sabato 25 gennaio 2014


venerdì 24 gennaio 2014

Boot 2014 : Meri Crash il turafalle, barche nuove e molto altro



Rimanendo in tema di barche che affondano la bella Katarina, dal Boot 2014, ci spiega come turare le falle in barca, mi sembra con il metodo tradizionale: un bel tappo di plastica con un'assicella messa per traverso. Devo essere sincero, quei tappi di plastica di varie dimensioni che avevo in dotazione al First 24 sono stati per me un vero e proprio tormento, in questo caso è "tutti in uno" ma il terrore di doversi trovare nella condizione di utilizzarlo non cambia. Certo, almeno non c' la preoccupazione di andare a misurare il diametro del buco.
Scorrendo in avanti con il video, al minuto 6.30 circa, si vede un bel 24 piedi di fabbricazione polacca, l'Hornet 24, però a noi che amiamo i piccoli credo che interessi di più il nuovissimo Hornet 21, appena uscito dal progetto.
Queste sono le sue caratteristiche tecniche principali:
Lunghezza: 6.39 m
Larghezza: 2.51 m
Pescaggio: 0.29 - 1.30 m
Altezza in cabina: 1.62 m
Peso: 1250 kg
Sup. velica: 21 mq
Prezzo: ancora non disponibile

Hornet 21, dal sito Yacht Hornet


mercoledì 22 gennaio 2014

La barca di polistirolo

La barca di polistirolo, dal sito svoimi-rukami
Certamente più leggera ed economica di una barca costruita tutta in legno o vetroresina, questa barca in polistirolo presentataci nel sito svoimi-rukami è sicuramente interessante. Credo che varrebbe la pena di effettuare alcuni esercizi di stile anche con qualcosa di più elaborato, giusto per vedere come viene.


martedì 21 gennaio 2014

Toyboat 240 dinghy, il pico - cruiser

Toyboat 240 dinghy, dal FORUM.KATERA
Nel Forum.Katera potete trovare un'interessante trattazione su questo pico - cruiser da crociera che trae le sue origini dal Tinkerbelle II di cui abbiamo già parlato. Da leggere anche l'ulteriore approfondimento che viene esteso a possibili varianti.
Ad un certo punto qualcuno a chiesto se in una barca del genere ci si può dormire, ebbene sì, queste sono le sue caratteristiche tecniche principali:
Lunghezza: 2.4 m
Larghezza: 1.2 m
Peso a vuoto: 55 kg
Altezza in cabina: 0.85 m
Pescaggio: 0.15 - 0.80 m
Sup. velica: 5.5 mq
Capacità: 2 persone (150 kg)
E' semplicemente fantastica, come tutto il suo equipaggio, incluso quel bellissimo schnauzer! E' la "Smart" delle barche, che come vedete si ormeggia per lungo nello spazio minimo che occupa una barca in larghezza.

Toyboat 240 dinghy, dal FORUM.KATERA
E 'è anche un bel video.



lunedì 20 gennaio 2014


Boot 2014: mit "boot aktuell" vor der Eröffnung auf der Wassersport



In questo video effettuato prima dell'apertura ufficiale del Boot 2014 di Dusseldorf, la bella Katharina Knoll ci introduce al "mondo dell'avventura", quello delle canoe, dei piccoli catamarani e delle tavole con rig velico. In particolare l'Aquaglide Multisport e i prodotti Klepper, tra cui l'ibrido multifunzionale Backyak che appare veramente bello.


domenica 19 gennaio 2014


Kayak e trekking a Syamozero Shuya nel 1990



Un'interessante resoconto storico di "campeggio nautico" girato negli anni novanta a Syamozero Shuya in Russia, effettuato con le barche e le tende in uno zaino.
Quelli erano gli anni che hanno si sancito la fine del comunismo sovietico ma che credo non abbiano cambiato più di tanto la filosofia del trekking nautico ancora in uso in quelle latitudini. Le immense distanze e la possibilità di visitare più luoghi suggeriscono ancora l'uso di barche smontabili e gonfiabili come canoe e catamarani a vela anche per un uso più rispettoso dell'ambiente, contrariamente ai nostri gommoni a motore.
Nel video si vede uno che fotografa i funghi, come faceva mio suocero quando tornava dalla raccolta nei boschi del Casentino e nelle vallate della Valtiberina, credo le fotografie più inutili che siano state mai fatte al mondo e poi sparite completamente dalla circolazione.


venerdì 17 gennaio 2014

Nautica sociale e porti verdi: intervista a me stesso

Una simulazione di me in un'intervista su "The Perfect Holiday"

Qualche hanno fa il Responsabile di un importante Associazione per lo Sviluppo Regionale della Liguria a cui mi ero iscritto mi pregò di preparare gli argomenti per una possibile intervista in merito alle mie iniziative. 
Per paura di sbagliare preparai tutto, domande e risposte, ma poi la cosa non andò in porto per cambiamenti interni all'associazione stessa. 
Successivamente ebbi il sospetto di aver pestato i calli a qualche amministratore locale che, in maniera generica, avevo criticato. Non saprei ma i fatti degli ultimi anni hanno dimostrato che i nostri amministratori e la nostra cultura dell'amministrazione della cosa pubblica meritano molto più del "letame" dei parigini davanti ai loro uffici!
Così l'ho lasciata nel dimenticatoio per anni fino a che non l'ho ritrovata mentre facevo pulizia al PC.
Ve la ripropongo volentieri:

Cosa è un porto verde, è una tua idea originale o ha una storia e diffusione precedenti? 
Il porto verde o porto a secco come lo si voglia chiamare ha origine lontane, sicuramente proviene da quei paesi in cui grandi laghi ed enormi distanze hanno imposto la necessità di creare una cultura diversa della nautica che è quella carrellabile. Non entro nel dettaglio di questo argomento perché mi dilungherei troppo ma in paesi come la Nuova Zelanda, l’Australia, il Nord America, e il Nord Europa il porto a secco consistente in un parcheggio ed uno scivolo in acqua è una struttura abbastanza comune. Ma l’aspetto più importante è che la nautica carrellabile non riguarda un oggetto, ma è una cultura che significa gestire una barca piccola, da tenere in giardino e da trasportare ovunque si voglia andare con auto e carrello, ergo una nautica alla portata di tutti. Non si è inventato assolutamente niente parlando di porti verdi, il primo in Italia è stato il giornalista della rivista Nautica Franco Bechini, personalità poliedrica e sensibile agli aspetti sociali nonché alla necessità della riscoperta di una nautica vera e scevra dal consumismo. Conosciutissimo è anche il suo piccolo catamarano chiamato Solitudo, con il quale amava navigare isolandosi dal mondo. Purtroppo, per quanto apprezzata e rispettata, la voce di Franco Bechini è rimasta assolutamente inascoltata e in Italia si è proceduto alla costruzione di una nautica e, relativa portualità, fatta solo per i grandi yacht e per i ricchi. Le stesse amministrazioni di sinistra hanno guardato alla nautica come ad una forma di introito, una sorta di spugna per spremere facoltosi navigatori e non come un aspetto della cultura di ciascuno, di un turismo che potrebbe essere sostenibile, allargato, insomma alla portata di tutti. 

Quindi i porti verdi potrebbero essere uno strumento di diffusione e lo sviluppo di una nautica sociale? 
Certamente, come già detto in precedenza la nautica carrellabile si può fare con barche relativamente piccole, gommoni, derive o piccoli cabinati, tutti oggetti dal costo limitato ma che possono offrire lo stesso divertimento di uno yacht. Un grande navigatore, trovandosi con la sua piccola barca a fianco di mega yacht al largo di Tahiti, asserì che per quanto si volesse mostrare la differenza tra uomini a seconda delle dimensioni della barca che si possedeva alla fine si godeva tutti esattamente della stessa cosa cioè la bellezza del paesaggio di Tahiti, a prescindere dalla barca. 

Perché quindi la nautica deve essere solo alla portata di pochi? 
Un operaio, un impiegato, un insegnante non può passare le sue vacanze godendosi della sua barchetta? Perché si vogliono creare delle barriere sociali quando non ce ne sarebbe assolutamente bisogno? Quale è lo scopo ed il motivo di tutto questo? Penso che motivi ideologici reali non ce ne siano, ritengo invece che abbia prevalso l’interesse dei grossi gruppi industriali che ancor oggi pilotano le scelte di tutti, come è sempre accaduto in Italia e come accade in altri settori. La politica invece dovrebbe fare la sua parte destinando una fetta del mercato e della portualità alle piccole barche in modo che chiunque ne possa usufruire. Giustizia sociale significa anche gratificare tutte le classi lavoratrici, è importante e fondamentale che dopo il lavoro chiunque abbia la possibilità di svagarsi e divertirsi con qualsiasi mezzo che lo aggradi, che sia una moto, un paio di sci ma anche una piccola barca. E’ una forma di rispetto del lavoro a cui la politica dovrebbe pensare e a cui invece si pensa sempre meno. In questi ultimi decenni la forbice tra lavoro e svago è andata sempre di più allargandosi tanto che per svagarsi occorrono sempre più soldi, soprattutto per la nautica. Una volta non era così e anche questo, come il punto precedente, è solo ed esclusivamente un problema culturale. 

Hai parlato di turismo sostenibile, i porti verdi possono essere un’alternativa ai marina dal punto di vista dell’impatto ambientale? 
Certamente. Il marina ha un impatto ambientale enorme sulla costa, sul paesaggio, sul mare, sulla flora e sulla fauna acquatiche. Non mi posso dilungare sull’argomento ma è evidente quanto i porti vadano a modificare l’ambiente. Con questo non voglio dire che non si debbano costruire porti, certamente si, ma si può anche pensare di pianificare forme di portualità diverse e, dove gli aspetti ambientali sono più critici, perché non pensare a porti con basso impatto ambientale? Anche perché il rapporto è inversamente proporzionale: tanto più alto è il rischio ambientale, tanto più basso dovrebbe essere l’impatto ambientale del marina. Il porto verde è la soluzione: facciamo i grandi marina dove non sussistono grandi rischi, costruiamo porti verdi nelle aree critiche. Infatti, essendo il porto verde costituito essenzialmente da due componenti separate, parcheggio e scivolo con relative aree accessorie, queste possono essere messe anche a distanza l’una dall’altra. Il parcheggio infatti non è necessario che sia direttamente sulla costa, bensì riparato all’interno, magari posto a qualche centinaio di metri tra una folta vegetazione e prati. Necessita poi di una strada di collegamento allo scivolo in acqua e una piccola area di movimentazione dei mezzi. Occorrerà poi una diga foranea di protezione dai frangenti. Basta, e tutto ciò che si può aggiungere come servizi igienici, un piccolissimo pontile, area giochi per i bambini, etc. è solamente di contorno. 

Ci puoi spiegare meglio dal punto di vista progettuale in cosa consiste un porto verde? 
Come già accennato il porto verde consiste in un parcheggio, una strada di collegamento allo scivolo, un piazzale di manovra davanti allo scivolo, un doppio scivolo a mare, uno per il varo ed uno per l’alaggio con pendenze diverse, due pontili laterali allo scivolo per allontanamento/ avvicinamento barche ed infine una diga foranea per protezione dai frangenti. Potranno essere aggiunti eventuali servizi igienici, aree i lavaggio, etc. il tutto e per tutto come un’area di sosta camper. L’investimento ed l’impatto ambientale sono imparagonabili ad un marina. Si trova molto nella letteratura anglosassone in merito pertanto è inutile ed inopportuno dilungarsi. In questo caso gli aspetti, oltre che ambientali e culturali sono anche economici, un porto verde costa almeno dieci volte meno di un marina, a parità di posti barca. 

Parlando di economia, quale può essere l’impatto socio-economico di un porto verde nella realtà circostante? 
Enorme, contrariamente a quello di un marina. In un marina gli introiti riguardano principalmente i gestori ed, in minima parte, il demanio e qualche attività ristorativa e commerciale locale. In un porto verde sono coinvolti, oltre che i ristoranti e tutte le attività di commercio locali, anche gli alberghi, i residence, i campeggi, le pizzerie, le gelaterie, tutti insomma. Tutto il tessuto socio-economico che ruota attorno ad un porto verde è coinvolto perché chi si porta la barca dietro con l’auto ha bisogno di tutto, contrariamente ai proprietari dei grandi yacht che non hanno bisogno di niente. La ricchezza con un porto verde viene distribuita in ugual misura in tutto il tessuto socio-economico, in un marina statene pur certi, si arricchiscono in pochi. Il porto verde permette un discreto afflusso di turismo itinerante e a rotazione per tutto l’arco dell’anno o per lo meno, come minimo, per sei mesi all’anno. Inoltre la costruzione di un marina, tra l’altro, comporta investimenti enormi da parte del demanio che potranno essere ammortizzati in un periodo molto lungo depauperando il patrimonio pubblico, esattamente il contrario di quanto accade per il porto verde. Per concludere, quali potrebbero essere i vantaggi per l’economia turistica. Già l’abbiamo capito, anche in questo caso i vantaggi sono enormi. La nautica carrellabile crea un turn over continuo di persone per lunghi periodi e questo significa ricchezza e turismo per tutti. Pescatori, appassionati di vela, gommonautici, regatanti, windserfisti, tutto l’anno possono usufruire di un porto verde con poca spesa e con ogni cosa a disposizione. Su questo aspetto ci si potrebbe costruire un trattato di economia. 

Hai in cantiere anche un altro progetto, Vela & Bike, ne vuoi parlare, come ti è venuta questa idea? 
Questo caso però è diverso dal precedente, il porto verde. I porti verdi possono essere realizzati solo con il contributo delle amministrazioni locali, quindi l’azione non può essere altro che “politica”. Nel caso di vela & bike si possono trovare anche soluzioni imprenditoriali ma ci sono dei dettagli tecnici che devono essere verificati e preferirei approfondire l’argomento successivamente. Posso però dare qualche informazione. Cosa è vela è bike? Niente di particolare e anche questa idea non è mia. Cercando informazioni su piccole barche trasportabili mi sono imbattuto nel sito di una giovane coppia che ha girato la Turchia, ed altri paesi, portandosi a rimorchio la canoa con la bici. Essendo io un appassionato di vela ho subito pensato: ” e perché no vela e bici? ” e così è nata questa idea. Non è una cosa semplicissima ma allo stesso tempo possibilissima con barche e canoe, nonostante i limiti imposti da leggi talvolta insensate. L’unico limite è nel cervello delle persone, noi italiani siamo un popolo di provinciali e non sappiamo davvero cosa significhi il divertimento, la passione, la vacanza, la distrazione, lo sport … Basta osservare il mondo della nautica in fondo, o si imitano Soldini e/ o Onorato o non si è nessuno. Perché mi chiedo? Quale potrebbe essere lo sviluppo di vela e bike? Proporre soluzioni alternative di treni barca + trolley +bici, dai gonfiabili agli optimist per i ragazzi fino a dei veri e propri ”dinghy” che possano portare passeggero + barca + trolley (e tendina se si vuole) in modo che si percorrere e navigare itinerari lungo tutta la penisola. Potrebbe essere una iniziativa ed una nuova forma di turismo sostenibile fantastica. Il sistema può essere promosso attraverso il web, proponendo soluzioni, giovani imprenditori che vogliano fare il ”charter”, strutture di accoglienza ed itinerari 

Hai già preso contatti in riferimento alla Ciclabile del Ponente Ligure? 
Dietro tua sollecitazione, mi pare, credo di avergli mandato qualcosa per conoscenza ed il risultato è stato quello che mi attendevo: nessuna risposta quindi nessun interesse. Sicuramente sarebbe stato diverso se avessi parlato di soldi allora qualcuno si sarebbe mosso. Il contesto storico, sociale, politico ed economico ci ha portato a pensare ognuno a se stessi, al proprio stipendio ed al proprio ”posto”, piccolo o grande, in questa società, queste oggi sono le uniche cose che contano. Forse avrei dovuto trovare le persone ”giuste” ed essere più convincente, o forse avrei dovuto intraprendere altre iniziative, non so, probabilmente riuscissi a costruire il mio treno e mi facessi vedere sulla ciclabile molti mi imiterebbero e qualcuno comincerebbe a chiedersi se l’idea non è poi così male. Penso di poter approfondire la cosa in un futuro prossimo e spero di riparlarne presto con qualcosa di più concreto in mano. 

Perché sei su RG e che tipo di contributi ti aspetti di trovare per i tuoi progetti? 
Sono entrato in RG grazie al motore di ricerca, stavo cercando qualcuno o qualcosa che promuovesse idee ed iniziative personali ed ho trovato Voi. Non c’è nulla e da nessuna parte che faccia questa cosa, si promuovono solo aziende ed enti e ritengo che questa sia una grossa lacuna e mancanza nel ”circuito” del sostegno dei finanziamenti pubblici e comunitari. Non si crede affatto e per niente nella ”persona” se non quando dietro ci sono ”affari”. Ovviamente il contesto è comunque tra i migliori per ambedue i progetti, la Ciclabile del Ponente Ligure e la Vs. tradizione ”marinaresca” peri Porti Verdi, ma non solo, anche la vocazione sociale della Regione Liguria nota e consolidata fin da tempi immemorabili. Attualmente non mi aspetto particolari contributi, nulla piove giù dal cielo, ho solamente trovato un mezzo per condividere delle idee in cui credo e se queste sono valide sicuramente qualcuno raccoglierà i semi che ho piantato. Ritengo infine che i due progetti siano compatibili anche con la Vostra filosofia ”idee e progetti sostenibili”. Cosa c’è di più sostenibile della scelta di un trekking nautico in vela e bici e di un porto verde? Personalmente non sono alla ricerca né di affari né, tanto meno, ho interesse a diventare un imprenditore, mi piacerebbe solo vedere molta gente più felice in un contesto di divertimento sano all’insegna dello sport e della vacanza ecologica, semplice, libera e rispettosa di se stessi e dell’ambiente. Colgo l’occasione prima per ringraziarti per avermi dato questa opportunità ed aver accolto le mie idee e poi per complimentarmi sinceramente per la tua bella ed importante iniziativa.


giovedì 16 gennaio 2014


mercoledì 15 gennaio 2014

Mega Fahrradanhänger

Calm's Fahrradanhänger
Nel sito Calm's Fahrradanhänger si racconta l'avventura fotografica del viaggio di una deriva da 4.4 metri e 115 kg di peso trasportata per ben 85 km in bicicletta lungo le sponde del Danubio.
Avevamo visto una cosa del genere in un video e parlato nel post "trasportare il laser con la bici", ma qui si tratta di una barca ben più "importante".
Così, visto che qualche giorno fa abbiamo parlato del Trimobil, il triciclo da turismo ho provato a fare una simulazione di mega trasporti con la bici.
Hobie Advedture Island + Trimobil

Che ne dite? Si può fare!
Hobie Advedture Island + Troxy


Große Segelanlage von Triton für Faltboot Vuoksa, Ladoga, Varzuga

Armo velico per trikayak Triton in vendita su eBay
A me piace parecchio l'idea di avere una barca completamente trasportabile ovunque e con qualunque mezzo con un bell'armo velico come quello che si vede in figura. Il produttore è la Triton di cui abbiamo già parlato nel post "Catamarani, kayak e canoe Triton, leader nel mercato russo".
Questo armo velico con gli stabilizzatori viene venduto su eBay per 1100 €, senza dover andare fuori dall'Europa per ordinare kayak completo di armo velico e stabilizzatori ci si può rivolgere a "Willkommen im Faltbootzentrum - Europas größtes Faltbootsortiment" dove potrete trovare un grandissimo assortimento di kayak e canoe ripiegabili, se richiesto con dotazione di armo velico e/ o stabilizzatori. Per avere un trikayak a due posti di questo tipo completo di tutto penso che si possa spendere meno di 4000 €.
Di un altro dealer, ma solo di prodotti provenienti dall'est, ne avevamo parlato nel post Russische Faltbbote.




martedì 14 gennaio 2014

DEA TETI 6000 in vendita al Porto del Sole

DEA TETI 6000 in vendita su Subito
Ogni tanto qualcuno mi scrive per chiedermi un consiglio se acquistare questa o quella barca, sinceramente è molto difficile rispondere soprattutto perché non si sa mai con chi si parla, dove abita, con chi ci vuole andare, che disponibilità economiche intende destinare alla vela, il tempo a disposizione ed infine che esperienza ha.
Però, se facessi un gioco, mettessi tutte queste variabili in un barattolo e lo scuotessi credo la barca ideale che ne uscirebbe fuori potrebbe essere una come questa DEA TETI 6000 in vendita su Subito.it e ormeggiata al Porto del Sole di Tuoro sul Trasimeno, credo presso il nuovo ed interessante circolo velico presente, la Compagnia della Vela Venti del Trasimeno.  
Certo va vista bene, ma perché potrebbe attrarre questa barca: è spaziosa ma non troppo pesante da gestire, ha la deriva a scomparsa totale, è carrellabile, ha un bel pozzetto e una bella linea, le sue linee d'acqua sembrano garantire stabilità e solidità ed infine si compra con qualche migliaio di euro. C'è da aggiungere che da quel che mi risulta i Venti del Trasimeno hanno degli ottimi prezzi per l'ormeggio e una buona scuola di vela, altrimenti c'è sempre la darsena pubblica provinciale disponibile.
Fare la vela solo quando se ne a voglia e con poche risorse come facciamo noi credo che sia il modo migliore per farla e questo DEA TETI 6000 può essere una soluzione. Per l'ormeggio e la gestione/ uso annuale di questa barca al Trasimeno credo che non si superino i 1000 € all'anno, con oculatezza molto meno, come noi che ne spendiamo meno della metà.
Ho visto nell'annuncio che il proprietario accetta anche permute, insomma non male, specialmente per chi non ne può più di aprire il portafoglio per riempire il serbatoio del gommone.
Ho trovato altre foto di questa barca su questo profilo FACEBOOK, che attualmente, contrariamente a quanto si vede nella foto, sembra l'abbia ormeggiata alla darsena del Camping Punta Navaccia, però non ne sono certo poiché le segnalazioni di questo tipo che faccio nel blog sono personali,  gratuite e quando mi capita di vedere una barca che mi piace.
Queste sono le sue caratteristiche tecniche principali:
Lunghezza: 6,00 m
Larghezza: 2,40 m
Pescaggio: 0,25-1,10 m
Peso: 0,700 t
Sup. velica: 19mq
La barca in vendita, costruita negli anni ottanta, non è provvista di motore, ottima occasione per pensare di installarci un bel motorino elettrico.
Lo scivolo del Porto del Sole di Tuoro di cui avevamo già parlato è ora visibile su Street View, l'ho scoperto solo oggi.


Visualizza Le Terre del Trasimeno in una mappa di dimensioni maggiori


L'incredibile avventura di John Riding ed il suo "Sea Egg"

Preview di T3Media del video "Solo to New York?"
Nel 1968 John Riding pubblicò il libro "The Voyage of the Sea Egg", con la casa editrice Pelham Books, UK. L'autore aveva fatto un resoconto del suo avventuroso viaggio in solitario a bordo di un micro yacht di 12 piedi attraverso l'Atlantico, dalla Francia fino a New York.
Successivamente Riding scrisse il seguito, Sea Egg Again: From Atlantic to Pacific, che descriveva il suo progetto di circumnavigare il globo, proseguendo a sud, lungo la costa statunitense fino al Canale di Panama, poi nel Pacifico, prima di dirigersi a nord verso il Messico. Partendo da San Diego, ha effettuato la straordinaria traversata del Pacifico fino alla Nuova Zelanda, veleggiando in giro per il mondo. 
Molto poco si sa su quello che è successo all'intrepido marinaio e al suo piccolo yacht dopo aver navigato da Kawau Island, sulla costa NE di North Island in Nuova Zelanda, nel 1973. 
Ci si aspettava che concludesse la traversata del Mar di Tasmania che avrebbe richiesto circa 66 giorni di navigazione, ma Riding non è mai arrivato a Sydney, in Australia e, successivamente, venne ufficialmente dichiarato, "disperso in mare". Non è mai stata mai trovata alcuna traccia della sua barca. Forse l'ultima persona ad averlo visto è stato il 33enne velista britannico Michael Brien, che possedeva lo yacht, "Swirly World", e che aveva trainato il 'Sea Egg' da Auckland a Kawua. 
Le eccezionali doti marine del 'Sea Egg' erano state ben collaudate e la competenza del suo comandante era fuori discussione. Allora, cosa è successo? I possibili scenari sono: incendio a bordo; morte per fame o disidratazione di Riding a causa della eccessiva permanenza in mare dovuta a correnti contrarie e assenza di vento, disalberamento, barca affondata da un predatore, perdita del timone o una delle chiglie, affondamento intenzionale della barca e possibile suicidio a causa di squilibrio mentale, anche se questo è improbabile considerati i risultati conseguiti in passato da Riding.

Questo è quanto ho tradotto e maldestramente interpretato nel blog Bill's Log, altre informazioni, poche purtroppo, si trovano nel sito Microyachts in the Tasman, mentre il video in testa al post è stato segnalato da Smallcraftadvisor.
Come nel "Caso Bas Jan Ader e la fine dell'Ocean Wave" di cui abbiamo già parlato la storia di questi grandi navigatori si fonde con la leggenda e il mito, forse quello di Sisifo che venne punito dagli dei per averli sfidati. Sarebbe comunque interessante leggere i due libri di John Riding.

I due libri di John Riding in vendita su Amazon
Ed eccovi ancora Riding in navigazione in una foto presa da questo breve VIDEOCLIP, un mito per sempre e nell'eternità.
John Riding sul Sea Egg in navigazione, da un VIDEOCLIP e-footage


Due ragazze coraggiose e un "tronco" di nome Makeba

Video on VIMEO
Mary e Amy si sono messe in testa di circumnavigare il lago Michigan in un "dugout", una piroga a vela ricavata da un tronco come facevano anticamente gli indiani d'America. Ci sono voluti ben quattro anni per costruirla con le loro mani ma alla fine hanno realizzato il loro sogno: hanno percorso 1200 miglia intorno alle coste del lago navigando per ben 93 giorni.

Per seguire la loro avventura potete consultare il loro blog, Lakemichiganinadugout o su Facebook
Che altro dire, belle, brave e coraggiose, cosa si vuole più dalla vita!

Mary ed Amy sulla loro piroga a vela, foto tratta dal loro profilo FACEBOOK

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