lunedì 2 febbraio 2015

Nautica alla frutta, cosa fare per non passare al caffé

SVN, centinaia di barche abbandonate sulle coste italiane
I risultati sono sotto gli occhi di tutti, marina che chiudono i battenti, saloni nautici in affanno, presidenti di prestigiose associazioni nautiche e di categoria che si dimettono, barche abbandonate nei marina, uno spaventoso calo di fatturato, non mi dilungo, fior di analisti possono fare molto meglio di me.
Nel mio piccolo darei solo due piccoli consigli, due di numero in quattro parole:
  • diversificare: che vuol dire pensare alla nautica per tutti, porti verdi, porti spiaggia, marina a secco, posti barca anche per le barche medio piccole, produzioni tecnologicamente avanzate e meno ingombranti;
  • qualità: che vuol dire cortesia, accoglienza, disponibilità, apertura, onestà, eccellenza nel servizio, rispetto dell'ambiente, tutela e promozione del territorio, elasticità mentale, rispetto per le diversità sociali. Capisco che tutte queste sono caratteristiche poco presenti nello spirito dell'italiota verace, specialmente nello squalo che frequenta i marina italiani, ma poi non ci veniamo a lamentare.
Osservo che gli operatori del settore insistono nel chiedere incentivi, mah, più incentivi di quanti ne abbia goduti la nautica italiana non esistono in nessun'altra parte del mondo, sul filo dell'assurdo e della costituzionalità. Sarebbe ora di rimboccarsi le maniche e passare dai sogni alla realtà: la crisi non si supera da se, va risolta cambiando direzione e mentalità.


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