giovedì 10 aprile 2008

Porti pubblici, porti privati


Erano gli inizi del terzo millennio, appena passati all'Euro, quei sessanta milioni in banca risparmiati con duro lavoro e in gran parte da destinare all'acquisto di una barca ci sembravano tantissimi. L'acquisto dell'Armagnac modello "ancien", la barca dei miei sogni, era sfumato, non era tenuta come volevo e poi...quel posto barca in terza fila a Fiumicino non era proprio un gran che. Approdammo in un porto della Toscana, più vicino a casa. In vendita c'era un bellissimo motorsailer tutto legno e ottoni, quello che faceva per noi e che ci avrebbe soddisfatto. Mia moglie era titubante, se si faceva l'acquisto il conto in banca sarebbe andato completamente a zero, ma si era convinta, la barca era proprio bella. Prima di firmare però, parliamo del posto barca. Ci rivolgiamo prima al Circolo Velico locale. Ci scrutano con sufficienza come per dire ma cosa vogliono questi? Non se ne fa di niente se non si conosce nessuno. Strano in qua e là erano ormeggiati cadaveri di barca che non si capiva come facessero a stare a galla. Si ritorna dal "sensale" che ci stava trattando l'acquisto della barca. Comincia a dire "ci penso io" e tra una strizzatina d'occhio e un'altra ci spara una cifra annua vertiginosa. Ma è un porto pubblico dico io! Lui risponde: O così o niente, a dimenticavo le provvigioni. A quel punto prendemmo tempo, tornammo a casa e ci mettemmo una pietra sopra. Conclusione? Non mi inteneriscono le lamentele di chi ce l'ha con lo Stato che affida i porti ai privati. In Toscana si dice: Il mal voluto non è mai troppo! I porti sono regalati ai privati? Vediamo i conti. Cosa ci guadagnava prima lo stato tra complicità, nepotismi, strizzatine d'occhio e piaceri personali? Cosa ci guadagnerà affidandoli ai privati? Ve lo ripeto non mi piace ora, né mi piaceva prima. I Circoli Navali? Pieni di carrette che occupavano posti barca per due lire? A quale titolo? Qualcuno me lo può spiegare? Ultima considerazione: la vela è uno sport meraviglioso che da piacere anche con un laser, in barba ai "privati", ai "pubblici", agli "amici" e a questa italietta da quattro soldi.
Nella foto: Armagnac "ancien" di Harlé

mercoledì 9 aprile 2008

Porti, ambiente e turismo sostenibile



Non sono uno di quegli ambientalisti che tirano diritto ad occhi chiusi, quelli che dicono no a tutto per presa di posizione ideologica e politica, ma in merito a questo argomento ritengo che debba essere fatta un po' di chiarezza, soprattutto da parte delle istituzioni. Per istituzioni chiamo direttamente in causa il Ministero dell'Ambiente.
La prima cosa è quella che dovrebbe essere fatta una Valutazione Ambientale Strategica Globale delle coste italiane che comprendesse una pianificazione territoriale su area vasta e che privilegiasse tutti gli aspetti: sociali, etici, economici ed ambientali per ciascuna regione e/ o area di indagine.
Non si può non ammettere che il turismo stia diventando una delle poche carte da giocare da un paese ridotto allo stremo dalla concorrenza indotta dalla globalizzazione e, senza farla troppo lunga, non ci possiamo permettere di far passare questo treno.....ma neanche di commettere gravi errori. Anzi di ritornare agli errori del passato: cementificare sconsideratamente migliaia delle coste dei nostri mari e dei nostri laghi con il miraggio di poter "vivere" o "sopravvivere" con il turismo. Ci siamo già passati e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Analizzando alcuni studi preliminari presentati dalle istituzioni locali per proporre la realizzazione di nuovi porti turistici (ex. Porto di Tarquinia) emerge con una evidenza quasi patetica che le proposte si basano su studi e raffronti approssimativi. Faccio l'esempio più calzante: si confrontano le unità da diporto per 1000 abitanti tra Germania ed Italia e si scopre che i tedeschi ne hanno molte di più, pur avendo molte coste in meno. Soluzione: costruiamo un porto da 4000 barche dai 9 metri in su. Non è venuto in mente a nessuno però di andare a vedere come hanno fatto i tedeschi a gestire questa situazione (così come nessuno è andato a vedere come abbiano fatto a riempire un paese "freddo" di pannelli solari termici). Proseguendo con lo stesso tenore, diciamo da bar, per quello che so, la maggior parte dei tedeschi non possiede dei 9 metri ma molti carrelli e molti motori fuoribordo elettrici. Ci sarebbe da dire molto su questo argomento e non posso permettermi di annoiare i lettori, quindi devo giungere in fretta alla conclusione.
Non esiste una sola alternativa, o si cementifica o si muore. Esiste un modo ambientalmente sostenibile di conciliare lo sviluppo turistico con l'ambiente. Questo è quello di alternare a porti turistici di grosse dimensioni, e probabilmente quelli che ci sono basterebbero, con piccoli porti costruiti con pontili galleggianti o addirittura porti a secco per piccole barche carrellabili. Non tutti gli italiani possiedono un 9 metri!


lunedì 31 marzo 2008

Finalmente il varo di Aspirina


Pasquetta in barca era saltato. Il tempaccio ci aveva costretto tre giorni in casa e la mente tornava allo scorso anno quando sole e caldo ci avevano assistito nella consueta gita pasquale al Trasimeno. Rimaneva il mio compleanno, il 30 marzo e finalmente il bel tempo e il caldo sono arrivati e ……ci hanno accompagnato tutta la giornata. Ne avevamo proprio bisogno perché le cose da fare erano tante: "Aspirina", il nostro nuovo barchino, Phoenix 600 o Viko 20 come lo si voglia chiamare, doveva essere armato , varato e provato in acqua. Caricata l’auto e partiti alla buon ora, nonostante l’ora legale, alle dieci eravamo lì. Tommy è stato il primo a salire in barca ed io ed Elena ad allietarci della bella giornata che si stava profilando.



Ripassate bene le fasi dell’alberatura nel Manuale del Proprietario, si mette tutto "in chiaro" e si tira su l’albero, operazione facile grazie alla cerniera posta sulla sua base, ma sempre un po’ delicata per paura che sfugga qualcosa di "mano".



Si fissano le sartie e si comincia la regolazione. All’inizio l’albero sembrava torto, poi ci siamo accorti che le sartie basse erano regolate male. Sospiro di sollievo e alla fine, regolazione perfetta.


Si fissa il paterazzo, anche se sapevamo che con la gru si sarebbe dovuto sganciare. A proposito di gru è svanita la speranza di varare la barca con il carrello. Dei due scivoli presenti al Circolo Velico l’unico agibile è quello "fatto male" dove anche un fuoristrada fa fatica a tenere la barca: "troppo ripido" e non c’è niente da fare. Comunque nessun problema, al circolo velico vari e alaggi sono liberi, gratuiti e disponibili tutto l’anno! Questo perché le molte barche da regata non hanno antivegetativa e devono essere alate e varate tutte le volte, ma anche grazie alle scelte del Consiglio e della disponibilità di Livio, il nostro "marinaio". Nel frattempo, mentre i maschi lavorano, le donne hanno trovato la posizione a loro "più congeniale".Si aggancia il boma e si armano le vele, verificando l’issata e l’ammainata.



E’ tutto pronto, si aggancia la barca all’auto, ma…….tutti a tavola, l’Elena ci chiama a raccolta. Noi siamo paninari, ci si siede in riva al lago dove un bel pranzo di compleanno, torta inclusa, ci attende. 



Terminato il pranzo si parte in direzione della gru, attraversando tutto il circolo velico.



Le solite manovre di rito e poi Hissa e Oh, come il famoso sito nautico francese.



C’è sempre un po’ di apprensione quando si vede la barca sollevata e si tira un sospiro di sollievo quando….la si vede in acqua.



Si prova il motore, che dopo i controlli effettuati, parte alla prima e ci si prepara alla partenza. Per questa prima volta abbiamo deciso di andare soli io e Tommy. Volevamo provare la barca in tutta sicurezza. Ce ne siamo pentiti quando eravamo in mezzo al lago…..siamo dovuti tornare dopo tre virate perché ci aspettavano. Se almeno avessimo portato dietro anche le donne saremmo potuti rimanere un po’ di più perché era veramente bello!



Via, si parte!



Una leggera brezza si è alzata in questo momento, speriamo bene!



Ci troviamo in mezzo a due barche che fanno scuola e ci ingarelliamo. Aspirina raggiunge in un attimo il Meteor. Benché ci sia una leggera brezza riusciamo a fare due nodi e mezzo: poco sbandamento, poco scarroccio. Siamo veramente contenti di come risponde il barchino: agile, veloce, leggero. Tiene bene anche sulle onde del traghetto. Tutti i timori insinuati da chi, probabilmente, della vela conosce poco, o fa delle proprie esperienze le uniche valide ci hanno abbandonato in un attimo. Perfetto, è il barchino per noi. Peccato è già l’ora di tornare.



Si ormeggia e si piegano le vele.



Qualche foto al barchino. Ci sembra bellissimo!



Anche le donne di casa sembrano contente…..o solo perché, a questo punto, è l’ora di andare!



Arrivederci a presto Castiglione del Lago!


mercoledì 19 marzo 2008

La manutenzione del motore fuoribordo


Una delle soddisfazioni più grandi che ti offre la barca carrellabile è il fatto di poter fare tante cose da sé e dipendere il meno possibile dagli "sgrassatori". Ma non è solo un fatto economico: fare carena, fare manutenzione, pulire, sistemare, magari sotto casa è un vero e proprio piacere....vediamo come si fa il check - up di primavera al motore fuoribordo:

Cose da fare:
- Controllare che il fuoribordo e gli accessori non presentino danni visibili
- Lubrificare tutti i raccordi di ingrassaggio
- Lubrificare il cavo dello sterzo
- Eseguire la manutenzione della batteria e dei terminali
- Verificare il funzionamento della pompa dell'acqua
- Se necessario drenare/rifornire l'alloggiamento degli ingranaggi
- Ingrassare le scanalature dell'albero dell'elica e controllare lo spinotto
- Controllare tutte le connessioni elettriche
- Ispezionare il serbatoio, i tubi del carburante e le connessioni
- Controllare il livello dell'olio
- Controllare il funzionamento dello starter
- Controllare il funzionamento del cambio dell'acceleratore e del fermo retromarcia
- Controllare il/la funzionamento/regolazione del sistema di iniezione d'olio e del sistema di allarme basso livello olio d'iniezione
- Se necessario rimuovere i depositi dal motore con detergente
- Controllare il funzionamento dinamico della valvola acceleratore completamente aperta
- Miscela carburatore e velocità minima
- Ispezionare gli anodi anticorrosione


Se non si dispone del carrellino bastano due pezzi di legno, 4 viti e un posto dove metterlo.



Si controlla la candela (soli 7 € per sostituirla) e...mi raccomando il filtro della benzina (soli 2 € per sostituirlo).



Si controlla lo spinotto dell'elica (si trovano anche all'OBI per pochi centesimi di €) e si ingrassa l'alberino con le scanalature, poi si controlla l'olio del motore.



Si controlla l'anodo (se deteriorato va sostituito, costa circa 10€) e si ingrassano tutti gli ingranaggi.



Si procede all'avviamento del motore, facendo attenzione che il contenitore dell'acqua sia ben riempito.


Ricordandosi di aprire il serbatoio della benzina, di mettere in folle e di bloccare il motore.


Far girare il motore per 5 minuti verificando che esca fuori l'acqua dal circuito di raffreddamento.



Si chiude il serbatoio della benzina e si aspetta che finisca e si spenga il motore da solo. L'acqua deve sempre uscire dal circuito di raffreddamento che intanto si deterge con acqua fresca e pulita. Si stasa per bene con un filo di ferro sottile lo scarico dell'acqua di raffreddamento.


Spento il motore, si fanno gli ultimi controlli, si rimette il coperchio e si svuota il serbatoio (il principio dei vasi comunicanti funziona sempre!


Si toglie il cavo di sicurezza e si applica una prolunga in alluminio per la leva delle marce quando siamo in navigazione.


Si rimette il motore al coperto pronto per il giorno del varo.


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