realtà dell’isola si estende come un augurio per tutti noi, al paese, nei mesi che ci attendono. La capitale italiana della cultura 2022 è Procida”. Roma, 18 gennaio 2021 

Fonte: Ufficio Stampa Mibact


giovedì 12 marzo 2020

Cenni storici intorno alla Città ed Isola di Procida



La storia meravigliosa dell'Isola dei miei antenati procidani, marinai fin dal tempo di Giovanni da Procida, Federico II, Manfredi, Re Carlo ed infine Re Roberto e Sancha d'Aragona.

La statua in argento e oro di San Michele Arcangelo nell'omonima Abazia in Procida
La statua del Glorioso San Michele Arcangelo nella omonima Abbazia in Terra Murata costò cinquanta ducati. Una totale e assoluta meraviglia realizzata dall'argentiero orefice Nicola Avellino su disegno di Antonio Domenico Vaccaro e voluta, appunto, dall'allora Governatore della Chiesa nel 1727.

sabato 28 dicembre 2019

Gli scivoli di Marina della Chiaiolella a Procida



Di scivoli alla Marina della Chiaiolella a Procida ce ne sono due, uno accanto all'altro e mi ci è voluto di andare a vedere quei luoghi nel corso della mia ricerca genealogica per ricordarmeli effettivamente come li ho visti una cinquantina di anni fa, solo grazie a Sreet View di Google ho potuto risvegliare quei bellissimi ricordi.

E quello sulla destra sono io con la mamma e mio fratello Giuseppe nella vigna della mia famiglia a Procida.




lunedì 31 luglio 2017

52 Idiozie da Non Fare in Barca






52 Idiozie da Non Fare in Barca di Davide Besana - Nutrimenti Mare
La Rachele, tornata dalle sue vacanze a Ischia e Procida alla scoperta delle terre e del mare della mia nonna materna, mi ha portato il più gradito regalo, un bel libro, questa intitolato "52 Idiozie da non Fare in Barca", di Davide Besana. 
Il libro è un'esilarante raccolta a fumetti di tutto ciò che non è molto raccomandato da fare in barca e se nella sua presentazione si legge che vi "si mescola il serio e l'assurdo" posso affermare con assoluta sincerità che il più delle volte è proprio l'assurdo a governare l'esistenza a bordo delle nostre beneamate barche e con altrettanta sincerità posso confessare che delle 52 idiozie da non fare in barca elencate in questo libro ne ho commesse come minimo 40, spesso ripetitivamente. Le peggiori? "smanacciare", "fidarsi del motore e, ahimè la peggiore di tutte, "fingersi giramondo".
Sicuramente un buon regalo da fare agli amici velisti.

La Rachele affacciata sul porto della Corricella dalla Terra Murata di Procida


martedì 13 dicembre 2016


giovedì 11 agosto 2016

Il Presepe dei Pescatori a Procida



Ogni tanto mi prende la nostalgia ed entro su StreetView a girellare per le strade di Procida con la speranza che vi abbiano inserito anche le vie che frequentavo di più, le case della famiglia di mia nonna in via Cavour o la spiaggia della Chiaia appartenuta allo zio Andrea e poi anche a mia madre.
Credo che il nucleo originario della famiglia avesse una casa nei terreni di Ciraccio, ancora di proprietà dei cugini, per poi ingrandirsi nell'ottocento acquistando un complesso che comprendeva l'ex carcere di Procida, posto proprio lì prima che le scelte scellerate degli amministratori di allora trasformassero un Palazzo Reale in Penitenziario dove fu trasferito.
Carlo III di Borbone, amante della caccia che trasformò tutta l'isola in una riserva, ebbe quasi certamente come guardiacaccia reale un mio trisavolo, quello che fu incaricato di accertarsi che nessun gatto fosse più presente ad infastidire lepri e fagiani. Ho trovato il suo nome nella ricerca condotta nel post "L'amaro destino dei gatti di Procida al tempo dei Borboni", anche se sappiamo bene che la fortuna della famiglia crebbe grazie alla navigazione, come per quasi tutti i procidani .
Oggi mi è cascato l'occhio su questo meraviglioso Presepe dei Pescatori realizzato nella chiesetta all'interno della Terra Murata, il Castello Borbonico dei D'Avalos, oggi in stato di semi abbandono, almeno per quello che so  .... e poi basta guardare fuori dalla porta aperta.
Io mi chiedo come ancora sia possibile che Procida, un gioiello del genere non sia stato inserito, e posto sotto tutela, nel Patrimonio dell'Unesco, e non solo la Corricella come alcuni hanno ventilato ma tutta l'isola.
Io credo che se, a questo punto, i procidani facessero pagare un biglietto d'ingresso, come l'isola meriterebbe, forse qualcuno si prendere maggior cura di questo immenso tesoro.
E' uno scandalo e una vergogna inimmaginabile.

Io, mamma e mio fratello nel terreno di Ciraccio, al tempo che fu

martedì 12 gennaio 2016


domenica 9 febbraio 2014


venerdì 20 dicembre 2013

La Corricella, lo scivolo più bello del mondo


Se l'abbiamo detto di Procida lo dobbiamo dire anche di questo scivolo situato nel porticciolo della Corricella.  I questo luogo, forse proprio nel terrazzo che si vede davanti, ci venivo negli anni sessanta da bambino a mangiare la pizza, quando ancora era un pasto "povero"; la pagavamo 300 Lire che, convertite con la TABELLA di rivalutazione, corrispondono a circa 3 € di oggi. Un luogo meraviglioso che quest'Italia non merita. 
Non dimenticatevi che Procida è inserita nell'Area Marina Protetta del Regno del Nettuno pertanto bisogna fare attenzione a rispettare i vincoli relativi alla suddivisione delle ZONE.


mercoledì 25 settembre 2013


lunedì 8 aprile 2013

Riapre Vivara?



Sono tornato indietro nel tempo di ben 45 anni, quando visitavo Vivara con il babbo e i miei fratelli, a piedi scalzi, alla ricerca del tesoro dei pirati. Dopo anni di chiusura e abbandono l'hanno aperta su prenotazione e parlano di riaprirla, forse l'anno prossimo. Vivara, assieme alla Terra Murata e l'ex Carcere, è uno degli immensi tesori abbandonati di Procida, una di quelle cose che se abitassimo in uno dei qualsiasi paesi civili del mondo ci sarebbe una fila un chilometro per andarli a vedere.
Nell'ascoltare le parole degli intervistati mi si è stretto il cuore, nel vedere l'abbandono più totale, nel sentir parlare di una messa in sicurezza alquanto discutibile e di fondi che non arrivano mai. Ma in che paese viviamo?
Ieri Maroni ha restituito i diamanti di Belsito alle sezioni! Ma non si è vergognato? Credo che tutto quello che è riuscito a rubare uno solo tra le migliaia di anonimi delinquenti che ci amministrano e che stanno depredando questo paese sarebbe bastato a salvare Vivara e a mantenere decine di persone che avrebbero potuto lavorare nel suo indotto, come ricostruzione, manutenzione e gestione..
Sono costernato, scandalizzato, umiliato e offeso da questa massa di cialtroni che simulano di governarci pensando solamente al loro portafoglio. Credo che sia ora di farla finita, ma non con le urla e le offese, semplicemente mandandoli a casa, incluso chi si è arricchito con i soldi della mafia e ancora non gli basta.

"Dopo ben 11 anni riapre Vivara! Un vero evento al quale non potevamo mancare. Insieme a a noi a farci da guida, l'avv. Mariano Cascone presidente dell'ente "Albano Francescano", proprietario dell'isolotto e Gianluca Capodanno, Consigliere del Comune di Procida che tanto si sono battuti per la riapertura di un vero angolo di paradiso dove vivono specie botaniche e animali molto rari. Vivara viene considerata attualmente l'unica vera macchia Mediterranea ancora incontaminata in Italia. Interviste di Guglielmo Taliercio. RVM Max e Antonio Noviello."



lunedì 26 novembre 2012

L'amaro destino dei gatti di Procida al tempo dei Borboni

immagine tratta da "Da Napoli a Procida, passeggiata"

Nel ricercare notizie sul ramo procidano della mia famiglia mi sono imbattuto in questa triste e alquanto singolare storia. Le fonti mi hanno dato informazioni insperate, ma ......

".... Lo stesso governatore scrisse poi al Fogliani (il 2 marzo 1755) d'avere, mercè una spia regolata, scoperto che i Domenicani di SM Margherita tenean nascosto un gatto " tutto bianco con una macchia cannellina sul capo „. Fattoselo consegnare, quantunque i frati negassero d'averlo, lo aveva fatto uccidere da un birro. Il Fogliani (passato da Tor Guevara a Caserta) rispose, 1'8 marzo 55, che non restava altro da fare."

"Il luogo dove si sbarca a Procida è una calata. lunga quanto la Città, che chiamasi La Marina di S. Maria Cattolica. Nulla ivi attrae l’attenzione del viaggiatore, se .non che é da osservarsi che la Città stessa è congiunta verso levante con un borgo chiamato la Madonna delle Grazie, costrutto sopra di quel colle, cui fa corona un magnifico castello. Questo forte, è ora, sguarnito di truppa e di cannoni: trovasi in esso un palazzo reale che i viaggiatori non sono soliti di visitare dacché è smobigliato. Sull'alto del Castello vedesi un Semaforo, che, verso Levante, corrisponde con quello di Capri. Dal terrazzo sul quale questo telegrafo è piantato , si gode una stupenda veduta dei due golfi di Napoli, e di Gaeta. ma dopo di aver contemplato quell’ampio spazio pieno ai rimembranze istoriche, non che di naturali curiosità, l’occhio dell’osservatore è con non minore diletto attratto verso la soggiacente Isoletta tutta amena e tutta fertile, che pare una gentil miniatura. Conteneva essa una volta tre Reali caccie di fagiani che ai particolari era proibito sotto gravi pene l’uccidere. Questi stabilimenti vennero distrutti nei tempi revoluzionari. Niuna anticchità si osserva in quest’Isola, che é interessantissima a motivo del suo fecondo territorio, e per l’industria degli abitanti, non meno che per importanza marittima , quantunque, non sia molto distinta nella storia dei tempi antichi. Gli storici l’hanno mentovata per dire che una volta formava parte della vicina Isola d’Ischia , da cui, secondo essi , l’avrebbe separata la violenza dì iin terremoto. Quest’opinione per altro non era generale neppur fra gli antichi, giacché Strabone dice che Procida era stata divisa dal capo Miseno. Alcuni naturalisti moderni , poi, analizzate le rispettive terre, onde sono composti questi diversi luoghi , hanno impugnata la possibilità di queste supposte separazioni. I primi abitanti di Procida furono una colonia di Calcidiesi ed Eritresi , di quegli stessi popoli, cioè, che anticamente occuparono Ischia. Quest' Isola acquistò celebrità per effetto del Vespro Siciliano, avvenuto nel 1282, essendo essa la Patria di quel Giovanni , promotore famoso di tale insurrezione. Egli era altronde feudatario dell’Isola, che , in conseguenza del vespro , gli venne confiscata , ma la ricuperò nell’ anno 1339, ed ottenne allora dal Re di Napoli la facoltà di venderla. Dalla sua famiglia passò infatti ad esser proprietà di altra, chiamata Cossa, e da questa ad altre , finché , soppresso nel Regno di Napoli il sistema feudale , divenne intieramente soggetta alla Corona. Il territorio di Procida è in massima parte composto di ceneri, e frammenti di lava, il che veramente par che giustifichi l’opinione che fosse una volta porzione d’Ischia. L’Isola ha sette miglia di circonferenza, e,. supposto che il viaggiatore, per farne il giro, si piarta dal Borgo di S. Maria Cattolica , e si dirigga a Ponente, incontrerà un dopo l’altro , i villaggi di Punta di Ciopeto, Cottamo , Ciracci , o Campo Inglese (quivi era una Caccia Reale), Chiajolella, Punta di Socciaro, Perillo (sul di cui territorio vi era un’altra Caccia del Re), Centano, Bosco, o Boschetto (ov’era una terza Reale Riserva ) Ulmo, Coricella , e la Madonna delle Grazie. Tanti villaggi in una piccola isola , danno da se stéssi un’idea dell’esser ella straordinariamente popolata; ci ricordiamo infatti di aver letto in qualche Statistico, che in proporzione della sua superficie, Procida è la più popolata terra del globo. Contiene da 14000 anime , e anticamente ne avea 18000. Nella sua circonferenza quest’Isola presenta diverse cale sabbiose, fra le quali evvi a Ponente quella di Chiajolella ove si costruiscono sovente dei bastimenti, ma il porto più frequentato, è quello della Città , il quale fa parte del canale fra Procida, e la Terraferma. I procidani posseggono un centinajo di grossi brigantini, e sono generalmente tenuti per buoni marinaj. La terra è sommamente fertile: produce principalmente del vino, e i frutti ivi maturano cosi primaticci che si mandano a Napoli ove si vendono cari. Vi si fabbrica una pìccola quantità di seta, e vicino alla costa , cioè fra il porto, e la Punta di Ciopeto, vi si mantiene una tonnara che da Maggio a Settembre somministra lucroso impiego a quegli abitanti. Il viaggiatore, o dopo di aver fatto il circuito dell’Isola, o andando direttamente dalla Città, dovrà recarsi a Chajolella, che ne è distante un miglio. La strada é perfettamente piana, e piacevolmente abitata. Chiajolella giace alla punta opposta dell’Isola, e vi si trovano facilmente dei battelli per passare ad Ischia. La distanza fra le due isole è di circa tre miglia. L’Isoletta disabitata, che vedesi vicino a Chiajolella, si chiama Bivaro, o Vivaro. Ivi esiste una Caccia Reale di Conigli ed è protetta da un fortino.
Estratto da: Nuova guida di Napoli, dei dintorni, di Procida, Ischia e Capri".

Pozzuoli la Terraferma, da "Da Napoli a Procida, passeggiata"

"Graditissima al Re, sin da’ primi tempi, fu l’isola di Procida, dall’aria saluberrima e dall’abbondante caccia a’ fagiani; stata già delizia di un giorno a Filippo V, che aveal confiscata all’austricante marchese Del vasto, Michelangelo D’Avalos. Questi riebbe l’isola da Carlo d’Austria, ma, vissuto lui a morte indi a poco, passata l’isola in retaggio al nipote Giambattista d’Avalos, la restaurazione borbonica trovò oberato di debiti il nuovo signore. Poté quindi, irretendolo né processi, facilmente rimettere Procida in proprietà del Re. Sequestratene sin da principio le rendite, subito si provvide, con ordini rigorosi e minuziose misure, (imposte in nome del “clementissimo” sovrano), perché nulla vi turbasse l’agevolezza della caccia reale e ne scemasse l’abbondanza.
L'isola di Procida fu il primo de’ “siti reali”. Gli ordini emanati per essa, le opere e i mutamenti eseguitivi possono tipicamente rappresentare quanto via via si venne praticando negli altri luoghi elevati all'onore di reali delizie. Il vecchio castello feudale, sul ciglione nordorientale dell'isola, sicuro, in alto, sul Canale , divenuto palazzo del re, fu riattato, rinnovato, ingrandito, decorato . Cosi si fece negli altri luoghi , costruendo di pianta dove, come a Persano, mancava un palazzo, o una villa, o una casa di riposo,. Que’ lavori durarono sia quasi al termine del regno di Carlo . Si sparsero ovunque gli ordini rigorosi, perché nulla disturbasse la reale delizia . Principalmente a quel fine, furono preposti Intendenti a què siti col soldo, che, durante il regno di Carlo, giunse a 1200 ducati , oltre la grazia della carrozza con due cavalli, cocchiere e livrea."

Nelle note si scrive ancora, ed è davvero interessante:

"Essendosi V. M. degnata comandare che coli' occasione del sequestro ordinato, e da noi eseguito, delle rendite dell'Isole di Procida ed Ischia, avessimo dovuto tenere special cura, e pensiero della Caccia, che vi è in quella di Procida, riservando la medesima sol' al suo divertimento, e dando tutte le disposizioni e previdenze opportune per lo maggior suo accrescimento, e perchè niuno ardisse ammazzare alcun Faggiano, Coniglio o altro animale abbile a cacciarsi; Dopo adempiti colla maggior vigilanza ed attenzione, ch'abbiam saputo, i suoi Clementissimì Comandamenti, eccoci ad umiliare alla sovrana sua intelligenza ciò che ci è riuscito fare per l'accerto del R. Servigio, e de' R. sovrani suoi cenni. Non ha dubbio, S. R. M. , che la Caccia, specialmente de' Fagiani trovai presentemente diminuita, e di molto, da quella ch'era nell'isola di Procida per cagione forse del poco genio, che avevavi il March. del Vasto, di cui avvedutisi i suoi offici hanno atteso più tosto a distruggerla che a conservarla. Il primo passo da noi dato per porla e presto in sistema, è stato di far numerare colla più soprafina diligenza, che si è potuto, e che altre volte si è pratticata, i Fagiani tutti che sono nell'Isola. A quest' effetto abbiam prescelto i migliori e più esperti Cacciatori e di Procida e d'Ischia, ch'avendo girata l'intiera Isola per lo spazio di tre giorni continui coll'assistenza de' nostri attuarij, ne giunsero a numerarne novantanove... Questo num. 99, anzi sino a Cento Fagiani, l'abbiam consegnati a Persone che si sono obbligate presso fatti di mantenerli, conservarli, ed esibirli ad ogni ordine di V. M, e nel caso di mancanza di uno o più di essi pagarne il prezzo a ragione di Ducati Venti l'uno... Abbiam fatto un Banno rigorosissimo, dichiarando tutta la Caccia di quest'Isola riservata sol' al divertimento R.le della M. S. e a tutti proibita. Specialmente abbiam vietato l'ammazzare i Fagiani, Conigli e qualunque specie d'Animali abili a cacciarsi, sotto pena a' Nobili di Ducati 50000, e di anni sette di Presidio chiuso; e agli Ignobili di Ducati 200, e di anni sette di Galea... Abbiam proibito generalmente in tutta 1'Isola, sue pertinenze e distretto lo sparo delle scoppette, ed a miccij ed a Grillo, sotto pena di Ducati 50 ecc.. E sol' abbiamo limitata questa proibizione di sparare nel Caso, in cui fusse, che Iddio non voglia, quell'Isola invasa da' Corsari, ò da Nemici. Abbiamo sotto ristesse prime rigorose pene proibito 'l far molestare o disturbare gli Animali suddetti con mazze, mazzarelle, canne appuntate o spontate, chiappitelli, pietre o altro istrumento di qualsivoglia sorte, siccome pur l'introdurvi o tenervi Foretti, a riserva dell'un di questi, che presentemente vi è, e del quale dovrà tenere special cura il Capocaccia da noi destinato , acciò quando la M. S. si compiacerà passare a quel divertimento se ne possa valere per cacciare i Conigli dalle Tane. Abbiam di più stabilito che, contravenendo a tali ordini le Persone Ecclesiastiche , le pene si eseguano a dirittura contro i lor Congiunti più prossimi ... Abbiamo privilegiata la prova delle Contravenzioni, stabilendo che bastino a convincere i Rei le deposizioni di un Testimonio di veduta, e di due altri de audito: Che le penne de' Fagiani ritrovate in Casa di qualched'uno, o in qualche Bosco siano indizio bastante alla Tortura.., e che la scoppetta ritrovata addosso a qualcheduno dopo intesa la botta dello sparo, faccia pur indizio a tortura... Né abbiamo omesso di promettere la metta delle sudo pene pecuniarie a chi rivelerà i Trasgressori.., siccome pur d' incaricare al Capocaccia, che invigili, acciò intomo i luoghi della Caccia, ninno tenghi Cani, o Gatte, che possano disturbarla... Capocaccia che abbiam destinato... è Andrea Guarracino... senza mercede... Per custodire però , mantenere ed aumentare la Caccia di tutte sorti d'animali, è stato prezzo eliggere otto altri Cacciatori, i quali a vicenda devono girar notte e giorno col soldo di Carlo III 15 per ciasched'uno il mese, che importano in tutto Ducati 12 per mese.. „. Come esempio caratteristico de' rapporti che usavano avere que' cacciatori col sovrano, presento qui una supplica d'uno di essi (Siti Reali, fase. 2*): S. R. M. = Signore = Francesco Schiavo. Capo Cacciatore della R. Caccia de Fagiani di V. M nell'Isola di Procida, umilmente rappresenta, come per la Dio grazia in'quest' anno l'allievo di detti Fagiani si spera possa essere più aumentato dell'anno passato, atteso che le cove si vedono, che passano più di venti, ed in buona parte di essi, sono di già usciti alla luce li Fagianelli appresso alle loro Madri, e tanto da esso supplicante, quanto dagli altri Cacciatori si sta con tutta la vigilanza possibile, acciò non .sia danneggiato il detto aumento, affinchè V. M. possa ritrovarne gran numero per maggiormente divertirsi in quella Reale delicia. Perlochè posto a piedi di V. M. la supplica degnarsi darli licenza da potersi accasare; giacche essendosi V. M. per la Dio grazia accasato, il supplicante promette a V. R.i M. non accasarsi, se prima non si accasava V. R. M., della qual grazia si compromette il Supplicante, e tutta la sua famiglia di pregare il Sig. Iddio per la lunga, e buona salute di V. M , e della Regina Nostra Signora con felicissima Prole per maggior Consolazione delli suoi Regni e fedelissimi Vassalli, ut Deus „. . Per l'opposto, circa le condizioni fatte da' bandi sovrani alla rimanente popolazione, si ebbero conseguenze deplorevoli sempre, pur quando non furono tragiche. É noto ciò che narrò il Dumas, 57, del precidano refrattario all'ordine di sterminio de' gatti. Prima di lui, lo Spiriti, IV, aveva narrato che, imposto agi' isolani di Precida di sterminare tutti i gatti , perchè infesti a' fagiani , se ne moltiplicassero tanto i topi da venirne spesso, oltreché rosi i frutti de' campi e quanto occorre alla vita, tronco il naso e cavati gli occhi e le guancie ai bimbi per avventura lasciati soli a casa dalle madri. Quanto alla revoca dell'editto insensato, affermata dal Dumas, in seguito alle minaccie della popolazione furibonda, consta ch'esso era in pieno vigore ancora presso al termine del regno di Carlo. Il governatore di Precida infatti, Domenico Pattolini , scriveva al ministro Fogliani, l'8 gennaio del 1755: * Avendo discoperto nonostante il rigoroso Banno penale che feci pubblicare con tra gli Ecclesiastici dell' esfratto per due mesi da quest' Isola, ai Civili di due mesi di Castello, alle Donne di due mesi di Carceri in Casa, ai Plebani ed alle Femmine di due mesi nel carcere pubblico, di essersi pure nascoste ed allevate tre Gatte in questo Conservatorio delle Orfane; ho fatt'ordinare ai Procurator di esso, ehe è il sacerdote D. Tomaso Ferrara , il qual parea di non averne la scienza, che avesse insinuato a Suor Sebastiana Willar, Sup.ra del Conserva., di subito mandarmele. Ed informatosi il Ferrara ha trovato esser vero, ma invece dell'effetto, fattosi pietoso alle lacrime delle Orfane, mi ha mandato per risposta, ch'egli stima troppo crudeltà, che si levassero alle medesime le Gatte, le quali stando chiuse di dentro il Conserva., non possono dannificare la Reale Caccia. Perloche conoscendo, come per la debolezza di esso, ch'è pur Confessore, dassi un positivo maraviglioso esempio di disprezzo al Banno... ho fatto ordinare al Ferrara, che frallo spazio di giorni quattro uscisse da quest'Isola per due mesi, e sentire nel medesimo tempo al Vicario, che avesse la Superiora a tal oggetto per due mesi sospesa del suo ufficio. Dopo poche ore mi anno dentro un sacco inviate le tre Gatte, le quali facendosi scappar ad una ad una, ho uccise io proprio a schioppetta... „. Rispose il Fogliani al terribile Governatore (da Caserta ai 18 genn. del 55) che, senza procedersi effettivamente all'esilio del Ferrara e sospensione della Superiora, poteva bastare la mortificazione lor data.  Lo stesso governatore scrisse poi al Fogliani (il 2 marzo 55) d'avere, mercè una spia regolata, scoperto che i Domenicani di SM Margherita tenean nascosto un gatto " tutto bianco con una macchia cannellina sul capo „. Fattoselo consegnare, quantunque i frati negassero d'averlo, lo aveva fatto uccidere da un birro. Il Fogliani (passato da Tor Guevara a Caserta) rispose, 1'8 marzo 55, che non restava altro da fare."
Estratto da: Il regno di Napoli al Tempo di carlo di Borbone".

Certamente è impressionante l'accanimento contro i gatti e le pene severissime per i trasgressori che si ritrovarono i figli morsicati dai topi, come si legge ancora.

Procida, immagine tratta da ProcidaTour
"Carlo III aveva una passione che dominava tutte le altre, la caccia, lo abbiam già detto, passione di famiglia dei Borboni, che induriva il suo cuore, e che oscurava il suo spirito. Egli aveva destinato l'isola di Procida ad essere il suo vivaio di fagiani, e colà egli faceva i suoi allievi, che così trasportava poi nei castelli reali, che egli voleva ripopolare di selvaggiume.
Or siccome i gatti erano i nemici naturali dei fagiani, grossi e piccoli, egli ordinò l'estirpazione della razza felina in tutta l'isola di Procida.
Buffon, che non saremo accusati di citar troppo spesso, soprattutto quando si parla di storia naturale: "Il gatto è un animale nocivo fatto per distruggerne altri più nocivi ancora". Or questa massima di Buffon si trovò giustificata dall'avvenimento. I gatti non essendo più la per distruggere i sorci, ed i topi, questi pullulavano, e divennero audaci tanto, che un bambino nella culla fu divorato da essi.
Questo fatto che aveva diggià contribuito ad esasperare gli abitanti di Procida, coincise con un altro che non era tale da calmarli. Un uomo il quale malgrado l'editto del Re, avea conservato il suo gatto, sia per affezione a quello, sia per odio ai sorci, fu denunciato, imprigionato, convinto e condannato alla frusta per mano del carnefice, fu fatto andare per l'isola col suo gatto appeso al collo e venne mandato poscia alle galere.
A questa crudeltà, che rassomigliava a demenza, gli abitanti di Procida furiosi presero le armi e, riuniti in corpo, dichiararono che, se l'editto non fosse revocato essi andrebbero a chiedere asilo alle potenze barbaresche, meno crudeli secondo loro, d'un Re, che lasciava mangiare i loro figli dai topi, piuttosto che correre il rischio di veder mangiato dai gatti uno dei suoi fagiani.
Rendiamo giustizia al Re che capì quanto era tirannico questo decreto, e che l'annullò immediatamente.
Estratto da: I Borboni di Napoli".

Purtroppo questa ultima citazione non rende concordi tutti gli storici, infatti secondo quanto citato dalle fonti il decreto rimase vigente per tutto il periodo in cui regnarono i Borboni  .... e questa è la storia dell'amaro destino dei gatti di Procida al tempo dei Borboni.

Carlo III, immagine tratta da Wikipedia


giovedì 24 maggio 2012

Lo scivolo di Marina Grande a Procida


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Ho già parlato di Procida, l'isola più bella del mondo e come arrivarci dagli Scivoli del Monte di Procida per il Regno del Nettuno, quindi è inutile ripetersi. Forse è anche inutile comunicare la presenza di questo bello scivolo posizionato all'inizio della Marina Grande perché se a Procida non si possiede uno spazio dove tenere l'auto è assolutamente sconveniente fargli fare la traversata, tanto più che converrebbe farsela in barca anche se si avesse solo una canoa. Come si vede lo scivolo è ampio, comodo e libero, libero come tutti i procidani.
Mi è ritornato alla mente perché questo scivolo è proprio davanti ad un luogo dove andavamo spessissimo, la famosa Pasticceria dal Cavaliere, dove si fanno i babà e le sfogliatelle più buone del mondo, o almeno così era allora, insomma per chi andasse a Procida "imperdibili".
Quindi da quello che mi ricordo di molto bene:

Procida tre cose tene e belle ...
"O mare
"e femmene
e é sfugliatelle

Aaaaaaargh, come era buona la sfogliatella "dal Cavaliere", foto tratta da Napolidavivere
Dimenticavo, oltre alle sfogliatelle, il mare e le femmene c'erano queste meravigliose "Ape Calessino", tassativamente corredate di cornini, madonnine e ammennicoli vari, che mi facevano impazzire.

Una stupenda Ape Calessino in vendita sul web, sono tornate di gran moda


mercoledì 14 settembre 2011

Procida, l'isola più bella del mondo


Nel ringraziarmi dell'articolo scritto su di lui, Maybe nel Sud della Bretagna, Roger, ricordando Procida e le indicazioni che gli avevo dato l'anno scorso per arrivarci, mi ha confidato che secondo lui è l'isola più bella del mondo. Concordo! E non solo perché ci ho passato dei momenti meravigliosi durante le vacanze estive quando ero un bambino, oppure per il fatto che mia nonna era nata lì e nel mio sangue c'è un po' di procidano, no non è solo questo, non sarebbe abbastanza.

Palazzo di caccia borbonico alle Centane. Foto tratta da Alwaysonvacation
Dei miei antenati procidani sappiamo ben poco, vivevano in un grande "compound" situato in via Cavour nel quale si entrava attraversando un arco e che, oltre naviganti ed armatori come molti altri procidani, erano proprietari di alcuni appezzamenti di terreno e proprietà sparsi nell'isola,  dove ancora hanno casa dei cugini di mia madre. Tutto ciò mi rende un po' orgoglioso, sentirmi una parte di quest'isola anche se ora vivo in "continente". E' si, continente, perché i procidani chiamano la terraferma il continente, luogo in cui si recano solo per necessità e di molto mal volentieri. Così almeno era allora, quando la frequentavo, ma credo che sia così anche oggi, il procidano ama vivere solo nella sua isola ed in mezzo al mare.

La Corricella, foto tratta da Wikipedia
Se dovessi descrivere Procida a qualcuno gli direi che è un tesoro immenso nascosto e coperto da un vecchio straccio polveroso, non certo per incuria ed incapacità dei suoi abitanti perché loro fanno parte di tutto ciò, ma per colpa nostra, di tutti coloro che, come me, dopo averla vista da fuori anche se ne comprendono in pieno lo straordinario valore umano, storico, architettonico e naturalistico non hanno la capacità di cambiare il suo inesorabile destino di isola dimenticata. 


Si conosce così poco di quest'isola e dei suoi abitanti tanto che si è voluta definire l'architettura di Procida nella più modesta delle definizioni, l'"architettura spontanea", Cosa significa architettura spontanea, qualcuno me lo può spiegare? Come si fa a definire un qualcosa di così unico ed irripetibile come l'architettura delle case di Procida come architettura spontanea. Sinceramente non saprei come definire la meraviglia di forme e di colori delle case di Procida ma questa definizione mi sembra un po' riduttiva. L'arco, la scala rampante, le volte, mi ricordo che le grandi cantine di mia nonna e di mio zio, oltre a contenere botti e una miriade di cianfrusaglie odoranti di vecchio, avevano delle volte meravigliose, e poi quelle stanze immense delle sue case che nascondevano tante di quelle cose. I suoi tetti, i suoi colori, le sue grandi finestre, le case in cui ho vissuto a Procida sembravano destinate non a delle persone normali, ma a dei giganti, a degli esseri soprannaturali che nella mia fantasia di bambino assumevano le sembianze, una volta dei grandi marinai del passato, altre volte di personaggi indefiniti, tinti di nero, talvolta spaventosi, forse memorie sbiadite di racconti di invasioni e distruzioni da parte di pirati e orde di saraceni.

Mamma vestita da Graziella, dalla tradizione popolare procidana
Si è detto dei procidani che costruivano navi e che sono da sempre degli ottimi naviganti. E basta? C'è un bel libro intitolato "La Storia di Procida" del quale non si legge recensione che ho letto tantissimi anni fa,  lo vorrei acquistare perché ben poco mi ricordo. Penso che forse oggi ci vorrebbe qualcosa di più, quest'isola merita che qualcuno riscriva la sua storia in modo più accurato, scientifico, tanto da restituirgli la dignità ed il valore che merita, senza nulla togliere a ciò che è già stato detto oramai troppo tempo fa.
Voglio concludere questa piccola e modesta memoria su Procida asserendo con convinzione che non esiste nessun luogo della terra bello come Procida. Si è vero, vicino c'è Capri, Ischia, la Costiera Amalfitana, tutti luoghi meravigliosi ma che nulla hanno a che fare con il fascino e la bellezza di Procida. Se volete vedere Procida come era qualche decennio fa ne ho già parlato e ve ne consiglio la visione: L'Isola di Arturo. Credo ancora che Procida possa essere salvata da questo mondo distratto e un po' arrogante e riportata al suo antico splendore.

Il mare di Elsa Morante, da La Rivista del Mare
Nel rivedere il film tratto dal bel romanzo della Morante mi sono tornati alla mente gli ergastolani che, a volte, passavano incatenati lungo la strada che portava a casa di mia nonna o che incontravamo lungo le viuzze strette tra due muri. Il dolce ricordo di mia madre che mi prendeva per mano in senso di protezione mi stringe il cuore, com'era bella. Ma voglio tornare agli ergastolani e cosa hanno significato per Procida, secondo me una tragedia, in tutti i sensi. Se da un lato il risvolto umano di questa esperienza del Penitenziario durata circa un secolo e mezzo deve essere necessariamente rispettato mi chiedo come si possa aver trasformato un Palazzo Reale in una prigione, e non basta, continuare a mantenerlo in stato di assoluto degrado. Se tutti i giorni non faccio altro che vergognarmi di essere italiano e della classe politica che ci governa, e che peraltro ci meritiamo, credo proprio che non ci meritiamo affatto ciò che i nostri antenati ci hanno lasciato. Procida non la meritiamo!

Vivara, dal sito Vivara
A questo punto però non posso dimenticarmi il mare, come non parlare del mare scuro e profondo di Procida. Se vi aspettate il mare verde smeraldo della Sardegna o delle isolette del Pacifico qui non lo troverete. Il mare di Procida è mare, è mi tornano alla mente i momenti in cui mio padre ci buttava in quel mare così scuro per fare lo sci nautico, che paura, non si vedeva nulla, solo blu profondo. E poi quella roccia, il marrone scuro del vulcano che milioni di anni fa aveva creato l'isola dal fuoco e dalle fiamme, forgiata come una spada da Zeus. Il mare più bello di Procida lo si vede a Vivara, oggi riserva naturale ma che da bambini ci piaceva esplorare liberamente per lungo e per largo sognando di trovare sepolto lì un qualche tesoro lasciato dai pirati, chissà, forse c'è ancora.

Vorrei parlare anche dei limoni e dei suoi orti, ma questa è un'altra storia.


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