lunedì 31 maggio 2021

Riparazione della cerniera del timone della WB10

 

La cerniera del timone della mia WB10 che si è spezzata
Non me la sento di unirmi al coro di coloro che radierebbero dall'Ordine degli Ingegneri colui che ha progettato la cerniera del timone per il kit vela della Walker Bay 10. Infatti ritengo che il sistema sia assolutamente geniale ed intelligente però, benché sia certo che la Walker Bay abbia condotto migliaia di test di virata su questo prodotto in condizioni climatiche estreme per mesi riuscendo a determinare ed assicurane un ciclo di vita lunghissimo, ritengo che il polimero termoplastico che ha un comportamento elastico utilizzato, col tempo ed in qualsiasi condizione, inesorabilmente si indurisca e successivamente, al primo sforzo, si spezzi. Personalmente ho conservato il timone in un luogo con condizioni climatiche ottimali tutto l'anno ed in penombra. La cerniera si è rotta dopo circa tre anni e con un utilizzo limitato.
Una volta constatato il danno mi sono chiesto se fare il precisino, quindi ordinare un pezzo nuovo alla Walker Bay, spendere dai 120 ai 150 € tra acquisto e spedizione, oppure mettere una cerniera diversa.
Dopo lungo ed elaborato ragionamento, visto e considerato che non mi volevo ritrovare nella stessa situazione tra qualche anno, ho optato per la seconda soluzione che non mi è costata quasi nulla, al massimo una ventina d'euro.


Ho ricostruito lo specchio di poppa, di dimensioni simili all'originale, in legno con i quattro fori di fissaggio nell'identica posizione, poi mi sono procurato il cardine di una persiana dal falegname che le ha fatte per la mia casa. Me lo ha regalato ma penso che non costi più di 15 €, la tavoletta non è costata più di 5 €. Ho fatto un solo errore nel prendere un legno troppo morbido mentre raccomanderei un legno più consistente.


Ho aperto il meccanismo del timone e liberato di un po' di plastica intorno a quella che sarà la vite di fissaggio del cardine femmina.


Ho preso le misure, tagliato col seghetto a ferro e limato secondo la forma del vano di fissaggio.


Ho richiuso il meccanismo del timone facendo attenzione a rimettere tutto a posto in modo che poi la pala si possa sollevare ed abbassare con le apposite cimette verde e rossa.


Ho fissato il cardine maschio al centro del nuovo specchio di poppa e riverniciato il tutto di nero.


Dopo aver avvitato lo specchio di poppa sullo scafo, ho praticato un foro in corrispondenza del cardine femmina posto sulla barra del timone per farci passare una cimetta di sicurezza e fissato due anelli a vite nello specchio di poppa.


Ho fatto passare la cimetta di sicurezza nel foro in modo da fissarla all'anello posto dall'altra parte.


Il lavoro è stato terminato e completato in nemmeno due ore e perfettamente funzionante.


Anche il sollevamento della barra ha funzionato, gli ingranaggi erano stati rimessi a posto.


A questo punto rimane solo da provare il funzionamento in acqua, volendo si potrebbe pensare di ridurre il gioco della barra, qualora ce ne fosse troppo, di mettere un elastico al posto della cimetta, ma penso che non sia necessario.
Credo proprio che possa tornare a veleggiare più tranquillo di prima.


Ultima considerazione, questa riparazione non ha comportato nessuna modifica allo scafo e al kit vela e volendo potrei acquistare il pezzo rotto e rimettere tutto com'era prima.


Non vedo l'ora di riportare MAE in acqua.


Metodi di carico, scarico e trasporto, soliti


venerdì 14 maggio 2021


martedì 11 maggio 2021


mercoledì 28 aprile 2021

IZIBoat, la Voile facile

Varato nel 2020, il concept IZIBoat propone una barca accessibile a tutti (per acquisto o noleggio), facile da smontare, trasportare e utilizzare per poter navigare senza fatica e in completa sicurezza. (Fonte: Actunautique).


Queste sono le sue caratteristiche tecniche che potrete trovare nella BROCHURE in cui sono indicati anche i prezzi che vanno da 9000 a 14000 €, secondo il modello.


Quella di IZIBoat è una filosofia di semplicità e comodità che mi piace molto.


martedì 27 aprile 2021


giovedì 15 aprile 2021

Addio Alfeo

Ho contattato per la prima volta Alfeo Giacomelli nel settembre del 2017, dopo che mi era stato raccomandato dall'amico Pierluigi Carnesecchi, anch'egli come me alla ricerca delle origini delle antiche famiglie residenti fin da tempi remoti nella montagna pistoiese-bolognese e poi diramatesi in tutto il Centro Italia. 

Come mi sono presentato ho destato subito l'interesse di Alfeo poiché il nostro era uno dei numerosi casati tosco-romagnoli su cui aveva tanto studiato, nelle sue diramazioni e nei flussi migratori tra il contado e le città, tra le diocesi e le regioni. Tra l'altro, in qualche modo, come con quasi tutte le famiglie appartenenti alle “Corti del Reno”, i Giacomelli erano imparentati anche con noi Lenzi: la ricerca genealogica è una ricerca complessa e articolata che va analizzata nel suo insieme e nella sua totalità, questo è stato uno dei primi grandi insegnamenti di Alfeo. 

Alfeo è stato uno studioso intelligente, poliedrico, attento, preciso a tal punto che nulla poteva essere scritto e definito se non sulla base di documenti certi. Alfeo mi ha insegnato a leggere la storia, a capirne le dinamiche e l'evoluzione nel corso dei secoli soprattutto attraverso la microstoria e le vicende occorse alle nostre famiglie, interpretandola non con gli occhi di oggi ma con quelli del tempo in cui si è svolta e questo lo si può fare solo e solamente attraverso la lettura attenta delle fonti che sono gli atti di stato civile, gli estimi, i catasti, i rogiti, i censimenti, le memorie di qualsiasi genere, anche criminali, i testi e tanto altro, ma anche i palazzi, le opere d'arte, le chiese e gli stemmi. 

Potrei stare qui le ore a parlare di Alfeo, della sua gentilezza, della sua sensibilità, della sua generosità, della sua bontà, della sua sconfinata cultura, della sua pazienza, del suo amore per la storia ma chi lo ha conosciuto lo sa, chi invece non ha avuto la fortuna di conoscerlo, o di comprenderlo, si è perso una grandissima occasione di crescita, di maturazione delle proprie conoscenze dell'uomo e della vita perché è vero che solo conoscendo e interpretando correttamente il passato si può progettare un futuro migliore. 

Ho contato le conversazioni che abbiamo tenuto in questi quattro anni, sono state 1123, quasi una al giorno, io chiedevo e lui mi rispondeva sempre con pazienza, non ha mai mancato di darmi un consiglio ed di indirizzarmi nelle mie ricerche, di cercare di capirmi, di aiutarmi. Io non ho mai conosciuto una persona così e piango questa scomparsa dalla mia vita che non verrà mai colmata 

Non mi dilungo sul suo curriculum che è scritto nel suo blog, un diario online che abbiamo creato assieme per fissare e non disperdere le tante conoscenze e studi prima da ricercatore dell'Università di Bologna e poi per proprio conto, un lavoro gratuito e appassionato, una piccola grande avventura che abbiamo costruito assieme con amicizia. 

Anche se la scorsa estate ci siamo conosciuti di persona, con Alfeo non siamo mai riusciti a darsi del tu, non per mantenere le distanze ma per rispetto, ma una persona che mi ha sempre e dico sempre ascoltato in questi anni, quasi ogni giorno, non può definirsi un grande amico? 

Addio Alfeo, e anche se certamente tutti e due non siamo stati dei grandi uomini di fede, io spero un giorno di rivederti, e dopo aver salutato tutti i nostri cari, darsi appuntamento in un luogo dal quale si possano vedere gli orizzonti sconfinati dell'umanità e parlar ancora assieme della vita, della storia e degli uomini. 

Ci sarà, assieme a me finché potrò, qualcuno che ha voluto bene ad Alfeo che porterà avanti il suo blog per mantenere la sua memoria. 

 Alfeo ci ha lasciato all'Ospedale Sant'Orsola di Bologna, Martedì 13 Aprile 2021 alle ore 15,30. 

Grazie Alfeo


martedì 30 marzo 2021

Una bandierina ed un bompressino per MAE

La bandiera della marineria ha un significato simbolico importante per tutti i naviganti ed è per questo che me la sono sempre fatta regalare da Elena per il mio compleanno. 

Ad assistermi nel montaggio quest'anno c'è stato Capitan Lino. Ho aggiunto anche il bompressino e verificato l'armo. L'asta portabandiera l'ho costruita da me con il residuo di un palo di una tenda, mentre per il bompressino ho utilizzato un semplice pezzo di tubo di alluminio e due tappi che avevo in cantina.


E' sempre bene ricontrollare tutto prima della stagione estiva, il meccanismo del timone si era bloccato ed è stato un attimo smontarlo e risistemarlo a casa.


Soddisfatto, ma siamo fatti "veci"!


lunedì 22 marzo 2021


venerdì 12 marzo 2021

Progetto Issa-Up! E Power

ISSA-UP E Poer lo trovate su FACEBOOK

Giro quanto inviatomi da Giacomo, produttore di attrezzature per kayak a vela e cartopping.

Issa-up! è in grado di essere utile sempre, vi accompagnerà nella vostra vita, e si adatterà costantemente ai cambiamenti dei mezzi che avrete nei lunghi anni di attività insieme al vs kayak. 
Sarà per voi un “compagno fedele” sempre e per sempre utile. 
Vi sarà utile se avete un’auto bassa, e magari un kayak pesante, ma anche leggero, perché lo potete utilizzare come rullo posteriore, comodissimo perché estensibile. 
Se un giorno acquisterete, un auto alta, e un kayak leggero, lo potete usare come sollevatore manuale.
Infine se un giorno comprerete un kayak che vi risulterà pesante, con lo stesso issa-up! potete passare alla versione Epower e risolverete anche con minor fatica. 
Pensate: cambierete, auto, cambierete kayak, cambierete la vs. età , ma il vs compagno sarà sempre lì, pronto a servirvi, come un amico fidato di tante avventure: 
Il Vs Issa-up! Issa-up! la soluzione totale al Car Topping. 

Nota: può facilmente essere utilizzata per le derive.



lunedì 1 marzo 2021

“Le Mirage du Sport” e il giallo della canoa smontabile dalle vele rosse

 

Detective n. 149 del 3 settembre 1931, dal sito criminocorpus
Sono diversi i post in cui ho riportato le avventure di coraggiosi navigatori che hanno effettuato imprese memorabili, anche di recente. Per esempio quando vi ho parlato del periplo della nostra penisola fatto con un piccolo gommone a vela, oppure delle traversate transoceaniche effettuate con canoe a vela smontabili come quelle di cui parleremo oggi, navigazioni andate più o meno bene. Altre invece sono finite in tragedia come nel caso della scomparsa dell'artista Bas Ian Ader nel suo "Ocean wave", ma solo per fare alcuni esempi perché i miei lettori più assidui forse le conoscono tutte queste storie.
Avventurarsi nelle sconfinate immensità di mari e oceani con poco più che "gusci di noce" e sperare di uscirne indenni da eroi è, secondo me, solo una questione di fortuna. 
In questo post si parlerà del tentativo di attraversamento del Canale di Corsica con un piccolissimo trimarano a vela smontabile della Klepper, tentativo finito in tragedia, e io so bene quanto questo mare possa essere pericoloso: un mio lontanissimo antenato procidano, Michele Arcangelo Guarracino, intorno al 1819, con una barca ben più grande, una tartana, vi scomparse assieme a tutto il resto dell'equipaggio nel corso di una tempesta.
L'ispirazione per la scrittura di questo articolo l'ho trovata nel blog intitolato dossierduepuntouno, ma io ho preferito tradurre integralmente l'articolo originale che parla della storia, tratto dall'archivio criminocorpus.
Con la mia esperienza nel Famigerato Circolo dell'Inchiostro a China ho acquisito una discreta conoscenza della lingua francese, in particolare nell'estete del lontano 1982 quando venni inviato ad indagare sulle infiltrazioni della mafia cinese nei Casinò. La banda venne sgominata nel Casinò di Beaulieu sur Mer, dove entrai fingendomi un giocatore come un altro. Mi ricordo che avevo una stella filante che mi cingeva la testa per farmi riconoscere da uno dei croupier che avevamo introdotto nel Casinò e quando cominciai a vincere sconsideratamente i cinesi si innervosirono e vennero smascherati facendosi mettere nel sacco come coglioni. C'è chi sospetta che l'attuale pandemia di Coronavirus sia stata introdotta in occidente dai cinesi per vendicarsi di quella storia, credo sia verosimile.
Coloro che mi ospitarono nel corso di quella breve operazione non ha mai saputo chi ero né quale fosse il vero scopo della mia presenza lì.
Bando alle ciance, passiamo ai nostri sventurati eroi.

La barca di cui si parla in questo post è più o meno questa, ma aveva anche gli stabilizzatori laterali, un piccolo motore e le vele di colore rosso. Immagine tratta dal sito faltbootbastlen

Dal nostro inviato speciale a La Spezia. 

Era di domenica sera, il 17 agosto 1931 per l'esattezza, quando una cabrio nera, targata 7987 RE, proveniente da Parigi, parcheggiò davanti all'hotel "Riva Bella", a Cap Martin, tra Mentone e Montecarlo. Dall'auto scesero un giovane atletico con una donna che sembrava un po' stanca. 
"Il capo mi conosce", disse l'uomo al portiere notturno. “siamo venuti l'anno scorso ... eravamo nella camera 22”. 
 La camera 22 era libera e gli venne nuovamente concessa, registrandosi come il Signor Alain Sabouraud, 26 anni, proveniente da Parigi e diretto in Corsica, accompagnato dalla signora Sabouraud, 28 anni. 
 “Il signore e la signora Sahouraud? Ma certo” commentò la mattina dopo il titolare del Riva Bella “sono clienti! Persone molto simpatiche!” Ricordava quel ragazzo alto, senza barba, ben piazzato con gli zigomi di un pugile e una giovane donna bionda con lo sguardo penetrante, non molto bella, ma elegante e discreta. 
 Li vedemmo di prima mattina, lei con un pigiama rosso; lui, vestito con pantaloni di tela e camicia spigata, scendere verso il mare, il mare vellutato di Cap Martin, su cui i grandi ombrelli dei pini e gli ulivi affacciavano le loro teste spettinate. A pranzo. Alain Sabouraud ci chiese se potevamo inviare il suo bagaglio in Corsica. La sera, mentre l'Ile de Beauté metteva in mostra tutto il suo splendore, fluttuando nella calda giornata di sole come in un miraggio, l'uomo ricordava al titolare dell'Hotel: “L'anno scorso siamo andati in canoa a Sanremo. Quest'anno faremo di meglio!” 
Il Martedì mattina si svegliarono alle 4 e 30 per andare a pesca e a mezzogiorno, senza aver pranzato, Sabouraud pagò il conto. All'improvviso gli era venuta fretta. Sul retro della decappottabile, il fattorino che portava i bagagli in macchina notò un involucro piuttosto grande. Era una canoa di tela gommata smontabile che Sabouraud avrebbe portato a Monaco. 
Nel pomeriggio, il pescatore Adolphe Verna, che verniciava una barca sulla banchina arsa dal sole del porto di Monaco, ricevette una visita curiosa: “Mi riconosci?”, chiese Alain Sabouraud. “Mi hai affittato una canoa l'anno scorso”. Verna si asciugò le mani. poi si alzò. Aveva la testa di un contadino delle Landes con le guance scavate, il mento pronunciato e gli occhi azzurri e candidi. Era un maestro d'ascia ed era così bravo, almeno così dicevano quelli che lo conoscevano, che avrebbe fatto galleggiare anche un blocco di pietra. “Vedo tante persone”, rispose. 
Due ore dopo, Verna, andò a controllare le sue reti e Sabouraud e la sua compagna andarono con lui. Dopo aver lasciato lasciato il porto Sabouraud, annunciò al pescatore: “Domani parto con mia moglie per la Corsica, a bordo di una canoa. Se riusciremo nell'impresa faremo un gran baccano”. “Non è sicuro”. Gli rispose Varna, “ci sono delle correnti molto forti che potrebbero portare alla deriva un natante così leggero”. Ma Sabouraud si strinse nelle spalle: “Siamo allenati, non si preoccupi!” ... Senza dubbio pensava a quelle grigie domeniche dove, attraverso i canali del Nord e dell'Ile de France, la sua canoa scivolava con la grazia di un cigno, tagliando un'acqua argentea e assonnata, sulla quale, in autunno, galleggiano foglie morte. 
Ritornarono a Monaco e Alain fissò un appuntamento con Verna per l'indomani mattina alle cinque. Poiché il marinaio aveva lasciato la chiave sulla porta del garage della sua barca, Alain e la sua compagna ebbero tutto il tempo per dotare la loro canoa di provviste e attrezzature di bordo. 
Fu da questo momento che la ruota del destino iniziò a girare più velocemente. Sabouraud andò alla stazione di polizia del porto per ottenere un permesso di navigazione con la sua canoa. 
“Ah! sei tu, Sabouraud”, gli disse il segretario del Signor Lôtelier, il comandante del porto. “Ho sentito in giro che vuoi tentare la traversata del canale di Corsica a bordo di un guscio di noce. Non può essere vero, giusto? In ogni caso, non contare su di me per facilitarti questa impresa ...” Sabouraud sorrise, poi insistette. Si profuse in elogi sulla sicurezza della sua barca nonostante l'apparenza fragile nonché a decantare le sue qualità di navigatore, la sua serietà e la sua tenacia. In verità voleva ottenere una prova documentaria ufficiale che comprovasse l'ora della sua partenza in vista del suo futuro successo sportivo. Ma, nonostante il colloquio fosse durato a lungo e avesse talvolta assunto toni vivaci, durante il quale Alain si rivelò un abile e appassionato difensore della propria causa, il funzionario non si lasciò intenerire. Accettò a malapena di inserire un visto di uscita nel taccuino di Sabouraud, annotando che i due navigatori stavano per lasciare il porto. 
Questa battuta d'arresto non rallentò le intenzioni del giovane neanche per un attimo. La sera provò nuovamente la sua canoa facendo il giro del Mariette Pasha, una nave ancorata di fronte al Casino d'Eté di Monte Carlo che era diventato il palazzo più in vista della Costa Azzurra. 
Il Mercoledì. il sole si era levato senza apoteosi. A ovest si stavano formando raffiche di vento. Tuttavia, lungo la costa, il mare era ancora bellissimo. Sulla banchina deserta del porto di Monaco, il pescatore Verna aveva provato, un'ultima volta, a far rinunciare Sabouraud al suo progetto. Ma lui è rimasto sordo a tutti i suoi consigli, egli aveva fiducia nella sua esperienza, nelle sue muse, nella sua stella. “Bah!" disse Verna, "non potrete rientrare ...” 
Imbarcarono. venti litri di acqua potabile. cibo in scatola, frutta, strumenti di bordo, in quantità sufficiente per resistere per quattro o cinque giorni. La giovane donna che indossava le scarpe con le suole in gomma scivolò mentre cercava di montare sulla canoa e si graffiò leggermente il mento. Verna notò anche che aveva una piccola cicatrice sulla guancia a causa di un incidente automobilistico avvenuto diversi anni prima. 
Senza essere minimamente preoccupata, la compagna di Sabouraud, allegra e spensierata, chiese anch'essa l'opinione del marinaio: “Che ne pensi? chiese al pescatore? "Che vi dovrete rifugiare nella baia de Garavan", gli rispose. 
Terminati i preparativi, i due emulatori di Alain Gerbault si sistemarono nella canoa. Lei davanti, lui dietro, con a portata di mano mano il timone e il joystick di un piccolo motore laterale. Verne li trainò con la sua barca a motore e quando raggiunsero Pointe-Vieille, si alzò una leggera brezza che fece arricciare l'onda. “Lasciaci!” gridò Sabouraud. Verne, un po' commosso, osservava gelido la barca che si allontanava in mare aperto, con i due fragili alberi dove le vele rosse non erano ancora state issate.

Detective n. 149 del 3 settembre 1931, dal sito criminocorpus
Passarono tre giorni ... 
Un amico di Alain Sabouraud, il signor Fermé, che era stato avvertito con un telegramma dallo stesso Alain della partenza via mare dei giovani per la Corsica, cominciando a temere un incidente, allertò il Ministero dell'Aeronautica e della Marina al fine di avvisare gli idrovolanti che operavano nella zona di partecipare alla ricerca della canoa. 
A Parigi, nel comunicare i suoi progetti alla famiglia, Sabouraud aveva specificato che la sua intenzione era quella di arrivare fino a Nizza, fare la traversata Nizza-Calvi su un traghetto della Compagnia Freyssinet, scaricare la sua canoa a Calvi, per poi navigare lungo la costa corsa. 
Il fratello di Alain, il signor Jacques Sahouraud, domenica mattina, ricevette una telefonata dal signor Fermé, che lo aveva avvisato, contrariamente a ciò che credeva la sua famiglia, che Alain aveva rischiato pericolosamente la traversata da Montecarlo alla Corsica con l'ausilio della sua sola canoa. 
Il signor Jacques Sabouraud non esitò un minuto. Prese il treno per Nizza da dove si diresse verso Monaco e poi a Genova, dove richiese un'indagine alla polizia italiana e francese. Purtroppo già da prima che la sinistra scoperta a Marina di Carrara venisse annunciata a La Spezia, la famiglia di Alain Sabouraud aveva cominciato a temere il peggio. 
Solo il Martedì 25 i quotidiani della Riviera cominciarono a riportare informazioni sulla scomparsa della canoa e dei suoi due occupanti: Alain Sebouraud e la sua sconosciuta compagna dal pigiama rosso. 
Nel frattempo Jacques Sabouraud venne avvertito dal Console di Genova della disgrazia che lo aveva colpito; contemporaneamente, il telegrafo italiano dette la notizia: il peschereccio La Vigilante che si trovava in mare, a cinque miglia al largo di Marina di Carrara, aveva avvistato un relitto rosso, scambiandolo a prima vista con una boa. Una volta avvicinatosi, notarono che si trattava di una piccola imbarcazione trascinata da quella corrente che, provenendo dal mare aperto, e passando davanti a Montecarlo, restituiva spesso relitti e cadaveri. Fu lì che furono ritrovati i corpi degli aviatori della Città di Roma e il corpo di Cecconi. 
Nella barca c'era un cadavere di donna, vestita solo con una sorta di camicetta da marinaio. La testa era infilata sotto la poppa. La gamba sinistra era semiaperta nel fondo e la gamba destra era appesa fuori dalla canoa. Un incredibile groviglio di funi avvolgeva il suo corpo. 
Ne seguì una corrispondenza straziante tra i giornali francesi e italiani, ma la polizia non si sbottonò prima di avere delle informazioni dettagliate: “Di che marca è la canoa? È di fabbricazione tedesca delle industrie Klepper, lunga 4 m. 60, larga 65 centimetri, con telai in legno chiaro che formano il ponte? Ci sono due vani, uno nella parte anteriore, l'altro nella parte posteriore? Quante vittime ci sono a bordo? “Una giovane donna sulla trentina, altezza 1 m. 55. Sottile. Capelli ossigenati. Anello in platino sull'anulare sinistro”. “Cosa avete trovato a bordo?” “Bussole, un giornale di bordo illeggibile, mappe della Corsica, una sciarpetta da uomo, una stufetta portatile, una borsa da donna contenente fotografie, un passaporto ... “Il passaporto della vittima?” . “Si legge male. L'acqua del mare ha strappato le pagine”. “Qualcosa?”... - È Mariette Cavanniez o Caravaniez, francese, 28 anni. vive a Parigi.” 
E da Parigi giunse subito questo annuncio: “E' Henriette-Irène Caravaniez. 28 anni, la prima modellista della maison Charlotte Révyl, impiegata presso la maison, la compagna di Alain Sabouraud, partiti assieme per Monaco il 15 agosto. 
E da questo momento in poi iniziarono ad essere noti i primi elementi del dramma, nonostante una comprensibile pausa di qualche giorno. 
“La crociera di Alain Sabouraud, anticipata come un audace romanzo d'avventura, si era conclusa con un enigma e raramente un mistero era risultato così drammatico”. 
Una serie sfortunata di prime osservazioni, fatte non appena il cadavere in avanzato stato di decomposizione era stato portato a terra, aveva influenzato i tanti curiosi presi dall'emozione del momento. 
Un praticante locale, il dottor Heracle Ellonore, ad alta voce, di fronte a questa folla incredula e attonita, aveva asserito che una piccola ferita nerastra, presente nel collo del cadavere poteva essere stata prodotta da una pistola. Le mille ipotesi che produssero le redazioni dei giornali italiani per le strade di Genova andarono dalla più romantica alla più improbabile. 
La canoa semidistrutta era stata trasportata da una squadra di volontari, senza nessuna delle abituali precauzioni ai fini dell'indagine, nel cortile della caserma dei carabinieri di La Spezia, dove rimase due o tre giorni abbandonata in bella vista, facilmente accessibile ad una folla di curiosi. 
Era in condizioni terribili. Solo lo scafo aveva resistito. I due galleggianti di poppa e di prua così come gli stabilizzatori pneumatici fissati sui lati della canoa grazie ai quali ne veniva assicurata la stabilità erano gonfi, il che aveva impedito il ribaltamento della barca. Ma la struttura in legno aveva parzialmente ceduto e lo scafo, senza rompersi, in alcuni punti aveva ceduto, come se fosse stato colpito da violenti urti contro rocce o frangenti. I due alberi erano rotti, le derive e le vele erano state strappate via dalla tempesta disseminandole nel ponte. Tutto indicava una lotta furiosa, una disperata resistenza della fragile canoa che veniva brutalmente sopraffatta dalla tempesta e si impennava fino alla morte per non essere sopraffatta. 
I commenti attentamente ponderati del professor Ugo Pardi e del giudice istruttore Sclafani furono perfettamente concordi. “L'autopsia del cadavere della signorina Caravaniez, contrariamente a quanto asserito dall'eminente praticante italiano, non ha rivelato nulla di anormale. Si è trattato di una morte naturale. Non parliamo di spari, per favore. La ferita esaminata, e che ad alcuni a prima vista è apparsa sospetta, era in realtà solo una ferita superficiale del collo che interessava solo la regione cutanea, e probabilmente prodotta da un urto durante il ribaltamento della canoa. E il giudice istruttore Sclafani confermò che il cadavere non era affatto legato al fondo della barca. Le funi cadute sulla vittima, durante la tempesta, avevano semplicemente lasciato l'impronta sul cadavere in piena decomposizione. Queste impronte avevano generato gonfiori che, ad un esame superficiale, avrebbero potuto far pensare ad una ferita d'arma da fuoco. 
D'altro canto, dopo che il compagno della donna era scomparso in mare, il che è probabile, è possibile che ella abbia tentato di cambiare posto per manovrare la canoa cercando di raggiungere la parte posteriore poiché era posizionata davanti. 
Le cause della morte della sfortunata donna mi sembrano facili da stabilire: "morte sopraggiunta successivamente ad una sincope prodotta dal terrore e aggravata dal digiuno.” 
Queste conclusioni, ovviamente, sono molto distanti dalle fantasiose supposizioni faticosamente costruite da “giornalisti” amanti dello scandalo. 
Ma, così com'è, il dramma è semplicemente terribile. 
Due giovani, con tutto il loro entusiasmo e tutto il loro ardore, rispondono con una sorta di entusiasmo eroico al richiamo del mare. E la tempesta infrange le loro speranze e travolge il loro destino. 
Miraggio, miraggio terribile e deludente dello sport, che a volte uccide il più virile, il più ardito, anche il più orgoglioso dei giovani di oggi ... 

F. DUPIN.

Detective n. 149 del 3 settembre 1931, dal sito criminocorpus

sabato 27 febbraio 2021


venerdì 26 febbraio 2021

Trimarano Rotomod Triak, il mezzo antinoia

 

Trimarano Rotomod Triak, su subito.it

Gente, io non avrei dubbi, lo comprerei subito per soli 700€ questo Rotomod Triak, trasportabile sul tetto dell'auto e utilizzabile come mezzo antinoia., se non altro per la simpatia con cui Vincenzo ha compilato l'annuncio   .... "Barca che rispetta perfettamente le attuali e future normative antiassembramento antiCovid."




martedì 16 febbraio 2021


mercoledì 10 febbraio 2021

Voilier Maraudeur su Leboncoin

Voilier Maraudeur su leboncoin.fr
Il Maraudeur di Jean Jaques Herbulot ha sempre suscitato in me un discreto fascino, piccolo, leggero, spazioso e carino da vedere, nonostante abbia ormai una sessantina d'anni. Ne abbiamo parlato più volte. 
Che dire, mi piace questo modello restaurato in vendita su leboncoin.fr per 4500 € incluso carrello e motore. Insomma proprio il piccolo yacht a vela da diporto carrellabile che ho sempre amato.
Nel video che segue se ne vede uno uguale in navigazione.


venerdì 29 gennaio 2021


mercoledì 27 gennaio 2021

PRESS RELEASE DinghyGo Boot 2021/2022 Düsseldorf

Giro quanto ricevuto da DinghyGo.com:

PRESS RELEASE 

DinghyGo Orca 375 flagged as the perfect sized all-round portable sailboat 

Boating enthusiasts are favoring the lengthier three-in-one DinghyGo inflatable sailboats with a large sail such as the DinghyGo Orca 375 

Düsseldorf 2021 January 26th. After last week cancellation of Boot 2021 Düsseldorf, Dutch producer Aquacrafts of the leading portable sailboat brand DinghyGo today confirmed that the trend of its users favoring the taller versions of their inflatable sailboats, such as the DinghyGo Orca 375, has been holding steadfast throughout 2020. Aquacrafts further announced that the entire range of its successful DinghyGo Orca three-in-one (sailing, motoring, rowing) inflatable boats now sport their optimum sail size and that its unique ability for reefs, rarely seen with other brands of inflatable sailing boats, is now a standard feature. 

With reefing the skipper can determine the appropriate sail size and height of the boom for a sportier or a more relaxed sailing experience. Reefing as a standard feature has been greeted with enthusiasm by boating enthusiast as it allows for tweaking of the perfect sail size depending on wind conditions or to simply enable more head space for the crew. 

Furthermore Aquacrafts announced it has extended the sail size for the DinghyGo Orca 280 to 4,8 m2 and has added of a Jib sail (1.1 m2) to the Orca range, enabling other crew member to actively participate in the sailing experience. Other boats in the Orca range, such as the DinghyGo Orca 325 offers a sail size of 5,6 m2 while the Orca 375 carries a combined sail size of 5,9 m2, made up of its main sail (4,8 m2) and the sporty Jib (1,1 m2). The taller DinghyGo Orca 375 allows up to 6 adults when using an engine and boards up to 3 adults when under sail, providing fun sailing at 4 knots Beaufort. 

The DinghyGo range of all-round portable sailboats has proven to provide a stable and safe sailing experience. Over the years boating enthusiast have especially been praising the DinghyGo Orca’s rigidity, extended boat length and sail size allowing for a sportive sailing experience in all weather conditions - while maintaining all the unique DinghyGo portability characteristics. 

Michiel Troelstra, Head of DinghyGo Global Sales adds, “Our customers are clearly indicating their preference for our taller range of Inflatables. Since we introduced the DinghyGo Orca range we have seen a growing majority of boating enthusiasts opt for the larger DinghyGo Orca 375. For those looking for a slightly smaller boat, for instance because packing size is an issue, the DinghyGo Orca 280 and DinghyGo Orca 325 offer excellent alternatives. In the end all the boats in the Orca range provide the same compact carry-along package, a reliable and stable boat to carry the entire family and are equally easy to rig and sail for one person. 

Aquacrafts will once again be present with the DinghyGo Orca range on display at the World’s largest Boat Show, Boot Düsseldorf from 22nd to 30th January 2022. 

If you have any questions please don’t hesitate to contact Michiel Troelstra – contacts details below. For general information, please visit www.dinghygo.com. 

All DinghyGo inflatable sailboats can be ordered through your local DinghyGo Distributor or in the online shop and will be delivered to your home in matter of days from April 2021 onwards. A free accompanying video instruction will help you to be under sail within 25 minutes. 

About Aquacrafts B.V. 

The DinghyGo series are produced and distributed by the Dutch company Aquacrafts B.V.: specialised in providing water enthusiasts and holidaymakers alike unforgettable sailing fun everywhere. 

Contact person Michiel Troelstra 

info@dinghygo.com 

www.dinghygo.com

DinghyGo Orca 375, dal profilo FACEBOOK di DinghyGo



domenica 24 gennaio 2021

Un nuovo armo velico per l'Aquaglide Supersport

 

Aquaglide Supersport, dal sito supgonfiabili.it

AQUAGLIDE, dopo aver migliorato la rigidità della base della tavola gonfiabile con la versione Supersport, propone un nuovo armo velico da 5.2 mq. che sembra decisamente superiore al precedente. 

Aquaglide Supersport col nuovo armo velico in navigazione

E' anche molto più bello da vedersi. Questa tavola, facile da trasportare ed utilizzare, per risultare più comoda in navigazione a vela, secondo me, avrebbe bisogno di due tubolari gonfiabili laterali per sedersi od appoggiare la schiena, ma ciascuno potrebbe installarli facilmente di propria iniziativa.


martedì 19 gennaio 2021


E' Procida la Capitale della Cultura 2022

 

Il San Michele Arcangelo fatto commissionare dal mio antenato Francesco Antonio Guarracino per l'omonima Abbazia posta nella Terra Murata di Procida

Franceschini: ci accompagnerà nell’anno della ripartenza e della rinascita 

È Procida la capitale italiana della cultura per il 2022. Lo ha comunicato in diretta zoom il ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini al termine della selezione svolta da una giuria di esperti presieduta dal prof. Stefano Baia Curioni. “Complimenti a Procida che ci accompagnerà nell’anno della ripartenza e della rinascita” ha dichiarato il ministro Franceschini dopo aver letto le motivazioni della scelta. 

Ecco le motivazioni della Giuria lette dal Ministro 

“Il progetto culturale presenta elementi di attrattività e qualità di livello eccellente. Il contesto di sostegni locali e regionali pubblici e privati è ben strutturato, la dimensione patrimoniale e paesaggistica del luogo è straordinaria, la dimensione laboratoriale, che comprende aspetti sociali e di diffusione tecnologica è dedicata alle isole tirreniche, ma è rilevante per tutte le realtà delle piccole isole mediterranee. Il progetto potrebbe determinare, grazie alla combinazione di questi fattori, un’autentica discontinuità nel territorio e rappresentare un modello per i processi sostenibili di sviluppo a base culturale delle realtà isolane e costiere del paese. Il progetto è inoltre capace di trasmettere un messaggio poetico, una visione della cultura, che dalla piccola realtà dell’isola si estende come un augurio per tutti noi, al paese, nei mesi che ci attendono. La capitale italiana della cultura 2022 è Procida”. Roma, 18 gennaio 2021 

Fonte: Ufficio Stampa Mibact


domenica 10 gennaio 2021

Gancio rimorchio a batteria

Gancio rimorchio, dal sito centroverderovigo

Gancio rimorchio a batteria in grado di spostare fino a 750 kg, mi sembra molto interessante. In rete se ne trovano diversi modelli, ho scelto questo perché dotato di una descrizione abbastanza completa.

L'idea di tenere la barca a terra a prezzi relativamente bassi che normalmente, nei circoli velici, si aggirano intorno ai 600 €/ aa al massimo è sempre molto allettante considerando anche che le spese aggiuntive all'ormeggio cioè di manutenzione, antivegetativa, gru, etc. sarebbero ridotte a zero.

Certo, si spende una volta per il rimorchio della barca e per il gancio rimorchio ma poi, credo di potervi assicurare che, si vive la gestione della barca con molta più tranquillità.

Questo tipo di gancio-rimorchio potrebbe trasportare barche con un peso massimo di circa 550-600 kg, considerando che va aggiunto il peso del rimorchio.

Farr 640 Winning Cat, una bella barchetta che potrebbe essere gestita da terra con un gancio rimorchio




sabato 9 gennaio 2021

33isole, la grande avventura di Lucio

Lucio in navigazione sul Maribelle, dal sito 33isole

33isole, questa grande avventura di Lucio, non solo dal punto di vista nautico e della navigazione a vela con una piccola imbarcazione, ma anche umano, mi era passata inosservata, forse perché in questi ultimi due anni sono stato preso da altre occupazioni. Me ne dispiaccio perché l'idea e la realizzazione di Lucio sono state veramente fantastiche ed avvincenti.

Si è trattato di un percorso umano condotto lungo 2800 miglia nautiche in poco più di 4 mesi su Maribelle 615, per certi aspetti in grande molto simile alla mia WB, per condurre un'indagine sociale sul futuro delle piccole isole italiane con un itinerario che è andato da Ustica a Venezia completando tutto il periplo dell'Italia.

L'itinerario di Lucio, dal sito 33isole

Tutte le informazioni e i risultati ottenuti li potrete trovare sul sito di Lucio, completo di interviste, immagini e video. Insomma, complimenti Lucio! E mi raccomando, non mancate di ascoltare la sua MOTIVAZIONE.


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