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martedì 29 marzo 2016

L'area archeologica di Castelsecco con le sue mura ciclopiche, ad Arezzo


Mi sento un privilegiato nell'avere la possibilità di vedere l'area archeologica di Castelsecco quando la mattina apro le finestre di casa eppure, nonostante questo, erano diversi anni che non ci tornavo. Purtroppo lo scandaloso interramento dei tesori che oggi nasconde mi ha fatto desistere dal visitarla ancora, l'oblio in cui è stata volontariamente sprofondata è molto comune negli aretini e più in generale monumento assolutamente sconosciuto al resto dell'umanità.
Castelsecco è il simbolo dell'incapacità, dell'inettitudine, dell'incoscienza e della sconsideratezza dei nostri amministratori pubblici, nonché dei magnati della finanza e dell'industria che da questa città hanno preso e basta, forse inconsciamente consapevoli di essere talmente mentecatti di non saper gestire una tale ricchezza se non pensando bene che l'unica cosa da fare fosse quella di sotterrare tutto di nuovo in modo da conservarla per i posteri, forse migliori di loro. Qualcosa a dire il vero hanno fatto, oltre a nascondere, come il restauro della chiesetta San Cornelio e San Cipriano nonché la risistemazione dell'area a parco pubblico, ma nulla di più. Infatti mentre ciò che è sotto terra si può supporre che si stia conservando abbastanza bene le mura ciclopiche etrusche mostrano i segni del tempo e della scarsa manutenzione poiché ci crescono erba e alberelli che, come ben sappiamo, sono micidiali strumenti di distruzione per questo tipo di opere murarie.


Questo è quanto si trova in rete sull'argomento:
"Il teatro che si trova sulle mura, è forse l'unico esempio di "omaggio alla vita" che gli etruschi abbiano mai costruito. Un teatro dedicato alla bellezza femminile che fu ricoperto di terra poco dopo la scoperta, per evitarne il deterioramento. La copertura è stata effettuata dopo che tutta l'area è stata rivestita con del materiale impermeabile, per garantirne la migliore conservazione. Un'azione questa che fu duramente criticata. Il fatto è che in tanti anni, il sito dove si trova il teatro, non ha mai avuto il giusto interesse che avrebbe dovuto avere un simile posto." (fonte: ruderimedievali)

Castelsecco com'era quando fu scoperta
La dea etrusca in onore e devozione alla quale era stato edificato questo monumento consistente in un teatro ed in un tempio posto nella collinetta sovrastante le mura ed il teatro stesso si chiamava UNI, "era la suprema dea del Pantheon etrusco e patrona di Perugia. Formava con Tinia e Menrva un potentissimo triumvirato. Uni era la madre di Hercle, suo marito Tinia ne era il padre. Equivale nella mitologia greca a Hera mentre in quella romana a Giunone" (fonte: wikipedia).


La visita che abbiamo fatto con Elena ci ha fatto venir voglia di tornarci presto, magari a piedi da casa visto che si sta parlando di poco più di due chilometri in linea d'aria, per starci tutto il giorno con un pic-nic nella piccola area attrezzata, ovviamente assolutamente deserta.


Una particolarità di grandissima importanza che vorrei notassero i lettori è la geometria delle mura consistente in nicchie semicircolari comprese tra contrafforti. Questo fa presupporre che all'interno delle nicchie ci potessero essere sistemate delle statue completando e valorizzando la funzione pubblica e religiosa del complesso. Doveva essere un monumento di straordinaria bellezza, unico nel suo genere ed inserito in un anfiteatro naturale incontaminato.




sabato 26 marzo 2016

Una "daycation" tra archeologia, natura e storia

La scalinata monumentale del Melone II del Sodo a Cortona
Venerdì Santo all'insegna dell'archeologia, della natura e della storia, un po' per proseguire l'Etruscan Tour, un po' per anticipare le nostre prossime uscite in barca che vorremo fare anche nella parte sud est del lago Trasimeno, tra San Feliciano e Monte del Lago.
Abbiamo iniziato la giornata con una vista alle tanelle, "Angori" e di "Pitagora", due tombe etrusche ellenistiche a forma cilindrica che ricordano in piccolo le "moli" ben più possenti presenti nella Roma Imperiale, risalenti con molta probabilità al II secolo a.C.

La "Tanella di Pitagora"
Ma la scoperta più bella ed inattesa è stata la possibilità di visitare il II Melone del Sodo che trovammo chiuso quando andammo al MAEC di Cortona; è semplicemente meraviglioso con la sua scalinata monumentale. In merito a questo monumento e alle sue origini mi sento in completo dissenso nei confronti degli studiosi che lo ritengono un accesso alla sommità del tumulo o ad un altare bensì, al contrario, io lo credo un accesso al mondo sotterraneo ultraterreno degli etruschi, in perfetta coerenza con le "vie cave" che abbiamo già visitato a Sovana, infatti secondo me questa scalinata serviva a discendere, non a salire. E' un monumento unico e di straordinaria bellezza e finitura, lo potrete vedere dalle foto.
Purtroppo abbiamo anche constatato che i lavori di scavo alle tombe presenti nel tumulo, iniziati diversi anni fa, sono rimasti bloccati a causa di mancanza di fondi. Eh bé, ritengo giusto che vengano pagati prima i vitalizi a tutti gli ex deputati, senatori, consiglieri regionali e ai figli degli ex Presidenti della Repubblica, nonché alla Cicciolina e alla Minetti tanto per fare qualche nome, prima  di investire i soldi delle nostre tasse in questi tesori ben meno importanti. Bisogna certo pensare prima ai simboli della nostra democrazia e non al nostro "vero petrolio"; altro che trivelle! 

Lavori di scavo in completo stato di "interruzione"
Questo scandaloso abbandono degli scavi mi ha lasciato così sconcertato che ho concluso che non sarà un nome o un partito ad orientare il mio prossimo voto alle elezioni politiche ma semplicemente verso chiunque abbia intenzioni serie nel cacciare questi malfattori che ci stanno governando e ci hanno governato in tutti questi anni, dai Cavalieri, agli amici dei Bertinotti, fino all'inqualificabile "rottamatore" Renzi. Ma torniamo alle cose belle e dimentichiamoci delle nefandezze.
A mangiare delle ottime schiacciatine farcite che avevamo comprato a Castiglion Fiorentino ci siamo fermati nella stupenda cornice del lago Trasimeno che si vede da Borghetto, dove eravamo già stati a fare cartopping la scorsa estate, Vi ricordate? La Bella Vita!

Borghetto, un posticino attrezzato anche per il pic-nic
E poi via verso Monte del Lago, un luogo pieno di fascino e poesia, ma prima ci siamo fermati al Lido Santino.

Lido Santino, un bel posto dove fare "cartopping"
Purtroppo non ci eravamo accorti che a Borghetto l'otturatore si era appannato e le tanto agognate foto che volevo fare da tempo a Monte del Lago sono venute un po' "paradisiache".

Il famosissimo scorcio di Monte del Lago che tutti fotografano
Monte del Lago vale assolutamente una visita, per un attimo avevo pensato che Villa Aganoor Pompilj e la maestosa Villa Schnabl potessero essere visitabili grazie alla "Settimana del FAI", ma sarei stato in ogni caso in ritardo.

Dalla poesia "Trasimeno" di Vittoria Aganoor Pompilj
Questa targa apposta in una casa nei pressi di Villa Aganoor Pompilj mi ha ricordato la tragica ma allo stesso tempo grandissima storia d'amore tra la nota poetessa di origini armene e suo marito Guido. Se vi ricordate ne avevo parlato in un vecchio post, "Luminoso e giocondo come di maggio".
Infine abbiamo concluso come due giovani fidanzatini innamorati nel lungolago di San Feliciano. Insomma, una "daycation" fantastica!



sabato 19 settembre 2015

Veleggiare nel Lago di Vico, tra la Villa Farnese e la Necropoli di Norchia


Populonia, Golfo di Baratti e il Lago di Molveno nelle Dolomiti saranno quasi certamente i primi tour pianificati per l'anno prossimo ma non potremo fare a meno di fare anche una veleggiata nel Lago di Vico in mezzo a due escursioni importanti, la Villa Farnese a Caprarola e la Necropoli di Norchia.

Mappa escursione
Il Palazzo Farnese, a Capraola, è uno dei migliori esempi di dimora d'epoca presenti nel nostro territorio nazionale e forse non tutti sanno che uno degli architetti è lo stesso che ha realizzato la Fortezza Medicea di Arezzo, Antonio da Sangallo il Giovane; inconfondibile la pianta di tutti e due gli edifici, mi è bastato vedere il Palazzo Farnese dall'alto per capire immediatamente chi l'avesse progettato.

Palazzo Farnese a Caprarola, via Wikipedia
Andando indietro di circa duemila anni, dall'altra parte del lago, lungo la via Clodia che si dirigeva verso Tuscania ed il mare (tutte le strade degli etruschi andavano verso il mare)  si trova un'altra delle meraviglie archeologiche del nostro paese, la Necropoli di Norchia, già presente nel territorio fin dal IV o V secolo a.C.
Nella rete potrete trovare diverse descrizioni del sito archeologico, attualmente in completo ED INCREDIBILE stato di abbandono, e varie tipologie di escursioni da attuare ma io vi consiglio di leggere la prima descrizione che ne fece il Dennis nel suo "Cities and cemeteries of Etruria", a pagina 242. Un'ottima trascrizione in inglese è QUI, ma dalla quale si può estrarre una discreta e fedele traduzione con il Google Translate, e benché il libro sia stato scritto nel 1848, più di 150 anni fa, chi ci è stato mi ha assicurato che è rimasto tutto esattamente com'era allora, a parte le ingiurie del tempo.


Anche a Norchia c'è una via cava, come avevamo visto a Sovana, che intendo esplorare, la "cava buia", via che è ormai quasi certamente appurato che non si trattava né di strada di collegamento né di struttura militare ma, proprio perché realizzata come tutte le altre solo in prossimità delle necropoli, una strada che introduceva i morti nell'aldilà, oltretomba che per gli etruschi era legato alle viscere della terra. QUI potrete trovare qualche informazione in più a riguardo (anche se si parla di quella di Sovana), e ha importanza relativa se poi questa si sia trovata esattamente lungo la via romana Clodia, successivamente utilizzata dai romani come collegamento viario.

Le tombe rupestri della Necropoli di Norchia, immagine tratta da Wikipedia
Ovviamente porteremo con noi anche la nostra barchina, come abbiamo sempre fatto quest'anno.




martedì 4 agosto 2015

Sovana, il video



Noi nelle "vie cave", nel cavone e nella Cattedrale di Sovana alla ricerca del Sigillo di Re Salomone. Purtroppo nel cavone, chiuso per lavori, abbiamo incontrato gli archeologi e siamo dovuti tornare indietro perché eravamo entrati con un sotterfugio, quindi niente Sigillo, magari si vede qualche indizio in altri luoghi ed in altre immagini. Chissà, vedremo.

Il cavone di Sovana


venerdì 31 luglio 2015

Da Sovana al mare, con la barca

Il parco archeologico "Città del Tufo"
Il desiderio di vistare i luoghi in cui il mio trisnonno, tra il 1859 e il 1860, aveva trovato numerosi reperti etruschi oggi conservati presso il Museo Nazionale Archeologico di Firenze era forte e finalmente ci sono riuscito, cercando di combinare il bisogno di Elena di rilassarsi assieme alla mia passione per la vela.

La barchina ormeggiata davanti all'Hotel Resort Sovana
Saremmo riusciti a fare tutto se non fosse stato che al Club Velico Grosseto non ci avessero consigliato di non uscire, c'era troppa onda e vento ed in effetti, a parte qualche barca di grandi dimensioni in lontananza, non è uscito nessuno per tutto il giorno.

Il demone alato, angeli e demoni fin dalla notte dei tempi
La visita al Parco Archeologico di Sovana che comprendeva la Necropoli Etrusca e le Vie Cave è stata semplicemente meravigliosa, la scoperta di un qualcosa di incredibile e di unico, ma anche il paesino di Sovana ci ha stupito per la sua bellezza.


Non sarei più coerente con la mia proverbiale brevità nell'esposizione se descrivessi con dovizia di particolari tutto ciò che abbiamo visto, le immagini parlano da sole, l'unica considerazione che mi viene da fare è che qui da noi in Italia non abbiamo capito proprio un bel nulla: lungo la strada pochissime indicazioni per arrivare in un posto così meraviglioso invece ho visto tantissimi capannoni e decine di fabbriche di cucine. Mi chiedo, ma chi le compra più le cucine? Non è che dovremmo cominciare a pensare a valorizzare meglio il nostro territorio unico per archeologia, arte, cultura, architettura, storia, natura e bellezza?
Non è arrivato il momento di pensare di cambiare rotta? Ditemi un po' voi, tanto più che in tutto ciò dovremmo essere i primi al mondo.

La piscina dell'Hotel Resort Sovana, tutta per noi e per pochi altri
L'elegantissimo Hotel Resort Sovana era quasi esclusivamente a nostra disposizione e di pochi altri provenienti da oltre oceano; così non abbiamo invidiato coloro che il giorno dopo abbiamo visto assiepati nelle spiagge dell'Argentario, luogo che abbiamo prontamente abbandonato.

Il Club Velico Grosseto a Principina a Mare
Al mare, nei pressi di Principina a Mare, ho individuato il luogo dove parcheggiare l'auto liberamente, scaricare la barca ed il corridoio per trasportarla fino all'acqua, il tutto nei pressi del Club Velico Grosseto e del Bagno Petite Europe, una struttura che mi è sembrata ben organizzata, pulita ed efficiente.

Il corridoio per il trasporto della barca dal parcheggio
Sono giunto alla conclusione che con la Walkerbay, nella passerella per l'accesso alla spiaggia libera o al corridoio di lancio, non conviene utilizzare il carrello bensì la ruotina posta sulla chiglia della barca stessa, credo si faccia molta meno fatica a causa della sabbia che si impasterebbe nelle ruote.


Insomma, mare mosso parte, questa gita tra Sovana ed il mare con la barca è stata meravigliosa. Imperdibile la FOTOGALLERY completa, a breve monterò anche un filmatino di noi tra le "vie cave" alla ricerca del Siglillo del Re Salomone.



I fantasmi degli etruschi si aggirano per la necropoli di Sovana


Qui ci sono sufficienti argomenti per fare una trasmissione con Roberto Giacobbo di Voyager perché se è pur vero che nelle tombe etrusche e nelle cave di Sovana io i fantasmi non li ho visti è possibile che li abbia fotografati.
Della nostra gita a Sovana fino al mare ne parlerò dettagliatamente nel prossimo articolo ma non ho potuto resistere nel volervi anticipare questa strana e misteriosa esperienza.
Mentre facevo le foto all'interno delle tombe etrusche nel "Parco Archeologico di Sovana" la macchina fotografica mi si è ripetutamente inceppata e solo attraverso una serie di accensioni e spegnimenti è ripartita fino a bloccarsi definitivamente nel corso delle foto che stavo effettuando nella "cava di San Sebastiano", forse la più misteriosa e densa di storie per le strane croci incise nelle sue pareti, nel punto esatto detto "dell'oratorio". 


La macchina fotografica poi ha ripreso a funzionare inaspettatamente il giorno dopo, una volta ripartiti da Sovana, tanto che le foto successive le abbiamo dovute fare con lo smartphone.


Questo è davvero un mistero, che i fantasmi degli etruschi non siano queste bollicine che compaiono nella foto? Mah, la nostra gita è stata davvero divertente anche questa volta, tra mito e realtà!



mercoledì 22 luglio 2015

Alla ricerca del Sigillo di Re Salomone

Dalla relazione del Conte Conestabile della Staffa del dicembre 1859 sull'Archivio Storico Italiano
Mancava solo quello e l'abbiamo trovato, era a Sovana il "Sigillo del Re Salomone", il pentacolo, successivamente ed erroneamente identificato con la stella a sei punte del Re Davide.
Che Re Salomone, specialmente negli ultimi anni del suo regno, non fosse stato un praticante della religione ebraica del tutto ortodosso a causa delle numerose mogli e figli che credevano in un'innumerevole schiera di dei lo si sapeva, e di questa stirpe si è sempre cercato traccia.
Ebbene l'abbiamo trovata a Sovana, e con numerosi indizi che ora vado ad elencare:
  • la stella a cinque punte incisa nella parte interna delle tazze di terra nera rinvenute nella necropoli etrusca di Sovana. Le tazze oggi sono conservate presso il Museo Archeologico Nazionale di Firenze;
  • la svastica incisa nel "cavone" più grande della necropoli etrusca di Sovana accanto al cognome gentilizio VERTNA. La svastica, presente anche in un urna cinera rinvenuta a Vulci, è ritenuto ufficialmente dagli studiosi uno dei simboli (il nodo) collegato alla stella di Re Salomone; 
  • la tomba "Ildebranda" a forma di tempio, una delle più grandi ed importanti di tutta l'Etruria;
  • l'archetipo, assolutamente originale rispetto alle cattedrali romaniche del tempo, del duomo di Sovana è in tutto e per tutto simile a quello del tempio di Salomone. "Dietro armonia e bellezza, qui è stata inserita ad arte la sapienza che re Salomone riconobbe in Hiram, l’archetipo di Tyro chiamato a costruire il Tempio di Gerusalemme considerato il più importante mai edificato in onore dell’Altissimo. La stessa sapienza dei numeri, proporzioni, misure, simboli e forme, tradizionale retaggio dei costruttori di chiese e cattedrali che nobilitarono con la loro arte il medioevo cristiano." (Via: stampalternativa)
La ricostruzione della tomba Ildebranda a forma di tempio a Sovana
Tengo a precisare che, erroneamente, si cita come scopritore della tomba Ildebranda colui che l'ha portata alla luce nel 1924 ma di fatto il primo a notarla è stato l'archeologo inglese Ansley nel 1843 e poi successivamente, come risulta dagli annali dell'Archivio Storico Italiano, nella relazione sugli scavi etruschi della Società Colombaria, viene citata da Pietro Capei in quanto rinvenuta dal mio trisnonno nella campagna di scavi della primavera del 1861 e precedenti del 1859: 

"E ne' pianetti di Sovana altresì voluto avrebbe la direzione portare l'opera sua; conciossiachè insin dall'anno precedente avesse scorto un monticello o tumulo che pareva nascondere un sepolcrale edificio; monticello spettante alla signora Rosa Santarelli di Pitigliano : ma incontrato il 3 di aprile sulla faccia del luogo un mandatario di lei che domandava la ingente somma di scudi cinquecento per la pura e semplice licenza di scavare, dovè il signor ..... (omissis mio trisnonno) ristringersi nelle spalle, contento dello avere appurato come quel monticello, ingombro di colonne e di muri, sembri esibire ruderi di un tempietto e non di una tomba."



A questo punto appare chiaro dalle evidenze che non è plausibile che il popolo etrusco possa avere un origine ebraica ma, al contrario, una discendenza del Re Salomone non di religione ebraica.
Sembra così cadere completamente anche la tesi dello sterminio del popolo etrusco da parte dei romani, di certo c'è stata un'assimilazione, forse una estinzione parziale per motivi sociali, economici e politici ma non uno stermino vero e proprio per motivi religiosi come qualcuno ha asserito.
Il 28 siamo al Sovana Hotel Resort a verificare in loco queste ultime scoperte che poi confuteremo, non appena ci sarà possibile, con gli oggetti esposti al Museo Archeologico Nazionale di Firenze; il 29 andiamo a veleggiare all'Argentario, sempre con la barchina sul tetto dell'auto ovviamente.


Nota: Ho volutamente omesso il nome e cognome del mio trisnonno per dovere di riservatezza, essendo gli eredi impossibilitati ad autorizzarmi la divulgazione nel motore di ricerca. Questa informazione si può trovare nella documentazione dell'Archivio Storico Italiano - Resoconto degli Scavi della Società Colombaria.


venerdì 3 luglio 2015

Da Sorano al Lago di Bolsena, con la barca


Con la nostra barchina sul tetto dell'auto abbiamo visitato, e poi navigato, luoghi di straordinaria bellezza.

Sorano, parco archeologico "città del tufo"
Prima la cittadella di Sorano, un borgo caratterizzato da un dedalo di vicoli, cortili, archetti, portali bugnati, scale esterne, logge e cantine scavate nel tufo oltre che da edifici civili, religiosi e militari di grandissimo pregio. Sicuramente da non perdere una vista al "ghetto ebraico", alla "fortezza Orsini" e al "masso leopoldino".


Poi alle Terme di Sorano abbiamo trascorso un pomeriggio ed una nottata all'insegna del relax e dei bagni termali.


Elena ha potuto riposarsi dopo le fatiche di un anno scolastico impegnativo, formare i suoi alunni con serietà non è compito facile e privo di fatica sia fisica che mentale. E' per questo motivo che ho preferito alternare e combinare la mia passione per la vela con attività che si confacessero anche alle sue necessità.


Le Terme di Sorano è un complesso residenziale immerso nel verde della Maremma toscana dotato di un centro benessere e una piscina termale all'aperto con acqua ad una temperatura di 37°C. Il centro è stato costruito intorno ad un antico monastero, la casetta dove abbiamo soggiornato è proprio quella che si vede vicino alla chiesa. Nelle vicinanze delle piscine "moderne" si trova l'antica vasca termale del "bagno dei frati". 


Infine, il giorno dopo ci siamo orientati verso il Lago di Bolsena, molto più vicino, a soli trenta chilometri da Sorano, e non verso il mare dell'Argentario, località che per quanto meravigliosa ci avrebbe privato di un bel po' di tempo per veleggiare.. 


Ne è valsa assolutamente la pena, in questo bellissimo lago del nostro centro Italia siamo stati ospiti del Bolsena Yachting, un piccolo circolo velico situato sulle sue sponde dove non è mancata disponibilità e cortesia.


Il vento non è stato tantissimo, rafficato solo a tratti,  ma a me piace così: orientarmi tra i refoli a ricercare l'andatura giusta per volteggiare sempre e comunque, con la speranza che anche Elena trovi il coraggio di salire in barca con me.
Questa è la FOTOGALLERY completa. Stiamo già pensando di tornare in zona entro breve tempo per visitare le tombe etrusche, i cavoni e tante altre cose poste nelle vicinanze tra Sorano, Sovana, Bolsena e Orvieto.
Il viaggio con la barca sul tetto dell'auto non ha creato alcun problema, in autostrada al ritorno sarei riuscito a procedere a velocità ben superiori agli 80 km/ h ma ho cercato di mantenermi entro i limiti di legge pur essendo molto fastidioso farsi superare dagli enormi autoarticolati che la percorrono.
Conclusione: una gita fantastica!









sabato 13 giugno 2015

Sovana, escursione all'Ildebranda alla ricerca del tesoro di Montecristo


La prenotazione alle Terme di Sorano è stata completata e, visto che andremo lì nel pomeriggio, ci rimane una parte della giornata per fare un'escursione alle necropoli etrusche di Sovana, argomento di cui abbiamo già parlato ma che necessitava di un'accurata pianificazione.
Non riusciremo sicuramente a vedere tutto quello che ha scavato il mio trisnonno, di certo partiremo dalla più famosa Tomba Monumentale Ildebranda per addentrarci  lungo il Cavone, verso la misteriosa svastica scolpita accanto ad una scritta etrusca. QUI c'è il resoconto degli scavi stilato dallo storico ed intellettuale del tempo Pietro Capei, nel 1861, per conto della Società Colombaria.
Io credo che quella svastica sia stata incisa durante l'ultima guerra dalle truppe naziste in fuga e forse nascondono un mistero. Che lì vicino ci sia sepolto un tesoro tipo quello del Conte di Montecristo scoperto nel 2004 in un pollaio a Sovana?

Alcune delle 498 monete appartenenti al Tesoro di Montecristo esposte a Sovana
Speriamo di aver più fortuna di quando siamo andati "Alla ricerca del tesoro perduto di Re Porsenna", ma questa volta andremo a dare un'occhiata armati di paletta; speriamo però di non trovarsi in una situazione del genere.


Scherzi a parte non vedo l'ora, il giorno dopo partiremo per una bella veleggiata all'Argentario, tempo permettendo.



martedì 12 maggio 2015

The next "Walkerbayers" Tour


Not a conventional tour, se proprio lo si vuol vedere dal punto di vista nautico, ma noi siamo quelli di terraferma e per quanto "terricoli" sappiamo bene che anche gli etruschi sono stati "thalassokràtores", ovvero come li ha definiti Dionigi d'Alicarnasso "dominatori dei mari".
Oltre Chiusi e la visita all'ipotetica tomba del grande Re etrusco Porsenna, alla ricerca del suo tesoro perduto, ci spingeremo verso le cittadelle di Sorano, sede della magnifica Fortezza Orsini, e Sovana per visitare luoghi le cui origini si perdono nella notte dei tempi.
In questi paesi perduti in mezzo alla Maremma il mio trisnonno, tra il 23 marzo e l'8 maggio 1860, ha escavato ben 104 tombe etrusche rinvenendo numerosissimi reperti oggi esposti al Museo Nazionale Etrusco di Firenze.
Cammineremo nella storia attraverso le Vie Cave, denominate anche Cavoni, che costituiscono una suggestiva rete viaria di epoca etrusca che collega vari insediamenti e necropoli nell'area compresa tra Sovana, Sorano e Pitigliano, sviluppandosi prevalentemente in trincea tra ripide pareti rocciose di tufo e poi la vista alle necropoli, quelle meno conosciute, quelle che si trovano solo negli archivi delle biblioteche, e dove si possono nascondere ancora immensi tesori.

Foto tratta da Wikipedia
Attraverso le Vie Cave ci spingeremo verso la stupenda Tomba Ildebranda per proseguire verso la Necropoli di Grezzano, la Valle Buona, il Poggio della Cava, il Felciaio, i Campi della Madonna, il Pischero e il Poggio di Brisca.

Tomba Ildebranda, via Wikipedia
Terminate le visite alle rovine etrusche e alla Fortezza degli Orsini, che si dice essere magnifica, ci fermeremo fino alla mattina seguente alle Terme di Sorano.

Hotel Terme di Sorano
Il mare, che lo raggiungeremo con la barchina sul tetto dell'auto, sarà quello dalle Bocche d'Albegna in poi, nei pressi di Albinia e dell'Argentario che, in caso di venti e mari sfavorevoli, ci permetterà di girargli attorno alla ricerca di acque più tranquille nelle quali veleggiare fino a sera, quando ce ne torneremo a casa.
Sotto, una bella baietta nei pressi di Porto Santo Stefano che potrebbe essere l'ideale per noi.




sabato 2 maggio 2015

Alla ricerca del tesoro perduto di Re Porsenna


"Le tradizioni Toscane parlano del potente lucumone che, sentendo la morte arrivare, aveva fatto costruire un cocchio trainato da 12 cavalli tutto d'oro, così come una chioccia con cinquemila pulcini, anch'essi d'oro." 


Sulla base dei resoconti che il Conte Gian Carlo Conestabile della Staffa aveva fatto degli scavi etruschi effettuati in collaborazione col mio trisnonno sapevo che avevano escavato anche il "Tumulo di Poggio Gaiella" che per molti anni era stata ritenuta la possibile sepoltura del potente lucumone di Chiusi, quel Re Porsenna che mise sotto scacco Roma. Dopo la delusione avuta dal fatto che eravamo arrivati tardi per il giro delle tombe organizzata dal museo di Chiusi ci siamo avviati verso Poggio Gaiella. Per caso e solo per l'occhio acuto di Elena abbiamo trovato il tumulo che per un altro evento fortuito era stato ripulito proprio in questi giorni. Del tesoro perduto di Porsenna non abbiamo trovato neanche uno dei cinquemila pulcini d'oro ma la visita è stata bella lo stesso, soprattutto dopo aver apprezzato anche le catacombe di Santa Mustiola, il bellissimo museo di Chiusi, la città di Chiusi ed infine il suo stupendo lago.


Di seguito, nella mappa, sono riportati i luoghi di escavazione effettuati dal mio trisnonno, ingegnere, in collaborazione con la Società Colombaria, sotto la direzione del Conte Giovan Carlo Conestabile della Staffa nell'Agro Chiusino, nelle due campagne tra il 1858 e il 1859.


domenica 25 gennaio 2015

25 gennaio 2015 - Zahi Hawass a Cortona



"Nell’ambito delle iniziative programmate nel 2015 per celebrare i 10 anni del rinnovato MAEC (Museo dell’Accademia Etrusca e della Città di Cortona), il Comune di Cortona, l’Accademia Etrusca assieme all’Associazione Etruria Media Communication e Atrapos, con il patrocinio del Ministero per i Beni e Attività Culturali, della Regione Toscana ed il sostegno della Banca Popolare di Cortona presenta un incontro con il Zahi Hawass il grande archeologo egiziano che oggi ricopre il ruolo di Segretario Generale del Consiglio supremo delle antichità egiziane nonché direttore del sito di Giza." (MAEC Cortona Youtube Channel)


sabato 8 novembre 2014

Scoperta in Nuova Zelanda una canoa a vela polinesiana di 600 anni fa

By Sci-news
Gli archeologi dell'Università di Auckland, sulla costa della Nuova Zelanda, hanno trovato una sezione di grandi dimensioni di una canoa polinesiana a vela risalente al XV secolo.

La colonizzazione dei mari da parte dei popoli polinesiani ha ricoperto una notevole importanza nella storia delle migrazioni umane e della marineria. 
I primi polinesiani erano un popolo marinaro con capacità di navigazione altamente sviluppate. 
Questo popolo ha colonizzato le isole dell'Oceano Pacifico percorrendo anche lunghissime distanze in canoa.
Ci sono prove che intorno al 1280 D.C. si sono stabiliti in un ​​vasto triangolo che raggiungeva ad uno dei suoi apici l'Isola di Pasqua, a nord le Hawaii  e a sud la Nuova Zelanda. 
Fino ad oggi le ricostruzioni delle canoe utilizzate dai polinesiani si erano basate principalmente su osservazioni effettuate da esploratori europei in epoche molto successive. 
Nel 2012 l'archeologo Dilys Johns e i suoi colleghi dell'Università di Auckland hanno trovato una sezione lunga 6 metri di un'antica canoa posta in una zona remota sul lato nord-occidentale della Nuova Zelanda, ad una breve distanza dalla foce dell'Anaweka River. 
Secondo un nuovo studio pubblicato negli Atti della National Academy of Sciences la canoa, soprannominata Anaweka, è stata costruita in legno in Nuova Zelanda e ha fatto il suo ultimo viaggio intorno al 1400 D.C..

Si suppone che fosse originariamente lunga 20 metri e costruita con Prumnopytis Taxifolia neozelandese.
La canoa, come si vede dalle foto, ha una tartaruga di mare scolpita sulla carena tipica delle rappresentazioni simboliche ancestrali e artistiche della cultura polinesiana. (estratto dall'originale e maldestramente tradotto ed interpretato da me medesimo).

Tutte le altre interessantissime informazioni su questa formidabile scoperta le potrete trovare nell'articolo originale pubblicato su Sci-News.

Su Google Map il luogo approssimativo della scoperta.



martedì 4 novembre 2014

Model Sailing Boat with Mummy

Model sailing boat with mummy, Metropolitan Museum
Ne abbiamo già parlato in altre occasioni delle barche a vela egizie, una fra queste quella in cui parlammo di Akhenaton e delle sue borose, ma quando mi capita di trovare qualche immagine in rete non posso fare a meno di condividerle, come in questo caso, il "Model sailing boat with mummy" esposto al Metropolitan Museum of Art.
E meravigliosa! Si tratta probabilmente della rievocazione di un rito funebre avvenuto tra il 1900 e il 1985 avanti Cristo, nella regione di Menphite, sotto il Regno di Amenemhat II della 12 Dinastia  del Medio Regno.

Il popolo egiziano fu tra i primi, se non addirittura il primo, a sfruttare la navigazione come mezzo di trasporto per merci e informazioni. Il Nilo, che attraversa l'intero Egitto, è infatti un'ottima via di comunicazione grazie alle sue acque calme e al vento che, soffiando prevalentemente da nord, permette la navigazione controcorrente. ...
Le prime imbarcazioni 
I primi esempi di barca sono più simili a delle zattere fatte di papiri legati tra loro con delle corde. Esse permisero agli Egizi di effettuare già una buona esplorazione del Nilo e garantirono lo svilupppo del commercio. Questi primi esemplari sono da datarsi tra il 5000 a.C. e il 3500 a.C. ossia nel Periodo Predinastico. La forma delle zattere di papiro era piatta con le estremità rialzate a curva. Sul corpo centrale della barca, probabilmente, c'era una specie di tenda. Venivano spinte da pagaie ed erano piuttosto difficile da manovrare. La vita di queste barche era di breve durata: infatti, una volta che i papiri erano inzuppati d'acqua, marcivano rendendo la barca inservibile. Questi tipi di barche potevano trasportare materiale abbastanza pesante che però doveva essere posizionate sui fianchi dell'imbarcazione stessa. Il corpo piatto era infatti la parte più fragile della barca. Quando fu introdotta la vela (verso il 5000 a.C.) fu necessario impiantare un albero sulla barca. Gli Antichi Egizi, che forse furono gli inventori della vela, vi impiantarono un albero bipode, ossia con due appoggi proprio sui fianchi della barca. Le prime vele furono probabilmente fatte di foglie di palma, ma, verso il 4000-3000 a.C., comparvero le prime vele quadrate munite di boma e pennone. (tratto da: ombradeglidei)


giovedì 21 agosto 2014

La pesca miracolosa, a vela, nella Pieve di Romena

La "pesca miracolosa", capitello della Pieve di Romena
TEMPORE FAMIS MCLII. (Tempo di carestia 1152)
Questa scritta è scolpita sul secondo capitello della navata di sinistra della splendida Pieve di San Pietro a Romena ed indica la circostanza e l’anno in cui questa pieve romanica fu edificata.  
Qui lo stile romanico si esalta ed anche il profano non può non rimanerne affascinato.  
Questa pieve romanica a tre navate fu costruita su un preesistente edificio religioso, probabilmente del secolo VIII, i cui resti e certi frammenti sono visibili scendendo nel sotto chiesa attraverso una scala, sulla destra, all’interno dell’edificio. 
Esternamente la parte di maggior fascino della Pieve di Romena, oggi dichiarata Monumento Nazionale, è sicuramente l’abside. Al visitatore che giunge da Pratovecchio o dal Castello di Romena appare come una scultura perfettamente incastonata in un classico paesaggio toscano, anzi, nel tipico e splendido paesaggio Casentinese. Dal 1991 questa Pieve è anche sede della Fraternità di Romena, luogo di fede e amicizia. (Tratto da: Il Bel Casentino).

L'abside della Pieve di Romena è attrazione di molti artisti
Credo che non ci stancheremo mai di andare a vistare questa stupenda pieve romanica, tra le più belle nella storia dell'arte medievale, situata a solo qualche chilometro da Raggiolo, luogo dove di consuetudine passiamo qualche giorno di Agosto.
Questa volta sono rimasto colpito dal secondo capitello della navata di destra, sulla facciata rivolta verso l'abside e quindi nascosto alla vista del visitatore distratto. Ed è tanto nascosto che mi era quasi sfuggito, solo per caso sono riuscito ad accorgermi della sua particolarità rimanendo attratto dalla sua bellezza, certamente uno dei capitelli romanici più interessanti e significativi che abbia mai visto.
Secondo la tradizione sembra che rappresenti la "pesca miracolosa" e i due personaggi dovrebbero essere Pietro ed il fratello Andrea, altri hanno inteso intravedere in esso un significato più mondano, "la barca dell'umanità" con due naviganti nel mare della vita.
Ma non voglio entrare in argomenti, per così dire, "escatologici", quanto soffermarmi sull'immagine, quella di una barca a vela con due uomini a bordo, uno con un remo, o un timone, in mano, l'altro appoggiato all'albero, oppure che lo sorregge assieme alla vela.
Questa immagine, dal punto di vista della storia della navigazione è estremamente interessante poiché intende rappresentare una barca da pesca come minimo di quei tempi, intorno all'anno mille.
Le due estremità affilate la fanno assomigliare alla canoa a vela della quale abbiamo tanto parlato negli ultimi mesi, inevitabile l'accostamento alla canoa a vela americana con la pagaia che fa da timone e forse, in questo caso, con il secondo componente dell'equipaggio che tiene su l'albero e la vela latina, come in una specie di windsurf.

Il capitello sembra rappresentare una navigazione in canoa a vela
Non mi posso addentrare in supposizioni ed argomentazioni complesse, certo questa immagine pone molti interrogativi sui modi di navigare nei secoli precedenti l'anno mille. Comunque sia questa rappresentazione "nautica" ha esaltato la mia immaginazione e credo che si possa definire come un elemento storico di rilievo nella storia della navigazione.
Per il resto la Pieve di Romena è semplicemente meravigliosa, all'interno ....

La navata e l'abside della Pieve di Romena
.... e all'esterno.

Pieve di Romena, vista laterale
Altre immagini della pieve le potete trovare nella FOTOGALLERY della nostra vacanza a Raggiolo, che si deve ancora concludere.

Il capitello in cui viene indicata la data di costruzione della pieve con la consegna delle chiavi


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