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giovedì 29 febbraio 2024

REWIND: Faltboote PAX, il kayak smontabile a vela di Karol Wojtyla

Karol Wojtila giovane accanto al suo faltboot, dal sito Statemaster Enciclopedia
Che al nostro amato Papa Wojtila piacesse stare con i giovani in campeggio a fare trekking lo sapevamo, ma che navigasse in una bellissima Faltboot PAX con tanto di rig velico proprio non riuscivamo ad immaginarselo. Così ho trovato anche la foto della sua stupenda barca conservata al Museo Giovanni Paolo II a Wigry, non si finisce mai di imparare nonché di avere la voglia di averne una uguale. E' bellissima.

La Faltboot PAX di Wojtila, dal sito Museo Giovanni Paolo II
"Giovanni Paolo II ha avuto un rapporto speciale con i giovani cattolici ed è conosciuto da alcuni come il Papa per la gioventù. Prima che diventasse papa faceva spesso campeggio e trekking in montagna con i giovani e ha continuato anche quando era papa."


Karol Wojtila in kayak, foto tratta da Sportydoo
Sue queste parole:
“Lo sport non può essere ridotto solo a una questione di goal e di medaglie, di coppe, primati e traguardi tagliati a suon di miliardi e dirette televisive. Lo sport è qualche cosa di più alto e più nobile: è il veicolo privilegiato per la formazione integrale dell'uomo, attento ai valori della solidarietà, del lavoro, del sacrificio, della giustizia” .


Karol Wojtila assieme al gruppo di Środowisko, dal sito GliScritti
Karol Wojtila, un Santo, un grande Papa, ma prima di tutto un uomo formidabile.


sabato 17 febbraio 2024

REWIND: Gli studi di imbarcazioni a vela di Leonardo da Vinci

Per i 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci, considerato i documenti che hanno messo in rete, ho cercato uno studio che provasse l'interesse di questo nostro genio italico anche verso la pratica della vela e, benché non avessi avuto dubbi sul risultato, la mia curiosità è stata abbondantemente ripagata.
Gli studi di Leonardo che ho trovato, perché non sono gli unici, si trovano nel Codice di Mardid II.

Il Codice di Madrid
Riscoperto nel 1966, questo manoscritto di 157 carte contiene studi riferibili all'attività di Leonardo a Firenze, dopo la conclusione del primo soggiorno milanese. Vi si trovano progetti di architettura militare condotti per il Signore di Piombino, rilevamenti cartografici del territorio toscano, note di pittura e studi di ottica. Al manoscritto e stato arbitrariamente legato il fascicolo finale, che contiene gli studi condotti tra il 1491 e il 1493 per il il monumento equestre a Francesco Sforza. (Tratto da Museo Galileo - Istituto e Museo di Storia della Scienza)

Leonardo a Piombino (tratto da La Toscana di Leonardo - Itinerari)
Leonardo lavorò a Piombino per Jacopo IV Appiani, del quale Firenze cercava ora l’alleanza o almeno la neutralità. Per quanto i suoi incarichi iniziali fossero limitati alle indicazioni concertate con Machiavelli, Leonardo si spinse ben oltre elaborando complessi studi che dettero origine ad una serie di annotazioni sull'architettura ... È significativo che alcuni appunti sulla navigazione a vela dimostrino come Leonardo studiasse a Piombino insieme ad Antonio da Sangallo il Vecchio: nel foglio 122r del Codice di Madrid II, le scritte «orza davanti cioè di prua» e «orza di poppa» sono di mano del Sangallo; ....

Ancora nel foglio 35r, vi sono calcoli per le fortificazioni di Piombino .... Sempre a Piombino Leonardo studiò le onde, le barche a vela, i venti e la navigazione, insieme alle traiettorie e al campo di tiro dell’artiglieria e all’opportunità di modificare l’altezza delle colline intorno alle fortificazioni. 
Trascrizione esatta
Studio delle barche:
L'antenna sta su  alta sul lato di levante
δ τ antenna; a b τ gratile/ ralinga; a δ c balumina; a la poggia; δ la penna; τ il carro
cammina a scirocco con la potenza del vento che vien da greco alla potenza del vento b.m.f.
…... a scirocco col vento greco alla potenza del moto b.m.g.

Studio delle fortificazioni:
5942- 2393 = 3549
fosso colli muri et procinto della fortezza del Monte a Santa Maria monta ducati 5942
fosso e muri d'essi fossi alla difesa della terra colla torre e un barbacano di groseza di braccia 23 e alta 20 tutta soda salvo le difese montan ducati 2393

Commento
Lo studio delle barche a vela di Leonardo è sorprendente per la sua precisione e accuratezza e ritengo che l'argomento possa essere ampliato con altri documenti alla mano, cercando di approfondirne i significati che, ahimé, attualmente rimangono solo descrittivi.
L'armo velico preso in esame è quello della vela latina che viene descritto in ogni sua parte in funzione dei venti e della rosa dei venti ma si parla anche della forza del mare. Credo che Leonardo volesse studiare con precisione una formula che comprendesse sia i venti (b.m.f) che la forza delle maree (b.m.g.), probabilmente non concluso, in ogni caso anche i calcoli e le formule validi oggi si basano tutti su osservazioni empiriche. Mi pare del tutto evidente che lo studio sia stato condotto in funzione militare.
In un disegno a parte vengono indicate le parti principali dello scafo e la sua forma.
Per quanto riguarda i fossi e i muri sembrerebbe che Leonardo si stia occupando di problemi difensivi molto concreti, indicando dimensioni e costi. La sottrazione dovrebbe indicare una differenza di costi.
Una curiosità. Leonardo, come tutti sanno, aveva una scrittura speculare, ma questo valeva solo per le lettere e non per i numeri, come potete osservare nel documento che ho trascritto.
Ho cercato di fare una trascrizione più accurata possibile e se per i termini velici mi è stato relativamente facile, salvo possibili errori, per la parte descrittiva mi ha aiutato il Dott. Giacomelli, storico, maestro e guida nella ricerca che stiamo effettuando sulla storia millenaria della Famiglia Lenzi.

Codice di Madrid II, 7r. - La vela, i venti e il litorale di Piombino, l'Arno tra Badia a Settimo e Signa, c. 1503-1504.


lunedì 22 maggio 2017

Il sommergibile dell'Appennino di Agostino Lenzi

Il sommergibile dell'Appennino, da Barche d'Epoca e Classiche
Che Agostino Lenzi della Stirpe de' Lenzi era una specie di genio che inventò e brevettò un sommergibile agli inizi del Novecento l'avevo già letto in una pubblicazione di Renato Zagnoni intitolata "La Storia dell'Industria del Ferro nella Montagna Bolognese e la ferriera di Casa d'Alessio presso Silla (Secoli XV-XX)", esattamente da pagina 54 in poi, ma che ne fosse stato tratto un bell'articolo anche su "Barche d'Epoca e Classiche" proprio non me lo sarei mai aspettato.
La storia del sommergibile di Agostino Lenzi e la sua perseveranza nel promuovere questa invenzione è veramente curiosa ed interessante ed invito i miei lettori ad approfondirla, e non solo perché Agostino era un mio lontanissimo parente, anche lui discendente di Lazarino de' Lazzari, sellarius in Granaglione agli inizi del 1200.


martedì 4 agosto 2015

Sovana, il video



Noi nelle "vie cave", nel cavone e nella Cattedrale di Sovana alla ricerca del Sigillo di Re Salomone. Purtroppo nel cavone, chiuso per lavori, abbiamo incontrato gli archeologi e siamo dovuti tornare indietro perché eravamo entrati con un sotterfugio, quindi niente Sigillo, magari si vede qualche indizio in altri luoghi ed in altre immagini. Chissà, vedremo.

Il cavone di Sovana


venerdì 31 luglio 2015

Da Sovana al mare, con la barca

Il parco archeologico "Città del Tufo"
Il desiderio di vistare i luoghi in cui il mio trisnonno, tra il 1859 e il 1860, aveva trovato numerosi reperti etruschi oggi conservati presso il Museo Nazionale Archeologico di Firenze era forte e finalmente ci sono riuscito, cercando di combinare il bisogno di Elena di rilassarsi assieme alla mia passione per la vela.

La barchina ormeggiata davanti all'Hotel Resort Sovana
Saremmo riusciti a fare tutto se non fosse stato che al Club Velico Grosseto non ci avessero consigliato di non uscire, c'era troppa onda e vento ed in effetti, a parte qualche barca di grandi dimensioni in lontananza, non è uscito nessuno per tutto il giorno.

Il demone alato, angeli e demoni fin dalla notte dei tempi
La visita al Parco Archeologico di Sovana che comprendeva la Necropoli Etrusca e le Vie Cave è stata semplicemente meravigliosa, la scoperta di un qualcosa di incredibile e di unico, ma anche il paesino di Sovana ci ha stupito per la sua bellezza.


Non sarei più coerente con la mia proverbiale brevità nell'esposizione se descrivessi con dovizia di particolari tutto ciò che abbiamo visto, le immagini parlano da sole, l'unica considerazione che mi viene da fare è che qui da noi in Italia non abbiamo capito proprio un bel nulla: lungo la strada pochissime indicazioni per arrivare in un posto così meraviglioso invece ho visto tantissimi capannoni e decine di fabbriche di cucine. Mi chiedo, ma chi le compra più le cucine? Non è che dovremmo cominciare a pensare a valorizzare meglio il nostro territorio unico per archeologia, arte, cultura, architettura, storia, natura e bellezza?
Non è arrivato il momento di pensare di cambiare rotta? Ditemi un po' voi, tanto più che in tutto ciò dovremmo essere i primi al mondo.

La piscina dell'Hotel Resort Sovana, tutta per noi e per pochi altri
L'elegantissimo Hotel Resort Sovana era quasi esclusivamente a nostra disposizione e di pochi altri provenienti da oltre oceano; così non abbiamo invidiato coloro che il giorno dopo abbiamo visto assiepati nelle spiagge dell'Argentario, luogo che abbiamo prontamente abbandonato.

Il Club Velico Grosseto a Principina a Mare
Al mare, nei pressi di Principina a Mare, ho individuato il luogo dove parcheggiare l'auto liberamente, scaricare la barca ed il corridoio per trasportarla fino all'acqua, il tutto nei pressi del Club Velico Grosseto e del Bagno Petite Europe, una struttura che mi è sembrata ben organizzata, pulita ed efficiente.

Il corridoio per il trasporto della barca dal parcheggio
Sono giunto alla conclusione che con la Walkerbay, nella passerella per l'accesso alla spiaggia libera o al corridoio di lancio, non conviene utilizzare il carrello bensì la ruotina posta sulla chiglia della barca stessa, credo si faccia molta meno fatica a causa della sabbia che si impasterebbe nelle ruote.


Insomma, mare mosso parte, questa gita tra Sovana ed il mare con la barca è stata meravigliosa. Imperdibile la FOTOGALLERY completa, a breve monterò anche un filmatino di noi tra le "vie cave" alla ricerca del Siglillo del Re Salomone.



mercoledì 24 settembre 2014

Die Cosmographiae introductio: des Martin Waldsseemuller (Ilacomilus) in Faksimiledruck (1907)



Il testo del 1907 è una riproduzione dell'originale pubblicato ben quattrocento anni prima (1507) per accompagnare la Universalis Cosmographia, una mappa in cui appare per la prima volta il nome "America", successivamente alle scoperte di Amerigo Vespucci avvenute tra il 1497 e il 1504.
E se la Cosmographiae Introductio sembra appartenere al cartografo, umanista e poeta Matthias Ringmann la mappa è stata realizzata da Martin Waldseemüller. Risulta però del tutto evidente dal titolo del libro che alcuni ritengano che anche quest'ultimo sia stato scritto dallo stesso autore della mappa. Enigma interessante quanto il fatto che nella edizione successiva della mappa scompaia il nome "America" per poi riapparire in edizioni successive.
La Universalis Cosmographia è la prima mappa del globo, molto probabilmente realizzata con la collaborazione dello stesso Amerigo Vespucci.
Su Wikipedia è possibile trovare una straordinaria riproduzione di questa mappa, la Walseemuller Map, attualmente depositata presso la Congress Library di Washington dopo che era stata rinvenuta nel 1901 da un gesuita nel Castello del Principe Johannes zu Waldburg-Wolfegg in Schloss Wolfegg.

Questi due documenti sono una pietra miliare nella storia della navigazione e dell'umanità, credo che qualsiasi navigante ne debba essere a conoscenza.

Il particolare della Mappa di Waldsemuller dove appare il nome "America", tratta da Wikipedia


domenica 31 agosto 2014

Io come Dante

L'immagine di Dante Alighieri posta sotto il Castello di Poppi
" ... a pie' del Casentino traversa un' acqua ch' a nome l' Archiano, 
che sovra l' Ermo nasce in Appennino ..."  (Dante Alighieri)

Guido Novello II Guidi, Conte di Raggiolo, esercitava nei primi anni del Trecento una signoria rurale completa. Gli atti di un notaio alle sue dipendenze, che coprono gli anni 1299-1335, forniscono una ricca messe di dati per la ricostruzione della vita del castello in questo periodo. L'A. analizza in primo luogo le risorse produttive e il loro sfruttamento, fra cui il caso particolare di alcune fucine di ferro; ricostruisce la popolazione del castello, la struttura della proprietà e la distribuzione della ricchezza, per soffermarsi infine sulla vita quotidiana degli abitanti. Dalla documentazione emergono anche molti dati relativi al conte Guido Novello, del quale viene quindi tracciato un ampio profilo biografico. L'accento viene comunque posto soprattutto sull'analisi delle strutture della signoria, sulle forme cioè di potere politico, giudiziario, militare ed economico che i conti Guidi esercitarono sul territorio. Conclude la ricerca lo studio delle modalità del passaggio di Raggiolo sotto il controllo della città di Firenze che stava ponendo le basi del suo dominio territoriale sulla Toscana. In appendice viene offerta una selezione di documenti, tra cui il testamento del conte Guido Novello. (Patrizia Salvadori, da Mirabileweb nella presentazione del libro di Marco Bicchierai, Il castello di Raggiolo e i conti Guidi. Signoria e società nella montagna casentinese del Trecento).

Raggiolo visto dalla "mercatella", l'antico ingresso al Castello dei conti Guidi
A questo punto vi chiederete cosa c'entro io con Dante Alighieri e Guido Novello II, assolutamente nulla, solamente il fatto che la proprietà della famiglia di Elena si trova esattamente dove era la torre del Castello di Raggiolo intorno al 1300 dalla quale esercitava il suo potere il Conte, coetaneo di Dante Alighieri ma, contrariamente a lui, originariamente ghibellino fino ad assumere progressivamente un ruolo più spiccato fra i Guidi che sostenevano la parte imperiale.  Di certo Guido Novello II e Dante Alighieri si incontrarono a San Godenzo nel 1302 "nel corso del quale si presero accordi fra i fuorusciti fiorentini guelfi bianchi e ghibellini con i signori feudali del Valdarno e dell'Appennino per una guerra da portare contro Firenze appunto nel Valdarno superiore" (da Enciclopedia Treccani), e poi successivamente.
Ed infatti fu nel Castello di Poppi dei Conti Guidi che Dante Alighieri soggiornò nel 1307 e poi nel 1311, la tradizione vuole che proprio a Poppi il sommo poeta abbia composto il XXXIII canto dell' Inferno.

Il Castello di Poppi, una meraviglia di architettura medievale
Oggi Poppi è una bella ed elegante cittadina che domina la Piana di Campaldino, luogo dove si svolse la famosa battaglia che sancì il predominio di Firenze su tutta la Toscana.

Io come Dante ai piedi del Castello e a fianco della statua, stesso naso fiero, ma solo quello
Ora la torre del Castello di Raggiolo del Conte Guido Novello II non c'è più, ma le sue antiche mura e le sue fondamenta sono ancora riconoscibili tra  le pareti della casa di Elena, chissà se Dante, ospite in quella zona, non abbia osservato la Verna da una delle sue finestre.

Una finestra caratteristica della casa di Elena, forse del Castello
Insomma, davvero bella questa gita a Poppi, la mattina eravamo al lago e la sera qui a riscoprire leggende di guerrieri, poeti, fate e nobildonne, come la bella Matelda e la sua torre .



giovedì 21 agosto 2014

La pesca miracolosa, a vela, nella Pieve di Romena

La "pesca miracolosa", capitello della Pieve di Romena
TEMPORE FAMIS MCLII. (Tempo di carestia 1152)
Questa scritta è scolpita sul secondo capitello della navata di sinistra della splendida Pieve di San Pietro a Romena ed indica la circostanza e l’anno in cui questa pieve romanica fu edificata.  
Qui lo stile romanico si esalta ed anche il profano non può non rimanerne affascinato.  
Questa pieve romanica a tre navate fu costruita su un preesistente edificio religioso, probabilmente del secolo VIII, i cui resti e certi frammenti sono visibili scendendo nel sotto chiesa attraverso una scala, sulla destra, all’interno dell’edificio. 
Esternamente la parte di maggior fascino della Pieve di Romena, oggi dichiarata Monumento Nazionale, è sicuramente l’abside. Al visitatore che giunge da Pratovecchio o dal Castello di Romena appare come una scultura perfettamente incastonata in un classico paesaggio toscano, anzi, nel tipico e splendido paesaggio Casentinese. Dal 1991 questa Pieve è anche sede della Fraternità di Romena, luogo di fede e amicizia. (Tratto da: Il Bel Casentino).

L'abside della Pieve di Romena è attrazione di molti artisti
Credo che non ci stancheremo mai di andare a vistare questa stupenda pieve romanica, tra le più belle nella storia dell'arte medievale, situata a solo qualche chilometro da Raggiolo, luogo dove di consuetudine passiamo qualche giorno di Agosto.
Questa volta sono rimasto colpito dal secondo capitello della navata di destra, sulla facciata rivolta verso l'abside e quindi nascosto alla vista del visitatore distratto. Ed è tanto nascosto che mi era quasi sfuggito, solo per caso sono riuscito ad accorgermi della sua particolarità rimanendo attratto dalla sua bellezza, certamente uno dei capitelli romanici più interessanti e significativi che abbia mai visto.
Secondo la tradizione sembra che rappresenti la "pesca miracolosa" e i due personaggi dovrebbero essere Pietro ed il fratello Andrea, altri hanno inteso intravedere in esso un significato più mondano, "la barca dell'umanità" con due naviganti nel mare della vita.
Ma non voglio entrare in argomenti, per così dire, "escatologici", quanto soffermarmi sull'immagine, quella di una barca a vela con due uomini a bordo, uno con un remo, o un timone, in mano, l'altro appoggiato all'albero, oppure che lo sorregge assieme alla vela.
Questa immagine, dal punto di vista della storia della navigazione è estremamente interessante poiché intende rappresentare una barca da pesca come minimo di quei tempi, intorno all'anno mille.
Le due estremità affilate la fanno assomigliare alla canoa a vela della quale abbiamo tanto parlato negli ultimi mesi, inevitabile l'accostamento alla canoa a vela americana con la pagaia che fa da timone e forse, in questo caso, con il secondo componente dell'equipaggio che tiene su l'albero e la vela latina, come in una specie di windsurf.

Il capitello sembra rappresentare una navigazione in canoa a vela
Non mi posso addentrare in supposizioni ed argomentazioni complesse, certo questa immagine pone molti interrogativi sui modi di navigare nei secoli precedenti l'anno mille. Comunque sia questa rappresentazione "nautica" ha esaltato la mia immaginazione e credo che si possa definire come un elemento storico di rilievo nella storia della navigazione.
Per il resto la Pieve di Romena è semplicemente meravigliosa, all'interno ....

La navata e l'abside della Pieve di Romena
.... e all'esterno.

Pieve di Romena, vista laterale
Altre immagini della pieve le potete trovare nella FOTOGALLERY della nostra vacanza a Raggiolo, che si deve ancora concludere.

Il capitello in cui viene indicata la data di costruzione della pieve con la consegna delle chiavi


venerdì 15 agosto 2014

Lucignano, la sua bellezza e i suoi tesori

San Francesco in barca a vela, parte (o arriva) per (o da) la Terrasanta?
Se si vuol raggiungere il lago Trasimeno da Arezzo più in fretta passando per la superstrada si deve attraversare Lucignano, un vero gioiello di architettura medievale sul cui SITO istituzionale potrete trovare la storia. 
Per poterne apprezzare in pieno la bellezza però bisogna visitare Lucignano di persona e vi assicuro che ne vale assolutamente la pena poiché è uno di quei paesi ancora completamente raccolto entro le sue mura, rimasto in buona parte integro nella struttura originale, seppur stratificata nei secoli.
Essendo il giorno dell'Assunta, come da tradizione, non ho potuto fare a meno di riflettere sul "magnificat" di Maria e quanto questo sia alla base di tutto il pensiero francescano, ne avevamo già parlato. Anche per questo motivo, una visita a San Francesco a Lucignano era d'obbligo e, come sempre accade quando ci si inoltra nella fantastica vita di questo Santo, mi sono interrogato sulle immagini poste negli affreschi di questa Basilica, in particolare una, quella in cui lo si vede imbarcato per la Terrasanta.

La Basilica di San Francesco a Lucignano
Nelle troppo poche informazioni che ho trovato su questi affreschi sul web e nelle enciclopedie si dice che in questa immagine San Francesco sia in partenza per la Terrasanta ma a me non sembra in quanto la pala del timone è posta sulla destra a poppa, in basso, e l'uomo a prua non sta governando una barra quanto probabilmente sta preparandosi per l'attracco. Inoltre, se San Francesco è partito da Ancona ed è tornato a Venezia, allora le due colonne sono proprio quelle del porto di Venezia, come mi ha fatto notare Elena. Premesso ciò c'è un'altro particolare che pone enormi ed importantissimi interrogativi, cosa tiene in mano il Santo? Secondo me potrebbe essere la Sacra Sindone. A questo punto cadrebbero tutte le teorie secondo le quali questa importantissima reliquia sarebbe arrivata in Francia direttamente dalla Terrasanta. Ma perché se Frate Elia è tornato con il "Chiodo della Croce", e molto probabilmente anche con il "Santo Graal", in Italia la Sacra Sindone dovrebbe essere arrivata in Francia? Queste tre reliquie, e forse altre ancora celate, sono arrivate tutte in Italia grazie a San Francesco e Frate Elia. E cosa aspetta la Sacra Chiesa Romana a riabilitare una figura così importante come Frate Elia, posto a capo dei francescani dallo stesso San Francesco, e fare "mea culpa" sulla sua "damnatio memoriae"? Questa cosa è semplicemente scandalosa, è una negazione della storia del cristianesimo e della sua umanità.

Il "trionfo della morte"attro meraviglioso affresco posto in San Francesco a Lucignano
E se del sopra citato affresco non si parla affatto qualcosa ho trovato su quest'altra meraviglia che è il "trionfo della morte", raffigurata come un cavaliere che scocca la freccia. Insomma, solo per queste due opere Lucignano merita una visita, ma c'è molto, molto di più da vedere. Guardate la FOTOGALLERY che meraviglia!.


Tra le foto ce ne sono due significative, una riporta una frase di Mussolini che è rimasta ancora impressa in uno dei muri del paese, "quando si è forti si è cari agli amici e temuti dai nemici", l'altra è la lapide commemorativa appesa sulla casa del partigiano Licio Nencetti. Tutte e due, tristemente, ci ricordano un'epoca, la prima con la banalità dell'arroganza, la seconda con grandezza dell'eroismo, Licio Nencetti è stato un vero eroe, martire della nostra democrazia.

Uno scorcio caratteristico nei pressi della casa di Licio Nencetti


giovedì 7 agosto 2014

Alla scoperta di un mondo perduto

Lo stemma della Congregazione Olivetana
Oggi siamo tornati con i miei cognati all'isola Polvese, andata senza vento, ritorno con un grandioso gran lasco per tutto il tempo che ci ha fatto percorrere velocemente le quasi cinque miglia della distanza tra l'isola e Castiglione del Lago.
Siamo saliti subito al Monastero di San Secondo in parte restaurato dalla Provincia di Perugia e, per quanto stupendo, dal destino ancora molto incerto. Quante cose si potrebbero fare in una magnifica struttura del genere, un luogo che per un caso fortuito abbiamo potuto visitare e che ci ha lasciato senza fiato.

Queste colonne della Cripta dell'Abbazia hanno circa 1000 anni
Abbiamo potuto vedere le colonne della Cripta che sorreggono l'antica Abbazia, attualmente diruta, che hanno circa 1000 anni.

La contro facciata della'Abbazia di San Secondo
ABBAZIA DI SAN SECONDO. Si tratta di un edificio romanico a tre navate con due file di colonne e pilastri che sorreggono archi a tutto sesto, transetto rialzato e abside semicircolare e con cripta monostila,. La costruzione è realizzata con arenaria, calcare e marne, sono però stati reimpiegati anche blocchi di travertino e arenaria provenienti da precedenti strutture etrusche o romane. Dell'impianto originario, ampiamente modificato nei secoli e in larghissima parte crollato, si conserva la facciata, i muri perimetrali esterni, la cripta e parte dell'abside. La facciata della chiesa è quasi completa, con un rosone al centro e più in basso quattro finestre ai lati sicuramente frutto di modifiche recenti e la porta sbaricentrata rispetto al rosone che è sovrastata da una lunetta. Presso l'abside ci sono due passaggi laterali che portavano al piano superiore e uno centrale che scende verso la cripta. La cripta monostila è caratterizzata da un ambiente semicircolare che ha al centro una colonna monolitica in pietra calcarea e capitello in arenaria, su cui si imposta una volta in pietra grossolanamente squadrata. Ai lati della cripta si aprono due locali che collegano direttamente con l'esterno della chiesa e voltati con lo stesso tipo di pietra. Quello di destra, molto più grande, è inglobato in un corpo a due piani, aggettante rispetto al resto della costruzione e costituisce la sagrestia e funge attualmente da collegamento con l'edificio del monastero vero e proprio. (Via Prog-res)

Il campanile dell'Abbazia
TORRE CAMPANARIA. Sorge nell'angolo nord orientale; la base è costituita da resti di una muratura etrusca in blocchi di arenaria, mentre la struttura è realizzata in blocchetti di calcare, marne ed arenaria disposti a filaretto. In sommità la struttura termina con la cella campanaria alleggerita da quattro monofore a sesto acuto. (Via Prog-res)

Il grande refettorio del Monastero degli Olivetani in fase di restauro
 MONASTERO DEGLI OLIVETANI. Purtroppo la costruzione, realizzata con pietrame di spoglio in arenaria, calcare e laterizio, ha subito nei secoli profonde modificazioni e demolizioni, per cui l'aspetto originale è riconoscibile solo in parte. All'arrivo degli olivetani il monastero già esistente subisce diverse modifiche. L'edificio a due piani si sviluppa perpendicolarmente alla chiesa e vi si innesta tramite la sagrestia, vi era poi un braccio perpendicolare a questo che fungeva da terzo lato del chiostro, di cui oggi restano solo tracce. A piano terra il locale più importante è la sala capitolare, caratterizzata dalle monofore esterne a sesto acuto, dalla volta a "schifo" su peducci in pietra serena e dalla nicchia che ospitava una madonna con bambino. Gli altri vani non hanno caratteri particolari. Al primo piano, che non è direttamente collegato con il piano inferiore, si accede da due ingressi opposti: il primo comunica con l'abside attraverso la sagrestia, secondo comunica direttamente con l'esterno attraverso la scalinata. Il piano oltre la sagrestia, che era adibito a dormitorio, si presenta oggi come un unico vano, ma in passato era suddiviso da murature portanti. Una seconda divisione doveva essere costituita da tramezzature leggere che dividevano le celle dei frati. Se il complesso si è ampliato e trasformato profondamente nel corso dei secoli, è anche vero che molto dell'aspetto attuale è dovuto agli ultimi interventi di restauro fatti eseguire dall'ultimo proprietario che ne hanno alterato i caratteri in maniera vistosa. (Via Prog-res)

L'esterno del Monastero degli Olivetani
Ma la cosa interessante che ho scoperto grazie al mio cognato è che l'Ordine della Congregazione Olivetana ha avuto origine ad Arezzo, per volere del Vescovo Guido Tarlati nel 1319.
Tutto il resto è stato altrettanto meraviglioso, l'arrivo all'isola, l'ormeggio davanti alla spiaggetta, il bagno, il giro dell'isola ed il pasto alla Villa Ducale, prezzo fisso 8 o 13 € secondo l'appetito, ma vi assicuro buonissimo ed ottimo servizio.
Grazie ad Aspirina e al Trasimeno abbiamo passato un'altra giornata meravigliosa.


martedì 24 giugno 2014


martedì 6 maggio 2014

Atlas Maritimus, or a book of charts (1672)



Atlas Maritimus, o un libro di carte: descrive le coste, i capi, i promontori, le spiagge, le secche, gli scogli e i pericoli; le rotte, le baie, i fiumi e i porti, nella maggior parte dei luoghi conosciuti al mondo. Con i percorsi e le distanze, da un luogo ad un altro: tratti dalle ultime e più importanti scoperte riportate dai più abili ed esperti navigatori della nostra Inghilterra, integrati con una rappresentazione idrografica di tutto il mondo (1672).


domenica 9 febbraio 2014

Les Phares de la Côte - Bretagne


"Oggi i guardiani dei fari sono scomparsi, superati dalla "modernità". Solo i fari con la loro presenza, ormai quasi tutti abbandonati, testimoniano ancora un passato non così lontano. Questo video è un modesto omaggio a quegli uomini e donne che hanno rischiato la loro vita e hanno a lungo "sfidato" gli elementi della natura per salvare naviganti in difficoltà. Le splendide immagini aeree sono della nostra amata costa della Bretagna .... I fari potrebbero raccontarci delle tempeste che hanno superato, della loro eroica resistenza alle onde dell'inverno che colpiscono ancora, ancora e ancora. Loro sono sempre in piedi ad affrontare il mare, senza batter ciglio. Ma la mancanza di mezzi di sostentamento per le loro colonne di pietra li stanno facendo morire lentamente ..."-

Via: Canale Youtube MGROYAUME


venerdì 22 novembre 2013

Discorso sul P.I.L.



A 50 anni dalla morte di JFK ho preferito non parlare di una delle tante ipotesi sulla sua morte quanto riproporvi il "Discorso sul P.I.L." che suo fratello Bob tenne all'Università del Kansas.
Di JFK e di Bob si è parlato oggi su RAI 3 - La Grande Storia, uno dei più bei programmi del nostro servizio pubblico radiotelevisivo.


mercoledì 16 ottobre 2013

Il tesoro sommerso del Trasimeno


Visualizza La Battaglia di Annibale in una mappa di dimensioni maggiori

Non c'è nascosto solamente il Santo Graal al Lago Trasimeno,  ma un tesoro altrettanto importante dal punto di vista storico ed archeologico.

La teoria di fondo parte dalla storia e si mescola alla leggenda: 
La battaglia del Trasimeno, svoltasi nel giugno del 217 a.C. (II Guerra Punica), vide come teatro di svolgimento, secondo la più recente ricostruzione scientifica dei luoghi della battaglia (Gambini-Brizzi, 2008), la piana di Tuoro. Polibio dice infatti che alcuni legionari tentarono di salvarsi gettandosi in acqua, ma il peso delle armature li trascinò a fondo. Di questi reperti non si son mai cercate le tracce. Almeno fino ad oggi. Ed è possibile dunque che siano custodite sotto metri di sabbie in questo tratto del lago di Tuoro, importanti testimonianze dello storico episodio .......

Se volete conoscere tutta la storia leggete l'articolo "Sulle tracce di Annibale", da Tuttoggi.


Fu una carneficina mai dimenticata nella gloriosa e millenaria storia di Roma, certo viene da riflettere che solo oggi, dopo ben 2230 anni, si pensi di andare a cercare qualche reperto archeologico anche in fondo al lago. Le ricerche vengono condotte dall'ISMAR del CNR, ulteriori informazioni sulla ricerca le potete trovare nel blog de "La Rotta dei Fenici", II Fase delle indagini al Trasimeno per confermare le teorie sulla Battaglia di Annibale.

I tecnici del CNR al lavoro per analizzare il fondale, foto tratta da frescodiweb


lunedì 14 ottobre 2013

Lungo le "Vie della Seta", le lontane frontiere dell'immigrazione e della civiltà


Visualizza Lungo le Vie della Seta in una mappa di dimensioni maggiori

Il viaggio di Marco Polo che vedete rielaborato su Google Maps l'ho estratto da un bellissimo sito russo che parla dei grandi viaggiatori, wiki.marshruty. Ve ne consiglio la lettura, è molto ben fatto e la mia estrapolazione nella carta è solo parziale.
Ma non è solo del fantastico viaggio di Marco Polo, che ho ripercorso piacevolmente, che vi volevo parlare ma aprire una piccola parentesi sull'immigrazione, argomento in questo momento così cruciale per la nostra umanità.

Siamo tutti figli di emigranti!

L'uomo, sin dalla notte dei tempi, non è mai stato fermo e se ciascuno di noi riesce ad approfondire le proprie conoscenze nelle radici della storia scoprirà con enorme sorpresa che le sue origini provengono da terre lontanissime, in tempi lontanissimi, quando guerre, pestilenze, siccità, o più semplicemente un lavoro o un pellegrinaggio, avevano spinto i suoi antenati a muoversi verso terre più fertili, ricche e dove si potevano condividere ideali di civiltà e tolleranza.
E se oggi le vie dell'immigrazione che ci angosciano di più sono quelle che provengono dal Nord Africa attraverso il Canale di Sicilia, nel corso del medioevo erano soprattutto quelle che si propagavano attraverso le cosiddette “vie della seta”, strade e percorsi principalmente commerciali già battute sin dai primi secoli dell'ultimo millennio da Marco Polo, ma anche prima, fin dal tempo dei romani.
Nel caso di mia nonna paterna per esempio, pensate, è bastata la scritta nella tomba di un Santo nel Duomo di Lucca per scoprire che il nome di quest'ultimo ha quasi certamente ed inequivocabilmente attribuito la provenienza della sua famiglia, stabilitasi in Toscana tra il 1200 e il 1300, dall'Armenia, con precisione da una delle sue più importanti e gloriose capitali da cui è stato generato quel cognome.

Iscrizione sulla tomba del Santo
Una capitale fondata dal Re Chorsoe III di Armenia nel 335 e da allora utilizzata come residenza principale dei re armeni della dinastia arsacide. Da lì si vede il Monte Ararat, il "luogo creato da Dio" e dell'Arca di Noè. Dopo le varie vicissitudini della storia, inclusa l'occupazione islamica, la capitale è diventata sede della Chiesa armena fino a circa il 1300 da dove si trasferì nell'isola di Akmadar nel Lago di Van, allora appartenente al grande impero armeno. Ed è proprio in questo periodo, epoca in cui quella capitale fu distrutta dai mongoli, che partirono attraverso le "Vie della Seta" i pellegrini, seguaci del Santo, o forse solo commercianti, e che si stabilirono a Lucca e in Toscana.

Dal sito vie della seta
Sembra che fossero molto bravi a commerciare ed insegnare tanto che il mio trisnonno, ingegnere, nominato BACCELLIERE dal Granduca di Toscana perché studente meritevole, voleva insegnare matematica al Liceo Classico di Montalcino dove era nato. Invece, tra il 1859 e il 1863, il fato lo portò ad Arezzo, come direttore operativo degli scavi etruschi di una famosa Società filantropica fiorentina. Il suo operato, oltre che nelle LETTERE che ho ritrovato alla Biblioteca Centrale Nazionale di Firenze, è menzionato anche nel prestigiosissimo “Archivio Storico Italiano” di Giovan Pietro Vieusseux, del quale era stimato e rispettato conoscente, nonché fidato amico. L'esito dei suoi scavi è servito a creare il Museo Nazionale Archeologico di Firenze. Dopodiché fu assunto ad Arezzo ed è in gran parte per merito suo che noi abitiamo ancora qui. Questo trisnipote di emigranti è stato anche un EROE della nostra guerra di indipendenza avendo partecipato alla campagna di Curatone Montanara. Credo che dopo ebbe parte nella realizzazione della Bonfica della Valdichiana, ma questa è un'altra storia da raccontare.
Non mi voglio abbassare a tanto, cioè a giudicare coloro i quali in questi anni hanno prodotto leggi criminali contro l'immigrazione, vorrei solo chiedergli: ma voi che cosa siete, da dove venite?

E allora per tornare ai luoghi dell'avventura di Corto Maltese e dell'Armenia perché non gustarsi "La casa dorata di Samarcanda".
Ma in fondo, più luoghi dell'avventura della piccola storia di vita che vi ho raccontato oggi, dove vogliamo andare?




venerdì 11 ottobre 2013

Beccati questo e Beccati quello


Tra il lago di Chiusi e quello del Trasimeno, lungo il Sentiero della Bonifica, esattamente in mezzo al confine tra Toscana e Umbria, si trovano due torri che rappresentano un simbolo della nostra storia medievale. 
Si chiamano Beccati Questo e Beccati Quello (o Quest'altro). 

"La torre Beccati Questo, costruita nel territorio del comune di Chiusi, può essere datata intorno al 1279, ma la ricostruzione definitiva avvenne nel 1427. Venne costruita dai Guelfi dopo una vittoria sui Ghibellini, e doveva simboleggiare il loro dominio sui territori paludosi che segnavano il confine tra il territorio sotto il controllo di Siena e quello di Perugia. Pochi anni dopo, però, la controparte perugina costruì nel territorio umbro la torre di Beccati Quello (oppure Beccati Quest’altro) per sbeffeggiare a loro volta i rivali senesi. Il particolare nome delle torri, rimasto tuttora in uso, dimostra l’importanza della derisione degli avversari in epoca medievale, come strumento per evitare oppure inasprire i conflitti. (....)

Le due torri, pur apparendo come dei veri e propri fortilizi difensivi e predisposte come avamposti militari, furono in realtà utilizzate principalmente come stazioni di Gabella, ovvero per la riscossione dei tributi necessari al transito di merci e persone nei territori della Valdichiana, tra Siena e Perugia. (....)

I viaggiatori che passano nei dintorni del lago di Chiusi, diretti verso il lago Trasimeno, possono facilmente scorgere le due torri che svettano in mezzo alle campagne. Le due torri si sorvegliano reciprocamente da quasi seicento anni, l’una di fronte all’altra, tra Toscana e Umbria. E continuano a ricordare gli anni in cui, in mezzo alla palude, le repubbliche e le signorie rivali si prendevano in giro a vicenda. (....)  (parzialmente estratto da Lavaldichiana, autore Alessio Banini)


giovedì 22 agosto 2013

Elia da Cortona: tra realtà e mito - sesta parte



Sarà possibile vedere le relazioni della professoressa Giulia Barone, docente all'Università "La Sapienza" di Roma, sul tema "La storiografia su Elia da Sabatier a Manselli" e del professor Antonio Rigon, docente all'università di Padova, al quale sono state affidate le conclusioni dell'incontro.

Come si concilia il fatto che San Francesco invierà Elia in Terra Santa nel 1217 per poi porlo a capo dell'ordine con quanto detto e scritto su quest'uomo successivamente da parte dei suoi detrattori? A me sembra ovvio ma lascio a ciascuno le sue conclusioni.
Insomma Terra Santa, santi, imperatori, scienziati e architetti, farmacisti e alchimisti, costruzione di chiese e castelli, poteri temporali, reliquie e chiodi della croce, insomma tutto molto affascinate e coerente con la presenza di quanto più sacro nelle terre del Trasimeno, dove San Francesco si recò e compì un miracolo.
Certo, gli storici ed i ricercatori si devono mantenere entro i percorsi molto ristretti imposti dalle fonti e dai documenti, ...... ma io non sono uno scienziato e posso sognare e supporre: Il Castello del Leone, la Sequenza di Fibonacci e il Santo Graal.


martedì 13 agosto 2013

Elia da Cortona: tra realtà e mito - quinta parte



"Nella quinta parte sono presenti le relazioni del prof. Fulvio Cervini dell'Università di Firenze con "Elia e l'architettura, da Assisi a Cortona" e Paola Refice della Soprintendenza dei Beni Architettonici di Arezzo con "L'eredità del Padre: le memorie di Elia a Cortona"."

Elia da Cortona, creatore di talento, dilettante, architetto, direttore dei lavori o solo abile amministratore che coordinava il lavoro altrui? Importanti i cenni alle committenze militari da parte di Federico II che risultano, anche se solo genericamente, documentati.
Assolutamente da ascoltare anche il secondo intervento in cui si parla di reliquie e iscrizioni. E bé, il grifo e il leone sul cuscino in punto di morte per concludere con l'investitura di Elia. 


sabato 10 agosto 2013

Elia da Cortona: tra realtà e mito - quarta parte




"Nella quarta parte sono presenti le relazioni del prof. Paolo Capitanucci dell'Istituto Teologico di Assisi con "Francescani e alchimia fra realtà e mito: frate Elia da Assisi e Bonaventura da Iseo" e Michele Pellegrini dell'Università di Siena con "Ordini mendicanti e istituzioni religiose nel sec. XIII: il caso di Elia da Cortona"."

La penetrazione alchemica nell'ordine francescano  e più in generale il suo rapporto con la scienza, "singolare anomalia" rispetto all'approccio del tempo. Interessante anche il secondo intervento, in particolar modo la parte finale che riguarda il rapporto tra i  Vescovi di Arezzo ed il Comune di Cortona nonché la restituzione della dignità a Frate Elia da parte del clero cortonese con l'assoluzione dalla scomunica in "articulo mortis".


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