venerdì 21 giugno 2013

giovedì 20 giugno 2013

La discesa del Fiume Po, di Marco Zonca


Visualizza Discesa del Po di Marco Zonca in una mappa di dimensioni maggiori

Discesa del fiume Po, ecco tutto il percorso di questa fantastica avventura che Marco Zonca ha fatto con una canoa a vela.

"Quando un'impresa chiama non è facile tirarsi indietro. Ecco la spiegazione dell'impulso a tentare un'impresa e poi, quando si è dentro, inizia la sfida con se stessi per non uscirne prima di averla conclusa". Partito il 31 agosto 2011 in solitaria e senza supporto da Pian del Re a 2020m, arrivato alla foce del Po dopo 18 giorni, poi ulteriori 11 giorni necessari per tornare a casa lungo la costa del mare Adriatico ed il fiume Isonzo, per un totale di circa 900Km in 29 giorni consecutivi. (Da Discesa del Fiume Po).

Peccato che nel suo blog Marco non sia riuscito a mettere molte più foto e descrizioni di particolari, ma queste informazioni sono più che sufficienti per farci sognare.

La bellissima canoa a vela di Marco
Nota importante: il tragitto visualizzabile su Google Maps è quello che si può scaricare dal blog di Marco e che lui ha costruito e integrato con le "Note e avvertenze" poste sulla fascia laterale destra del blog stesso.


Da quel tender di tipo "Mewa" a divagazioni sulla società e la sua evoluzione

Mewa 2, dal sito iv70.narod.ru
Stupendo questo piccolo tender smontabile e gonfiabile prodotto negli anni '70 in Polonia per il mercato russo, indubbiamente materiale per collezionisti poiché credo che difficilmente si trovi nel mercato dell'usato. Di queste "Derive smontali, piccoli gioielli persi nella storia della nautica"  ne avevo già parlato agli inizi di gennaio, argomento che a malincuore è andato nell'oblio, forse dimenticato tra le decine di post che via via mi viene da proporre. Eppure per me quello delle derive smontabili, in questo caso anche gonfiabile, rimane un tema di grande interesse sia dal punto di vista estetico e tecnologico che di quello della nautica e della società più in generale.
Su quest'ultimo argomento bisogna fare attenzione a non generalizzare poiché è certamente più complesso di quanto non si possa pensare.
Nell'articolo "Швертбот типа "Mewa" (quel tender di tipo "Mewa") si legge che a quei tempi in Russia tutti gli yacht erano di proprietà dello stato e le uniche barche che potevano appartenere ai cittadini sovietici erano quelle di questo tipo che, peraltro, per loro erano abbastanza costose. Se si raffronta questa dichiarazione con ciò che succedeva qui da noi e in Europa diciamo che la nautica della vela si andava sviluppando, oltre che con le derive, con i Corsaire, i Piviere e poi successivamente con i Comet e così via. Ma questo per quanto riguarda la vela che è sempre stato un passatempo per una classe un po' più agiata perché l'italiano medio, compresa la mia famiglia, acquistava soprattutto i gommoni a motore, e da allora il grande successo che questo tipo di imbarcazione a sempre avuto in tutto il mondo fino ad oggi.
Va aggiunto che se in Unione Sovietica la grande imbarcazione rimaneva appannaggio solo per la nomenclatura della classe politica dirigente in Italia lo era per i ricchi. La differenza sostanziale tra i due contesti sociali  sembrerebbe che stesse nel fatto che da loro il benessere si acquisiva attraverso l'appartenenza all'apparato di uno stato totalitario contrariamente a quanto succedeva in occidente che si acquisiva attraverso il libero mercato e la democrazia. Certo la nostra democrazia ci ha lasciato spazi più ampi ma noi avevamo condizioni di partenza ben più avvantaggiate, non eravamo un popolo che era stato sottomesso per secoli dagli zar.
Questa differenziazione è quella che abbiamo acquisita come vera fin da sempre, fin da bambini, ascoltando i discorsi dei nostri genitori e forgiando la nostra cultura nei libri di testo e nella letteratura occidentale.
Riprendendo in modo superficiale discorsi già fatti mi sto rendendo conto invece che i punti di contatto tra il totalitarismo russo di allora e il capitalismo totalitario di oggi sono sempre di più e le certezze si affievoliscono.
Il filosofo statunitense Benjamin Tucker, tra i più importanti anarco-individualisti del XIX secolo, asseriva che il capitalismo è la negazione del libero mercato perché il capitalismo è basato su privilegi statalisti.
Tucker, in un analisi estremamente interessante della società, sosteneva che le povere condizioni dei lavoratori derivassero da quattro monopoli, ossia lo Stato monopolista o "monopolifero" illegittimamente che stabilisce tutti i privilegi monopolistici, li concede alle aziende sfruttatrici, e li difende con l'uso illegittimo della forza: 
  1. Il monopolio di emissione della moneta 
  2. Il monopolio dei terreni 
  3. Le tariffe, cioè gli alti prezzi, anche internazionali, imposti dagli Stati 
  4. I brevetti sulle invenzioni 
Per esempio, con l'imposizione di prezzi alti relativamente agli stipendi, lo Stato induce le aziende a sfruttare tutti i consumatori. Così il protezionismo esprime lo sfruttamento. Lo Stato però induce lo sfruttamento dei consumatori soprattutto attraverso il complesso e più potente sistema bancario: la Banca Centrale ha il suddetto monopolio di emissione, ed esige un tasso di interesse dalle banche ordinarie, le banche esigono più alti interessi dalle aziende (manifatturiere, servizi e distribuzione al dettaglio), le quali, per coprire almeno i costi del sistema finanziario, devono ottenere ancora più alti tassi di redditività, e ciascuna azienda ricarica i prezzi all'altra, e tutte sfruttano i consumatori. L'uso dell'unità monetaria monopolistica è assicurato dall'esazione di tasse in moneta monopolistica in ogni scambio.
Tucker conclude che, secondo lui, solo un libero mercato del prezzo di costo generalizzato può dare equità senza forzature.
E qui io personalmente vedo un limite insuperabile alla sua teoria poiché questa è una vera e propria utopia. Oggi il mercato libero, secondo me, si sorregge sul "valore di mercato" ed è su questo che stanno fallendo tutte le politiche promosse dalla sinistra democratica bersaniana di oggi, nonché dai conservatori per interessi opposti
Chi è che stabilisce il valore di mercato? Chi lo controlla? Esempio tipico ed oramai alla portata di tutti è il fatidico "spread", credo un indicatore che indirettamente stabilisce il valore di mercato del nostro debito, e qui si ritorna alla brillante analisi di Tucker che vi ho messo in neretto.
Qual'è la soluzione? Bé intanto leggetevi il bell'articolo "Швертбот типа "Mewa" (quel tender di tipo "Mewa") e tutte le sue sottosezioni, molto belle ed interessanti dal punto di vista tecnico e storico. Intanto spero di avervi fatto riflettere un po', e dopo averci rimuginato vedremo come fare ad affrontare il "valore di mercato", certamente l'aspetto su cui la sinistra europea ha fallito e il capitalismo totalitario ha basato la sua forza.

Nel Mare di Azov nel 1980


mercoledì 19 giugno 2013

Trolley per Papì in lavorazione

Il trolley di Papì
Non è stato per nulla difficile realizzare questo trolley, è bastata un po' di pazienza. La prima cosa da aspettare era la fine vita della cuccia della Meg, il suo telo si era completamente bucato, l'altra un paio di ruotine da bicicletta per bambini. Tutto quello che mancava erano quattro viti con relativi dadi e rondelle.

La cuccia della Meg ai bei tempi dei cucciolini
Mi sono mangiato le mani diversi mesi per il fatto di aver rottamato le vecchie biciclettine dei ragazzi ma occupavano spazio inutile. Pensate che le ho tenute per sei mesi in parrocchia con un cartello "si regalano", nessuno le ha mai prese tanto che le ho dovute portare in discarica benché nuovissime. Pertanto ho confidato nel consumismo della gente e così è successo, una famiglia di indiani ha lasciato accanto al bidone della spazzatura una biciclettina con due ruote fantastiche.
Ora siamo quasi pronti per portare Papì con il mio trolley autocostruito, manca il braccio di collegamento alla bici ed un piano di legno che ho già e che devo tagliare a misura.

La bici è della Rachele perché la mia l'anno rubata, notare il catenaccio


Lungo le frontiere marittime dell'Ucraina in catamarano

TC Donbass
Il canale TV ucraino Донбас (Donbass) ha dato risalto al viaggio di Ibi semper est victoria, ubi concordia est di cui abbiamo già parlato. Un viaggio compiuto su catamarani gonfiabili lungo le frontiere marittime dell'Ucraina,  tre equipaggi che hanno affrontato una navigazione senza precedenti, nove persone e un cane con l'ambizione di superare un record, 1600 km lungo le sponde della loro terra.
Questi video sono davvero interessanti da vedere, c'è molto da imparare.
Impossibile non notare come in quelle latitudini alla TV si parli anche di nautica popolare, attività che evidentemente desta interesse nei molti telespettatori. Qui da noi? "sine glossa!", ieri ho già detto anche troppo a riguardo della nautica in Italia, altro che "ibi semper est victoria, ubi concordia est"

L'inizio, quella signora che gonfia e chiacchiera mi fa impazzire.



L'arrivo in Crimea.


Sosta vicino ad Alushta per una tempesta.


Il viaggio prosegue.


Fino all'arrivo in Sedovo.




martedì 18 giugno 2013

Tra il dire e il fare ....

Gli yacht sono la passione dei ricchi, dal sito freeforumzone.leonardo.it
Il collega blogger Sergio Mistro, nel post "Decreto del fare – Nautica – Abolita la Tassa di Possesso sotto i 14 metri" ci ha informato sulle ennesime variazioni che sono state fatte in merito alla tassa di possesso sugli yacht facendo alcune considerazioni che amplifico ed interpreto in modo del tutto personale.
Bisognerebbe pagare tutti! Mio figlio ha un vespino cinquanta e paga 22 € di bollo, sinceramente non avrei nessun problema a pagare qualcosa anche per la mia barca, sia per il motore che per lo scafo. Non ritengo giusto che chi ha un motoscafo o un piccolo yacht non paghi nulla con la scusa del rilancio della nautica quando se vai in un porto ti chiedono come minimo 3-4000 € all'anno per tenerlo in acqua. A questo punto sarebbe un sacrificio così grande pagare qualche centinaio di euro di tasse, magari facendo qualcosa per calmierare l'esoso mercato dei posti barca?
Lo stesso discorso dovrebbe valere per i camper per i quali ritengo ingiustificate le riduzioni sulla tassa di circolazione, tanto più che questi occupano costantemente suolo pubblico, a volte indiscriminatamente e senza alcun controllo. Consapevole di accattivarmi l'antipatia di molti ritengo assolutamente inadeguata la classificazione del camper pari a quella di un automobile ma non vado oltre su questo argomento di cui conosco poco e non voglio conoscere altro, personalmente so solo che ce ne sono continuativamente parcheggiati sette sotto casa mia dotati di bombole a gas da 15 kg (che per 7 fanno 105 kg di GPL sotto casa!) e quant'altro serva per viverci dentro.
Che i soldi ricavati dalle tasse sulla nautica debbano essere investiti sul suo sviluppo questa è un'idea che ripetitivamente vedo riproposta, in ogni ambito, in un paese dove si è capitalisti e ci si arricchisce sugli incentivi, oltre che sulla politica ovviamente. Forse in altri momenti una proposta del genere l'ho fatta anch'io ma oggi ritengo che gli incentivi dovrebbero andare solo ai paesi in via di sviluppo, ai giovanissimi che vogliano fare impresa e soprattutto a chi ha stipendi da fame e che appena arriva a fine mese, e di questa gente se ne vede sempre di più. Il capitalismo è capitalismo, lo stato sociale è stato sociale, mi sembra invece che negli ultimi decenni le risorse prima destinate allo stato sociale siano andate nelle tasche di capitalisti sempre più spregiudicati che invece di ridistribuire ricchezza con l'impresa stanno distribuendo povertà. Se si vuole ridurre il prelievo sul lavoro per sviluppare l'impresa c'è solo una formula valida, tassare la proprietà privata, i capitali e i patrimoni non i poveracci con stipendi e pensioni da fame così come tartassare i commercianti, i piccoli imprenditori e i professionisti che pagano le tasse.
Nonostante le critiche espresse nei mesi scorsi, provenienti specialmente da UCINA, non credo che la tassa sulle imbarcazioni sia demagogica, che non serva e che sia punitiva verso gli armatori ed nei confronti di tutto un settore devastato dalla crisi.
Prima cosa non vanno mescolate le carte, anche in questo caso la ricchezza è ricchezza e la crisi è la crisi. Se la nautica è in crisi non è certo colpa di Monti, per quanto antipatico possa rimanere. Come ho già detto in precedenza quando c'è crisi le prime cose che "vanno a farsi benedire" sono quelle non indispensabili e costose, la barca è la prima tra queste. Può essere che io stesso debba rinunciare, prima o poi, alla mia se le cose continueranno così, bene che vada la appoggerò in un campo.
C'è anche chi si è preso la briga di fare i conti di quanto ci ha guadagnato il governo sulla tassa Monti, bé la stessa cosa l'hanno fatta sugli stipendi ai parlamentari, sui ricchi emolumenti riconosciuti ai consiglieri regionali, sui costi delle provincie e così via ..... tutta roba da poco si è detto. Io credo che questa sia un'immensa quanto gigantesca presa in giro, per non dire qualcos'altro.
L'ultimo pensiero che mi viene da esternare è solo questo, che siamo un paese senza dignità in cui chi ha e chi si è arricchito non ha nessuna coscienza, persone che pensano solo a se stessi e al proprio potere personale. Il simbolo di tutto ciò ha anche un nome e cognome, è a lui e alla sua famiglia, che di grandi yacht ne ha diversi, che si deve questo grande incentivo alla nautica in crisi. Io ritengo, con disgusto e disapprovazione, che l'incentivo sia rivolto a se stesso e a quelli come lui, come tutte le cose che ha fatto nel suo governo.



lunedì 17 giugno 2013

Dalla Royal Ship of Cheops alle borose di Akhenaton

Source of drawing: C.R.Lepsius, Denkmäler aus Aegypten und Aethiopien,1897
Nell'antico Egitto le vele erano rettangolari. Durante l'Antico Regno la parte superiore della vela era legata ad una trave, mentre la parte inferiore era legata alla murata, successivamente la vela venne fissata tra un longherone superiore ed uno inferiore. 
Al tempo di Akhenaton entrò in uso un circuito consistente in piccole corde che rendevano l'avvolgimento della vela più facile.
(Maldestramente tradotto da Reshafim.)

Akhenaton, vissuto intorno al 1350 a.C. apparteneva alla XVIII dinastia del Nuovo Regno, fu uomo di gusti raffinati, abile diplomatico è passato alla storia come il faraone eretico per il tentativo di introdurre il culto monoteista del Dio Aton.
Akhenaton ebbe tra le sue mogli la bellissima Nefertiti e di recente, grazie a complesse indagini sul DNA, è stato dimostrato che fu il padre del faraone bambino Tutankhamon, Re Tut.
Da oggi si è scoperto che è stato anche il padre del "circuito delle borose"::

Akhenaton e Nefertiti, immagini tratte da Wikipedia
La Royal Ship of Cheops invece è una delle imbarcazioni più antiche del mondo.
Fu scoperta dagli archeologi nel 1954 nella piana di Giza, in una fossa sul lato sud della grande piramide di Cheope. Racchiusa in una camera ermeticamente sigillata, la barca era scomposta in 1224 pezzi, il cui legno si è conservato intatto per più di 4600 anni. Per ricostruirla sono occorsi 13 anni. Lunga circa 43 metri, ha cinque remi per lato più due a poppa, con funzione di timoni e, dal 1982, è esposta in un museo creato appositamente a fianco della piramide e progettato dall'architetto italiano Franco Minissi. Poco dopo fu scoperta un'altra barca che però, a causa delle cattive condizioni di conservazione, è stata lasciata all'interno della “galleria” originaria.
(Tratto da Wikipedia)

Cheope vissuto intorno al 2550 a.C., apparteneva alla IV Dinastia dell'Antico Regno. Questo è l'interessantissimo ed affascinate resoconto della ricostruzione della nave che sarebbe servita a Cheope per raggiungere il regno di Osiride.

King Cheop's Royal Ship


Barchette di carta: la Santa Maria

La Santa Maria, dal sito Paper Toys
La Santa Maria è stato il fiore all'occhiello e la più grande delle tre navi utilizzate da Cristoforo Colombo nel suo primo viaggio verso le Americhe. Le altre due navi sono state chiamate il La Nina (The Girl) e La Pinta (The Painted One). 
La Santa Maria era di proprietà di Juan de la Cosa , un cartografo, conquistador ed esploratore, che ha navigato con Colombo nei suoi primi tre viaggi (1492, 1493, e 1498).

I viaggi di Cristoforo Colombo, dal sito Paper Toys
Anche se non è certo, le tre navi furono comprate usate e forse erano addirittura di terza mano. Nessuna delle tre era stata costruita per l'esplorazione trans-oceanica. 
La Santa Maria era stata originariamente chiamata La Gallega (la galiziana), perché costruita a Pontevedra, in Galizia, nel nord-ovest della Spagna. 
La Santa Maria era una nave piccola per gli standard attuali, misurava circa 60 piedi (18 metri) di lunghezza e 18 piedi (5,5 metri) di larghezza. Aveva un solo ponte con tre alberi. Questa è all'incirca la dimensione di uno yacht moderno. 
La Santa Maria si è arenata nel suo primo viaggio verso le americhe presso Cap Haitien, ad Haiti, il ​​giorno di Natale, il 24 dicembre, 1492 e lì è rimasta. 
I suoi legni sono stati utilizzati per realizzare un'altra nave, La Navidad (Natale), perché il naufragio della Santa Maria avvenne il giorno di Natale. 
L'ancora della Santa Maria risiede ancora presso il Museo Nazionale di Haiti a Port-au-Prince.
(maldestramente tradotto ed interpretato da me medesimo da sito Papertoys).

Questa storia conferma l'ipotesi che i galiziani furono i primi a costruire navi capaci di risalire il vento a tal punto da poter attraversare gli oceani.

Via: Papercraftsquare


domenica 16 giugno 2013

Classe Lightning, dominano gli americani

Classe Lightning in attesa della regata
Grandi emozioni a Castiglione del Lago per il Campionato Mondiale Classe Lightning, le ultime regate si sono svolte con un bel vento che è passato dai 7 fino ai 15 nodi, provocando ben tre scuffie. 
La vittoria è andata all'equipaggio numero 47 capitanato da David Starck, del prestigioso Buffalo Canoe Club. Tra i 46 equipaggi partecipanti i primi italiani sono arrivati al 25° posto.

Certo per far scuffiare 318 kg di peso a vuoto e un metro e mezzo di deriva ce ne vuole di coraggio!


venerdì 14 giugno 2013

Intorno all'Elba in canoa a vela, la versione in italiano

L'Elba vista da Piombino, dal sito Bootsbaugarage
Vi ricordate che qualche settimana fa vi avevo segnalato la straordinaria avventura di Axel che con la sua canoa a vela aveva attraversato il Canale di Piombino, "Con una canoa a vela intorno all'isola d'Elba"?
Ho ritenuto importante che questa impresa meritasse di essere conosciuta ai molti appassionati di piccole barche a vela anche qui da noi così ho tradotto il racconto in italiano e Axel lo ha pubblicato, "Intorno all'Elba in canoa a vela".
Per me che non sono un professionista non è stato facile perché il linguaggio utilizzato da Axel non era tecnico e certi passaggi che volevano esprimere sentimenti e situazioni intense e particolari sono stati di difficile interpretazione ma nonostante tutto sono arrivato al termine, sperando di aver fatto un buon servizio ai miei lettori e ad Axel, questo bravo e simpatico costruttore di barche a vela in legno. 
Ovviamente, conto sempre sulla vostra indulgenza per gli errori di traduzione o interpretazioni troppo libere, vale comunque la pena di leggerselo tutto, il racconto è veramente bello, intenso e straordinario. Grazie Axel!

Axel, il Flying Dutchman di Gerd, dal sito Bootsbaugarage

giovedì 13 giugno 2013

Grandi yacht per un tozzo di pane. L'affare del secolo?

Yacht di 25 metri in vendita per soli 25000€, dal sito Le Figaro Nautisme
Io un buco nell'acqua di tale portata non potrei prenderlo neanche me lo regalassero, ma chi è in cerca di buoni affari, magari avendo già il posto dove metterlo, potrebbe realizzare l'occasione della vita.
Questa è la LISTA delle barche in vendita all'Asta Giudiziaria che si terrà il 2 luglio presso il Tribunale di La Rochelle. Tra questi, quelli sotto i dieci metri, vanno da cifre che partono da 1500 € fino ad un massimo di 5000 €. Per fare un altro esempio, la "Desert Rose", una barca in alluminio di 11 metri, verrà messa all'asta per 3500 €.
I vecchi proprietari di queste barche hanno lasciato debiti di migliaia di Euro al porto di La Rochelle, anche qualche centinaio, che con questa vendita vorrebbe in piccola parte recuperare le perdite.
Rimane inteso che chi farà l'affare si dovrà portare via la barca immediatamente perché in quel porto c'è una lista di attesa con 1800 iscritti.

Ulteriori informazioni su "l'affaire du siècle" le potrete trovare su Le Figaro Nautisme


Tre per due, ovvero trikayak schooner

Trikayak schooner con base САЛЮТ, dal sito Gik.fordak,ru
La ragione principale che spinge un futuro armatore a orientarsi per uno "schooner" è quasi sempre puramente romantica. Infatti questo tipo di armo velico rimanda all'odore delle corde incatramate che stridolano al movimento della barca tra le onde dei mari del sud, alla ricerca di tesori in mezzo ai pirati.
Ma in questo caso la scelta è stata dettata dal senso pratico, un trikayak affidabile, facile da montare, con buone prestazioni, tenuta in mare ed infine adatto sia per le regate che il campeggio nautico.
Nel caso specifico è stato scelto un kayak smontabile Hucho-2, tutto il resto è stato autocostruito come ci viene mostrato nel sito Modelist-Konstructor.

Trikayak scooner, dal sito Modelist-Konstruktor

Viene spiegato anche come realizzare gli scafi laterali, le vele e quant'altro necessario così come mostrato nel libro di V.Peregudov di cui vi ho già parlato.
Queste sono le sue caratteristiche tecniche principali:
Lunghezza: 5.0 m
Larghezza: 2,8 m
Altezza totale: 4.2 m
Sup. velica trinchetta e randa: 3.3 mq + 3.3 mq
Tempo di assemblaggio: 2.5 ore
Per concludere QUI potrete trovare le foto di un altro bellissimo trikayak schooner. In questo caso la base è della Triton, di cui abbiamo parlato più volte.

Vuoksa-3 schooner, dal sito gik.fordak.ru


mercoledì 12 giugno 2013

Arezzo Icastica

Elena accanto ad una delle opere esposte di Icastica
ICASTICA, dall'8 giugno Arezzo da spazio alle donne: 40 artiste internazionali in più di 20 location per riscoprire la città.


Stamani con Elena abbiamo fatto un giro per Arezzo alla scoperta di Icastica, questa bella ed importante manifestazione culturale che finalmente la nostra amministrazione è riuscita ad organizzare e a curare con intelligenza e spirito visionario.


ICASTICA è una manifestazione della cultura estetica internazionale. Le espressioni creative coinvolgono la dimensione di arte, architettura, design, teatro, musica, danza, in una sorta di prassi del saper mostrare, basata sulla forza della sintesi e dell’evidenza: per una struttura teorica della forma, abilitata all’esaltazione sostanziale immediata. ICASTICA saprà raccogliere la qualità formale da tutto il mondo, accanto a momenti di riflessione di approfondimento in grado di condurre la prima edizione a un tema che cade sull’attualità della condizione femminile. Tale concetto è riassunto dalla parola “glocal” (insieme di “globale” e “locale”), alludendo alla territorialità quale ascendente politico. Il termine Glocalisationnasce negli anni Ottanta in Giappone, ma viene importato un decennio più tardi nella lingua inglese dal sociologo Roland Robertson, per venire sviluppato in seguito dal filosofo polacco Zygmunt Bauman. Nel Duemila, in effetti, l’energia di una cultura è cultura dell’appartenenza, che arriva a uniformare attraverso i caratteri della singolarità. Si formano, così, i tratti caratteristici dell’unica possibile universalità: l’espressione quotidiana più vicina all’individuo del presente, ossia l’apparenza, la valenza linguistica come semantica di una moda da seguire e praticare in una sola maniera. E ciò nella donna si compie quale esasperazione di un concetto che la riguarda di più per tendenza antropologica, ruolo che è ormai stile. Dai marciapiede delle metropoli di tutto il mondo si guarda l’aspetto uniformato degli adolescenti – esplicito e codificato modello di espressività individuale, che diviene, in questo modo, universale con la proposta di giovani cinesi uguali a giovani americani, e di africani uguali ad australiani, e di europei uguali ad indiani. Come dato etnologico contemporaneo si rende esperibile la divulgazione di un’estetica dell’appartenenza, che trasporta via con sé i limiti della diversità quale chiusura, manifestando invece i vantaggi dell’atipicità locale che assurge al ruolo di promozione espressiva globale poiché globalizzante. (dal sito di Icastica)


Certamente un'occasione in più per tutti i miei lettori per venire a vedere Arezzo, la nostra città, una città stupenda nel suo centro medievale, un po' meno già nella prima cintura a ridosso delle antiche mura che in gran parte sono andate distrutte assieme alla fascia ottocentesca, incomprensibilmente e assurdamente rasi al suolo nel primo dopoguerra per dare spazio a brutture di ogni genere perpetrate fino ad oggi.


La città storica però merita una visita, e la merita ancora di più con Icastica che rende la nostra città, come ha detto Elena, accogliente ai visitatori. E' stato un piacere ed una gioia stamani riscoprire una città così bella, affascinante e colta, non mi era mai successo ad Arezzo.


Non avendo pensato a fare il biglietto, dal costo di 7€ comprensivo di tutte le mostre "indoor" sparse per la città, non abbiamo potuto vedere ancora tutto, provvederemo nei prossimi giorni.


Comunque sia passeggiare per il centro storico di Arezzo fa sempre piacere, per le sue meraviglie storiche e architettoniche.


Abbiamo avuto anche occasione di passare davanti al set del nuovo film di Leonardo Pieraccioni, "Un fantastico via vai", mentre giravano dentro al ristorante cinese in via Madonna del Prato. Lui stava girando all'interno altrimenti gli avrei detto "Ciao Leo!".

La sedia di Pieraccioni sul set del film "un fantastico via vai"
E come sempre, ingenuamente, ci siamo fatti una foto. Questa è la FOTOGALLERY completa.





martedì 11 giugno 2013

Aquaglide Multisport e versioni precedenti, qualche chiarimento

Aquaglide Multisport e Aquaglide 4.1 messi a confronto

Qualche tempo fa vi ho parlato di questa deriva multifunzionale, l'Aquaglide Multisport e, non conoscendola nel dettaglio, ho ingenerato una qualche confusione, tra le varie versioni, nei molti lettori che sono interessati a valutarne l'acquisto.
Il primo riguarda il prezzo di vendita in Italia dell'ultima versione, certamente superiore a quello negli USA e che comunque dovrebbe andare intorno ai 1800 €. 
Ora che ho Papì ho capito dove sta la differenza principale tra l'ultimo modello e quelli precedenti, lo si vede nella foto, la base dell'albero.
L'ultima versione, come vi ho mostrato in un precedente post, ha una base che consiste in un perno con la duplice funzione di far inserire l'albero quando la si usa come deriva,

Il perno del nuovo Aquaglide Multisport nel caso lo si usasse come deriva
oppure come vano per inserire il perno "mobile" ad uso della vela come windsurf.

Il perno mobile del nuovo Aquaglide Multisport utilizzato come windsurf
Nelle versioni precedenti si è tentato di utilizzare il perno mobile anche in versione deriva, sembra che nei modelli 3.1 e 4.1 ci siano riusciti anche se credo con qualche incertezza sulla stabilità dell'albero, tanto è che poi la base è stata modificata.

Aquaglide 4.1 in versione deriva, dal sito weekend-hobby
Nel Windglider Mistral che ho io il perno mobile del windsurf consisteva in una taschina cubica che conteneva al suo interno qualche centimetro di albero, quindi non era assolutamente possibile utilizzarlo come deriva, così ho fatto la modifica come vi ho già mostrato.

La base dei vecchi Aquaglide che io ho modificato con un perno fisso, come nell'ultima versione
Eccovi lo scafo dell'Aquaglide 4.1,

Aquaglide 4.1, dal sito weekend-hobby
e questo è il Multisport 270.

Dal sito Aquaglide
Quindi chi avesse la possibilità di trovare un Aquaglide 4.1 usato o acquistarlo in PARTI DI RICAMBIO potrà decidere di utilizzarlo tal quale o fare la modifica che ho fatto io stesso, ovviamente con il rischio di rovinarne la base del'albero.
Un'altra modifica interessante, tra le altre, che è stata effettuata nell'ultima versione è il punto di attacco dello strallo di prua che dovrebbe permettere, se si vuole, anche l'inserimento di un fiocchetto.

Dal sito Aquaglide
Come già detto in precedenza, per la funzione deriva personalmente ritengo più indicato un boma simile a quello dell'Optimist, con la sua "trozza" ovviamente, più leggero, versatile e soprattutto che si ruota con facilità, secondo le andature.
Il boma dell'Optimist
I rivenditori che ho trovato in Italia sono i seguenti:

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