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mercoledì 10 gennaio 2024

REWIND: Quanto costa mantenere un piccolo cabinato a vela


Quando si parla di piccoli cabinati le variabili che entrano in gioco sono diverse, se è o non è carrellabile, se durante l'inverno lo teniamo o no sotto casa, se durante le crociere ormeggiamo in rada oppure in porto. Comunque il tentativo è quello di offrire uno strumento molto semplice per fare questo calcolo, poi ognuno potrà fare tutte le dovute considerazioni. Oggi mantenere una barca è un lusso che non possono permettersi tutti e chi lo vuol fare per passione, come noi, si deve adattare e rinunciare a molte opportunità. Nella figura che segue ho messo una configurazione di utilizzo massimo, noi, per esempio, facciamo molto meno e spendiamo anche molto meno.


Eccovi il link al foglio di calcolo: Costi di gestione annuale di un veliero, e mi raccomando utilizzatelo: non vi illudete di non guardare in faccia alla realtà, potreste pentirvene. prima di inserire i dati salvate il foglio nel vostro PC.

domenica 23 gennaio 2022


mercoledì 10 giugno 2020

Corinella Boat Ramp, un esempio su come ripensare la nautica in Italia



Recentemente in una nota rivista nautica è uscito un articolo in cui si invitavano i lettori a riflettere su alcuni aspetti della vita in barca, come per il fatto che questa sia sempre in movimento, oppure che le condizioni micro-climatiche al suo interno non sono sempre ideali, che si possono sentire odori a cui non siamo abituati, che gli spazi sono ristretti, etc. etc. 
Ho condiviso nella sua totalità questo articolo, lo ritengo utile e affatto banale perché chiunque si avvicini alla passione della nautica deve conoscere bene quello a cui va incontro, in prima istanza per i tanti soldi che ci si potrebbero investire per poi pentirsene.
Ho constatato però con stupore che sui social questo articolo a detta degli "esperti" naviganti e "navigati" è apparso banale perché tutti i dubbi sollevati non erano veri, insomma come per dire la vita in barca è una vita perfetta.
Mi spiace deludere queste persone, che ho visto in gran parte essere operatori del settore, ma a mio parere non è così perché le barche sono veramente sempre in movimento, che al loro interno vi si sentono spesso odori anche insopportabili, che gli spazi sono ristretti, il microclima non è ideale, etc. etc.. 
La vita di mare, di barca o come la si voglia chiamare è meravigliosa ma non è una vita facile e spesso bisogna scendere a compromessi, ma questo vale per ogni passione o sport. Sfido qualunque scalatore ad affermare che la vita d'alta montagna è una vita facile.
Questo lungo preambolo spero serva a far capire a chi deve prendere delle decisioni che le ultime persone che vanno ascoltate per trovare delle soluzioni ad una rinascita della nautica nel nostro paese sono gli operatori del settore, bensì che vada ascoltata la gente, l'uomo della strada che vuol andare in barca per divertirsi, che sia a vela, a remi, a motore, per andare a pesca o solo per fare il bagno.
La nautica degli operatori del settore, dei saloni, dei grandi yacht, dei porti a me ha veramente e sinceramente stancato, anche perché è una nautica che si fa comodamente prendendo in affitto uno yacht in un qualsiasi luogo del mondo a cifre abbordabili. Di questa nautica se ne devono occupare gli operatori e basta, non la gente comune perché la gente comune deve pensare alla sua barchetta, su come gestirla ed utilizzarla spendendo il meno possibile. Insomma è come se gli albergatori o i proprietari di case chiedessero di condividere con la gente comune di come gestire i loro patrimoni. Ma si arrangino, ce l'hanno insegnato loro da anni "ubi maior, minor cessat!", no?. Ci hanno rotto le palle con i loro problemi!
E allora perché non pensare a chi ha il gommone e vuol andare a pesca, perché non pensare a chi ha un motoscafo e vuol andare a farsi una gita, perché non pensare al velista che vuol farsi accarezzare dal vento, magari per una giornata, senza sentirsi costretto in pochi metri quadri con altre cinque persone, in una cabina spesso puzzolente e umida. Meglio tornarsene a casa o in albergo e fare una bella doccia e dormire in un comodo letto, forse, o no?
In Australia, che sembrano un po' più pragmatici e di sicuro meno "grandeur" di noi ci hanno pensato con una rete di porti a secco come il Corinella Marine Boat Launching Ramp. Nella cartina del parco noterete che ce ne sono una serie infinita.
Col traduttore di Google si capisce facilmente cosa c'è scritto nel loro sito, soprattutto la prima cosa che è tutto gratis, a parte la licenza di pesca che te la vendono seduta stante per il tempo che desideri.
Inutile poi ripetere i discorsi già fatti, una nautica così arricchisce tutti e non i soliti quattro squali che frequentano i porti, loro hanno già sufficiente ciccia per i loro denti.

Corinella Boat Park visto su Google Maps

lunedì 8 giugno 2020

REWIND: How small is too small?

West Wight Potter E-Type, da un articolo di Practical Boat Owner
(Da un articolo di Practical Boat Owner trovato su West Wight Potter Owners, liberamente riassunto, tradotto ed interpretato da me medesimo. Perdonate errori ed omissioni ma una traduzione precisa e puntuale richiederebbe molto più tempo dell'oretta a cui ho potuto dedicargli).

Se gli yacht stanno diventando sempre più grandi e più sofisticati, perché qualcuno dovrebbe scegliere di navigare un micro cruiser di 14 piedi dagli anni '60?

David Harding ha cercato di scoprirlo sul West Wight Potter... How small is too small? 

Se si vuole discutere in merito ai piaceri della crociera in una barca molto piccola basta chiedere ad uno qualsiasi dei proprietari di un West Wight Potter: “Potevo permettermi un nuovo 31 piedi ha detto uno di questi di recente, ma mia moglie non ama né il freddo né l’umido, e l’impegno di possedere una barca non ci lascerebbe il tempo per tutto il resto che vorremmo fare. Invece, teniamo il nostro Potter nel garage. Quando si vuole uscire in barca a vela, lo agganciamo all'auto e si va via per un paio di giorni sul Norfolk Broads, possiamo decidere di navigare lungo la costa orientale, oppure i laghi scozzesi, o dove ci pare e piace. Il Potter può essere varato, alato e attrezzato da una sola persona e, una volta tornati, lo rimettiamo di nuovo nel garage. Non esiste un modo più semplice di andare in barca.”

Un mondo in cui i materiali compositi ultra tecnologici, l’elettronica e i sistemi di climatizzazione gestiti da un cellulare prima di arrivare al porto sembrano averci fatto dimenticare che anche la semplice navigazione può essere divertente, così come riuscì a dimostrare Stanley Smith nei primi anni' anni '60, quando introdusse i primi Potter in compensato marino. Ma Stanley non è venuto alla ribalta con il Potter, bensì con la realizzazione di un dinghy cabinato costruito nel suo cantiere a Yarmouth, nell'Isola di Wight.
Nel 1949, più di un decennio prima dell’uscita del Potter, Stanley e suo fratello Colin, partirono dalla Nova Scotia a bordo di “Espero Nova”, un 20 piedi che avevano costruito nel seminterrato di una vecchia cappella. Con questo dinghy cabinato arrivarono ​​in Inghilterra 11 giorni dopo e, non a caso, si sono trovati al centro dell'attenzione dei media. Dopo aver mostrato la barca al Festival della Gran Bretagna, l'anno successivo, questa volta con Stanley Charles Violet come equipaggio, hanno fatto la traversata di ritorno nel 1951, come raccontato nel suo libro "The Wind Calls The Tune".
Ma le sue imprese non finìrono lì. Convinto sostenitore della capacità che le piccole imbarcazioni a vela possano percorrere lunghe distanze in mare aperto, circa dieci anni dopo decise di consegnare un Potter, ordinato da un comandante di una nave cisterna svedese, al suo nuovo proprietario via mare. Ce la fece, nonostante che per tre giorni nel Mare del Nord ci fosse stata Forza 8-9  e si fosse arenato su di un banco di sabbia della costa danese. Con la barca che, in qualche modo sopravvisse quasi indenne, proseguì il viaggio verso l'entroterra, la Danimarca, ed infine, con l'acquisto di un fuoribordo di 6hp poté percorrere le ultime 60 miglia, attraverso il Kattegat, contro un vento gelido.
La letteratura occidentale del tempo riferisce l’effettuazione del viaggio del temibile Mr Smith con il Potter durante il mese di ottobre, ma si consigliano vivamente i potenziali proprietari di questa barca di non tentare traversate epocali durante questa stagione.

What a way to Potter 

Si potrebbe pensare che ben poche persone avrebbero preso in considerazione il fatto di compiere un viaggio del genere su di un 14 piedi zavorrato solo da una piccola chiglia mobile in acciaio. Invece il Potter è stato progettato per la massima stabilità in mare e allo stesso tempo una grande maneggevolezza a terra. La lunghezza di 14 piedi era quella minima che potesse permettere a due adulti di pernottarci comodamente e a viverci in più persone durante il giorno, in più la possibilità di parcheggialo in un garage di dimensioni normali.
Stanley Smith, per ottenere buone prestazioni veliche, ridusse anche il baglio massimo e il bordo libero. Per quanto riguarda il peso il Potter doveva essere trainato da una Mini Morris, quindi contenuto entro i 280 kg. Nonostante queste modeste dimensioni e i tentativi del costruttore nel dissuadere i nuovi armatori ad emulare le imprese di questo progettista intrepido, molti altri Potterers non sono stati in grado di resistere al bisogno di libertà che questa piccola barca a vela poteva regalare (........)
Nota: si narra di numerose avventure, migliaia di miglia, giorni e giorni passati dai Potterers in mezzo agli oceani .

Stable by design

( ........ ) Se c’è poca acqua, basta alzare la deriva mobile, se c’è poco vento non ci sono problemi a muoversi e a bolinare, se ce n’è troppo non ci dobbiamo preoccupare dei limiti a causa della sua rigidità e poi molto dipende dal posizionamento dell’equipaggio, come in una deriva. Le ridotte dimensioni del Potter, il suo peso contenuto e l’armo semplice permettono di fare vela rimorchiando la barca di giorno in giorno. Con una barca come questa ci si può navigare anche in autunno, con qualsiasi tempo, quando le altre barche sono al rimessaggio, fino a spiaggiarla. E se il vento se ne dovesse andare si può anche condurla a remi, mentre le altre, più grandi, rimangono incollate in acqua. Ovviamente ci si può installare anche un motore, quello da 4 hp dovrebbe essere l’ideale, ma la barca si muove davvero bene anche a remi. Una volta tornati allo scivolo bastano 15 minuti per fare tutto, si mette la barca sul rimorchio con il verricello, si mettono via le vele e si butta giù l’albero in un batter d’occhio.
E a questo punto viene da chiedersi del perché i naviganti hanno sempre il desiderio di avere qualcosa di più grande. E come disse Larry Brown nel suo “Sailing on a micro budget” , “.. più grande è la barca e più costa, meno la si utilizza e meno ci si diverte …”. Non c’è nessun premio per chi indovina quale barca egli avesse.

West Wight Potter E-Type, da un articolo di Practical Boat Owner
La West Wight Polycraft produsse il primo Potter agli inizi degli anni ’60. Dal 1967 in poi il compensato marino lasciò il passo alla fibra di vetro, gli stampi furono prodotti dall’americano Herb Stewart che si preoccupò di spedirli all’Isola di Wight. Stewart iniziò la produzione in America su licenza con un grande successo e dove questa continuò con diverse migliaia di esemplari. Stewart, per ottenere lo stampo, dovette fare alcune modifiche al disegno originale delle prime barche vendute al Salone di Londra del 1961, a poco più delle 300$ di allora. L’anno successivo fu lanciato il C-Type che, sulla base delle richieste dei suoi investitori, fu modernizzato da Smith con riluttanza modificando il piano velico, gli spazi in cabina, le linee d’acqua, il pozzetto autodrenante, etc. La produzione del Potter continuò anche nell’Isola di Wight con la Ring Marine fino alla metà degli anni ’70, fino a che Larry Rumbol non acquistò gli stampi nel 1984 fondando la Potter Boat Company nello stesso anno. Fu inizita la produzione con il D-Type, riammodernato rispetto alla produzione precedente. Successivamente i figli di Rumbol introdussero il Nova al quale applicarono ulteriori modifiche. Poi il Potter crebbe di un piede e diventò l’AX.

West Wight Potter E-Type, da un articolo di Practical Boat Owner
Nel 1996, in onore del suo progettista, Stanley Smith, un Potter A-Type è stato ricostruito in compensato marino sulla base degli stampi del C-Type. 

West Wight Potter E-Type, da un articolo di Practical Boat Owner
Considerazione finale e personale, questo barchino ricostruito come l'originale degli anni '60 è meraviglioso. Questo dovrebbe essere l'E-Type, ma non se trova più traccia in commercio purtroppo.


West Wight Potter E-Type, da un articolo di Practical Boat Owner

venerdì 22 maggio 2020

REWIND: Si vive meglio con una barca piccola


Di Don Casey, Sailnet (maldestramente tradotto ed interpretato da me medesimo). 

Quando facevo l'insegnante di business una vita fa, in uno dei miei corsi era previsto un caso di studio sugli alimenti e di come fare ad iniziare una nuova piantagione di ananas in una piccola isola del Pacifico. Prestate attenzione a questo caso, è veramente divertente e significativo. Per portare a termine il caso abbiamo assunto praticamente tutta la popolazione indigena, e alla fine il progetto ebbe successo. Ma la cosa curiosa è che dopo aver pagato tutti nessun nativo tornò a lavorare alla piantagione. 

Ma diamine, che cosa era successo? Su questa isola remota i lussi consistevano in tutto ciò che il piccolo negozio aveva a disposizione: specchi, tessuto stampato, sedie di legno. Con il salario di due settimane  i nativi furono in grado di acquistare tutti i beni di lusso che avessero mai immaginato di appartenere e poiché la loro vita non poteva  essere migliorata di più non videro alcuna ragione per continuare a lavorare nella piantagione. 

C'è una lezione per i marinai in questo racconto. L'essenza della vela è il momento in cui tutti i pensieri fastidiosi si perdono in una scia diritta, quando il movimento del timone è diretto dall'orecchio, quando le vele e il cuore si gonfiano in concerto. Ma per sperimentare questa magia è necessario solo uno scafo scivoloso e una vela decente. 

Eppure l'impressione inevitabile che si ottiene dalla maggior parte degli articoli presenti in tutte le riviste patinate di nautica e di vela è quella che per ottenere il massimo del piacere dalla navigazione bisogna possedere una barca bella grande, un motore affidabile e avere tutte le ultime stregonerie elettroniche a disposizione. Io credo invece che, ironia della sorte, il divertimento della vela può essere mascherato o addirittura completamente annientato del tutto nel perseguimento di tutti questi elementi, o nella continua frustrazione della loro assenza. 

Già da subito si corre il rischio di perdere il lume della ragione con la scelta della barca. In America si tende a pensare "grande è meglio", partendo dalle case più grandi, poi nelle automobili, fino agli hamburger. Ma a questo punto bisogna porsi una domanda: le barche a vela più grandi sono veramente più divertenti? La verità è che alla fine della giornata abbiamo fatto un tale sforzo che le gite di piacere diventano eventi. Quando si ha una barca piccola è possibile navigare in un batter d'occhio, vantaggio estremamente importante per un passatempo totalmente dipendente dai capricci del vento. Le piccole imbarcazioni godono di altri vantaggi che sono in gran parte dimenticati dai media come il fatto che sono più facili da gestire e forse anche più sicure per un equipaggio ridotto. Le conseguenze di un errore come un incaglio o una  collisione, per esempio, sono quasi sempre meno gravi, e il recupero dell'imbarcazione più facile. Le piccole imbarcazioni sono sempre a portata di mano, e possono essere utilizzate anche in acque protette e possono attraversare anche acque basse. 

Le piccole imbarcazioni sono anche più economiche da acquistare, gestire e mantenere. Con tutte le altre attività che impegnano il tuo tempo libero, considerato il piccolo investimento, le barche più piccole possono rimanere molto più comodamente "inattive". Alla lunga questo aspetto ha un enorme impatto sulla godibilità della vela. Non fraintendetemi, non sto qui a snobbare le barche grandi ma mi sto rendendo conto che nella comunità della vela ci si avvicina di molto ad una dinamica simile al principio di Peter, detto "principio di incompetenza" e cioè che ogni lavoratore tende a salire fino al proprio livello di incompetenza. In pratica  i marinai si auto convincono a comprare barche sempre più grandi fino a quando la loro proprietà diventa così onerosa che la vela non è più divertente. Come si fa a difendersi da questa sciagura? Io non lo so. Se ci fosse stato un supermercato su quell'isoletta del Pacifico ho pochi dubbi che la maggior parte degli indigeni sarebbe ancora al lavoro oggi, ma per la maggior parte, non per tutti. 

Io penso che lo stratagemma migliore sia quello di possedere una barca sostanzialmente più piccola di quello che ci si possa permettere. In questo modo il divertimento è quasi certo, e il denaro risparmiato permetterà di equipaggiare la barca al meglio. I veri piaceri poi sono nella navigazione e mai a terra. Inoltre tra il tempo e il denaro spesi per la barca, quello che dà sempre il ritorno maggiore è il tempo. Molti miei lettori che vogliono acquistare una nuova barca mi chiedono sempre una lista di "papabili" e una lista di quelle da evitare. La mia risposta, ovviamente, è che non ho sufficienti informazioni visto che che se si parla di qualità o prestazioni qualcosa la potrei dire, ma non so assolutamente niente sulla loro idoneità. 

Tanto più che nessuna barca vi potrà mai soddisfare pienamente, la barca ideale non esiste. Se volete una barca che vi ispiri fiducia a prima vista non aspettatevi che sia brillante anche con vento leggero. Se invece una barca è divertente, tanto che renda emozionante un week-end, non è probabile che possa attraversare un oceano. Non aspettatevi mai forti accelerazioni e grande capacità di carico allo stesso tempo. È possibile acquistare una barca per correre in un club velico e poi una per fare il giro del mondo ma non ce ne sarà mai una che possa fare l'una e l'altra cosa contemporaneamente. 

Sembra quindi logico che il primo passo per determinare quale barca si dovrebbe comprare dovrebbe essere quello di determinare in che modo avete intenzione di utilizzare la barca. Ma la passione della vela è più epifanica che razionale, più spirituale che pratica e trascurare questa verità ci mette a rischio di prendere la decisione sbagliata, nonostante tutti i ragionamenti che si possano fare. Quindi per me il primo aspetto da prendere in considerazione è la bellezza. Molto di ciò che mi piace nella vela è l'aspetto estetico, se è la graziosa curva delle vele bianche contro il blu del cielo, oppure i dolci fruscii che solleticano i miei timpani abusati, o il calore inaspettato di una fuoriuscita di luce da un oblò nella notte. Di conseguenza trovo la bellezza in una barca più appagante che la velocità, o lo spazio, o il design innovativo. Quando mi faccio trascinare dalla mia barca  mi accorgo che la mia testa è inclinata più o meno allo stesso modo di quando ammiro un'opera d'arte. Mi sento privilegiato di possedere una barca così bella. Questo senso di orgoglio ha sostenuto la nostra relazione per 25 anni. Qualunque sia la vostra idea di una barca bella è che dovrebbe comunque essere il punto di partenza nella ricerca. Se la velocità non è  importante per voi non lasciatevi condizionare da chi vi vuole scoraggiare dal comprare una barca che ti piace perché è "lenta". 

Limitate le vostre aspirazioni e piuttosto pensate a come utilizzarla da subito. Anche la tanto discussa navigabilità o "marinità" sono concetti relativi, infatti la barca che si acquista dovrebbe fornire un elevato livello di sicurezza  per il modo in cui la si utilizza quindi non sono valori assoluti, come la bellezza che è negli occhi di chi guarda. È possibile trovare una barca che è veloce e allo stesso tempo di avere lo spazio di un appartamento, ma se non ti senti un po' orgoglioso di essere il proprietario di una barca da pesca, sei già sulla buona strada per guardare per la tua prossima barca. Se ti interessano le corse piuttosto che le crociere la velocità diventa l'aspetto prioritario e si può essere felici se la barca è veloce, ma..... 

Non date troppa importanza alle performance perché, per esempio, la velocità è un concetto relativo. In una tipica giornata di vela la barca più veloce della flotta getterà l'ancora mentre sta arrivando la barca più lenta. In tema di velocità, mi si permetta una piccola digressione. Vedo spesso citata l'affermazione che le barche  veloci sono anche più sicure. Questa logica troverebbe fondamento nel fatto che l'esposizione agli agenti atmosferici è ridotta. Ma allora questo ragionamento dovrebbe valere anche per le auto, premiamo sull'acceleratore così siamo meno esposti ai pericoli della guida.  Mi piace la velocità nella guida, come chiunque altro, ma più veloce va la barca, più si corrono rischi di collisione, maggiore è lo stress sul rigging, e minore è il tempo per reagire agli imprevisti. Se si dispone di abbastanza cibo e acqua a bordo la semplice verità è che più la barca è lenta e più è sicura. Naturalmente, nessuno vorrebbe andare alla deriva in un oceano, ma non non ci convinciamo che siamo più sicuri in una barca veloce. 

Tornando ai criteri di selezione, il costo è il numero 2 della mia lista. Per la maggior parte di noi la vela è sempre in concorrenza con altre attività in relazione al tempo libero che abbiamo. Se si spende troppo all'inizio si rischia di non potersi permettere la  manutenzione e l'ormeggio e alla fine si può arrivare alla triste conclusione che non ci si può permettere la vela. Invece tutti possono permettersi la vela. Quello che non può ci si può permettere è solo una barca sbagliata. Altro aspetto importante da considerare è che la barca che si acquista sia adatta al tipo di navigazione si può fare adesso, non quello che si spera di fare in futuro. 

Tutte le altre considerazioni che si possono fare hanno meno importanza, scegliere una barca è un lavoro duro, ma se sei onesto con te stesso, persistente e paziente, la barca perfetta sarà la tua ricompensa.


"L'essenza della vela è il momento in cui tutti i pensieri fastidiosi si perdono in una scia diritta, quando il movimento del timone è diretto dall'orecchio, quando le vele e il cuore si gonfiano in concerto."

giovedì 26 ottobre 2017

Ekosea, crowdfunding nautico

Dal sito Ekosea
Ekosea è una piattaforma per il finanziamento partecipativo, o crowdfunding, dedicato al mondo del mare a all'ecologia. Le piattaforme Crowdfunding consentono di mettere in contatto gli sponsor del progetto con coloro che sono in cerca di finanziamenti. La specificità di ekosea è legata ai progetti presentati, dedicati esclusivamente al mondo del mare e all'ecologia.
Molto interessante.


giovedì 28 settembre 2017

Inflated Wing Sails (IWS) LA VOILE-AILE GONFLABLE

Dal sito Inflated Wing Sails
E' un po' di tempo che si parla di vele gonfiabili e finalmente le vediamo nel mercato della nautica da diporto. Si chiamano Inflated Wing Sails e chi le produce garantisce prestazioni di eccellenza per i seguenti motivi principali:
  • sono stabili in ogni condizione di vento
  • non producono pressione sulla struttura della barca, contrariamente alle vele tradizionali
  • non sono più necessarie attrezzature di coperta complesse
In pratica la vela sfrutta i principi dell'aerodinamica (quelli del parapendio) che consentono di bordeggiare senza  cambiarne il profilo. 

Dal sito Inflated Wing Sails
Oltre al particolare che per tirarla giù basta sgonfiarla, altro non mi sento di aggiungere per non dire qualche strafalcione. Mi pare molto interessante, che ci si trovi già ad un passo dal futuro con barche che volano e vele come ali di aeroplano?


Via: Yacht.de


giovedì 18 maggio 2017

Scuola di vela e navigazione storica 2017

Museo della Marineria Cesenatico
Si terrà dal 9 all'11 giugno la “Scuola di vela e navigazione storica”, l’originale esperienza che da nove anni a Cesenatico propone un modo autentico e coinvolgente di vivere il mare, riscoprendo le tradizioni nautiche della nostra costa, e dando l’opportunità di praticarle a bordo delle barche storiche del Museo della Marineria.
La scuola si svolge in collaborazione con l’Istituto Italiano di Archeologia ed Etnologia Navale (ISTIAEN) e l’organizzazione della Lega Navale Italiana - Delegazione di Cesenatico, ed ha il patrocinio dell’I.R.I.A.E. - International Research Institute For Archaeology And Ethnology.

La “Scuola di vela e navigazione storica”, sin dalla sua prima edizione svolta nel 2009, ha lo scopo di far conoscere e di valorizzare la nautica tradizionale, intesa sia come prezioso patrimonio culturale, sia come modo autentico e coinvolgente di vivere lo sport della vela, recuperando un rapporto diretto e originario con il mare e la navigazione.
Gli argomenti della scuola spaziano dalla storia ed evoluzione di barche e vele alle tecniche di navigazione e all’uso di strumenti nautici tradizionali, con interessanti approfondimenti di storia e archeologia navale.

Questa edizione della scuola, al fine di favorire la più ampia partecipazione, si svolge in un unico modulo di tre giornate articolate in lezioni teoriche, navigazione, conferenze di storia e archeologia navale, incontri con luoghi e persone.
In particolare, sarà possibile conoscere dal vero la realtà di Cesenatico e del suo porto canale apprezzato per il gran numero di barche tradizionali presenti e per avere saputo salvare e valorizzare la propria identità marinara.
Le lezioni si terranno al Museo della Marineria di Cesenatico, e le navigazioni saranno svolte impiegando il trabaccolo “Barchèt” e il bragozzo “San Nicolò” del Museo, con l’eventuale supporto di altre barche tradizionali.
La direzione scientifica del corso e il ruolo di tutor è affidata a Stefano Medas, archeologo e storico navale, Presidente dell'ISTIAEN, mentre la parte organizzativa è svolta dalla Delegazione di Cesenatico della Lega Navale Italiana guidata da Marco Tommasi.

Non è richiesta alcuna precedente esperienza di vela, ma solo la voglia di vivere il mare in modo intenso e autentico. All'atto dell’iscrizione verranno fornite tutte le necessarie indicazioni pratiche (abbigliamento, dotazioni, precauzioni, ecc.).

L’iscrizione avviene versando la quota di 100 Euro, che comprende l’iscrizione alla Lega Vela UISP (€ 30) che dà diritto alla copertura assicurativa necessaria per l’attività velica: coloro che sono già iscritti a Lega Vela UISP avranno questa cifra scontata.

e attività del Museo della Marineria di Cesenatico si svolgono in collaborazione con Gesturist Cesenatico S.p.A. Informazioni e iscrizioni: Lega Navale Italiana – Delegazione di Cesenatico: 340-4179473 – cesenatico@leganavale.it

Informazioni e prenotazioni alberghiere: www.cesenaticoturismo.com

mercoledì 5 aprile 2017

Tutto quello che avreste voluto sapere sulla crociera in deriva (dinghy cruising) e non avete mai osato chiedere

Tutta la verità sul Dinghy Cruising, da RYA
"Tutta la verità sul Dinghy Cruising", articolo maldestramente tradotto ed interpretato da me medesimo da Royal Yacht Association (RYA).

"Dinghy Cruising", un fenomeno in crescita

Cosa significa per te "dinghy cruising"?
Per i comuni mortali uscire in deriva significa o fare una regata oppure passare un po' di tempo in acqua in una piccola barchetta a vela a riempirsi i polmoni di aria e di salsedine.
Tuttavia per sempre più persone la deriva significa qualcosa di più che queste due cose.

E quindi cosa sarebbe?
Semplicemente pianificare una rotta in modo diverso dal solito, cioè nel modo comunemente attuato con il diporto nautico.
"La gente pensa che per praticare il diporto nautico sia indispensabile possedere un grande yacht bianco", spiega Roger Barnes, Presidente della Dinghy Cruising Association, una affiliata della Royal Yacht Association. "Ma la realtà è che la maggior parte della gente utilizza il proprio yacht allo stesso modo in cui si potrebbe utilizzare una deriva a vela".
"Per esempio, non è necessario avere uno yacht di dodici metri per andare da Hamble a Yarmouth in una bella giornata di sole. Stiamo constatando un incremento degli iscritti al nostro Club perché, molto semplicemente, tanta gente sta riscoprendo il gusto di utilizzare una deriva".
Il "dinghy cruising" era molto popolare nel dopoguerra un sistema molto economico che ha permesso a tanti di praticare la nautica con pochi soldi.
Roger ci ha confidato di essere rimasto piacevolmente sorpreso dall'interesse suscitato dalla nostra Associazione nel corso del RYA Suzuki Dinghy Show tenutosi questo mese.
"Avevamo lì la nostra barca", ha aggiunto, "ma non per questo pensavamo che la sua presenza avesse coinvolto il pubblico direttamente suscitando un grande interesse".
"Il Mirror Dinghy è stato il nostro cavallo di battaglia: abbiamo mostrato ai visitatori dello stand come ci si può adattare in crociera e tutti ne sono stati grandemente interessati. Erano stabilmente presenti intorno a quella barca almeno cinque persone durante tutto il fine settimana ed in molti hanno pensato che era qualcosa che avrebbero potuto fare anche loro".
Roger ritiene che il rinnovato interesse per la crociera in deriva ha molto a che fare con lo "spirito di avventura" e il desiderio di fuggire dalle pressioni sempre più "digitali" della vita moderna, più che una mera questione di vile pecunia.
Infatti le derive possono esplorare luoghi difficilmente raggiungibili da imbarcazioni più grandi, baie, insenature e fiumi, in aggiunta, arrivati a destinazione basta tirare su la barca nella spiaggia oppure si può scegliere di ancorare in acque poco profonde ed isolate.
Certo, non ti potrai mai portare dietro il lavello della cucina, ma tutto ciò che è necessario può essere stivato a bordo, comprese le attrezzature da cucina e le vettovaglie. Se non ve la sentite di dormire a bordo potrete pur sempre portarvi dietro una tenda che potrete piantare dove avete deciso di dormire.. La navigazione può essere svolta con tranquillità con l'ausilio di palmari, chartplotter così che vi potrete sentire veramente liberi, una libertà che non potrete mai trovare in uno yacht e se il meteo comincia a preoccuparvi un po' troppo potrete sempre lasciare la vostra barca su di una spiaggia, prendere il treno e tornarvene a casa finché il tempo non migliora.




E' stato l'appello a "staccare la spina" che ha ispirato il "Plumpton College", nell'East Sussex; a iniziare ad organizzare spedizioni in deriva nel lago Runn in Svezia nel 2014. Altri 10 studenti del Plumpton hanno programmato di tornare nel Runn per la terza volta quest'anno, studenti che hanno progettato l'intera spedizione, inclusi i kit di sopravvivenza, i protocolli di sicurezza, il cibo e la cucina, le previsioni meteo, la valutazione dei rischi e tutti gli aspetti logistici.
C'è un mix di esperienze veliche nel gruppo che utilizza per la spedizione tre Wayfarer ed un Pirat Express che funge da "nave madre". Tutti gli equipaggi sono stati sottoposti a corsi di formazione sulla sicurezza nel laghetto di Piddinghoe, che fanno parte delle relazioni tra il College e la RYA.
Andy Hamilton, Istruttore di Livello 3 del Programma, è a capo delle spedizioni e spiega agli studenti:
"Non vengono utilizzati né orologi né telefoni se non per le emergenza, dobbiamo vivere completamente liberi dalle schiavitù del progresso, abbiamo le carte, tracciamo la rotta, studiamo le previsioni meteo e sulla base di queste decidiamo cosa fare.
A quelle latitudini è buio solo per un'ora durante il giorno così i ragazzi possono organizzare al meglio i loro orari secondo le necessità. L'obiettivo è quello di staccare completamente dalla vita di tutti i giorni e non importa quando vanno a letto, quando si alzano o quando mangiano: dormono quando sono stanchi, mangiano quando hanno fame e navigano quando c'è buon vento.
Gli allievi dormono a bordo o in tenda, secondo le condizioni. Il "bivacco" a bordo si improvvisa utilizzando la randa e appoggiando delle stuoie per dormire nella parte inferiore della barca, sotto i sedili.
Andy conclude: "E se è pur vero che quello delle "rondini e amazzoni" è un cliché, riuscire ad ottenere questo distacco è rarissimo ai tempi di oggi. Questa esperienza, dal punto di vista delle competenze nautiche, dell'arte marinaresca e della vita ha un valore inestimabile".


Il sito della Dinghy Cruising Association
Dipende solo dalla vostra ambizione quale barca scegliere perché per svolgere questa attività possono essere utilizzate la maggior parte delle derive in circolazione, che siano vecchie barche da regata od in legno, anche con un armo velico modificato secondo le necessità. L'importante è che l'imbarcazione sia ragionevolmente stabile, che possa andare anche a remi e che sia possibile applicarci un piccolo motore. E' sempre raccomandabielle avere la possibilità di ridurre la superficie velica perché andare in barca deve essere rilassante anche quando il vento rinforza.
Il corso RYA Day è progettato specificamente per derive da crociera durante il quale si apprenderà a predisporre un piano di navigazione giornaliero, le modalità di gestione della imbarcazione in navigazione e dei processi decisionali in caso di condizioni avverse.
I livelli 1, 2 e 3 dei corsi organizzati dalla RYA forniscono le competenze di base fondamentali per la navigazione mentre i corsi avanzati RYA Seamanship insegnano le abilità tecniche necessarie per la crociera. E' di basilare importanza per chi si appresta a scegliere una scuola di vela per fare un corso di formazione scegliere quella che utilizza il tipo di imbarcazione che si intende utilizzare in futuro.
La nagigazione con una deriva non è completamente esente anch'essa da regole come per tutte le altre barche, è necessario conoscere obblighi e regolamenti comprese le tecniche di salvataggio e sicurezza in mare. La navigazione in acque al di fuori del proprio paese comporta la conoscenza delle regole internazionali.
E così conclude Roger: "Andare lungo costa con una deriva rende meno interessante la regata e la velocità. In mare aperto, in una barca aperta, si è esposti perciò tattica e strategia rappresentano le sfide che affascinano qualsiasi buon marinaio, un rapporto intimo tra lui e la natura. La vita ed il tempo sono preziosi perciò bisogna saper conciliare in maniera equilibrata tutti gli aspetti importanti della propria esistenza".




Via: RYA


lunedì 30 gennaio 2017

BOOT 2017 secondo "Segeln-Forum"

Una meravigliosa deriva smontabile Klepper, da Segel-Forum
Su Segel-Forum potrete trovare interessanti considerazioni, commenti e foto sul Salone Nautico Boot 2017. Ovviamente l'osservazione che mi è piaciuta di più è quella relativa ad una maggiore presenza di barche a prezzi accessibili.


lunedì 28 novembre 2016

Comprare o noleggiare? Questo è il dilemma

Il sito polacco di charter AHOJ
Comprare o noleggiare? E' un quesito che ci siamo posti spesso e di cui abbiamo parlato più di una volta anche in questo blog, oggi lo stesso interrogativo ci viene posto nella rivista di vela polacca ZAGLE che nello stesso tempo cerca di dare alcuni suggerimenti che condivido in tutto e per tutto.

Barche a vela: comprare o noleggiare? Il prezzo di una barca a vela può essere abbassato!

La domanda che abbiamo posto nel titolo pervade molti appassionati di vela. Se si acquista una barca a vela, come deve essere? Se la si vuol noleggiare, dove e per quanto tempo? Le risposte a queste domande non sono facili, tanto più che il generale aumento del benessere, fluttuazioni a parte, e dell'interessamento a questa pratica invocano una risposta soddisfacente ed urgente.
Sempre di più le offerte economiche in fase di acquisto di una barca vengono compilate prevedendo tutti gli accessori, come si dice in gergo prezzo "alla boa". Questo permette all'acquirente di capire subito dove si andrà a finire con i costi e se sarà in grado di completare l'acquisto della barca dei suoi sogni. Allo stesso tempo però l'acquisto in contanti sta perdendo sempre di più importanza lasciando spazio ad altre forme "finanziarie" come i leasing o i prestiti.

Acquistare una barca, i costi

L'acquisto dello yacht è solo una parte delle spese che si andranno a sostenere. Un importante quota di spesa annuale saranno le tasse portuali, che negli ultimi anni sono aumentati in modo significativo e vanno da
1000 € in su secondo le dimensioni della barca ed il luogo di ormeggio (ndr).
In media, ci si può aspettare una spesa di circa 2000 € all'anno (ndr). Il motivo è il forte aumento della domanda (numero di barche) per posti disponibili nei porti turistici e contemporaneamente uno scarso aumento degli investimenti in questo settore.
Si può ricorrere alla soluzione di "parcheggiare" la barca d'inverno altrove, a volte lontano dal marina ma anche in questo caso ci si può aspettare una spesa che difficilmente è inferiore ai 500 € (ndr). In quest'ultimo caso si presenta la necessità del trasporto, che nel caso di grandi yacht a vela di oltre 3,5 t (auto + rimorchio + yacht) spesso richiedono i servizi di società di trasporto professionali. In quest'ultimo caso i costi minimi vanno da circa 1€ al chilometro (ndr).
A tutto ciò si aggiungono le spese di manutenzione e mantenimento, vedi l'antivegetativa, le piccole riparazioni e gli adeguamenti dei sistemi per la sicurezza.
In molti casi, la spesa di manutenzione e mantenimento supera anche la diminuzione del valore annuale della barca a vela. Dopo dieci anni il suo valore è circa il 50 per cento del prezzo iniziale. Ed è già meglio che per le auto. Statisticamente, si può supporre che il costo totale di acquisto (Yacht di 24 piedi) di una barca a vela va da 2000 a 4000 € all'anno secondo se lo si trasporta sotto casa o lo si tiene in un marina (ndr), ed il calcolo non è esagerato. Vedi articolo "Quanto costa mantenere un piccolo cabinato a vela" (ndr).

Affittare la barca, un modo per ridurre i costi

Un modo intelligente per ridurre i costi è quello di affittare la barca o comprala direttamente stipulando un contratto con società che si occupano totalmente della sua gestione, insomma la barca è tua ma la gestione no (ndr).
Un altro modo efficace può essere quello di mettere la pubblicità nelle vele 😵 (ndr), oppure farsi sponsorizzare nel corso delle regate.

Noleggiare la barca a vela con un servizio di charter

Negli ultimi hanno sono nati molti servizi di charter, nazionali ed esteri, che offrono la possibilità di noleggiare una barca senza la necessità di spendere una grande quantità di denaro. 
Gli ultimi 20 anni sono stati caratterizzati da un rapido sviluppo dei charter di barche a vela. Si potrebbe dire che è stata la crescita della domanda che ne ha favorito il successo dando nello stesso tempo fiato ai cantieri nazionali che ancora oggi possono contare sulle esportazioni. 
Queste aziende procurano centinaia di barche a vela all'anno ai naviganti di ogni nazionalità (ndr).
Partendo dal presupposto che si vogliano trascorrere in barca almeno due settimane, dobbiamo fare i conti con il costo di poche migliaia di Euro (ndr), a seconda delle dimensioni della barca e il periodo. I prezzi tra l varie società non cambiano molto se non per la differenza di età dello yacht e dei servizi forniti.  
Il costo per il noleggio di barche più grandi è superiore, ma ci sono più posti disponibili con cui ripartire la spesa. Pertanto, le grandi barche a vela vengono affittate più volentieri dai giovani, che siano studenti o coppie. 
Il cosiddetto "last minute" a costi inferiori è normalmente un mito che invece diventa valido maggiormente al di fuori dei periodi più frequentati . 
Gli yacht più piccoli vengono normalmente noleggiati dalla "famiglia equipaggio", di solito con i bambini. Per loro la motivazione è diversa. Una piccola barca a vela è più facile da condurre da una sola persona, mentre l'altro genitore è generalmente occupato a guardare i figli e a prendersi cura della loro sicurezza; quest'ultimo, in situazioni difficili, raramente sarà in grado di aiutare nella gestione dello yacht. 

Conclusioni

Facciamo il saldo dei costi, che vi aiuteranno a prendere una decisione - comprare o affittare? 
La variabile più importante è la quantità di tempo che si può trascorrere in barca. Confrontando i costi di gestione di uno yacht a vela privato con i costi del noleggio, possiamo concludere che l'acquisto di uno yacht è conveniente se lo si utilizza (ogni anno per 10 anni) almeno 6 - 8 settimane. 
Questo è il motivo per cui nella maggior parte dei casi gli yacht vengono acquistati prevalentemente da persone in età pensionabile o che si è ritirata. 
E' solo a questa età che le persone che desiderano navigare cominciano ad avere il tempo e il denaro per farlo per un discreto periodo di tempo all'anno e, di conseguenza, permettersi un utilizzo economico dello yacht di proprietà. 
Un altro modo possibile è quello di condividerlo con altre persone, la cosiddetta comproprietà (ndr) .
In tutti gli altri casi, siamo condannati al charter.
Il soggetto di un altro articolo è  stato quello riguardante l'acquisto di una barca usata . Ma questo è un caso speciale, in cui più del prezzo della barca conta la conoscenza dell'acquirente. 
Vale la pena ricordare l'assoluta necessità di prestare attenzione nell'acquisto di uno yacht di "seconda mano" perché i successivi costi di riparazione potrebbero essere superiori a quelli dell'acquisto di una barca nuova.

(maldestramente tradotto ed interpretato da me medesimo dalla rivista ZAGLE)

Nota: le frasi non in grassetto menzionate con (ndr) sono state inserite dall'autore rapportando i prezzi qui da noi per barche medio piccole, massimo 28 piedi (8-9 metri) di lunghezza.

Tariffe di locazione di Horcamyseria a Porto Venere, Cinque Terre


martedì 22 novembre 2016

Se l'accesso all'acqua è troppo complicato si frena lo sviluppo del diporto nautico?



Proprio oggi nella rivista francese online actunautique si lancia un sondaggio d'opinione molto scottante per tutti coloro che possiedono una barca carrellabile/ trasportabile, a vela e non, così posto:

"Tra i sistemi più semplici ed economici per navigare ci sarebbero le imbarcazioni trasportabili se non fosse per il fatto che l'accesso all'acqua sta diventando troppo complicato se non impossibile. Cosa ne pensate? Il dibattito è aperto!".

E qui si entra in un vero e proprio ginepraio perché le problematiche da affrontare sono diverse e sotto diversi punti di vista.

Carrellabile o trasportabile?
Il primo interrogativo riguarda la dimensione della barca e se la si può trasportare con un carrello o con un trolley, quindi se la si può varare da una struttura portuale o da una spiaggia.
In ambedue i casi le regole ci sono e devono essere rispettate.

Porto/ carrello
Il problema non dovrebbe essere del diportista ma del gestore della struttura portuale. Uno scivolo, come ho più volte asserito, fa parte del "marina" e come tale deve essere mantenuto e gestito. Anche se in cemento armato lo scivolo richiede una costante manutenzione, nonché una progettazione a monte che dovrebbe rispettare regole tecniche, di sicurezza e di buon senso. Questo significa che la pendenza dovrebbe essere accettabile per qualsiasi tipo di veicolo, così come l'orientamento, la posizione, l'accesso, la protezione dai frangenti, etc.
Premesso ciò vi renderete conto che il cosiddetto "scivolo libero" è quanto di più rischioso ed improbabile che possa esistere. Chi si può prendere la responsabilità di gestire, che sia un'amministrazione pubblica o un privato, una struttura/ servizio che potrebbe causare un danno agli utenti?
E con questo è detto tutto poiché fatte le dovute premesse la gestione di uno scivolo implica dei costi che, se volessero, si potrebbero in ogni caso accollare l'amministrazione pubblica o il gestore privato, altrimenti dovrebbero essere fatti pagare agli utenti, così come quando si utilizza la gru. 
E' ovvio che questi ultimi dovrebbero essere ragionevoli, infatti se così fosse molti più diportisti si potrebbero avvicinare a questo tipo di nautica portando maggiori vantaggi economici al gestore. L'equazione è semplice: meno spesa = più utenti = maggior profitto = meno problemi.
Purtroppo questo tipo di equazione non rientra nella mentalità tipica dello squalo nostrano che, come vale per gli scivoli vale anche per tutto ciò che riguarda i servizi che ruotano intorno alla nautica da diporto, affonda i suoi denti sul primo malcapitato cercando di trarre il maggior profitto non pensando che, a lungo andare, questo modo di fare scoraggia tutto il settore della nautica da diporto. 
In aggiunta, per coloro che dovessero utilizzare lo scivolo e parcheggio per lunghi periodi, potrebbero essere previsti degli abbonamenti. Con questo ultimo ragionamento ho introdotto anche il tema parcheggio che non può essere slegato dallo scivolo, infatti dove li lasci auto e carrello? In mezzo ad una strada? Tutto ciò forma una struttura di tutto rilievo a cui potrebbero essere aggiunti servizi igienici e di ristoro, aree verdi, pic-nic, aree di lavaggio, etc. In questo modo chiunque sarebbe ben contento di pagare un servizio di qualità efficiente ed in ogni caso molto più economico di quello previsto per un ormeggio in una "marina" tradizionale. Tutto questo è il cosiddetto porto "verde" o a "secco" di cui abbiamo parlato tante volte.

Spiaggia/ trolley
Dopo aver posseduto per lunghi anni una barca carrellabile, anche se a dir la verità l'ho trasportata molto poco, mi sono orientato verso una piccola barca cosiddetta "da spiaggia". Che la si trasporti sul tetto dell'auto o con il carrello poco importa, l'unica cosa che conta è che la si possa varare da spiaggia con un piccolo trolley.
Anche in questo caso, poiché le regole sono rigide, il problema non dovrebbe essere del diportista ma del gestore della spiaggia che si dovrebbe preoccupare di realizzare un corridoio apposito per lo scorrimento delle barche, una piccola area di sosta per le stesse a terra, ed infine un corridoio di lancio in mare per proteggere i bagnanti.
Capisco che tutti i cosiddetti "bagni" non possano prevedere tali strutture, sarebbe sufficiente da parte delle amministrazioni pubbliche pianificarne la presenza ogni tanti chilometri di costa in modo da soddisfare le esigenze del diportista piccolo piccolo, come oggi sono io.
Sinceramente sarei ben contento di pianificare il mio week end al mare in una struttura organizzata, pagando una cifra giornaliera che mi potesse garantire, spazi, efficienza, agio e sicurezza per le mie uscite in deriva (o gommone se lo avessi).
Quindi le stesse identiche considerazioni finali fatte al punto precedente valgono anche per i gestori delle spiagge, esattamente tali e quali.

Quindi rispondendo al quesito posto nella rivista francese potrei tranquillamente rispondere così:
"La problematica deve essere affrontata e pianificata dal punto di vista finanziario ed economico, oltre che sociale, da parte dei gestori e degli amministratori pubblici, credendo in un tipo di STRUTTURA PORTUALE/ SPIAGGIA efficiente ed alla portata di un vasto numero di utenti. Qualsiasi tipo di nautica si pratichi l'arte di arrangiarsi o l'esclusione, come è stato fatto finora, non è né accettabile, né proponibile, né responsabile. In questi termini le responsabilità sono tutte dalla parte dei gestori e degli amministratori pubblici, a volte inefficienti, a volte insensibili alla nautica popolare, quasi sempre incapaci".




lunedì 2 maggio 2016

Monete d'argento da cinquecento lire, il più grande errore "nautico" della storia

La moneta d'argento di Elena da 500 Lire, conio del 1958
La moneta che vedete sopra è la moneta da 500 Lire d'argento di Elena, appartiene alla prima tiratura di serie che fu coniata nel 1958. Fu il primo conio dopo la famosissima scoperta dell'errore, errore che in realtà non c'è mai stato, semmai a mio parere quelle sbagliate furono le centinaia di migliaia emesse dopo, con buona pace del Capitano Giusco di Calabria che ritenne la posizione della bandiera sopra le vele errata.

Le 500 Lire d'argento con la bandiera controvento che furono ritenute errate, dal sito it. finance.yahoo
Qualsiasi navigante con un minimo di esperienza capisce che la posizione corretta delle bandiere e delle vele è quella originale, rappresentata nel conio di "prova", la prima tiratura da 1004 monete. Le caravelle procedendo di bolina hanno le vele orientate verso l'osservatore e la bandiera è posizionata contro vento formando l'angolo corretto per risalire il vento.
L'intera storia delle "Caravelle contro vento" la potrete trova su Nauticareport pertanto non ho intenzione di dilungarmi sull'argomento quanto puntualizzare il fatto che le monete sbagliate sono quelle relative alle tirature successive come quelle di Elena, infatti se le caravelle fossero andate veramente di poppa, come a questo punto maldestramente modificato, le vele avrebbero dovuto essere rappresentate molto più di profilo e non orientate verso l'osservatore.
Ritengo pertanto che questo sia il più grande errore nautico della storia, soprattutto se effettuato nella moneta più bella di cui il popolo di "santi, poeti e navigatori" come il nostro si è sempre fregiato.
Concludo con un'altra osservazione che mi sovviene ricordando una modesta "consulenza velica" che avevo fatto qualche anno fa per il Dipartimento di Storia della Navigazione di un'importante Università relativa alla possibilità che Amerigo Vespucci fosse partito per Le Canarie, come prima tappa per le americhe, non da Cadice ma dalla Galizia. In quella circostanza il professore con cui parlai mi insegnò che la grande scoperta di Colombo e di tutti i navigatori che lo seguirono fu fatta grazie alla capacità di grandi navi di risalire il vento e quindi di attraversare l'Atlantico in qualsiasi andatura. La scoperta dell'America, forse già avvenuta molti secoli prima da parte degli antichi Vichinghi, ha il suo più grande valore nell'apertura delle rotte commerciali tra tutti i continenti del nostro pianeta. Questa è stata la vera grande scoperta ed è per questo che l'aver pensato di aver commesso uno sbaglio sulle cinquecento lire d'argento ed averle modificate è stato il più grande errore nautico della storia.


Nell'immagine sopra è riassunta la mia elaborazione sulle possibili rotte tenute da Amerigo Vespucci dalla Galizia o da Cadice, elaborazione fatta sulla sovrapposizione della carta nautica "A Rombi di Vento del Conte Etemano Freducci" sul planisfero di Google. Le conclusioni a cui giungemmo furono che gli scritti di Amerigo non davano sufficienti indicazioni per elaborare una teoria certa. Amerigo Vespucci solo qualche mese dopo Colombo, come da lui scritto in uno dei suoi nei suoi diari, partì con il vento di bolina (ci indicò la direzione del vento) dove arrivò "diritto" lasciandoci in sospeso con una questione "filologica" sul luogo esatto di partenza e sul tempo intercorso, bolina che fu più o meno larga a seconda che fosse partito da Cadice o dalla Galizia.
Certo invece è che in Galizia furono costruite le prime grandi navi capaci di attraversare gli oceani e risalire il vento.


martedì 26 aprile 2016

giovedì 7 aprile 2016


mercoledì 24 febbraio 2016

Was ist "Open5"? La Micro-Class amplia i suoi orizzonti


Open5 è una nuova classe velica che ha l'ambizione di offrire una possibilità in più di navigare e di partecipare a delle regate con la maggior parte dei cabinati nella gamma tra i 5 e i 6 metri di lunghezza. 
L'obiettivo è quello di realizzare gare emozionanti che altrimenti non sarebbero possibili con imbarcazioni molto più grandi essendo diversi i potenziali di velocità.
In particolare l'intento dell'associazione è quello di ampliare la gamma dai limiti imposti dalla micro-class, allineata intorno ai  5,50 metri.
Le regate si terranno in Germania, nell'ambito delle regate previste per la Microcuppper e delle altre classi attinenti le imbarcazioni, se interessate
Nelle regate ci sarà un vincitore assoluto e un vincitore per ogni tipologia di classe partecipante, o tra barche con potenziale di velocità simile gareggiando nello stesso campo di regata in modo che la competizione desti il maggior interesse possibile.

A questa classe potranno rientrare le barche aventi le seguenti caratteristiche:
  • Monoscafi
  • Lunghezza fuori tutto: 5.00 m - 6.00 m (solo lunghezza dello scafo)
  • Baglio massimo: 1.80 m - 2.50 m
  • Chiglia, chiglia basculante, zavorra che garantiscano un momento raddrizzante a 90° senza l'equipaggio sulla chiglia
  • cabina chiudibile con almeno una superficie piana, che può essere utilizzata come letto
  • equipaggio: min. 2
  • trapezio non ammesso 
  • un massimo di due derive subacquee mobili oltre la chiglia 

Barche ammissibili alla classe Open 5:
  • Microcupper 
  • Varianta 18 
  • Seascape 18 
  • Dehler 18 (Red Riding Hood) 
  • FarEast 18 
  • I550 
  • Sailart 17 
  • Sailart 19 
  • Sailart 20 
  • Mariner 20 
  • Żagle classe 500, per esempio, S500 o Twins 
  • Six fot 4 Cruiser 
  • Viko 20/20 Deltania 
  • Sportina 600 
  • 517er 
  • Avar 18 
  • Corsaire 
  • Condor 55 
  • Edel 2 
  • Edel 5 
  • Elan 19 
  • Fam 
  • Fan Balt 17 
  • Flying Cruiser 
  • Hai 590 
  • Leisure 17 
  • L17 
  • Manta 19 
  • Rügen Jolle 
  • Tes 550 
  • Ultra 550 
  • Waarship 570 
  • Oceaan 18 
  • (...)
Maldestramente tradotto ed interpretato da me medesimo, fatti salvi eventuali errori di comprensione dal sito Open 5.

Via: yacht.de

sabato 20 febbraio 2016


lunedì 15 febbraio 2016


sabato 13 febbraio 2016

Rowgeneration




La Walkerbay mi ha fatto riscoprire il piacere della remata, così per chi non se la sente di affrontare il vento e la sua libertà propongo queste bellissime barche a remi svedesi: rowgeneration.
Ottima per fare car-top boating, barca leggera e di piccole dimensioni.


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