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sabato 19 novembre 2016


venerdì 28 ottobre 2016

Censimento delle barche tradizionali dell’Emilia-Romagna (e dintorni)

Dal Museo della Marineria di Cesenatico
Giro con piacere così come mi è pervenuto.

Da alcuni anni il Museo della Marineria sta portando avanti un progetto di censimento (per varie ragioni si è preferito usare questa parola al posto di “catalogo” o “registro”) delle barche tradizionali dell’Emilia-Romagna, in realtà con alcune divagazioni esterne sempre riferite a tipologie di barche tradizionali adriatiche. Il progetto ha avuto inizio su impulso della Regione Emilia-Romagna - Servizio Turismo, nell’ambito di un progetto europeo, ed è poi proseguito utilizzando il lavoro di elaborazione di una scheda di censimento portato avanti dall’AMMM (Association of Maritime Mediterranean Museums). In questo caso, il censimento è limitato alle barche tradizionali di un’area di costa (ed acque interne) definita, e rappresenta dunque una prima occasione di verifica sperimentale che, dopo una fase iniziale durata alcuni anni, intendiamo proporre all’attenzione di tutte le persone interessate a questo tema che riteniamo fondamentale: le barche tradizionali sono autentiche testimoni viventi della cultura del mare, e solo conoscendo l’estensione e la varietà di questo patrimonio culturale – ancora purtroppo non adeguatamente riconosciuto – potremo iniziare a considerare le azioni necessarie alla sua salvaguardia e valorizzazione. Il database è stato realizzato in proprio a titolo sperimentale ed è ospitato su un server messo a disposizione dal Museo della Marineria di Cesenatico. 

Il censimento, insieme ad una sintetica presentazione, è consultabile alla seguente pagina web: 

www.archivimmc.eu/cbr_index.html

Vi preghiamo di collaborare segnalando aggiornamenti, errori, inserimenti, etc. con le modalità indicate.



lunedì 30 maggio 2016

Cartes générales et particulières de la mer Méditerranée, par le Pilote Real du Le Roi Soleil

L'Isola d'Elba, da Cartes générales et particulières de la mer Méditerranée
Cartes générales et particulières de la mer Méditerranée, è un meraviglioso portolano realizzato da Henry Michelot Pilote Real des Galeres du Roy nel 1713. Il Re di Francia a quel tempo doveva essere ancora proprio lui, il Re Sole, ovvero Luigi XIV. Che fosse stato davvero figlio di quel mascalzoncello del Cardinale Mazzarino di quel di Pescina? Ah, les italiens!

Via: BnF - Gallica


lunedì 23 maggio 2016

La moneta etrusca ruota/ ancora ci svela le origini della "grippia"

Dal libro "Etruschi nel Tempo", ritrovamenti ad Arezzo dal '500 ad oggi
Non c'è navigante che sia degno di questo appellativo che non abbia lasciato almeno una volta nella vita la sua bella ancora sul fondo, incagliata ben bene tra qualche sasso messo lì apposta per farlo imbestialire. E' capitato anche a me ma nel mio caso è stato solo perché sono un po' brocco.
Ma gli antichi etruschi, e forse anche i popoli che li hanno preceduti, avevano già trovato la soluzione: Ancora incaglitata? Ci pensa la grippia. L'articolo di Liguria Nautica News, per quanto istruttivo e dettagliato non era proprio una novità neppure tra il IV e il III secolo avanti Cristo per il popolo etrusco che allora dominava i mari.
I due anelli, il primo posto sulla sommità del ceppo ed il secondo sull'estremità finale del diamante, non lasciano dubbi sulla loro funzione, offrire due punti di tiro con angoli differenti, favorendo il disincaglio dell'ancora grazie alla cima di ancoraggio e alla grippia.
La moneta di cui stiamo parlando, ma non è l'unica con queste raffigurazioni, è esposta al Museo Archeologico Nazionale di Arezzo, proveniente dalla Collezione Bacci di Stroppiello, da una parte rappresenta una ruota a sette bracci, dall'altro un'ancora bidentata con doppio anello e la lettera "V" improntata sul nucleo.
Le località dei ritrovamenti di queste monete si concentrano nel territorio della Val di Chiana, in particolare il territorio di Chiusi è la zona dove si sono verificati i rinvenimenti più numerosi
Come già accennato la loro datazione può essere inquadrata nell'arco cronologico compreso tra la fine del IV secolo e la fine del III secolo a. C., quando nell'Etruria settentrionale interna si erano create le condizioni necessarie per l'emissione di moneta da parte delle città poste in quest'area.
Dalla presa di Capua avvenuta nel 430 a.C da parte dei Sanniti fino alla decadenza del porto di Spina causata dall'interruzione quasi completa dei rapporti con il mondo greco indussero le città industriose come Arezzo a potenziare il mezzo di scambio adottato ormai sempre più frequentemente: la moneta.
Certo non è un caso che la ruota e l'ancora fossero simboli così significativi ed importanti nella produzione della moneta coniata dal popolo etrusco.
Le informazioni le ho ritrovate nel libro "Etruschi nel Tempo, i ritrovamenti ad Arezzo dal '500 fino ad oggi".

Etruschi nel Tempo, i ritrovamenti di Arezzo dal '500 fino ad oggi

venerdì 20 maggio 2016

Anche gli antichi egizi avevano le loro barche "carrellabili"

Journal of Ancient Egyptian Interconnections - Ahhotep’s Silver Ship Model: The Minoan Context
E' bé, che anche la barca carrellabile dovesse avere una sua storia lo si poteva pensare ma che si arrivasse fino al regno della bellissima regina Ahhotep I, reggente dell'Alto Egitto in nome del figlio Ahmose durante la sua minore età in seguito alla morte del figlio Kamose, questo proprio non me lo sarei mai immaginato. 
Nella sua tomba, nella necropoli di Dra Abu el-Naga, scavata nel 1858, sono stati rinvenuti alcuni pregevoli esemplari di lavori di gioielleria ora conservati presso il museo de Il Cairo tra cui questa pregevole barchetta carrellabile in argento.
La regina Ahhotep visse per circa 90 anni e le fu dedicato un culto post mortem dal figlio Ahmose. (Fonte Wikipedia).
Ma quello di Ahhotep non è l'unico modellino di barca carrellabile presente nell'antico Egitto perché esiste anche la famosa Gurob Ship.

Dal sito della Gurob Ship
Il modellino fu ritrovato durante gli scavi del 1920 condotti da G. Brunton e R. Engelbach, del team di W.F. Petrie, nella tomba 611 situata nell'area di inumazione identificata come Point H dell'insediamento urbano di Mr Wr, letteralmente "il grande canale", situato all'ingresso del corso d'acqua che porta al lago Fayum, oggi denominato Gurob. 

Shelley Wachsmann, professore di Archeologia Biblica presso la Texas A & M University, uno dei maggiori esperti mondiali di archeologia nautica, ha dedicato il suo ultimo lavoro, “The Gurob Ship-Cart Model and Its Mediterranean Context” 2013 , a questo modellino in legno di galea a remi ,....... QUI.  (Via Monte Prama Blog).

E proprio vero che per comprendere meglio il presente e trovare il modo migliore per vivere nel futuro bisogna conoscere il passato e mantenerne integra la memoria.


venerdì 6 maggio 2016

Engelandvaarders, a vela verso la vittoria

Dal sito Telegraaf Vaarkrant
Sul sito di Telegraaf Vaarkrant si può trovare disponibile on-line la bellissima rievocazione di un fatto accaduto nel 1943, nel corso dell'occupazione tedesca dei Paesi Bassi.
Gli Engelandvaarders sono stati tutti coloro che hanno tentato di fuggire dal nazismo per unirsi agli Alleati per la conquista della libertà. Questa fuga però, nella maggioranza dei casi, è naufragata nei freddi e tempestosi mari del Nord, o a causa delle condizioni meteo marine, o perché catturati dai nazisti, anche perché le loro imbarcazioni erano poco più che gusci di noce. L'unica loro speranza era quella di non essere notati.
Uno di questi equipaggi, in una fredda notte di aprile del 1943, era composto da quattro uomini ed una donna, Yvette, nome con cui chiamarono anche la loro piccola barca. I nostri eroi avevano già compiuto altri tre tentativi di effettuare la traversata riuscendo solo al quarto.

Dal sito telegraaf Vaarkrant
Dopo oltre 70 anni due redattori di Telegraaf Vaarkrant hanno voluto rievocare questa grande avventura con un documentario chiamando come protagonisti i nipoti dell'equipaggio di allora. Con questa traversata, effettuata su di una barca di 5 metri uguale ad Yvette, si è voluta onorare la memoria di tutti gli Engelandvaarders che hanno messo le loro vite a disposizione per la conquista della loro libertà e quella di tutti noi.

Dal sito Telegraaf Vaarkrant


lunedì 2 maggio 2016

Monete d'argento da cinquecento lire, il più grande errore "nautico" della storia

La moneta d'argento di Elena da 500 Lire, conio del 1958
La moneta che vedete sopra è la moneta da 500 Lire d'argento di Elena, appartiene alla prima tiratura di serie che fu coniata nel 1958. Fu il primo conio dopo la famosissima scoperta dell'errore, errore che in realtà non c'è mai stato, semmai a mio parere quelle sbagliate furono le centinaia di migliaia emesse dopo, con buona pace del Capitano Giusco di Calabria che ritenne la posizione della bandiera sopra le vele errata.

Le 500 Lire d'argento con la bandiera controvento che furono ritenute errate, dal sito it. finance.yahoo
Qualsiasi navigante con un minimo di esperienza capisce che la posizione corretta delle bandiere e delle vele è quella originale, rappresentata nel conio di "prova", la prima tiratura da 1004 monete. Le caravelle procedendo di bolina hanno le vele orientate verso l'osservatore e la bandiera è posizionata contro vento formando l'angolo corretto per risalire il vento.
L'intera storia delle "Caravelle contro vento" la potrete trova su Nauticareport pertanto non ho intenzione di dilungarmi sull'argomento quanto puntualizzare il fatto che le monete sbagliate sono quelle relative alle tirature successive come quelle di Elena, infatti se le caravelle fossero andate veramente di poppa, come a questo punto maldestramente modificato, le vele avrebbero dovuto essere rappresentate molto più di profilo e non orientate verso l'osservatore.
Ritengo pertanto che questo sia il più grande errore nautico della storia, soprattutto se effettuato nella moneta più bella di cui il popolo di "santi, poeti e navigatori" come il nostro si è sempre fregiato.
Concludo con un'altra osservazione che mi sovviene ricordando una modesta "consulenza velica" che avevo fatto qualche anno fa per il Dipartimento di Storia della Navigazione di un'importante Università relativa alla possibilità che Amerigo Vespucci fosse partito per Le Canarie, come prima tappa per le americhe, non da Cadice ma dalla Galizia. In quella circostanza il professore con cui parlai mi insegnò che la grande scoperta di Colombo e di tutti i navigatori che lo seguirono fu fatta grazie alla capacità di grandi navi di risalire il vento e quindi di attraversare l'Atlantico in qualsiasi andatura. La scoperta dell'America, forse già avvenuta molti secoli prima da parte degli antichi Vichinghi, ha il suo più grande valore nell'apertura delle rotte commerciali tra tutti i continenti del nostro pianeta. Questa è stata la vera grande scoperta ed è per questo che l'aver pensato di aver commesso uno sbaglio sulle cinquecento lire d'argento ed averle modificate è stato il più grande errore nautico della storia.


Nell'immagine sopra è riassunta la mia elaborazione sulle possibili rotte tenute da Amerigo Vespucci dalla Galizia o da Cadice, elaborazione fatta sulla sovrapposizione della carta nautica "A Rombi di Vento del Conte Etemano Freducci" sul planisfero di Google. Le conclusioni a cui giungemmo furono che gli scritti di Amerigo non davano sufficienti indicazioni per elaborare una teoria certa. Amerigo Vespucci solo qualche mese dopo Colombo, come da lui scritto in uno dei suoi nei suoi diari, partì con il vento di bolina (ci indicò la direzione del vento) dove arrivò "diritto" lasciandoci in sospeso con una questione "filologica" sul luogo esatto di partenza e sul tempo intercorso, bolina che fu più o meno larga a seconda che fosse partito da Cadice o dalla Galizia.
Certo invece è che in Galizia furono costruite le prime grandi navi capaci di attraversare gli oceani e risalire il vento.


mercoledì 20 aprile 2016

La nave di Teseo sul vaso François ed i suoi interrogativi ancora irrisolti

La nave di Teseo rappresentata sul vaso François
Il vaso François è così chiamato dal nome dell’archeologo italiano Alessandro François che lo scoprì nel 1845 nella necropoli etrusca di “Fonte Rotella” a Chiusi. Qualcuno si ricorderà che io ed Elena ci siamo stati "alla ricerca del tesoro perduto di Re Porsenna".

Lato A e lato B, per convenzione, del vaso François 
La forma del vaso è nota come cratere a volute, cioè un cratere con anse a volute. Si tratta del primo cratere a volute attico, e uno dei primi in Grecia. Più tardi i ceramisti amplieranno le volute, aggiungeranno un labbro all'apertura, cambieranno la forma del piede, la forma diverrà complessivamente più alta, ma il modello di Ergotimos rimase esempio insuperabile. (fonte Wikipedia).
Nel primo registro del lato A vediamo a sinistra una nave con un personaggio maschile che scende; davanti a lui un personaggio femminile, e poi un corteo che si dirige verso destra. Si tratta dell’episodio dello sbarco di Teseo, che sta tornando in patria con i giovani ateniesi liberati dal labirinto, e sbarca nell’isola di Delo, dove viene effettuata una danza denominata “il ballo della gru”. (fonte universitarianweb).
E qui nasce l'arcano che ha stimolato la mia curiosità così come avvenne nella "pesca miracolosa, a vela, nella Pieve di Romena" ma anche quando visitammo "Lucignano, la sua bellezza ed i suoi tesori".
La nave è rappresentata già ferma con la poppa a terra ed i marinai che presumibilmente si stanno muovendo, chi volgendo la testa, chi alzandosi e chi camminando. Su questa interpretazione però non tutti gli studiosi sono d'accordo poiché alcuni ritengono che parte dei marinai sarebbero rivolti verso poppa e parte verso prua cercando di dare conferma di come la voga di spalla sia quella consuetudinaria considerando come errore la rappresentazione dei rematori che guardano verso prua invece che verso la poppa. Siamo ancora davvero lontani a capire la reale natura del problema? Personalmente concordo con la prima ipotesi sulla base della disposizione dei remi a barca ferma, i remi in quella posizione possono essere messi solo con le spalle a prua, ma perché i rematori vengono rappresentati sia verso poppa che verso prua? Forse che sullo stesso remo agivano due rematori, uno con la schiena a prua ed uno con la schiena a poppa, in modo da aumentarne la potenza?
Ma c'è un altro particolare che sembra assolutamente ignorato dagli studiosi, il legno posto in mezzo alla barca tra i personaggi della storia. Si trattava dell'albero? Come mai veniva tirato giù in fase di ormeggio? Forse il porto dell'isola di Delo aveva un arco di ingresso? O era una consuetudine rimuovere l'albero a barca ferma?
Altra possibilità è che l'albero sia molto avanzato, e quindi nascosto alla vista a causa delle rotture del vaso, ed il legno sia l'antenna o il picco della vela. L'argomento è in ogni caso interessante ai fini dell'identificazione dell'armo, sia per la lunghezza del particolare in legno che, come già detto, per la posizione dell'albero. Se l'albero fosse stato molto avanzato, come presumibile, si può pensare che l'armo velico fosse costituito da una grande vela triangolare dotata di pennone, ma questa è solo un'ipotesi molto azzardata. In ogni caso la potenza e la forza della civiltà della Grecia in mare non poteva essere prodotta con armi velici che non stringessero il vento.
Nelle ricostruzioni che sono state fatte dell'antico porto di Delos non esistono archi pertanto è purtuttavia plausibile che quella di abbattere l'albero sia stata una consuetudine, sempre che di albero si sia trattato.
Molto interessante anche il sistema a timone con doppia pala che in ogni caso fa presumere che la barca sia stata effettivamente a remi e a vela, pertanto l'albero c'era di sicuro. E' impressionante la somiglianza di questa barca dipinta con i modellini trovati nella tomba di Tutankhamon e, più in generale, con le rappresentazioni di barche egizie che avevano come caratteristica la doppia timoneria e la poppa molto rialzata.

Ricostruzione del porto di Delos, dal sito Exploring the world on Blue Velvet on Sark'
Insomma, un bel mistero da risolvere!

sabato 16 aprile 2016

Naval and Nautical Design Master's Degree Thesis: Il caso Dinghy 12 piedi


Naval and Nautical Design Master's Degree Thesis: Il caso Dinghy 12 piedi

Il caso Dinghy 12 piedi: strategia di recupero e valorizzazione delle imbarcazioni di valore storico. Tesi di Laurea Magistrale in Design Navale e Nautico di Chiara Polatti.

Naval and Nautical Design Master's Degree Thesis: Il caso Dinghy 12 piedi


venerdì 26 febbraio 2016

Tour du monde du Beligou

Dal sito Beligou
Negli anni '60 in molti hanno sognato di costruire la loro barca in ferro cemento, legno o acciaio, ma in quanti sono riusciti a realizzare questo sogno? 
A volte queste auto-costruzioni navali hanno avuto successo ma, nella maggior parte dei casi, i più numerosi non hanno mai visto il mare. 
Non è per nulla facile diventare architetto navale e costruttore così, all'improvviso. 
Allora, quale potrebbe essere la soluzione? Oggi, ci rivolgiamo al mercato dell'usato, che offre una vasta gamma, ma negli anni sessanta questo non era possibile. Questo è il motivo per cui, consapevoli di tutto ciò, tre appassionati di barche e di mare, nonché naviganti, hanno optato per la costruzione della loro barca.

Tre naviganti determinati 
Due marinai, Guy Quiesse (comandante di navi mercantili), Jean Claude Bazin (Ufficiale delle Comunicazioni) e Claude Quiesse (fotografo e pittore) hanno deciso, nei primi anni '60, di lasciare tutto per fare il giro del mondo in barca a vela . 
Restava da trovare la barca. Dopo aver setacciato la costa da Dunkerque a Bayonne senza trovare nulla di interessante che li potesse soddisfare, hanno optato per la costruzione in un piccolo yacht tradizionale. 
Dopo varie indagini, il progetto vincente è stato quello di Maurice Cadou a Saint Jean de Monts, un cutter attrezzato "Marconi Norwegian", costruzione classica in iroko e quercia. Le sue dimensioni erano  di 10,75 m di lunghezza, di 3 m di larghezza e 1,65 m di pescaggio. 
La costruzione è iniziata nei primi mesi del 1964. La messa in acqua ha avuto luogo nel mese di ottobre del 1964 e la partenza nel mese di agosto del 1966. 

La strumentazione 
Oggi anche una piccola imbarcazione da diporto non avrebbe problemi ad attraversare l'Atlantico con la strumentazione a disposizione. Naturalmente, questa rimane pur sempre un'avventura: preparare la barca, trovare un equipaggio, scegliere il momento giusto, le tappe, etc. Poi ci sono i molti supporti elettronici alla navigazione come i GPS, la cartografia, il telefono satellitare e il pilota automatico. Ma cinquant'anni fa non esisteva nulla di tutto ciò. Si utilizzavano il sestante, la navigazione astronomica e le comunicazioni via radio. Non c'era neppure uno strumento che misurasse la profondità dell'acqua se non una sonda a mano. (.......).

Il percorso 
Partiti nell'agosto del 1966 da Saint-Gilles-Croix-de- Vie , il viaggio è stato completato nel luglio 1968 nello stesso luogo di partenza. 
Nel corso di questi due anni, hanno viaggiato 32.000 miglia con 95 tappe dove hanno potuto visitare la costa iberica, i Caraibi, le Galapagos, la Polinesia, la Nuova Caledonia, Reunion, le Mauritius, il Sud Africa, l'Ascensione e al ritorno nel Vendee passando per le Azzorre. 

La storia di questo viaggio è disponibile gratuitamente online nel sito www.beligou.fr . 


Le recit du Beligou
Il libro di 300 pagine, con una prefazione di La JY Tourmelin, contiene più di 400 foto, c'è anche una sezione a parte sulla costruzione della barca e un libro degli ospiti con oltre 160 firme. 
Il Beligou naviga ancora a vela in tutto il suo splendore.

Maldestramente tradotto ed interpretato da me medesimo, via: Le Figaro Nautisme


mercoledì 10 febbraio 2016

"The ladies' cabin arrangement" alla Dixon Kemp

A manual of yacht and boat sailing - Dixon Kemp
Se Dixon Kemp nel suo "A manual of yacht and boat sailing" proponeva la soluzione di questo lavello a scomparsa per la cabina delle "ladies" su yacht sotto le 5 tonnellate di peso io non vedo perché non possa essere utilizzato sui minuscoli bagnetti, o cucinotti, delle barche di oggi. Non credete?

Il minuscolo bagnetto del Beneteau First 24


martedì 12 gennaio 2016


giovedì 7 gennaio 2016

Antiche barche e battelli del Po

Dal sito barchepo
Atlante Illustrato delle Imbarcazioni Tradizionali dei Fiumi e dei Canali della Pianura Padana, di Loreno Confortini e Marco Bonino. Edizioni Grandi Carte.

Con oltre 60 modelli di imbarcazioni e più di 100 illustrazioni a colori e in bianco e nero, questa edizione propone una breve storia della navigazione fluviale tra il XVIII e il XX secolo, spiegata attraverso una originale ed inedita raccolta di barche e battelli, mulini natanti e traghetti che navigavano sul Po da Torino al Delta, inclusi i Navigli di Milano, i Canali della pianura emiliana e il Navile di Bologna, il bacino del fiume Adige e le Valli di Comacchio.

Penso che li valga tutti i suoi 29.90 € di prezzo.

Dal sito barchepo

Via: Associazione ARBIT


mercoledì 23 dicembre 2015

A cabin for your boat

A cabin for your boat - Popular Mechanics, giugno 1950
Di seguito maldestramente traduco ed interpreto parte di un interessante articoletto intitolato "Una cabina per la tua barca", da Popular Mechanics del giugno 1950.

Ogni armatore di una piccola barca che ha sentito la sferza pungente della pioggia mentre era in navigazione ha desiderato possedere una cabina accogliente. 
John Gartner di Long Beach, in California., ha deciso di realizzare una vera e propria cabina contro le intemperie che non sia il solito tendalino. 
Grazie alla semplicità costruttiva, qualsiasi altro armatore può adattare quest'idea alla sua barca.
La cabina, in multistrato, può essere smontata, pesa meno di 50 chili e richiede meno di cinque minuti di tempo e un paio di bulloni per essere assemblata. 


Le parti della cabina smontata, da Popular Mechanics
L'unico elemento essenziale sulla barca è una sorta di mastra su cui può essere montata la cabina. 
I lati e il tetto della cabina sono in compensato impermeabile di 1/8 di pollice e rinforzati con strisce di 3/4 di pollice quadrati di abete o rovere e alcuni pezzi di compensato di 1/4 di pollice. 

Le fasi di montaggio della cabina, da Popular Mechanics
Il resto dell'articolo tratta delle fasi di assemblaggio che iniziano con il fissaggio delle pareti laterali e poi del tetto, fasi che sono sufficientemente chiare guardando le figure. Gli oblò sono realizzati in plexiglass successivamente avvitati alle paratie.
Non proprio il massimo della bellezza ma interessante il concetto di cui avevamo trattato nel post, Nauticab, la cabina ripiegabile per ogni tipo di barca.


martedì 15 dicembre 2015

Barchette di carta: il Botter olandese

Botter olandese, dal sito Softart Design
Il botter, il nome deriva forse da boat, un pesce locale, è il modello più diffuso (in Olanda, ndr.). Nato nelle acque della parte più interna della Zuiderzee, è un’imbarcazione priva di corpo cilindrico (la porzione dello scafo in cui la sezione rimane costante) con una larghezza massima decisamente spostata verso la prua. L’attrezzatura velica comprende una randa al terzo con il tipico picco incurvato delle imbarcazioni olandesi, un grande fiocco murato al dritto di prue ed eventualmente un fiocco più piccolo murati all’estremità di un lungo bompresso. (Dal sito del Politecnico di Milano).

Softart Design, il sito da dove potete scaricare la barchetta di carta de Botter
" .. Dopo quasi tre anni ho finalmente finito di colorarlo. Digitando sul link potete scaricare i file per realizzarlo. Questo modello di Zuiderzee Botter è un'idea di Lubbert Schenk. Ci sono diversi pescherecci e altre imbarcazioni da pesca trovate in vecchie fotografie molto simili a questo. Per idee, suggerimenti e domande o commenti mi potete contattare tramite il mio indirizzo email (info@softart.nl)..."

Questo Zuiderzee Botter mi sembra una barchetta di carta molto bella ma che ci racconta anche la storia della marineria olandese.
Ne avevamo già parlato QUI ma allora non era stato ancora colorato.


lunedì 7 dicembre 2015

Alain Bombard, le naufragé volontaire



Alan Bombard era un studioso francese che decise di dimostrare che si poteva sopravvivere in mezzo all'Oceano Atlantico con una scialuppa di salvataggio a vela, addirittura attraversandolo dalle Canarie fino alle coste americane. La sua fu definita come una missione suicida ma il successo di quest'esperienza gli rese una grande popolarità poiché da "eretico", questo era il nome della sua scialuppa, dimostrò che non erano la fame e la sete che uccidevano i naufraghi, ma il terrore e la disperazione. Successivamente alla traversata Alain Bombard pubblicherà un libro intitolato "Naufragé Volontaire" nella quale racconterà i 113 giorni della sua esperienza. Questo eroe dei tempi moderni ci ha lasciato il 19 luglio del 2005, all'età di 83 anni, dopo una vita dedicata alla protezione dell'ambiente e allo studio della biologia umana.
Sicuramente un libro da leggere.

La versione illustrata per bambini, Ed. de Paris, 1953


lunedì 30 novembre 2015


venerdì 27 novembre 2015

In bici fino al mare con il mio nuovo "kanoyawl" danese




Si sta parlando di "Ethel", una delle più belle canoe a vela che siano state mai pensate e realizzate. Il suo progettista è George Holmes e i piani di costruzione sono stati resi pubblici da Dixon Kemp nel trattato "A Manual of Boat and Yacht Sailing", a pagina 504. Ne parleremo ancora.
E' assolutamente libidonoso, almeno per me, osservare come una tale meraviglia sia stata trasportata con una bicicletta elettrica. 
Tutto ciò che volete sapere su questa esperienza di autocostruzione e trasporto lo potrete trovare sul suo sito Facebook

Dal dito Facebook Kano Yawl Hjemmebyg


mercoledì 25 novembre 2015

The Dandy Rig, ovvero l'armo Dandy che si differenzia dall'armo Yawl

Dal sito Thomassondesign
Questo "vecchio e affascinante" armo velico, così come definito nel sito di Thomassondesign per reclamizzare questa stupenda Canoe Yawl 400, in realtà non è un vero e proprio armo "Yawl-Rig" ma il cosidetto "Dandy-Rig".
La differenza tra i due armi la si comprende bene dalle figure che vi propongo ma anche come descritto nel libro che già conosciamo bene di Henry Coleman Folkard "The Sailing Boat, a Treatise on Sailing Boats and Small Yachts, ....", a pagina 43.

Il Dandy-rig ha una somiglianza impressionante con il Yawl-rig, l'unica differenza sta nella vela di mezzana che nel Dandy-rig è Bermuda, in alternativa alla forma triangolare a fiocco; il vantaggio sta nel fatto che i due tipi di armo possono essere gestiti senza l'ausilio di un boma che appesantirebbe lo scafo.


Dal sito Sailingskiffs
Certo, ultima considerazione da fare è che non si finisce mai di imparare, ma anche quella che esistono delle piccole barche a vela meravigliose, molto più belle ed affascinanti dei camper galleggianti che sono andati molto in voga negli ultimi cinquant'anni, voga che sta perdendo la sua forza a causa dei costi insostenibili di manutenzione e di mantenimento nei marina, costi che hanno fatto perdere completamente a gran parte degli appassionati la voglia di sognare una barca ...... ma  osservate voi stessi: ancora si può sognare.


lunedì 12 ottobre 2015

The Brough and Radix Centreboards, le derive pieghevoli

Sailing Canoe with Radix patent folding centre-plate
"L'illustrazione mostra il prospetto di una moderna canoa a vela dotata di una deriva pieghevole Radix brevettata."

Questo libro è un vero e proprio pozzo di informazioni sulla storia della nautica e del diporto nautico, una storia costruita su abitudini, stili e linee oramai perdute nel tempo ma che hanno, a mio parere, un incommensurabile valore, non solo simbolico, che dovremmo riscoprire. 
Osservate le linee d'acqua della canoa a vela riportate nell'immagine e poi non venitemi a dire se oggi si vede in giro qualcosa di più bello e affascinante, ma non è solo la bellezza che conta perché queste linee sono state costruite per secoli sull'acqua e sulla necessità dell'uomo di navigare in sicurezza e comodità.
L'idea di stamani era quella di parlare ancora di canoe a vela, argomento che tratterò comunque nei prossimi giorni, ma nel capitolo che avevo intenzione di tradurre mi ha colpito l'immagine della deriva "pieghevole", una tecnologia a me sconosciuta fino ad oggi poiché, come la maggioranza di voi credo, conoscevo solo la deriva "mobile".
Ho potuto constatare, in questo interessante articolo trovato su authenicboats, che ce n'erano due tipi: 
  1. La Brough: era realizzata con 5 lamine in bronzo che si aprivano e si chiudevano a ventaglio grazie ad una leva. Da richiusa era lunga circa 70 cm e larga 20 cm e si sa che costava 7 Sterline.
  2. La Radix: di questa ne erano stati realizzati tre tipi, realizzati con diverse lamine in ottone che si aprivano e chiudevano a ventaglio che si contenevano l'una nell'altra, secondo le dimensioni che variavano da una lunghezza che andava da circa 40 a 60 cm ed una larghezza, sempre da chiusa, da 20 a 40 cm. In questo caso è stato specificato anche il peso che andava da 4 a 8 kg circa e la superficie totale, aperta, che arrivava ad un massimo di 0.4 metri quadri. Contrariamente alla Brough non si apriva grazie ad una leva rotante ma a scorrimento e costava un po' di più, da 15 a 25 Sterline, di allora ovviamente.
Se vi interessa capire come funzionasse questa straordinaria tecnologia lo potrete comprendere osservando le bellissime foto contenute su sailingcaones. dragonflycanoes.


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