giovedì 7 gennaio 2016

Antiche barche e battelli del Po

Dal sito barchepo
Atlante Illustrato delle Imbarcazioni Tradizionali dei Fiumi e dei Canali della Pianura Padana, di Loreno Confortini e Marco Bonino. Edizioni Grandi Carte.

Con oltre 60 modelli di imbarcazioni e più di 100 illustrazioni a colori e in bianco e nero, questa edizione propone una breve storia della navigazione fluviale tra il XVIII e il XX secolo, spiegata attraverso una originale ed inedita raccolta di barche e battelli, mulini natanti e traghetti che navigavano sul Po da Torino al Delta, inclusi i Navigli di Milano, i Canali della pianura emiliana e il Navile di Bologna, il bacino del fiume Adige e le Valli di Comacchio.

Penso che li valga tutti i suoi 29.90 € di prezzo.

Dal sito barchepo

Via: Associazione ARBIT


Etruscan Tour, tra la terra, l'acqua e il cielo degli etruschi



Etruscan Tour è un viaggio della memoria, nei luoghi a noi più vicini, accessibili e culturalmente più presenti nella nostra storia, anche familiare, che si svolge in auto e barca tra arte, architettura, storia e archeologia ma anche natura, svago e benessere tra la terra, l'acqua e il cielo dell'Etruria. 
Etruscan Tour è un percorso che, partendo da Arezzo, la città della Regina, ha già cominciato a svilupparsi verso la Maremma meridionale e la Tuscia ma che risalirà lungo la Costa Etrusca per poi dirigersi di nuovo verso il Mare Adriatico toccando tutte le città della "dodecapoli", ma non solo.
Inizialmente avevo pensato di effettuarlo solo parzialmente in bicicletta ma è andata via via maturando l'idea di ampliarlo utilizzando l'auto con la nostra barchetta appresso, mezzi ben più accessibili alle nostre possibilità.
Etruscan Tour non sarà un resoconto di mirabolanti avventure ma tutt'altro, solamente la storia di un viaggio in completo relax accompagnati dalla grande passione per la vela nei meravigliosi laghi del centro, Bracciano, Vico, Bolsena, Trasimeno e poi il mare dell'Argentario, dei Golfi di Follonica e di Baratti fino a raggiungere Ravenna e la Marina di Romea.
La mappa verrà progressivamente aggiornata e il viaggio non avrà tempistiche e modalità ben definite, si farà come, quando e se si potrà, in un mese, in un anno o in dieci non avrà importanza, vorrà dire che saremo sempre e ancora giovani e desiderosi di conoscere i luoghi e la cultura della nostra terra.
Gli etruschi d'altro canto, come noi, erano Thalassokràtores.

La nostra barchetta ormeggiata davanti al Sovana Resort

martedì 5 gennaio 2016


domenica 3 gennaio 2016

venerdì 1 gennaio 2016


giovedì 31 dicembre 2015

2015 in cifre e Buon 2016 a tutti

Immagine tratta da Google Analytics
Il cambio del nome del blog e un minor impegno da parte mia ha portato ad una discreta riduzione delle viste, pur sempre importanti per essere uno spazio personale e gratuito:

Pagine visualizzate: 153896
Sessioni: 34036
Utenti: 20652
Nazioni: 111  (80% Italia; 5% Francia; 2% USA. Germania, Svizzera, UK; 1% Spagna)

Grazie e Buon 2016 a tutti! Il mondo non basta ....

Immagine tratta da Google Analytics


mercoledì 30 dicembre 2015

Barchette di carta: Lelievlet la barca degli scout nautici olandesi e irlandesi


Il Lelievlet è una barca in acciaio a propulsione a vela e a remi, la più comunemente utilizzata dagli Scout Olandesi ma anche dal NWAC a Killaloe, in Irlanda.
Il suo design si basa sulla beenhakkervlet e il suo nome deriva dal logo internazionale degli scout, il giglio.
Queste sono le sue caratteristiche tecniche principali:
Lunghezza: 5.60 m
Larghezza: 1,80 m
Peso: 650 kg
Sup. velica: 12.15 mq

La barchetta di carta è scaricabile gratuitamente dal sito di ELFRINK-BOUWPLATEN.

La barchetta di carta Lelievlet, scaricabile dal sito di Elfrink Bouwpalten

Via: Papermau


lunedì 28 dicembre 2015

Redningsselskapet, il salvataggio in mare si insegna fin da piccoli

Walker Bay 10', barche scuola nella "sommerskole" di Svolvaer tra i fiordi norvegesi
Redningsselskapet è un'associazione umanitaria norvegese ad adesione volontaria. Il suo scopo ha quattro priorità principali: salvare vite umane, recuperare persone ma anche cose, proteggere l'ambiente costiero e divulgare una cultura adeguata riguardo a questo problema ed infine prevenire gli infortuni per migliorare la sicurezza dei naviganti.
Attualmente questa associazione è fortemente impegnata nel progetto "Nessuno dovrebbe annegare nel Mediterraneo" volta a dare supporto alle squadre norvegesi di soccorso dei migranti Frontex "Poseidon" di stanza in Grecia in termini sia economici che di assistenza tramite volontari adeguatamente formati.
Tra le attività di questa associazione, di cui auspico la creazione anche qui da noi che, professionisti a parte, di naviganti abbiamo solo il nome e la grande spocchia, c'è quella di educare i bambini alle attività di navigazione e salvataggio in mare in cosiddette "sommerskole" distribuite lungo le meravigliose coste della Norvegia



sabato 26 dicembre 2015


venerdì 25 dicembre 2015


mercoledì 23 dicembre 2015


A cabin for your boat

A cabin for your boat - Popular Mechanics, giugno 1950
Di seguito maldestramente traduco ed interpreto parte di un interessante articoletto intitolato "Una cabina per la tua barca", da Popular Mechanics del giugno 1950.

Ogni armatore di una piccola barca che ha sentito la sferza pungente della pioggia mentre era in navigazione ha desiderato possedere una cabina accogliente. 
John Gartner di Long Beach, in California., ha deciso di realizzare una vera e propria cabina contro le intemperie che non sia il solito tendalino. 
Grazie alla semplicità costruttiva, qualsiasi altro armatore può adattare quest'idea alla sua barca.
La cabina, in multistrato, può essere smontata, pesa meno di 50 chili e richiede meno di cinque minuti di tempo e un paio di bulloni per essere assemblata. 


Le parti della cabina smontata, da Popular Mechanics
L'unico elemento essenziale sulla barca è una sorta di mastra su cui può essere montata la cabina. 
I lati e il tetto della cabina sono in compensato impermeabile di 1/8 di pollice e rinforzati con strisce di 3/4 di pollice quadrati di abete o rovere e alcuni pezzi di compensato di 1/4 di pollice. 

Le fasi di montaggio della cabina, da Popular Mechanics
Il resto dell'articolo tratta delle fasi di assemblaggio che iniziano con il fissaggio delle pareti laterali e poi del tetto, fasi che sono sufficientemente chiare guardando le figure. Gli oblò sono realizzati in plexiglass successivamente avvitati alle paratie.
Non proprio il massimo della bellezza ma interessante il concetto di cui avevamo trattato nel post, Nauticab, la cabina ripiegabile per ogni tipo di barca.


giovedì 17 dicembre 2015

Come costruire un "weekender", parte 1

"weekender", dal sito Stevenson Projects
Roman Shklovskiy ha realizzato un interessante video sulla auto costruzione di un "weekender" di Stevenson Projects.
Il "weekender" è un bel cabinatino carrellabile di piccole dimensioni e facilmente trasportabile con un carrello, queste sono le sue caratteristiche tecniche principali:
Lunghezza FT: 5,97 m
Lunghezza scafo: 4,87 m
Larghezza: 1,82 m
Pescaggio: 0,3 - 0,9 m
Peso a vuoto: 250 kg
Sup. velica: 11 mq
Perone trasportabili: 4
Costo del progetto: dai 100 ai 200 $ circa

Fasi cistruttive del "weekender", dal sito Stevenson Projects
E questo è il video di Roman Shklovskiy, parte 1:



martedì 15 dicembre 2015

La Vela Democratica, una passione libera

Immagine tratta dal sito "una vela per l'infanzia"
E' solo di qualche giorno fa la notizia pubblicata su yacht.de che l'ISAF, la Federazione Mondiale della Vela, avrà un nuovo nome, World Sailing, e un nuovo motto, Uno Sport per la Vita.
Se questo cambiamento comprenderà davvero i quattro obiettivi principali che avrà l'associazione non lo so, ovvero "maggiore trasparenza, una migliore comunicazione, una leadership più forte e una maggiore responsabilità", ma quello che mi auguro io è una maggiore attenzione nei confronti dei più piccoli e, in senso stretto, anche alla vela cosiddetta "democratica".
Già in un mio precedente post, "la vela è la nostra libertà", avevo indicato quanto questo sport sia inclusivo tanto che effettivamente il nuovo motto ne riassume tutte le prerogative.
Nei giorni scorsi ho ritrovato un vecchio scritto che non avevo mai pubblicato e che credo, in questa occasione, possa essere utile a far riflettere e ad indirizzare verso un reale cambiamento:

Non so esattamente quando si sia cominciato a “democratizzare” la vela, forse ufficialmente fin dai tempi di Rob Roy e di Baden Powell con le loro canoe modificate, poi successivamente sviluppate con i Glenans, gli architetti navali francesi, quei “gusci di noce” cabinati e carrellabili, per passare attraverso il “socialismo reale” con le pieghevoli e i catamarani gonfiabili, uniche imbarcazioni che potevano essere possedute privatamente dai cittadini sovietici, fino ai giorni nostri con una completa e variegata offerta di piccoli grandi velieri facilmente trasportabili con carrelli, borse o portapacchi. Tutto ciò è accaduto per la vela perché per quanto riguarda la nautica a motore pochi sono i dubbi nell'asserire che questa si è democratizzata definitivamente e stabilmente con la diffusione del gommone, fin dagli anni cinquanta qualsiasi famiglia in ogni parte del mondo ha avuto la possibilità di praticare una nautica a basso costo gonfiando e sgonfiando il proprio canotto all'occorrenza e con questo godere degli stessi identici privilegi dei ricchi, una bellissima baia vista a cinquecento metri dalla riva era la stessa sia per la famigliola che possedeva un piccolo gommone che per il ricco proprietario di un grande yacht. Quante volte con i miei, da bambino, mi sono sentito immensamente felice nel godere lo spettacolo della natura e del mare seduto su dei tubolari gonfiabili, per nulla intimorito e sottomesso da chi aveva una barca più grande della nostra poiché l'avevamo sempre considerata come una “scelta” e non uno “status symbol”, opzione quest'ultima peraltro faticosa in quanto sapevamo bene come fosse impegnativa la vita a bordo, in quel mare solcato per secoli dai nostri antenati. Tutto il resto e quanto ci hanno inculcato negli ultimi devastanti decenni di consumismo sconsiderato sono altre faccende che non rientrano nella sfera della navigazione e del suo approccio con l'acqua e la natura ma nella sfera dell'uomo e della sua psicologia, argomento che in questa sede non ci interessa, né siamo all'altezza di trattare. In questo piccolo blog che gestisco non c'è nulla di originale, vengono semplicemente riproposte soluzioni ed esperienze vissute da altri, spesso a titolo di esempio, affinché la pratica della vela possa essere avvicinata da un maggior numero possibile di persone e famiglie, a basso costo, con pochi soldi e con un impatto sull'ambiente ridotto al minimo. Personalmente credo che nella vita non sia importante pensare a cosa “possedere” ma è assolutamente necessario sapere cosa fare, che sia negli impegni di tutti i giorni che nel tempo libero. Purtroppo quest'ultima è una considerazione tanto ovvia quanto inascoltata. 
L''assenza del verbo essere non è casuale poiché “La Vela Democratica” va considerata in “stricto sensu”, cioè una tipologia di vela, quella libera; in termini più generali la vela al giorno d'oggi non è di per sé stessa democratica poiché soggetta alle restrizioni imposte dai marina e dai circoli velici che la rendono dipendente dal tempo, dalla partecipazione, dal denaro e/ o dalla proprietà, quindi non più libera. Se si può azzardare un paragone è la stessa differenza che corre tra il volo che si pratica negli aeroclub e negli aeroporti, assolutamente dipendente dalle dimensioni del proprio conto in banca, e il “volo libero” e leggero, praticato con deltaplani, paracaduti e ultraleggeri, però nei prati anziché nelle spiagge.

Nel nuovo logo della World Sailing la barca a vela assume, certo casualmente, l'immagine di una "D", che la vela diventi finalmente "democratica"?

Il nuovo logo dell'Federazione Mondiale della Vela


Barchette di carta: il Botter olandese

Botter olandese, dal sito Softart Design
Il botter, il nome deriva forse da boat, un pesce locale, è il modello più diffuso (in Olanda, ndr.). Nato nelle acque della parte più interna della Zuiderzee, è un’imbarcazione priva di corpo cilindrico (la porzione dello scafo in cui la sezione rimane costante) con una larghezza massima decisamente spostata verso la prua. L’attrezzatura velica comprende una randa al terzo con il tipico picco incurvato delle imbarcazioni olandesi, un grande fiocco murato al dritto di prue ed eventualmente un fiocco più piccolo murati all’estremità di un lungo bompresso. (Dal sito del Politecnico di Milano).

Softart Design, il sito da dove potete scaricare la barchetta di carta de Botter
" .. Dopo quasi tre anni ho finalmente finito di colorarlo. Digitando sul link potete scaricare i file per realizzarlo. Questo modello di Zuiderzee Botter è un'idea di Lubbert Schenk. Ci sono diversi pescherecci e altre imbarcazioni da pesca trovate in vecchie fotografie molto simili a questo. Per idee, suggerimenti e domande o commenti mi potete contattare tramite il mio indirizzo email (info@softart.nl)..."

Questo Zuiderzee Botter mi sembra una barchetta di carta molto bella ma che ci racconta anche la storia della marineria olandese.
Ne avevamo già parlato QUI ma allora non era stato ancora colorato.


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