mercoledì 5 febbraio 2014

Quality Marine e l'idoneità all'uso di Assonautica


Il 3 febbraio 2014 presso la Sala Convegni del Circolo del Golf dell'Argentario si è tenuta una tavola rotonda sulla "grande" nautica da diporto in Maremma. 
Gli interventi si sono focalizzati sui numeri in caduta libera del fatturato, da 6.5 miliardi di euro di qualche anno fa ai 2.5 miliardi di oggi addebitandone le responsabilità, almeno così sembra dai comunicati, alla caotica successione di novità normative culminate con la Finanziaria del 2007, che riguardava le concessioni demaniali. Le conclusioni hanno puntualizzato l'esigenza di creare una rete portuale turistica nonché quella di rivedere i titoli professionali con l'ausilio del progetto, presentato da Assonautica, Quality Marine.
Questo, detto in due parole, è quello che mi sembra di aver capito.
Almeno per una volta condivido, seppur solo parzialmente, l'analisi di Assonautica, credo di aver scritto anni fa su questo blog che senza la pianificazione territoriale su larga scala della portualità turistica non si sarebbe andati da nessuna parte. Purtroppo invece in Italia ognuno ha coltivato il suo orticello e se a un Comune è partita l'idea di fare, o ingrandire, un porto non c'è stato nulla che lo abbia potuto trattenere dallo spendere milioni di euro del contribuente, senza tenere presente che magari a pochi chilometri di distanza c'era una grande area portuale dismessa che poteva essere riconvertita e/ o senza considerare i devastanti impatti ambientali, territoriali, paesaggistici e sociali che queste infrastrutture comportano. 
Non stilo elenchi, di esempi ce ne sono di buoni e di meno buoni, oppure quelli che pur presentando gli aspetti positivi della riqualificazione del territorio, vedi il nuovo porto di Marina di Pisa, vengono straziati dalla gestione privatistica dello stesso.
I risultati di questa "babele" sono nei numeri, ma non solo, perché l'approssimazione porta anche ad una scarsa qualità dell'offerta caratterizzata principalmente dai comportamenti discutibili dei gestori. L'esigenza di rivedere i requisiti professionali ha automaticamente scoperchiato anche questa "pentola".
Ho scritto che sono solo parzialmente d'accordo su questa analisi perché parte da presupposti sbagliati. 
Il primo è che non si può parlare di "grande" nautica senza parlare anche della media e piccola. E qui si torna al concetto di coltivare il proprio orticello, la pianificazione su larga scala deve essere fatta per qualsiasi tipo di portualità, che sia il grande porto che il piccolissimo "marina" turistico e/ o il porto a secco. I numeri devono comprendere tutti e questo non riveste solo un importante aspetto sociale che deve essere necessariamente tenuto presente ma anche quelli relativi alla sicurezza della navigazione e all'impatto ambientale. Non è concepibile che entro una determinata area territoriale non ci sia accoglienza per ogni tipo di barca, che sia un piccolo natante o un grande yacht di cento metri, oppure che non si tengano presenti i limiti imposti dalla conservazione del paesaggio privilegiando nell'uno, o nell'altro caso, un'area invece che un'altra. 
Il secondo presupposto di partenza sbagliato, complementare al primo, è l'innalzamento delle barriere, architettoniche e non. I gestori, normalmente poco qualificati  e spesso maleducati, si sono appropriati del territorio innalzando delle barriere con la comunità circostante. Si entra nel marina alzando una sbarra con tanto di usciere e se ne esce abbassandola: NULLA DI PIU' SBAGLIATO, NULLA DI PIU' STUPIDO, NULLA DI PIU' INSENSATO, NULLA DI PIU' ORRIBILE. Ditemi voi se nella storia dell'umanità e della marineria si era mai visto un abominio del genere.
Non vado oltre in queste considerazioni potrei scrivere per ore, ma avendo lavorato nella qualità per vent'anni credo di aver imparato che quando i risultati sono negativi bisogna saperne ricercare le cause in maniera accurata e sistematica per poi predisporre le modifiche al sistema. Una causa di non poco conto da tener presente, per esempio, è che il fatturato non è sempre garantito se non si coltivano più tipologie di clientela.
E' giunta l'ora di capire veramente, per la prima volta in questi ultimi trent'anni, cosa significa "idoneità d'uso" di una struttura portuale.

Nota: Sulla Strett View in testa le sbarre del porto di Cala Galera, queste dovrebbero essere vietate dalla legge.

Via: ANSA MARE


martedì 4 febbraio 2014

Dallo Strug al Banana Boot, la barca pieghevole

Lo "Strug", dal sito Hobbyport
Nel sito Hobbyport potete trovare un interessante progetto di autocostruzione di una barca pieghevole di nome "Strug". Contrariamente a quanto accade normalmente, in questo caso, il traduttore è estremamente preciso pertanto se ne percepiscono con esattezza tutte le caratteristiche. Il materiale da costruzione dello Strug è l'alluminio ma credo che questo possa essere facilmente sostituibile con materie plastiche.
Di barche pieghevoli di questo tipo se ne trovano diverse nel mercato, tra cui la Banana Boote, la Porta-Bote e la Maraposa. Quest'ultima, come lo Strug, non prevede l'armo velico che può essere tranquillamente acquistato on-line da Sailboats ToGo.

Porta-bote
Non è una barca bellissima da vedere ma è molto pratica perché la si trasporta e arma facilmente, in più è leggera con modelli e lunghezze che partono dai 2,6 metri circa fino ai 4,3 metri con pesi a vuoto che vanno dai 30 ai 50 kg circa.
Questo tipo di barca pieghevole può essere utilizzata come tender in un piccolo cabinato poiché la si può appoggiare ai candelieri occupando pochissimo spazio.
L'amico lettore Luca l'aveva provata a Premantura in Croazia regalandoci questo bellissimo video che avevamo visto nel post "Pieghevole o smontabile?".


Ma c'è anche un bel video più recente girato sul Lago di Garda, a Torbole.




Der Klepper Mantel

Le mantelle Klepper, da una pubblicità del tempo
C'è tutto uno stile di vita dietro il mondo della Klepper Faltbootwerft di Rosenheim, uno stile che si ispira alla vita sana all'aria aperto, al trekking, allo sport, al camping e ad una nautica vissuta secondo quelli che sono i canoni di semplicità ed economicità che ci sono cari. E' per questo motivo che mi piacciono le "faltboote" in generale, oltre al fatto che si possano utilizzare in qualsiasi ambiente acquatico e trasportare con qualunque mezzo.
Però non ci sono solo le barche smontabili nella grande intuizione del loro ideatore Johann Klepper ma, come abbiamo visto ci sono le tende e, quello che vediamo oggi, l'abbigliamento.
Personalmente ho sempre adorato le mantelle e, dopo la giacchetta da marinaio che ho acquistato quest'anno, l'anno prossimo sarà di sicuro per una mantella impermeabile con cappuccio stile Klepper, un po' vintage.

La prima mantella Klepper è stata realizzata a Rosenheim nel 1920. Il sarto Johann Klepper sviluppò una mantella completamente impermeabile, rivestendo in gomma una giacca di cotone. Responsabile dell'impermeabilità all'acqua e dell'elevata resistenza alla lacerazione e all'abrasione era uno speciale processo di rivestimento che comunque garantiva la traspirazione dell'aria. In più l'invenzione di Johann Klepper garantiva un indumento leggero che poteva essere trasportato facilmente. 
La giacca ebbe un lungo successo, prodotta fino al 1969 in vari modelli. Durante questo periodo furono approvati una serie di brevetti che garantivano una maggiore aerazione delle mantelle, nonché il cambiamento della forma, del modello, dei materiali e delle modalità di impermeabilizzazione che con una impregnazione al silicone, rese la superficie maggiormente idrorepellente. Fino al 1969, il cappotto Klepper venne sviluppato come prodotto "Evergreen" e tra il 1979 e il 1988, la mantella ebbe di nuovo una grande popolarità. 
Nel 1997 ne fu prodotta, per l'ultima volta, una edizione limitata.
(maldestramente riassunto, tradotto ed interpretato da me medesimo da Wikipedia).

Nel video una piccola storia delle mantelline Klepper.


Davvero curiose le molte foto che si trovano in rete, stile catena e frustino, ohi ohi.



No Frills 15 alias Kingston 15, un altro "pico cruiser" per autocostruttori

"Primerose" in navigazione, dalla sua FOTOGALLERY Picasa
Molto carino e straordinariamente spazioso questo nuovo "pico cruiser" che vi propongo oggi, il NO FRILLS 15, alias KINGSTON 15. E' un piccolissimo cruiser a vela per due persone con due cuccette e sul quale, sembra, si possa stare comodamente a bordo. C'è chi l'ha realizzato e che generosamente ci ha regalato una bella FOTOGALLERY con tutte le fasi di costruzione.

I carinissimi interni di"Primerose", dalla sua FOTOGALLERY Picasa
Queste sono le sue caratteristiche tecniche principali.
Lunghezza: 4.63 m
Larghezza: 1.88 m
Pescaggio: 0.21 - 0.64 m
Peso a vuoto: 339 kg
Dislocamento totale: 580 kg
Sup. velica (randa + fiocco): 11.14 mq
Letti: 2
Costo realizzazione: 3000 $ circa

"Primerose" sul carrello, dalla sua FOTOGALLERY Picasa
Questa barchina è stupenda! C'è anche un piccolissimo video di Primerose in navigazione.




domenica 2 febbraio 2014

Klepper - Faltboot on Tour

KLEPPER - FALTBOOT ON TOUR
E' fantastico questo Klepper - Faltboot on Tour che, pur contenendo solo due post, la dice lunga sulle potenzialità delle Faltboot, a mio parere tra le le barche più belle ed ingegnose che esistano.
I nostri eroi di oggi si sono portati dietro la Klepper Aerius prima in viaggio di nozze alle Seychelles e successivamente in Thailandia.
Chiunque può capire con il traduttore istantaneo ma bastano le immagini, seppur poche, a suscitare i migliori sentimenti di invidia.
Notevole la segnalazione che con la compagnia Qatar Airways non hanno pagato il sovrapprezzo per il bagaglio, le attrezzature sportive non costano nulla.
La loro vacanza con la faltboot si è svolta ne Parco Nazionale Tarutao, nel Mare delle Andamane, nella parte meridionale della Thailandia, al confine con la Malaysia.
Ohi, ohi, che meraviglia.
Certo, per acquistare una Klepper Aerius II a due posti con rig velico ci vogliono qualcosa di più di 4000 €, a questo punto credo che ne valga proprio la pena, prescindendo che nel mercato tedesco si trovano degli ottimi usati a tutti i prezzi.

Immagine tratta dal Catalogo Klepper


venerdì 31 gennaio 2014

Cape York Sailing Expedition, con una barca in una borsa

Visualizza Cape York Sailing Expedition in una mappa di dimensioni maggiori 

Tra l'agosto e il settembre del 2009 sei avventurieri hanno trascorso assieme una grande avventura navigando per circa 900 chilometri con un catamarano gonfiabile e due kayak attraverso la Grande Barriera Corallina nel Far North Queensland, in Australia.

La cartina l'ho realizzata io con l'intento di partire quanto prima e fare lo stesso percorso, pieno di entusiasmo e ammirazione, ma arrivato ad un certo punto del racconto, che potete leggere su Adventurepro, si cita testualmente:

"Fortunatamente i coccodrilli ci hanno lasciati in pace, anche se la loro presenza su alcune delle spiagge sottostanti le nostre piccole tende di tanto in tanto era evidente. Allo stesso modo, non abbiamo avuto problemi con gli squali, o con coralli taglienti e i gusci d'ostrica, anche se abbiamo mantenuto una stretta sorveglianza quando navigavamo in acque poco profonde, e quando nuotavamo."

Aaaaaaarghhhh! Me l'ha raccontato mio fratello Giovanni cosa facevano i coccodrilli nello Zimbabwe, ti prendevano tra i denti e ti lasciavano frollare vivo e vegeto nella loro tana per poi mangiarti con tutta calma. Conoscendo Elena non credo proprio che potremo mai fare un'avventura del genere, però è davvero bello leggerla ed osservare la felicità nei volti dei partecipanti.

IL VIDEO
Ma la caratteristica di questo viaggio, oltre la meraviglia selvaggia dei luoghi che i nostri eroi hanno attraversato, è che, memori di un'altra spedizione effettuata nel 2005, hanno voluto utilizzare imbarcazioni che si potessero trasportare in quei luoghi con poca spesa senza dover noleggiare un costoso container. Per questo motivo hanno scelto "la barca in una borsa", cioè due kayak gonfiabili più un catamarano gonfiabile di 18 piedi autocostruito come "barca d'appoggio".

Due membri della spedizione hanno condotto un'intensa attività preliminare di ricerca su possibili soluzioni di design e materiali per la scelta della "nave madre", un catamarano di 18 piedi che doveva essere contenuta in alcuni sacchetti portatili per un trasporto a basso costo.
Le ulteriori specifiche erano che la barca dovesse essere il più leggera possibile, doveva essere in grado di portare (se necessario) tutti i sei membri della spedizione, più tutti i loro attrezzi, cibo e acqua, e che doveva essere anche in grado di navigare di bolina, nel caso di un eventuale salvataggio dei kayak. 
Inizialmente era previsto che le barche sarebbero state trasportate come bagaglio per via aerea, ma fatti tutti i conti il noleggio di un furgone attrezzato è risultato più economico.
In soli sei mesi abbiamo progettato, costruito e collaudato il catamarano. I due scafi sono stati fabbricati a Sydney, 5.7 metri di lunghezza per 0,6 m metri di diametro, il materiale Hypalon che si assottiglia a prua e smussato a poppa. 

Non procedo oltre sulla descrizione tecnica di come hanno realizzato il catamarano, ne abbiamo parlato a lungo in altri post e comunque con il traduttore automatico si riesce  a percepirne le caratteristiche.

Il viaggio è stato una favola! A differenza dell'esperienza del 2005, il tempo è stato generalmente mite, la forza del vento ideale, tra i 15 e i 20 nodi, con altezza massima dell'onda confortevoli 2-3 metri. 

Sui confortevoli 2-3 metri d'onda in due kayak e un catamarano gonfiabile avrei qualcosina da obiettare, però è tutto soggettivo sul "confortevole".

I nostri luoghi di sosta durante la notte hanno compreso una meravigliosa varietà di isole e barriere coralline disabitate, intervallati da spiagge isolate del continente.
Il percorso giornaliero medio è stato di 20-30 miglia nautiche (37-56 km), con la navigazione anche in alto mare riuscendo ad essere molto precisi, con l'aiuto delle eccellenti mappe, la bussola e il GPS che ci guidava. 
Il vento predominate proveniva da est, ben più pronunciato di quanto ci aspettassimo, e i kayakers spesso si sono attaccati al catamarano (o sono saliti a bordo per il pranzo) quando la direzione del vento era inadatto per le vele del kite.

L'approvvigionamento di acqua potabile non è stato un problema, con la presenza di alcune ottime sorgenti che ci hanno permesso di riempire le nostre taniche da 10 litri. Allo stesso modo, le nostre razioni di cibo disidratato sono state integrate con ostriche freschissime, tonno, sgombro e carangidi, che abbiamo cotto alla brace nel nostro falò serale sulla spiaggia.

Ometto di ripetere la storiella dei coccodrilli e degli squali.

La fauna e il panorama erano mozzafiato, con un gran numero di tartarughe e una varietà di pesci e uccelli infinita, il dugongo e pesci volanti in fuga dai predatori subacquei. 
Per la gran parte del viaggio abbiamo avuto vicino la Grande Barriera Corallina, le sue isole e le spiagge. 
Abbiamo vissuto momenti esaltanti quando ci siamo incontrati con anime affini, come quando abbiamo trascorso un giorno e una notte scambiandoci opinioni e racconti con Dave Glasheen, sulla sua isola, dove Dave fa la migliore birra ghiacciata in tutto il mondo, oppure dove un piccolo equipaggio di un peschereccio si è unito a noi per scambiare indumenti e per cucinare i migliori gamberoni alla griglia che abbia mai assaggiato, e poi Norm e Dawn che, a bordo della loro imbarcazione, ci hanno invitato una sera per una festa di compleanno e dove abbiamo trascorso una notte all'insegna del rum e Coca-Cola, chitarre , armonica e canto popolare sotto le stelle e una luna piena.

La nostra barca ha fatto ritorno a Sydney senza un graffio ed ora è in attesa di un nuovo armatore.

L'autore del racconto è Alan Barlee, che è appassionato da sempre di avventura all'aria aperta, tra cui l'escursionismo, l'esplorazione, il rafting e il deltaplano. Il figlio di Alan, Brett, è un esperto leader di avventura e canottaggio. Padre e figlio hanno condiviso escursioni nel fiume Franklin e sul Durack nel Kimberley orientale, così come i viaggi off-shore a vela nel Far North Queensland. 
Gli altri membri dell'equipaggio erano un bambino e la compagna di Brett, Michelle Clark, un amico, Kevin Songberg, che è anche un esperto canoista, Phil Sharples, che è stato il progettista ed il realizzatore della barca, e Alicia Ellul, la compagna di Phil. 

Qualsiasi persona che fosse interessata a diventare il prossimo comproprietario del catamarano, al fine di intraprendere una simile avventura, è pregato di contattare Alan, che sarà lieto di predisporre assieme i dettagli di un nuovo progetto di navigazione.

Avrei voluto mettere almeno una foto, ma essendo Adventurepro una rivista ed avendo dichiarato espressamente il copyright ho preferito non permettermi.

(Maldestramente tradotto ed interpretato da me medesimo da: Adventurepro)

E non dimenticatevi che c'è Tic Toc che vi aspetta



giovedì 30 gennaio 2014

Eco avventura in bici e catyak, una combinazione inarrestabile

Gary, dal Blog di SeaEagle
Credo di aver già parlato di Gary ed aver messo da qualche parte questa sua foto con la bici e il Paddleski Seaeagle a rimorchio, tratta dal Blog di SeaEagle.
Volevo puntualizzare sulle dimensioni del treno di questo catyak a vela più la bicicletta e poi in navigazione, capace di trasportare due persone oppure moltissimo materiale.

Dal sito SeaEagle
Gary Muir attualmente gestisce la sua società di ecoturismo, la WOW Wilderness EcoCruises, nell'Australia Occidentale.  Nel 2002 è stato riconosciuto tra le migliori EcoGuide del suo paese. Ha lavorato come responsabile ambientale per 12 anni specializzandosi nella conservazione della natura e nella pianificazione del turismo ricreativo. Ha tenuto il record mondiale del 1000 km Bibbulmun Track per la raccolta di fondi destinati a un progetto sulla biodiversità  di un invertebrato e la ricerca di modalità per la gestione del fuoco nell'ambiente. Gary continua a unire i suoi eco-progetti e avventure all'aria aperta in tutto il mondo con il suo team internazionale di amici.



Gary trasporta la sua bici pieghevole, il trolley e tutti i bagagli sopra il suo Paddleski. "Il Lago di Åsnen è il nostro lago preferito nella provincia di Smaland in Svezia, pieno di trote, persici e lucci per effettuare un tipo di pesca sostenibile, ci sono grandi piste ciclabili realizzate per esplorare i corsi d'acqua selvaggi e panoramici ed infine per attraversarli con il katyak. Abbiamo utilizzato una copertura BBQ per proteggere le biciclette e i bagagli."

Ulteriori considerazioni sulle scelte di Gary le potrete trovare nel Blog di SeaEagle.



Велотрейлет катамаран, è freddo si torna a casa in bicicletta



Questo bel catamaranino gonfiabile che si porta con la bicicletta si chiama ALPHA3 della Solarisboat, ne avevamo già parlato nel post "Катамаран парусный надувной Альфа 3, 12.000 rph". A me piace molto perché è pratico, leggero, poco ingombrante, molto bellino e comodo, nonché poco costoso.
Eccovi il filmato della chiusura della stagione 2013.


mercoledì 29 gennaio 2014


Una piccola deriva gonfiabile di nome Oscar

Da VoilesNews/ Boatdesign
Il 4 aprile 2003 la rivista francese online Voilesnews annunciava la nascita di OSCAR, una nuova deriva per persone a mobilità ridotta.
Purtroppo non se n'è saputo più nulla, però nel web ho trovato qualche bella ed interessante immagine.
Oscar in navigazione, dal sito Boatdesign
In un sito russo ho trovato anche un'immagine prototipale.

Dal forum.katera


Corky, come convertire una ciambella in una barca a vela

Dal progetto del Corky
Il progetto del Corky è abbastanza conosciuto, si trova in quasi tutti i siti web dove si parla piani di costruzione gratuiti. Ha la caratteristica di essere una barca a vela per bambini che si può realizzare con pochissimi soldi od utilizzando materiali di riciclo senza spendere nulla, come un copertone di un auto, qualche asse di legno, pali per tende e manici di scopa, ed infine della stoffa per fare la vela.
Come variante, per chi si volesse sbizzarrire nella sua costruzione, adattando la lunghezza dell'assicella centrale di può pensare di inserirci anche un piccolo canotto per offrire una maggiore comodità al navigante, oppure un bel salvagente anulare colorato al posto di un grigio copertone. L'aspetto interessante di questo progetto, infatti, è la possibilità di inserire qualsiasi tipo di galleggiante all'interno della struttura in legno, gonfiabile ma anche in polistirolo dandole la forma desiderata.
Il Corky è stato ideato da David M. Swartwout, il suo progetto pubblicato su Boat Builder's Annual del 1950.

La vista "esplosa" del Corky
Il Corky è un "Pint-Sized Sailer", per il motivo che vi ho spiegato sopra, in più non  ci sarà bisogno di preoccuparsi se vostro figlio decide di giocare a Robinson Crusoe in questa barca a vela, lei non può affondare.
Infatti il Corky è una barca a vela inaffondabile per ragazzi che può essere costruita con facilità in una o due serate nella vostra cantina. Anche la mamma potrà essere d'aiuto perché mentre voi realizzerete le parti in legno lei potrà cucire la vela.

Le dimensioni del Corky
In figura si vedono abbastanza chiaramente le dimensioni che possono essere facilmente convertite in millimetri. Si raccomanda di fare attenzione a non forare l'asse centrale su cui dovrà appoggiare l'albero ma di forare solo la parte superiore che fungerà da cassa. Le viti utilizzate dovranno essere in ottone e per fissare la ciambella al supporto di legno possono essere riciclate due vecchie cinture. Per albero può essere utilizzato un palo per le tende, con relativi anelli per tirarla su, e per barra del timone un manico di scopa.
La barra e la pala del timone del Corky
 E' consigliabile dotare il Corky di un remo, in caso ci si trovasse senza vento al largo.

Lista dei materiali utilizzati per costruire il Corky
In rete si trovano le foto di alcune realizzazioni, sicuramente le più pregevoli sono nel sito Instructables e in quello di Mario, dove sono mostrati diversi dettagli costruttivi. 

Corky in produzione di serie, dal sito Instructables
Nel sito di Mario, Mywinterproject si consiglia l'utilizzo di camere d'aria rinforzate per neve e torrenti, del tipo TUBE PRO.

La camera d'aria con copertina è anche più bella da vedere, da TUBE PRO
Mi sembra un gioco divertente da proporre ai propri ragazzi.

Il bellissimo Corky di Mario


martedì 28 gennaio 2014

Nove giorni in una vasca lungo la costa adriatica



La vasca è il Portland Pudgy di cui abbiamo già parlato, lui è Igor, del quale abbiamo già ammirato le avventure su Project Scandinavia 2012
Oggi lo vediamo navigare per circa 200 miglia lungo quasi tutte le coste della Croazia in una barca di 2.3 metri. Per percorrere la distanza gli ci sono voluti solo 9 giorni. Spettacolare!

Via: Alive.si


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