sabato 19 luglio 2014

Romena e i suoi castelli


Ieri sera siamo andati a cena a Raggiolo in Casentino e nel tornare a casa ci siamo ricordati delle meravigliose serate al tramonto ai piedi del Castello di Romena mangiando le ciliege, i duroni casentinesi, proprio in quella "greppa" che si vede su Street View. 
Non dimenticherò mai l'ultima volta che ci sono stato, tanti anni fa il giorno in cui morì mio padre, credo che sia arrivato il momento di tornarci.



L'itinerario che vi propongo oggi, a piedi, in bici o in auto, sono i Castelli del Casentino. Da non perdere.

Il castello di Romena, Dante e Mastro Adamo   ....   ma c'è anche D'Annunzio
Le prime testimonianze sull'esistenza del fortilizio risalgono al 1088 quando era la residenza del conte Guido Alberto dei Marchesi di Spoleto, il quale partendo da questa rocca riuscì nel corso del XI secolo ad estendere i suoi domini sul Casentino. Nel XII secolo il maniero divenne proprietà dei nuovi signori della valle: i conti Guidi. Alla morte del conte Guido Guerra III (1217), i beni dei Guidi furono suddivisi tra i figli e il castello di Romena passò ad Aghinolfo, e da lui discendono i cosiddetti "conti Guidi di Romena", un ramo minore della famiglia.
L'episodio forse più celebre nella lunga storia del castello avvenne nel 1281. In quel tempo presso il castello viveva Mastro Adamo da Brescia che per conto dei Guidi di Romena, falsificava i fiorini d'oro della Repubblica di Firenze. Catturato e condannato a morte venne giustiziato nei pressi del castello nella località oggi chiamata Omomorto; l'episodio di Mastro Adamo è riportato anche da Dante Alighieri nel canto XXX dell'Inferno.
Lo stesso Dante Alighieri è vissuto per qualche tempo nel castello al tempo del suo esilio durato dal 1301 alla morte nel 1321. Dante era in buoni rapporto con i conti Guidi che accettarono di ospitarlo e proteggerlo, va detto per amor di verità che il sommo poeta risiedette però quasi sempre nel vicino Castello di Porciano. I Guidi rimasero padroni di Romena fino al 1357 quando il castello venne acquistato dal comune di Firenze.
Nel XIV secolo il castello aveva un aspetto molto diverso dall'attuale: era presente un palazzo signorile per i Signori ed anche un cassero qual punto di estrema difesa, era difeso da un sistema costituito da ben tre cerchie murarie e da 14 torri. All'interno del recinto murario vi erano le abitazioni per circa cento persone ed anche un ospedale per i pellegrini o per i poveri; in seguito le torri furono ridotte a cinque.
Probabilmente il numero delle torri diminuì già nel 1440 quando il castello fu conquistato e in parte distrutto dalle truppe arruolate dai Visconti, signori di Milano, guidate dal condottiero Niccolò Piccinino. Il castello pochi anni dopo tornò in mano ai fiorentini e da allora in poi seguì le vicende prima di Firenze poi del Granducato di Toscana. Un devastante terremoto nel 1579 ridusse il maniero in un rudere. Proprietà prima dei conti Goretti passò nel 1768, a seguito di un'asta pubblica, ai Flamini, ancora oggi proprietari del castello. Ancora nel 1889 i terreni all'interno delle mura erano coltivati con viti e olivi e addossate alla seconda cerchia di mura c'erano della case da contadini. Al conte Ottaviano Flamini si deve il restauro conservativo che ha permesso al castello di salvarsi da un inesorabile degrado. Nel castello soggiornò nel 1901 Gabriele d'Annunzio che qui scrisse gran parte dell'Alcyone.
Purtroppo durante la seconda guerra mondiale il castello venne pesantemente bombardato dall'esercito alleato per cacciare le truppe tedesche che qui si erano arroccate. (tratto da Wikipedia).


Perché ogni imbarcazione può capovolgersi, o scuffiare?

ZAGLE
Finalmente nella rivista polacca ZAGLE si dice a chiare lettere la verità: tutte le barche a vela possono rovesciarsi, ma soprattutto che il termine "yacht autoraddizzante" andrebbe bandito  definitivamente dalla terminologia nautica.
Il punto dell'articolo che mi ha fatto andare in brodo di giuggiole è stato quando si scrive:

"il ribaltamento non può essere evitato neppure se si rispettano le norme tecniche che disciplinano la fabbricazione delle barche dell'Unione europea (RCD), secondo le quali ogni imbarcazione prodotta in serie deve soddisfare i criteri stabiliti nel cosiddetto indice di stabilità - STIX. Il valore che viene fuori con questo indice offre il diritto (sacrosanto, ndr) agli yacht di navigare in un corpo idrico idoneo al limite appropriato della forza del vento e delle condizioni meteomarine, secondo le seguenti categorie di progettazione: 
A - tutte le acque, 
B - per la navigazione nelle aree marine, 
C - nella zona costiera e le baie, 
D - solo la navigazione interna, con forza del vento 4B e onda max di 0,3 m 
Tutti gli yacht che soddisfano i criteri per la progettazione di categoria C superiori a 6 m, devono essere dotati d adeguate riserve di galleggiamento in caso di allagamento.
Ma la natura, però, ignora tutte le regole, anche quelle dell'Unione Europea."

Nell'articolo potrete trovare tanto di spiegazioni e grafici smentendo coloro i quali che si illudono che avere uno yacht con chiglia fissa e baricentro più basso renda la barca più sicura, per concludere con:
"Una barca è stabile solo con piccoli angoli di sbandamento, non superiori a 20 - 30 gradi".

Che l'Elena con i suoi piantini quando la barca comincia a sbandare troppo non abbia avuto ragione? Come sempre d'altronde!

Via:  ZAGLE


giovedì 17 luglio 2014

Thalassa. Le acque del Mediterraneo


«Thalassa è la parola che preferisco fra le tante che i greci avevano per indicare il mare perché significa semplicemente acqua salata. È il luogo del vivere, l’orizzonte della pratica, il Mediterraneo dell’esperienza.» 

Le acque mediterranee, da millenni teatro di storie e avventure, continuano a regalare grandi emozioni, quelle del nuoto, del remo e della vela. Passioni antiche che l’autore ogni giorno rinnova, ascoltando la voce delle onde e dei marinai, di ieri e di oggi. Nuotare e navigare riflettono un amore unico e ancestrale per il mare, che è il punto di partenza di questo portolano sentimentale. Nelle sue pagine i piaceri e le gioie che il Mediterraneo offre quotidianamente si intrecciano con la storia, la geografia, il mito, le scienze e le arti, dando vita a un racconto intenso e vitale. Una rotta che porta dalle fondamenta di Venezia alle banchine di Genova, dalle Bocche di Bonifacio allo Stretto di Messina, dalle verdi acque adriatiche a quelle blu tirreniche, restituendo un significato concreto alla mediterraneità, che è fatto storico-culturale e appassionata pratica del mare.

Fabio Fiori, marinaio e scrittore, ha pubblicato Un mare. Orizzonte adriatico (2005), Abbecedario Adriatico. Natura e cultura delle due sponde (2008), Vela libre. Idee e storie per veleggiare in libertà (2012) e con Mursia Ánemos. I venti del Mediterraneo (2012). Scrive di paesaggio, ecologia e cultura del mare su quotidiani, riviste, tra cui «Bolina» e «Lettera Internazionale», e sul blog www.maregratis.blogspot.com

Pagine 134 
Euro 9,00 
ISBN-13 9788842553144


martedì 15 luglio 2014


lunedì 14 luglio 2014

Alla Laurea di Tommaso


Grande giornata ed evento per la nostra famiglia, Tommaso si è laureato in Ingegneria Meccanica. La sua Tesi trattava di un modello matematico per l'individuazione e il controllo di emissioni inquinanti di Ossidi di Azoto e di Carbonio all'interno di un combustore di una turbina a gas, visto che il suo indirizzo è quello energetico ... almeno per quel poco che ho potuto capire nella sua pur brillante esposizione.  Bravo Tommaso!


domenica 13 luglio 2014



venerdì 11 luglio 2014

Una puntata al Dechatlon

Kayak Sirocco e Giubbotto Tribord al Dechatlon
La necessità di dover accompagnare la Rachele al lavoro a Montevarchi ci ha convinto a fare una puntatina al nuovo negozio Dechatlon di Figline Valdarno.
L'impressione generale è stata positiva, ovviamente se non si cercano abbigliamento e attrezzature di fascia alta, per queste cose ci vogliono ancora i negozi specializzati. 
In questo magazzino invece determinati capi od oggetti si trovano a prezzi estremamente bassi, come il costume della Tribord che ho pagato solo 3,89 € e  le scarpette da camminatore che mi sono costate 13 €.
A parte questo mi sono piaciute molto le canoe gonfiabili Sevylor Sirocco e Thaiti, che, come avrete visto negli articoli precedenti, possono essere facilmente dotate di kit velico. Inoltre ho potuto constatare con grande interesse che la borse sono veramente a portata di "braccio". Anche il comodo giubbotto salvagente Tribord, acquistabile per solo 16 €, non è affatto male.



mercoledì 9 luglio 2014

Dieci anni, un sogno, tre barche e un salsicciotto


Il sogno
Ho sempre navigato fin da bambino con mio padre ma con barche a motore. La decisione di acquistare una barca a vela da condividere con la mia famiglia la presi una notte in ospedale mentre vegliavo Tommaso. Da quella notte in poi la mia vita ha cambiato completamente direzione, con la vela ho scelto la semplicità e l'affetto dei miei, a scapito del lavoro e di una carriera che, per quanto brillante, non era certo esaltante. 
Eravamo nel 2003, sono passati undici anni e non mi pento affatto di aver deciso di vivere un sogno, non so quanto durerà ma questi sono stati certamente anni meravigliosi.

Un po' di storia e di cifre
Ho acquistato la mia prima barca a vela il 1 luglio del 2004 e scegliemmo una fra le più belle delle piccole, un Jeanneau SUN 2000, usata poco dal 2001, armata di tutto punto e dotata di carrello per il prezzo di 19.500 €. Dopo aver constatato tutti assieme che la vela era un'esperienza meravigliosa decidemmo di comprarne una più grande da tenere al mare e la rivendemmo quasi allo stesso prezzo solamente dopo un anno. 
E' stato un errore di cui mi sono pentito anche se il Beneteau FIRST24,  pagato 18.000 €, è stata una barca fantastica. IL FIRST 24, anche se ben tenuto, aveva una ventina d'anni. L'abbiamo tenuto fino al 2008, ovvero fino a che non ci siamo resi conto di non essere né ricchi né lupi di mare e che quindi sarebbe stato opportuno tornare ad una barca più piccola ed economica. Il FIRST 24 la vendemmo a circa 15.000 €. 
Il Navikom Phoenix 600 (VIKO 20), che acquistammo nel 2008, tolto il trasporto fino ad Arezzo e con carrello incluso, lo pagammo circa  11.500 €. "Aspirina" è ancora di nostra proprietà, spero ancora per molto tempo, anche se è sempre più difficile mantenere un cabinato.
Il salsicciotto a vela l'ho avuto in regalo da un gentile e affezionato lettore in cambio di due libri su Arezzo che ho pagato circa 50 €. Spero di farne un piccolo gioiello.

I costi
L'argomento è molto complicato perché se oggi Aspirina non ci costa più di qualche centinaio di euro l'anno c'è da considerarne la svalutazione che, specialmente di questi tempi, galoppa. Diciamo che nel nostro caso la barca ci è venuta a costare da circa 1300 euro/ anno di oggi ai 3000 euro/ anno di quando l'abbiamo tenuta al mare. Se non ho fatto male i conti i costi ci dovrebbero essere compresi tutti gli oneri, incluso l'acquisto e il valore residuo dell'usato.
In pratica con questi soldi ci si sarebbe potuta fare una buona vacanza di un paio di settimane al mare, alberghino, ciabattine e coccodrillo gonfiabile sotto l'ascella. Abbiamo preferito avere la nostra barca a disposizione per almeno sei mesi l'anno anche se l'utilizzo, purtroppo, non è mai sufficiente per giustificare in pieno l'investimento.

Una valutazione globale
Ho fatto una valutazione globale, spero obiettiva, delle tre barche e se oggi posso assolutamente affermare che io personalmente comprerei già da subito un VIKO 20, al velista medio quest'ultimo non lo consiglierei. In generale consiglierei questo:
Al velista che cerca emozioni, tecnica e prestazioni: Jeanneau SUN 2000 (lago - mare)
Al crocerista che ama stare almeno due settimane in barca: Beneteau FIRST 24 (mare)
All'amante della passeggiatina (giornaliera o week end) e dello "slow sailing" in comodità:  NAVIKOM VIKO 20 (lago - golfo)

MODELLO SUN 2000 FIRST 24 VIKO 20
Estetica 9 8 6
Performance 9 8 6
Carico utile 8 9 6
Qualità attrezzature 8 8 6
Gestione e trasporto 6 4 9
Abitabilità esterna 8 8 7
Abitabilità interna 4 8 7
Prezzo acquisto nuovo 7 6 9
Prezzo acquisto usato 6 7 8
Sicurezza 7 9 5
Economicità 7 5 9

79 80 78

Come si vede dalla tabella pregi e difetti si compensano a tal punto che l'unica differenza tra le tre barche sta solo nel fatto di cosa ci si vuole fare. Inutile e dannoso il discorso di quella che perdona errori, la natura non perdona mai.


martedì 8 luglio 2014


Tuilik, kayak inshore

TUILIK
Con piacere vi giro quanto segnalatomi dall'amico lettore Enrico, d'altro canto a pagaia o a vela su di un kayak bisogna saperci andare e quale occasione migliore se non farsi un bel corso presso il Centro Velico Caprera con Tuilik?

Ciao Enrico, come promesso ti inoltro il collegamento al sito tuilik
In questo momento ci sono ancora dei posti disponibili per il corso che ho organizzato presso il Centro Velico Caprera. 
Ti sarei grato se potessi diffondere. 
 Ciao e buona domenica. 
 Guido 

 PS bellissimo il tuo progetto "cantiere"!

Guido Grugnola mobile +39 335 286 606
TUILIK srl Sea kayak courses, guiding, gear, lifestyle
Via Lampugnano, 175 20151 Milano
partita iva 08548100968
tuilik.com
rounditalycruise.it



lunedì 7 luglio 2014

Samara 2014



L'ansa di Samara è un grande tornante situato a circa la metà del fiume Volga alla confluenza del fiume Samara.
Lo scrittore russo Aleksej Tolstoj trascorse parte della sua vita a Samara e in suo onore venne eretto un monumento.
Durante la Seconda guerra mondiale visse a Samara il musicista Dmitrij Šostakovič che compose la sua Settima Sinfonia.
Imperdibili le belle foto della crociera con un catamarano gonfiabile a vela. Se poi osservate da Google Maps con lo Street View potrete capire come sia cambiata la Russia in questi ultimi venticinque anni.




Al via gli scavi all'interno del Castello del Leone



CASTIGLIONE DEL LAGO - Verrà avviata, a partire da 27 maggio e per 5 settimane, la prima campagna di scavi archeologici nel territorio del Comune di Castiglione del Lago che avranno luogo in pieno centro storico, nell'area della rocca, nei mesi di maggio e giugno 2014. Le indagini vedranno all'opera archeologi e studenti dell' Umbria Institute di Perugia provenienti da varie Università degli Stati Uniti d’America, sotto la direzione scientifica del Dott. Paolo Bruschetti, con la concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la supervisione della Dott.ssa Marisa Scarpignato della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Umbria e il contributo tecnico di Intrageo - Impresa Archeologica di Todi. (Leggi tutto su UmbriaLeft).

Così quando troveranno lì sepolto il Santo Graal, nascosto ai piedi del mastio triangolare verso la metà del Duecento da Frate Elia da Cortona, potranno dire "il Lenzi l'aveva detto!" su: Il Castello del Leone, la Sequenza di Fibonacci e il Santo Graal.
Attenzione però, "solo l'uomo penitente potrà passare!"



domenica 6 luglio 2014

OMG: portarsi via la boa



Al big match race a Marstrand in Svezia, l'equipaggio italiano di Simone Ferrarese ha preso una boa di poppa e se l'è portata via. Sorprendentemente, è rimasta in alto volando di poppa per lungo tempo.

Via: Yacht.de


Collapsible Catamaran, dal passato un catamarano pieghevole

Da Popular Mechanics, giugno 1960
A pagina 87 della rivista Popular Mechanics del giugno 1960 si trova un interessante articolo che tratta la realizzazione di un catamarano smontabile i cui scafi sono stati realizzati con due canoe pieghevoli. 
Di seguito riporto la mia maldestra traduzione ed interpretazione dell'articolo:

Nella figura sopra si può osservare che il catamarano, una volta assemblato, può navigare anche con un vento sostenuto e ad alta velocità. 
Dalla figura sotto, quella con la vista frontale, si può capire che le derive possono non essere necessarie. Poi si può vedere la sezione dello scafo smontato con le traverse e una sezione del ponte. 
Lo spazio a disposizione all'interno degli scafi può essere utile per le riserve di galleggiamento ma anche per lo stoccaggio di materiale. 
Una volta ripiegato, il catamarano può essere contenuto in una scatola da 60 x 90 x 500 cm e per il suo montaggio in spiaggia , il varo in acqua e la partenza bastano pochi minuti. 
Il segreto della sua rapidità di montaggio e facilità di gestione è lo scafo in neoprene dotato di una cerniera che permette l'adesione allo scheletro. 
L'albero in alluminio, di circa 6.70 metri, è suddivisibile in due sezioni, così come il trapezio autosvuotante.
Completamente attrezzato il catamarano ha una superficie velica di circa 15 metri quadrati, armato a sloop standard.
All'interno dei due scafi vengono contenuti quattro sacchi gonfiabili che fungono da riserva di galleggiamento.

Da Popular Mechanics, giugno 1960
Non aggiungo ulteriori commenti  se non la considerazione che questo interessante catamarano a vela potrebbe essere realizzato da chiunque, con pochi soldi, anche se non si possiede una grande esperienza di autocostruzione.


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