Non so realmente quanto questo problema sia seriamente affrontato in Italia. Mi limito a fare delle osservazioni che vorrei fossero confrontate con altre, addirittura in qualche modo contestate, se non rispecchiassero la realtà dei fatti.
Sono stato uno dei primi collaboratori per la creazione di una Agenzia Formativa in Toscana che a sua volta, assieme alla Lombardia, è stata una delle prime regioni italiane ad attuare la nuova legislazione in materia di formazione "permanente" professionale e per l'orientamento al lavoro e post - diploma. Con l'andare del tempo ho constatato che, al di fuori delle scuole pubbliche esauriti gli stimoli e forse le professionalità per realizzare corsi realmente utili, la tendenza è quella di inventarsi "soluzioni" formative spesso discutibili che vanno da corsi per la realizzazione di uova pasquali e centrini all'uncinetto. Faccio presente che moltissimi di questi corsi sono finanziati integralmente dalla Comunità Europea. Per contro, dai fatti che continuamente vengono riportati nei notiziari e nelle riviste specializzate nel settore nautico, sembra che si dia poca importanza, se non nessuna, alla sicurezza in barca. Si leggono storie raccapriccianti in cui si racconta che per semplici problemi al motore ci si è dovuti far rapinare dai soliti pescecani che sono venuti a trainarti in porto. Io stesso, devo affermare con assoluta onestà, che una delle motivazioni della rinuncia al mio 24 piedi, oltre ai costi e alla preferenza di una barca carrellabile, è stata la consapevolezza di non essere preparato alla navigazione "d'altura". In Italia non si parla di "sicurezza" in generale: è una parola che spaventa, sia che si tratta di sicurezza nel lavoro, che in auto ..... che in barca. Ritengo che sia un problema serio e che dovrebbero affrontare le Capitanerie di Porto, prima con corsi professionalizzanti agli istruttori, poi con corsi ai privati cittadini, anche a pagamento.
Come comportarsi in caso di avarie, l'uomo in mare, il pronto soccorso, la segnaletica, le condizioni meteo - marine, ecc. sono argomenti che non si possono esaurire con un esamino per la patente nautica, ma materie da affrontare con molta serietà ed un minimo di competenza ed esperienza. Chi ha navigato, anche poco, sa con quanta apprensione ci accingiamo a far salire "ospiti" a bordo preoccupandoci per la loro sicurezza e incolumità. Nessuno di noi, probabilmente, non si è mai trovato almeno una volta in una situazione di pericolo chiedendosi come fare a risolverla. Quasi sempre, se siamo ancora qui a parlarne, ci ha assistito la fortuna.
Concludo invitando Agenzie Formative, Scuole Pubbliche, Capitanerie di Porto a formare prima gli "istruttori" e poi organizzare corsi pubblici per tutti, gratuiti per i giovani e a pagamento, e magari obbligatori, per chi si vuole accingere a salpare l'ancora senza esserne preparato. Viviamo in un paese in cui se apro una bottega sotto casa, me ne aprono altre dieci accanto tutte uguali, insomma un po' di fantasia e "professionalità" non guasterebbero. Tra l'altro sarebbe una eccezionale opportunità per molti giovani di lavorare e di offrire un ottimo servizio alla collettività.
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