giovedì 15 maggio 2014

Kayaht in regata



Ne abbiamo già parlato di questo piccolo kayak gonfiabile con stabilizzatori ed armo velico dalle origini ucraine, il KAYAHT 320 della Solaris Boat, oggi ve lo ripropongo in azione alla Печенежская волна 2012. Mi piace, piccolo, carino, leggero e versatile.


Trolley a pieno carico, collaudo col fiatone


Il trolley a pieno carico dovrebbe avere un peso totale di circa 35 kg, ho fatto il collaudo intorno a casa per 500 m con un dislivello di circa il 10%. Nella salitina, essendo poco allenato, mi è venuto il fiatone anche con i rapporti a 1/ 6.
In piano la stanchezza credo che si faccia sentire alla lunga, che ci sono 35 kg attaccati si sente poco ma si sente.
Per il resto ora è tutto perfettamente funzionante ed operativo, manca solo il collaudo finale di Papì in acqua.

Caratteristiche tecniche principali:
Lunghezza: 2.00 m
Larghezza: 0.90 m
Peso: 10 kg circa
Carico max trasportabile 40 kg

Il treno totale misura 3.25 m di lunghezza, venerdì faremo un test "long distance".





mercoledì 14 maggio 2014

Le ultime modifiche al trolley per bici ... e per Papì

Catarifrangenti, essenziali per la messa in strada
La prima modifica sono stati i catarifrangenti posteriori, poi come vedete nelle foto le squadrette reggimensola di protezione delle ruote.


Ho inserito ulteriori squadrette di rinforzo nelle giunture, anche se non hanno mai mostrato segni di cedimento. Altro aspetto critico è che avevamo visto che Papì era leggermente più grande delle dimensioni del carrello. L'altra volta avevo messo un pesante cassetto in legno che ho deciso di sostituire con una scatola piena di polistirolo, molto più pratica e leggera.


Poi ho rifatto il gancio di attacco alla bici con un foro preciso per la vite.


Infine ho messo sopra Papì per vedere se era tutto a posto. Domani procederemo ad un ulteriore collaudo, forse con la mia nuova bici.


Spesa totale i soliti 2.80 € delle squadrette perché tutto il resto è materiale riciclato, dallo scatolone del televisore, ai catarifrangenti di pedali per bici non utilizzati, fino alle squadrette reggimensola fin troppo piccole per reggere una qualsiasi mensola.


La corsa dell'Optimist, di Marcin Siwek

Dal sito di Marcin Siwek
Questo racconto risalente al 2007 di Marcin Siwek, maldestramente tradotto ed interpretato da me medesimo, ci fa un dettagliato resoconto della sua battaglia per la liberalizzazione delle regole di navigazione a vela in Polonia conducendo una navigazione in tre tappe da Gdynia fino all'Isola di Bornholm nel Mar Baltico, 160 miglia nautiche a bordo di un Optimist. La traduzione, sicuramente incompleta manca soprattutto delle considerazioni finali che ho preferito non interpretare per la difficoltà nella comprensione delle idee. 
L'intento dell'autore comunque risulta chiaro e l'avventura decisamente straordinaria.
Mi duole osservare quanto queste imprese qui da noi passino nell'indifferenza totale, sovrastate dal mercato degli yacht, dalle regate "memorabili" di pseudo velisti dell'anno che navigano su barche che non hanno nulla di eroico o avventuroso, lasciando a se stesso il mondo degli appassionati e degli amanti della nautica vera.
Più si va avanti in questo mondo, più mi rendo conto che abbiamo intrapreso una rotta sbagliata, invito tutti a ricominciare da capo, forse a tornare indietro e cambiare direzione.
Dobbiamo sognare!


Visualizza La corsa dell'Optimist in una mappa di dimensioni maggiori

La piccola corsa dell'Optimist. La mia liberalizzazione della navigazione per l'abolizione dell'obbligo di registrazione degli yacht nelle acque interne e del loro possesso fino a 15 metri di lunghezza. 

Con la mia barca, ket lugrowy, lunga 2,30 m, larga 1,13 m, con una superficie velica totale non superiore a 5 metri quadrati e pescaggio da 7 a 70 cm, ho deciso di intraprendere un viaggio in solitario. Il design d'oltreoceano della barca, che risale al dopoguerra (1947), non è mai stato così popolare e disponibile in Europa come oggi. In sostanza è un Optimist prodotto in serie in Polonia, con vele da regata normali, alcune rigenerate, che ho equipaggiato con tutta l'attrezzatura necessaria per la spedizione.
Ho deciso di salpare per la Danimarca in una crociera a tappe.

I Tappa: Ho lasciato il porto di Gdynia un venerdì di luglio alle 4.00 del mattino. Il mio tragitto è segnalato nel VTS e nel SAR, loro sono totalmente neutrali, non ho come me né alcol da contrabbandare in Svezia né sono un tipo sospetto, (….) né faccio neanche parte dello scudo di difesa antimissile. Rendendomi conto che, essendo completamente "invisibile" ai radar delle grandi navi, ho pensato bene che la mia posizione doveva essere segnalata. Grazie a questo tutti mi hanno evitato, probabilmente pensando che lo facevano a distanza di sicurezza. In realtà, è sicuro, 50 metri di distanza dal Stena Lines con i suoi 890 passeggeri a bordo non mi ha di certo lasciato del tutto indifferente.
I momenti più difficili sono stati quelli iniziali, potrei definirli un vero e proprio Kamasutra alla ricerca della posizione migliore in un pozzetto studiato per un bambino mentre ero sballottato dalle onde. Il vento soffiava da est lungo la penisola.
Durante il percorso ho incontrato molti yacht la cui presenza mi ha confortato. (…).
Verso le 22.00 avevo passato Wladyslawowo. Dopo la toilette serale e l'aggiustamento per la notte ho riposto le mappe nautiche e ho controllato l'illuminazione, ero poco lontano da terra, anche se la terraferma, di notte, sembra essere molto più vicina di quanto non lo sia realmente, inoltre mi sembrava in ogni momento di vedere qualcosa che non era segnato nella mappa, che sporgeva e veniva verso di me.
Passato velocemente Rozewie è iniziata l'interminabile danza della mia onnipresente lanterna Stilo, la cui potente luce accompagna il navigante per lungo tempo anche dopo che si è raggiunta la terraferma.
Alle 6.30 circa ho raggiunto Leba, chiedendo maniacalmente alle Autorità Portuali il permesso di entrare, permesso che mi è stato concesso. Alleluia! Dopo 26 ore di navigazione e 76 miglia percorse sono finalmente sceso a terra trascinando barca e attrezzature su di un prato, quindi me ne sono andato a farmi una doccia dal Comandante Sitkowski.
Questa è stata la tappa più lunga del mio viaggio, la prossima per Kolobrzeg sarà di circa 70 miglia, quindi il tratto per Bornholm di 50 miglia.

II Tappa: La seconda tappa del viaggio è iniziata da Leba, dove il Comandante Sitkowski mi aveva atteso, 55 kg di sogni alla conquista del Mar Baltico, di nuovo in partenza. (…) Grazie ai contatti radio con la SAR e tramite cellulare e rete fissa ho chiesto una benedizione agli amici finché non sono stato portato via di nuovo dal vento, amante della navigazione a vela in solitario.
Mi ero preparato per un'altra tappa molto lunga. Avevo con me tutto il necessario per trascorrere la notte sulla spiaggia, avevo cibo e acqua di scorta e mi ero procurato delle protezioni da snow-board per il bacino, le ginocchia e le gambe, nonché nuove mappe e batterie cariche.
Il vento era favorevole così ho iniziato a fare esperimenti chiedendomi quanto fosse resistente la mia piccola barca. Dopo la prima tappa avevo installato i paterazzi e sono rimasto basito quando durante la mia “euforica danza” ho constatato che il mio Optimist scivolava sulle onde ad una velocità di 9.5 nodi. Le onde, ricordate che le osservavo da un'altezza di 50 cm dall'acqua, erano gigantesche. 1.5 metri! Pochi? Ok, ma sono il 70% della lunghezza della barca e la cosa più difficile è stata quella di scorrere fuori dall'onda senza rimanere bloccati “nell'arco”. (….) Un po' come nell'equitazione, un gran divertimento, la reazione sul timone deve essere immediata, un errore potrebbe essere fatale. Da lontano ho potuto ammirare Dune Łącka, situata nel Parco Nazionale dello Slowinski. Mi sono trovato molte volte in cima alle sue dune in movimento, dalle quali c'è una meravigliosa vista sul mare che ho osservato malinconicamente. Forse là ora c'è qualcuno che mi osserva, istintivamente ho virato, ma no, non ha senso, e così per passare il tempo ho osservato le dune da lontano, sembravano piccole, eppure mi ricordo quanto è stato faticoso salirci sopra.
Dal momento che il “grande è sempre in agguato”, il piccolo deve essere più veloce e concentrato, non deve essere mai colto di sorpresa in ogni evenienza Personalmente ascolto sempre gli avvisi ai naviganti in polacco ed in inglese, e per quanto quest'utimo sia inglese-sloveno sembrava impossibile decifrare le indicazioni della stazione radio di Witowa. Mi dovevo affrettare poiché a causa della parata delle grandi navi a vela, “sailing the waters of the sailing capital of the world” mi sembrava di aver percepito un divieto di navigazione e di pesca dalle 5.00 del giorno dopo e...... basta un qualche disturbo agli strumenti per non avere più la certezza di ciò che deve essere fatto, ma non importa. Mi misi all'ascolto la Capitaneria di Trenches, ma non c'era nessun avviso. Cambiai stazione radio. Nulla. Chiamai la Sar. Nulla. Neanche sul Canale 16. Pensai tra me e me: ”c'è una tempesta geomagnetica, o cosa?” Nei successivi avvisi ai naviganti appresi che il porto di Trenches era chiuso per lavori di dragaggio all'ingresso. E se l'ascolto alla radio non dette frutti Nettuno invece mi favorì spingendomi verso Ustki.
Il sole stava volgendo al tramonto, proprio davanti a me, sembrava così vicino. Alla fine ho stabilito un contatto con la Capitaneria, avevo appreso che c'erano manovre militari in corso e gli chiesi se era possibile procedere per altre cinque miglia. La risposta fu breve e coincisa: “Non ammesso”. E ora? La risposta è stata chiara e c'è poco da scherzare. Mah, credo che guarderanno dove sparano, avranno delle sagome e non spareranno di certo ad una barca. Osservando bene avevano messo dei bersagli fatti con striscioni quadrati in rosso. Mi sono fermato, io ho una vela rossa, pressoché quadrata, che faccio, il tiro al bersaglio?
Non hanno torto ma io posso rispondergli che ho con me dodici colpi di razzo e 3 razzi paracadute. Per me sono sufficienti 10 minuti (….) alla fine ho ottenuto il permesso di entrare dalla Capitaneria di Ustki.
Nel SAR era presente la mia rotta, dopodiché ci siamo scambiati i convenevoli. Anche se era buio quando ho raggiunto il porto, il molo era pieno di gente, la mia luce raggiungeva appena i loro talloni e alcuni di quelli che mi hanno fotografato hanno ritratto anche i propri piedi. Poi ho trascorso un'ora e mezzo in giro prima di trovare un posto per la notte in uno dei porti più inospitali che abbia mai trovato. Benvenuto mi ha detto il Capitano Richard Podgorski, ho dormito meglio sul ponte della mia barca, tanto è il mio legame con essa.
La mattina è iniziata con un panino al latte, al grido dei gabbiani e con il rumore degli addetti ad una frettolosa pulizia delle strade. Con dispiacere non ho fatto un bagno, ma avevo solo voglia di navigare. Il mio amico Czesiowi Szmaglińskiemu con cui mi sono lamentato dei fatti accaduti il giorno prima mi ha detto che avrei dovuto essere contento che abbiamo un esercito e che se durante le manovre è fatto divieto di navigare non è altrettanto noto in che lingua bisogna parlare alla radio. Io ho pensato che conosco la lingua ma, beh, è un bene se abbiamo un esercito nel nostro Baltico. La prossima tappa sarà la traversata finale da Ustki fino a Bornholm. Non sarà molto lunga. Normalmente prima dicevo se Nettuno lo permetterà, …. oggi dico prego Nettuno che mi conceda i suoi favori, l'esercito il permesso, e le Capitanerie una mano per questo viaggio solitario.
Bisogna sognare!

III Tappa: Sto perdendo la mia fede. Viviamo in un sistema democratico? In Polonia ? Non permettere ciò poiché, dopo tutto, "siamo in buone mani." Io penso alla mia provocazione, io voglio la liberalizzazione delle regole, probabilmente sono un liberale, così ho organizzato il mio viaggio lungo le brezze del sud, forse per finire come un suicida solitario. Navigando in internet ho scoperto che c'è speranza in un accordo, non credo ai miei occhi. Chiamo Mirka Cuckoos, posso contare sulla sua protezione.
Controllo le previsioni del tempo ogni ora, alla fine mi decido, preparo tutto e lascio Varsavia. (….) Alle 21.00 del giorno dopo scendo in acqua, Mirek mi ha chiesto quali sono i punti deboli di questa spedizione, io gli ho risposto che sono solo due, “io e la mia barca”. (…)
Superate le formalità della frontiera e le cortesie di rito ottengo il permesso per partire via VHF dalla Capitaneria. A mezzanotte il vento si placa e tra l'1.00 e le 2.00 sparisce completamente, è l'ultima notte di settembre, domani sarà ottobre.
Sono completamente bloccato a poche miglia dal porto, forse avrei dovuto svolgere questa tappa a maggio o giugno, quando le giornate sono più lunghe e più calde. Non mi sarei immaginato che il mio viaggio si sarebbe concluso in ottobre, ero consapevole che il suo successo dipendeva in gran parte dalle condizioni meteo.
La navigazione notturna è favolosa, i suoni si amplificano e la vastità delle acque si fondono con l'immensità del cielo, tutto questo stimola la riflessione. Alle 2.00 il vento si alza, corro sempre più veloce e se come al solito osservo il sorgere del sole per questa volta non posso sperare in una tazza di caffé caldo. Un vento costante proveniente da Sud intorno ai 2°B mi sospinge a Nord ma le molte ore passate nella stessa posizione si cominciano a far sentire ed il corpo a cedere. Alle 16.00 vedo la sagoma di Bornholm illudendomi di essere già quasi arrivato.
Questa ondata di emozione si rivelerà fatale, la stanchezza mi aveva fatto prevedere solo un paio di ore di navigazione. Mi sono trovato più volte a sonnecchiare, il mio capo cadeva dolorosamente perdendo e riprendendo conoscenza, tutto cominciava a far male. La barca si muoveva a tratti, a volte si fermava. In lontananza cominciavano a delinearsi i contorni degli edifici, ma come in un film sono impossibili da toccare. La luce del sole si indebolisce nel corso della lenta navigazione, lasciandosi dietro una nuvola illuminata. Bornholm si è accesa con grappoli di luci, tra queste due luci rosse lampeggianti appaiono sul lato sinistro dell'ingresso al porto ma erano ancora molto lontane.
Fortunatamente, all'improvviso, il vento si è alzato ed ho intravisto la conclusione della mia tappa. Oramai non mi rendevo più conto del tempo trascorso, solo le luci del porto mantenevano accesa la speranza di raggiungere la terraferma. Sono arrivato in porto alle 21.00, nessuno è rimasto sorpreso nel vedermi arrivare, nessuno ha agitato una mano in segno di saluto, il porto era vuoto e silenzioso. Sono salito su di un terrapieno in cemento e ho sistemato il mio Optimist, mi ci sono voluti 50 minuti.
Ero soddisfatto di essere arrivato, ma anche un po' preoccupato perché era finita. Avevo avuto paura? Si, ne avevo avuta. (…) Ritornato a casa e rimessomi in sesto, la mattina dopo sono andato a lavorare.
Bisogna sognare!

Conclusione: Decine di domande e di dubbi alle quali cerchiamo risposte che suonano in modo diverso a seconda di chi sta chiedendo. Inoltre, le stesse domande sugli stessi argomenti possono apparire diverse a seconda di come vengono poste (….) il mio Optimist verrà venduto all'asta per il Concerto di natale a Danzica.
Ho sognato!


Dalla Spagna, un bel VIKO 20 in navigazione e non solo

Foto tratta da Inautia
Ho messo questa bella foto del VIKO 20 in navigazione preso dall'alto solo per comunicarvi che oggi lo dedicherò alla traduzione di un interessantissimo articolo in lingua polacca così, per non sciuparlo con premesse inadeguate, vi spiegherò come ho imparato quella lingua una trentina d'anni or sono.

Premessa del traduttore dal polacco, ovvero me medesimo

Lo Służba Kontrwywiadu Wojskowego aveva la sua centrale operativa segreta e sconosciuta ai comuni mortali in un bel palazzo in stile neoclassico in via Oczki a Varsavia dove ora c'è la Cattedra di Medicina. 
Questa struttura, contrariamente a come appare ora, era assolutamente impenetrabile, da qui venivano pianificate tutte le operazioni degli agenti “dormienti” del Komitet Gosudarstvennoj Bezopasnosti in Europa. Questi erano stati addestrati come guastatori e solo in pochi sappiamo cosa combinarono negli anni dal 1971 fino al 1985, anno in cui questa unità operativa del KGB venne definitivamente sgominata grazie all'intervento del Famigerato Circolo dell'Inchiostro a China. 
I ricordi corrono lontano, fummo svegliati a notte fonda e trasportati in elicottero fino al Militärischer Abschirmdienst di Colonia, lì il solito grigio impiegato con gli occhiali scuri ci consegnò le informazioni nella consueta busta chiusa di colore rosso che si sarebbe autodistrutta dopo cinque minuti dall'apertura, dopodiché fummo paracadutati in una zona periferica della città chiamata Bielany dove ci attendeva un gommone di colore nero ormeggiato lungo il Vistola. 
Il resto del racconto rimarrà un segreto per sempre, quello che mi è lecito raccontare è solo che i guastatori “dormienti” da lì a poche settimane sparirono da Varsavia, non ebbero scampo: l'enorme produzione dei gas prodotti dai batteri simbiotici presenti nel loro organismo moltiplicata da un agente organico killer che avevamo versato nella adorata Vodka Moskovskaya generarono in loro una tal flato intestinale irreversibile che permise al nostro controspionaggio di riconoscerli all'istante. 
Quelli più addestrati che riuscirono a contenere il più possibile le loro escorporazioni vennero colti in flagranza di reato nel momento in cui esordivano con il fatidico “Я могу сделать пердеть?” 
Quelli più furbi arrossivano e si giravano come per dire "io non sono stato", ma oramai eravamo abituati a riconoscerli, dai bei tempi all'interno delle funivie di Cervinia quando non vedevamo l'ora di arrivare ed uscire da quella specie di scatoletta in cui l'aria era diventata irrespirabile. 
Tutto questo solo per spiegarvi come ho imparato la lingua polacca, anche se nel racconto che tradurrò ho dovuto fare molti tagli e riassunti, troppe sono le parole che ho dimenticato da quei tempi, in più l'autore si è permesso molte licenze poetiche che sono diventate pressoché incomprensibili in fase di interpretazione del testo. In compenso il racconto è straordinario, ve lo assicuro, rimango basito che qua in Italia non ne abbia parlato nessuno. Dimenticavo qui non si parla di imprese condotte con barche lunghe 2.30 metri, non interessano nessuno, siamo tutti miliardari.




martedì 13 maggio 2014

Nasce Hobie Island Club Italia

Hobie Island Club Italia
E' con piacere che vi giro la notizia comunicatami dal suo fondatore Maurizio che è nato l'Hobie island Club Italia, un'iniziativa lodevole che può essere occasione di incontro e scambio di opinioni per i tanti armatori di questo bellissimo e versatile trimarano a vela.
Ho pensato spessissimo anch'io di acquistarlo e credo che non rinuncerò mai a valutare questa possibilità in futuro.
Iscrivetevi numerosi!

Lettera di invito al Club

Caro compagno "Islander",
è con grande soddisfazione che ti comunico che da poche settimane è nata una simbolica Associazione di Classe...per meglio dire un Club e cioè : Hobie Island Club Italia.
Questo Club è riconosciuto direttamente dalla Hobie USA al pari di altre decine e decine di identici Club sparsi in ogni parte del mondo.
Abbiamo due pagine specifiche su Facebook, una più propriamente istituzionale e visibile da tutti ed una più riservata ad uso esclusivo dei soli iscritti al Club che per esserlo devono essere obbligatoriamente proprietari di un Island singolo o Tandem.
Scopo finale del Club sarà quello di scambiarsi notizie e consigli utili sulla gestione a terra o in acqua dei propri scafi, ma sopratutto cercare di contarsi e conoscersi di persona affinché si possa organizzare un Raduno a livello Nazionale, almeno una volta l'anno,  su qualche specchio d'acqua ...... o se le distanze non fossero proibitive, perchè no!, far nascere delle nuove amicizie abbinate anche a frequenti uscite insieme sia in funzione di passeggiata velistica e sia in funzione di battute di pesca in compagnia.
Per questo motivo ti chiedo di aderire all'iniziativa che non ha nessun fine di lucro, infatti l'adesione non implica nessun impegno ne di tempo ne tanto meno economico: basta avere un account personale di Facebook e chiedere la famosa "amicizia" al sottoscritto,  Maurizio Franchetta, che è il referente tecnico del Club in Italia, ma solo tecnico perché al centro di tutto in realtà ci siete tutti voi proprietari di Island.

Grazie per avermi letto e conto sulla vostra adesione anche se fosse solo simbolica. 

Maurizio Franchetta
Hobie Island Club Italia su Facebook
Hobie Island Club - Groups su Facebook
Hobie Island Club
email salessupport@hotmail.it
tel . 3396111463

Per concludere eccovi il bel video realizzato da Maurizio, in pratica in 10 minuti ci fa vedere tutto ciò che c'è da sapere sull'Hobie Island.



lunedì 12 maggio 2014

Inseparable 398, in navigazione


Vedo che anche Aurelio finalmente, tra una perturbazione ed un'altra, è riuscito ad issare le vele e a gonfiarle. Dopo "il varo" vi giro volentieri le prime foto dell'Inseparable 398 in navigazione con qualche particolare in più dell'armo velico e dei suoi spazi, "necessari e sufficienti".





sabato 10 maggio 2014

Luminoso e giocondo come di maggio


“Stiamo appunto per lasciare il Lago, che, veramente fino a ieri fu luminoso e giocondo come di maggio […] Tu avessi veduti i tramonti dei giorni scorsi! veri manti d’ostro e di foco gettati sulle onde e infondo al cielo, dietro ai monti, neri a quel violento sfondo di fiamme. Ma ora si fa fagotto e si torna in città”. Dalle Lettere di Vittoria Aganoor

L’amore di Vittoria Aganoor per l’Umbria e per il Trasimeno è ormai noto, come noti sono i carteggi della poetessa, i quali ci consegnano, a distanza di tempo, un meraviglioso ritratto della regione, fatto di natura, bellezza, pace e loquace silenzio. Un amore, quello della Aganoor, subito ricambiato dalla città di Perugia, se si pensa che il 30 novembre 1901 la rivista d’arte e letteratura “L’Umbria” fu dedicata interamente a lei e alle sue nozze con Guido Pompilj, mentre qualche mese dopo, nel gennaio 1902, i conti Conestabile della Staffa organizzarono un ricevimento per presentare la poetessa all’alta società perugina (nel libro “Aganoor la brezza e il vento” di Lucia Ciani si legge come, secondo le testimonianze dell’epoca,Vittoria, per l’occasione, fosse vestita di damasco giallo, affascinante e bella come sempre). (Tratto da Umbriatouring - Lettere di Vittoria Aganoor).

Vittoria Aganoor, dal sito Asterischi
... Nata a Padova da una nobile famiglia di origine armena, fu la settima figlia del conte Edoardo Aganoor e di Giuseppina Pacini. Cresciuta in un ambiente familiare duro, dato il carattere mutevole e introverso del padre, Vittoria soffrì per tutta la sua vita di crisi depressive. Istruita, per volere della madre, dal poeta Giacomo Zanella, manifestò fin da giovane una particolare propensione per le scrittura e per la poesia. Troppo chiusa e timida, però, mantenne i suoi scritti segreti per lungo tempo. Estremamente garbata e piacevole all'esterno, nascose sempre il suo carattere tormentato e depressivo, che le causò una lunga dipendenza emotiva dalla sua famiglia. Dopo aver sacrificato gran parte della sua vita, nella cura della madre e della sorella invalide, alla morte della prima, si sposò con il nobile Guido Pompilj. Uomo misantropo e difficile, che amò perdutamente Vittoria, che egli vedeva come il suo unico conforto in un mondo di debolezza e corruzione. Dopo le nozze, Vittoria cambiò il suo atteggiamento verso la vita, e pubblicò il suo primo libro di poesie, Leggenda eterna (1900), che fu accolto con grande entusiasmo dalla critica. Il successo incoraggiò la scrittrice a dare luce ad un secondo libro di poesie, questa volta dedicate al marito, Nuove liriche (1908). Il 9 Aprile del 1910, però, mentre la vita stava sorridendo al massimo a Vittoria, all'età di cinquantanove anni, ella si spense di cancro. Il dolore provocato dalla sua scomparsa portò il marito a togliersi immediatamente la vita; egli si sparò poche ore dopo. Il gesto di Guido Pompilj conferì un'aura romantica al loro matrimonio e pose le poesie di Vittoria in ottica del tutto nuova, favorendone la divulgazione. Vittoria Aganoor, che per tutta la vita aveva sfuggito la notorietà, era destinata a diventare famosa a causa della sua tragica morte. (Biografia tratta da Italiadonna)

Sotto Villa Aganoor Pompilj a Monte del Lago, è un luogo meraviglioso.


PS: non vi scandalizzate della scotta del fiocco, l'avevo dimenticata a casa ed ho usato quella del vang. Disdetta!


venerdì 9 maggio 2014

Scoutismo nautico per ragazzi e arte marinaresca

La copertina già pronta del mio prossimo librino
Sea Scouting and Seamanship for Boys, di Warington Baden-Powell, è il titolo della mia prossima traduzione, prima di affrontare il manuale di Dixon Kemp che sarà molto più impegnativo dal punto di vista tecnico.

Vi anticipo la "premessa" del fratello Robert Baden-Powell.

Questo libro, Scoutismo Nautico per Ragazzi, è stato scritto da mio fratello Warington. 
E' grazie alla sua guida che, quando ero giovane, iniziai la mia esperienza di scout nautico. Egli per me è stato sia un buon marinaio che un ragazzo generoso ed il suo insegnamento mi ha aiutato molto. Non ho mai dimenticato quelle giornate “ventose” e le cose che ho imparato con lui sono state determinanti per tutta la mia vita. 
Benché fin dalla prima stesura di questo libro il suo autore fosse tra i più alti in grado nella Marina al Servizio di Sua Maestà egli è rimasto come aveva sempre vissuto, un marinaio ed un ragazzo. 
E' in gran parte grazie a lui e alla sua passione per i giovani e l'arte marinaresca che lo scoutismo nautico è diventato popolare fin dalla nascita del nostro movimento, tanto che nel corso della Grande Guerra gli scout nautici hanno dimostrato di essere in grado di svolgere già le funzioni di Guardia Costiera quando questi sono stati arruolati nelle forze della Marina. In questo modo gli scouts hanno potuto tenere sotto controllo le nostre coste da John O'Groats fino alle Land's End durante tutto il periodo del conflitto. Inoltre hanno fornito alla flotta un considerevole contingente di segnalatori, cuochi e marinai. Questi si sono comportati bene a tal punto che alla fine della guerra hanno ricevuto i ringraziamenti pubblici dell'Ammiragliato e di Sua Maestà, il Re in persona. 
Questo libro potrà essere d'aiuto ad un gran numero di giovani per imparare a servire ancora il proprio paese ma resterà anche come la memoria della vita e del carattere del suo autore. 

Robert Baden-Powell

(Maldestramente tradotto ed interpretato da me medesimo da "Sea Scouting and Seamanship for Boys"


mercoledì 7 maggio 2014


Everglades Challenge, la sfida



Questo film di Warren Richey ci racconta la storia dei partecipanti all'Everglades Challenge 2013. Un'avventura lunga 300 miglia a bordo di piccole barche, da Tampa Bay a Key Largo in Florida. Ottantotto imbarcazioni iscritte, 62 hanno raggiunto il traguardo. Imperdibile, soprattutto al minuto 01:08:31, "Hei, cosa mangiamo a colazione, rematori o  velisti? I velisti sono più facili da digerire!". Oh, My God! Credo proprio che le ventisei barche mancanti se le siano mangiate i coccodrilli.


martedì 6 maggio 2014

Novità 2014: Etupirka, il sailing kayak

Immagine tratta dalla galleria fotografica di  Response.jp
Lo scorso 6 marzo, al "Japan International Boat Show 2014", è stato presentato un nuovo tipo di kayak a vela che può muoversi liberamente in qualsiasi condizione, si chiama ETUPIRKA che in italiano vuol dire "pulcinella di mare." 
La società che lo produce ha sede a Hokkaido in Giappone e ha sviluppato questo prodotto in tre combinazioni per garantire una maggior sicurezza anche ai principianti, e ad uno o due posti. Il kayak, che è dotato di stabilizzatori smontabili, può essere armato o solo con genoa rollabile, oppure con randa, genoa e gennaker, secondo le capacità del conduttore e le condizioni meteo marine. In più è dotato di un grosso timone per migliorare il governo del kayak nelle manovre.
Le lunghezze nelle tre versioni vanno da 4.5 ai 5.8 metri, la larghezza tra i 2.3 e i 2.4 metri con gli stabilizzatori, da 0.57 a 0.69 metri senza stabilizzatori.
Poiché tutti i componenti del kayak possono essere smontati questo può essere facilmente trasportato sul tetto dell'auto.
Per ora vengono prese solo le ordinazioni, la produzione su vasta scala è prevista da settembre o entro la fine dell'anno, ma di prezzi non se ne parla. Vedremo.

Dal sito del produttore, Kogensha


Atlas Maritimus, or a book of charts (1672)



Atlas Maritimus, o un libro di carte: descrive le coste, i capi, i promontori, le spiagge, le secche, gli scogli e i pericoli; le rotte, le baie, i fiumi e i porti, nella maggior parte dei luoghi conosciuti al mondo. Con i percorsi e le distanze, da un luogo ad un altro: tratti dalle ultime e più importanti scoperte riportate dai più abili ed esperti navigatori della nostra Inghilterra, integrati con una rappresentazione idrografica di tutto il mondo (1672).



lunedì 5 maggio 2014


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