mercoledì 9 aprile 2008

Porti, ambiente e turismo sostenibile



Non sono uno di quegli ambientalisti che tirano diritto ad occhi chiusi, quelli che dicono no a tutto per presa di posizione ideologica e politica, ma in merito a questo argomento ritengo che debba essere fatta un po' di chiarezza, soprattutto da parte delle istituzioni. Per istituzioni chiamo direttamente in causa il Ministero dell'Ambiente.
La prima cosa è quella che dovrebbe essere fatta una Valutazione Ambientale Strategica Globale delle coste italiane che comprendesse una pianificazione territoriale su area vasta e che privilegiasse tutti gli aspetti: sociali, etici, economici ed ambientali per ciascuna regione e/ o area di indagine.
Non si può non ammettere che il turismo stia diventando una delle poche carte da giocare da un paese ridotto allo stremo dalla concorrenza indotta dalla globalizzazione e, senza farla troppo lunga, non ci possiamo permettere di far passare questo treno.....ma neanche di commettere gravi errori. Anzi di ritornare agli errori del passato: cementificare sconsideratamente migliaia delle coste dei nostri mari e dei nostri laghi con il miraggio di poter "vivere" o "sopravvivere" con il turismo. Ci siamo già passati e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Analizzando alcuni studi preliminari presentati dalle istituzioni locali per proporre la realizzazione di nuovi porti turistici (ex. Porto di Tarquinia) emerge con una evidenza quasi patetica che le proposte si basano su studi e raffronti approssimativi. Faccio l'esempio più calzante: si confrontano le unità da diporto per 1000 abitanti tra Germania ed Italia e si scopre che i tedeschi ne hanno molte di più, pur avendo molte coste in meno. Soluzione: costruiamo un porto da 4000 barche dai 9 metri in su. Non è venuto in mente a nessuno però di andare a vedere come hanno fatto i tedeschi a gestire questa situazione (così come nessuno è andato a vedere come abbiano fatto a riempire un paese "freddo" di pannelli solari termici). Proseguendo con lo stesso tenore, diciamo da bar, per quello che so, la maggior parte dei tedeschi non possiede dei 9 metri ma molti carrelli e molti motori fuoribordo elettrici. Ci sarebbe da dire molto su questo argomento e non posso permettermi di annoiare i lettori, quindi devo giungere in fretta alla conclusione.
Non esiste una sola alternativa, o si cementifica o si muore. Esiste un modo ambientalmente sostenibile di conciliare lo sviluppo turistico con l'ambiente. Questo è quello di alternare a porti turistici di grosse dimensioni, e probabilmente quelli che ci sono basterebbero, con piccoli porti costruiti con pontili galleggianti o addirittura porti a secco per piccole barche carrellabili. Non tutti gli italiani possiedono un 9 metri!


lunedì 31 marzo 2008

Finalmente il varo di Aspirina


Pasquetta in barca era saltato. Il tempaccio ci aveva costretto tre giorni in casa e la mente tornava allo scorso anno quando sole e caldo ci avevano assistito nella consueta gita pasquale al Trasimeno. Rimaneva il mio compleanno, il 30 marzo e finalmente il bel tempo e il caldo sono arrivati e ……ci hanno accompagnato tutta la giornata. Ne avevamo proprio bisogno perché le cose da fare erano tante: "Aspirina", il nostro nuovo barchino, Phoenix 600 o Viko 20 come lo si voglia chiamare, doveva essere armato , varato e provato in acqua. Caricata l’auto e partiti alla buon ora, nonostante l’ora legale, alle dieci eravamo lì. Tommy è stato il primo a salire in barca ed io ed Elena ad allietarci della bella giornata che si stava profilando.



Ripassate bene le fasi dell’alberatura nel Manuale del Proprietario, si mette tutto "in chiaro" e si tira su l’albero, operazione facile grazie alla cerniera posta sulla sua base, ma sempre un po’ delicata per paura che sfugga qualcosa di "mano".



Si fissano le sartie e si comincia la regolazione. All’inizio l’albero sembrava torto, poi ci siamo accorti che le sartie basse erano regolate male. Sospiro di sollievo e alla fine, regolazione perfetta.


Si fissa il paterazzo, anche se sapevamo che con la gru si sarebbe dovuto sganciare. A proposito di gru è svanita la speranza di varare la barca con il carrello. Dei due scivoli presenti al Circolo Velico l’unico agibile è quello "fatto male" dove anche un fuoristrada fa fatica a tenere la barca: "troppo ripido" e non c’è niente da fare. Comunque nessun problema, al circolo velico vari e alaggi sono liberi, gratuiti e disponibili tutto l’anno! Questo perché le molte barche da regata non hanno antivegetativa e devono essere alate e varate tutte le volte, ma anche grazie alle scelte del Consiglio e della disponibilità di Livio, il nostro "marinaio". Nel frattempo, mentre i maschi lavorano, le donne hanno trovato la posizione a loro "più congeniale".Si aggancia il boma e si armano le vele, verificando l’issata e l’ammainata.



E’ tutto pronto, si aggancia la barca all’auto, ma…….tutti a tavola, l’Elena ci chiama a raccolta. Noi siamo paninari, ci si siede in riva al lago dove un bel pranzo di compleanno, torta inclusa, ci attende. 



Terminato il pranzo si parte in direzione della gru, attraversando tutto il circolo velico.



Le solite manovre di rito e poi Hissa e Oh, come il famoso sito nautico francese.



C’è sempre un po’ di apprensione quando si vede la barca sollevata e si tira un sospiro di sollievo quando….la si vede in acqua.



Si prova il motore, che dopo i controlli effettuati, parte alla prima e ci si prepara alla partenza. Per questa prima volta abbiamo deciso di andare soli io e Tommy. Volevamo provare la barca in tutta sicurezza. Ce ne siamo pentiti quando eravamo in mezzo al lago…..siamo dovuti tornare dopo tre virate perché ci aspettavano. Se almeno avessimo portato dietro anche le donne saremmo potuti rimanere un po’ di più perché era veramente bello!



Via, si parte!



Una leggera brezza si è alzata in questo momento, speriamo bene!



Ci troviamo in mezzo a due barche che fanno scuola e ci ingarelliamo. Aspirina raggiunge in un attimo il Meteor. Benché ci sia una leggera brezza riusciamo a fare due nodi e mezzo: poco sbandamento, poco scarroccio. Siamo veramente contenti di come risponde il barchino: agile, veloce, leggero. Tiene bene anche sulle onde del traghetto. Tutti i timori insinuati da chi, probabilmente, della vela conosce poco, o fa delle proprie esperienze le uniche valide ci hanno abbandonato in un attimo. Perfetto, è il barchino per noi. Peccato è già l’ora di tornare.



Si ormeggia e si piegano le vele.



Qualche foto al barchino. Ci sembra bellissimo!



Anche le donne di casa sembrano contente…..o solo perché, a questo punto, è l’ora di andare!



Arrivederci a presto Castiglione del Lago!


mercoledì 19 marzo 2008

La manutenzione del motore fuoribordo


Una delle soddisfazioni più grandi che ti offre la barca carrellabile è il fatto di poter fare tante cose da sé e dipendere il meno possibile dagli "sgrassatori". Ma non è solo un fatto economico: fare carena, fare manutenzione, pulire, sistemare, magari sotto casa è un vero e proprio piacere....vediamo come si fa il check - up di primavera al motore fuoribordo:

Cose da fare:
- Controllare che il fuoribordo e gli accessori non presentino danni visibili
- Lubrificare tutti i raccordi di ingrassaggio
- Lubrificare il cavo dello sterzo
- Eseguire la manutenzione della batteria e dei terminali
- Verificare il funzionamento della pompa dell'acqua
- Se necessario drenare/rifornire l'alloggiamento degli ingranaggi
- Ingrassare le scanalature dell'albero dell'elica e controllare lo spinotto
- Controllare tutte le connessioni elettriche
- Ispezionare il serbatoio, i tubi del carburante e le connessioni
- Controllare il livello dell'olio
- Controllare il funzionamento dello starter
- Controllare il funzionamento del cambio dell'acceleratore e del fermo retromarcia
- Controllare il/la funzionamento/regolazione del sistema di iniezione d'olio e del sistema di allarme basso livello olio d'iniezione
- Se necessario rimuovere i depositi dal motore con detergente
- Controllare il funzionamento dinamico della valvola acceleratore completamente aperta
- Miscela carburatore e velocità minima
- Ispezionare gli anodi anticorrosione


Se non si dispone del carrellino bastano due pezzi di legno, 4 viti e un posto dove metterlo.



Si controlla la candela (soli 7 € per sostituirla) e...mi raccomando il filtro della benzina (soli 2 € per sostituirlo).



Si controlla lo spinotto dell'elica (si trovano anche all'OBI per pochi centesimi di €) e si ingrassa l'alberino con le scanalature, poi si controlla l'olio del motore.



Si controlla l'anodo (se deteriorato va sostituito, costa circa 10€) e si ingrassano tutti gli ingranaggi.



Si procede all'avviamento del motore, facendo attenzione che il contenitore dell'acqua sia ben riempito.


Ricordandosi di aprire il serbatoio della benzina, di mettere in folle e di bloccare il motore.


Far girare il motore per 5 minuti verificando che esca fuori l'acqua dal circuito di raffreddamento.



Si chiude il serbatoio della benzina e si aspetta che finisca e si spenga il motore da solo. L'acqua deve sempre uscire dal circuito di raffreddamento che intanto si deterge con acqua fresca e pulita. Si stasa per bene con un filo di ferro sottile lo scarico dell'acqua di raffreddamento.


Spento il motore, si fanno gli ultimi controlli, si rimette il coperchio e si svuota il serbatoio (il principio dei vasi comunicanti funziona sempre!


Si toglie il cavo di sicurezza e si applica una prolunga in alluminio per la leva delle marce quando siamo in navigazione.


Si rimette il motore al coperto pronto per il giorno del varo.


venerdì 5 ottobre 2007

Una vacanza differente tra montagne, laghi, ghiacciai e ....... orme di dinosauri



Per chi ha una deriva o una piccola barca carrellabile propongo un itinerario che è qualcosa di più che un approdo turistico ma un viaggio alla scoperta di sé attraverso la conoscenza delle origini dell'umanità e della nostra civiltà:
Si passa dalla frontiera del Gran San Bernardo e si raggiunge Martigny, "La Romana". E' obbligo visitare le rovine romane e conoscerne la storia, così come un pugno di soldati romani organizzati e ben addestrati si fecero beffa di 30000 Galli riuscendo a sconfiggerli. Che cosa sia stato l'Impero Romano si capisce dalla statua in bronzo esposta all'ingresso del Museo Pierre Gianadda a Martigny (da vedere per le sue importantissime mostre d'arte contemporanea, il museo romano e il museo delle auto d'epoca), potenza, grandiosità, bellezza, organizzazione, cultura. Nessuno dovrebbe mai dire che l'impero romano è crollato, ma solo che la civiltà, nella seconda metà del I secolo, si è evoluta lasciandosi alle spalle il mondo antico e le sue crudezze recependo tutto ciò che di grande l'uomo aveva fatto, per guardare oltre, ad un modo diverso di concepire l'uomo e la vita.
Proseguendo per la Francia si fa tappa alla grandiosa diga di Emosson/ Finhaut, settecento impressionanti metri di salto, ma non tanto per stupirsi della tecnologia moderna (anche se l'enorme turbina Pelton esposta all'ingresso dell'attraversamento della diga è del tutto simile alle ruote dei mulini ottocenteschi che si vedono, per esempio nel nostro Casentino), ma per raggiungere il Sito dei Dinosauri: tre quattro ore di cammino, tra laghi, montagne, ghiacciai in corso di scioglimento, antichi vulcani spenti per arrivare ad ammirare un'enorme lastrone di pietra posto sul fianco di una montagna. Ci sono le impronte dei dinosauri, quando ancora lì era tutto una palude e le montagne non esistevano. Sessanta milioni di anni bloccati in circa duecento impronte di piccoli e grandi animali che passavano di lì, forse per abbeverarsi o cercare del cibo. L'uomo allora non esisteva e, vi assicuro, in quel luogo, dopo ore di fatica, di cammino, di attesa si respira il senso dell'eternità, dell'evoluzione di quanto piccolo ma allo stesso tempo di immensamente grande c'è in ognuno di noi, in ogni essere vivente. Il cammino stimola alla riflessione, la bellezza della natura intorno sviluppa i sensi, la vista, l'udito, l'olfatto...., il contrasto tra moderno e preistorico il senso della continuità del tempo e di se stessi, è strano: più ti senti piccolo, più ti rendi conto di quanto ogni essere vivente sia importante....ma proseguiamo oltre;
Si raggiunge Chamonix Mont Blanc, le sue vette innevate, i suoi ghiacciai. Ci sono tante cose da vedere a Chamonix, il Mer de Glace, l'Aguille du Midi, Le Brevent, e ......, ma mettersi proprio sotto il ghiacciaio dell'Argentiere e vedere i possenti lastroni di ghiaccio che cadono fragorosamente nella vallata sottostante è veramente impressionante.
Si conclude con il lago di Annecy e la "piccola Venezia", una vera chicca. Si veleggia nel lago circondato dalle montagne e se ne respira il vento. Una conclusione meravigliosa di un viaggio alla scoperta di sé che non può che concludersi con l'ascoltare il silenzio assordante della barca che scivola sulle onde dopo aver capito che la vita è una grande occasione e che non va sprecata.


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