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Scarlino, un porto per soli ricchi |
Sarà, ma mi sembra che per essere un paese di ex comunisti a questa Italia di "sociale" è rimasto ben poco, tanto meno quando si parla di nautica. Molti di voi si ricorderanno lo "zoccolo duro" del buon Occhetto o quando i figli delle famiglie medio borghesi come me erano costretti a tacere di fronte all'arroganza e la prepotenza degli idealisti in eskimo e sciarpone rosso che pontificavano alle Assemblee del Liceo. Bei tempi è? Certo per altri motivi, ma non per il sottoscritto che, forte dei convincimenti cattolici e democratici, ribolliva la rabbia in un silenzio contenuto e represso, frustrato dagli sguardi minacciosi e dalle parole infuocate di certi personaggi che si ispiravano a Lenin o, peggio ancora, al "Libretto Rosso" di Mao. E di questi "ex" oggi ce ne sono molti e, a parte pochi illuminati che rifacendosi alle proprie radici mantengono un certo contegno, alla rimanente maggioranza, quasi tutti arricchiti dalle Partite IVA e dalla politica, è rimasta solo l'arroganza, che sia oggi di destra o di sinistra.
Belli gli ideali di una nautica sociale, alla portata di tutti, una nautica che garantisce un posto barca, uno scivolo, un parcheggio o un approdo anche per chi ha poche disponibilità, una nautica che guarda alle famiglie, ad una passione sana per genitori e figli, alla sicurezza in mare come diritto sacrosanto per ciascuno, insomma ciò che i grandi progettisti navali francesi degli anni cinquanta, assieme ai Glénans, avevano creato con la "vela democratica". Un sogno a cui ho aderito fin da subito, leggendo gli articoli di Franco Bechini e, per rimanere in Italia, condividendo i progetti di Mancini e di Renai, una passione che ho voluto trasferire ai miei figli, un amore per una nautica in semplicità ed economia che tutti i giorni ho cercato di promuovere con questo sito.
Oggi mi rendo conto che questo sogno è una pia illusione per un semplice motivo, l'ideale di uomo di ogni italiano è il Masaniello, una volta raggiunto il potere o la ricchezza nulla lo potrà fermare dalla tentazione di approfittarsene, bando alle riabilitazioni postume. Niente e nulla potranno cambiare questo paese, la situazione è sotto gli occhi di tutti ed è inutile dilungarsi. Fior di Amministrazioni Pubbliche locali e regionali di sinistra che dovrebbero rifarsi agli ideali di una civiltà socialmente equilibrata, alle quali ho anche scritto senza ricevere risposta, hanno realizzato eco - mostri solo per ricchi armatori, snobbando e dimenticandosi volutamente dell'esercito dei piccoli proprietari di natanti. Certo esistono ancora i Circoli Velici per sportivi, ci sono ancora dei paradisi come il Trasimeno in cui l'Amministrazione Provinciale di Perugia si è tenuta ben lontana dalle logiche del profitto, ma cosa dire dei marina lungo le nostre coste? E poi via, chi riesce ad ottenere un posto pubblico od in un circolo velico è un privilegiato, come lo sono io, pochi tra i molti che fanno i salti mortali per mantenere un posto barca al proprio sei metri.
Ma la cosa che mi sconcerta di più è l'assoluta mancanza di solidarietà e partecipazione ad un problema comune, ognuno pensa a se stesso e a sistemarsi, l'unica cosa che mi sembra leghi le persone sono i pranzi e le cene che in gran parte si tengono nei circoletti nautici, simbolo di un'opulenza oramai agli sgoccioli che accomuna persone troppo lontane da ciò che realmente conta, da ciò che ha valore. Amici velisti, non me ne vogliate e perdonatemi, ma se proprio dovrò incontrarvi sarà in acqua o su di uno scoglio con un panino in mano e se dovrò spendere 100 € non sarà certo per andare a cena al Circolo Velico ma per portare la mia famiglia in un museo o a vistare una mostra, o meglio ancora per usare ancora di più e meglio la nostra barca.
Si avvicina la fine di marzo, la stagione velica sta per iniziare, non sto nella pelle e mi vedo già con Elena sotto il sole del nostro amato lago a preparare la barca ma mi attanaglia e mi delude l'idea che sia solo un piacere privato, come tutti quelli a cui ci ha abituato questa società.