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lunedì 11 gennaio 2016

London Boat Show 2016 e la nostalgia dei mitici anni sessanta

60's Revival al London Boat Show 2016, su Practical Boat Owner

Nella rivista Practical Boat Owner e nel sito ufficiale del London Boat Show si parla di questa lodevole iniziativa sulla quale mi voglio soffermare brevemente e con piacere:

Gli anni '60 furono un periodo di grande cambiamento, una vera epoca di avventura, pionieri e innovazione. Ha visto imporsi la controcultura, i Beatles, i Monkees e il primo uomo a camminare sulla luna. Ma soprattutto ha visto l'arrivo del Dinghy Mirror e Sir Francis Chichester diventare il primo navigatore in solitario intorno al mondo con un solo scalo. (maldestramente tradotto ed interpretato da London Boat Show)

Io mi interrogo ogni giorno sempre di più se la vela di oggi non sia altro che una grande ostentazione di se stessi e del denaro, in ogni situazione, dall'ormai ricchissimo imprenditore che acquista una barca fino ai trofei e le solite corse intorno al mondo che, sinceramente, annoiano sempre di più, per non dire che infastidiscono. E non  i si venga a dire che non è vero che chi ha una grande barca oggi non è necessariamente ricco perché o è così o è semplicemente uno stupido.
Non c'è più niente nelle immagini odierne della classe del Dinghy Mirror e della Jaguar E-Type, se si vogliono allargare gli orizzonti. Da accapponare la pelle l'esordio "in società" della World Sailing con il pasticcio della Malesia che non  mi voglio abbassare a commentare.
Certamente auspicare un ritorno al passato è impossibile, se non ridicolo, ma io chiederei solamente un po' di "democrazia", di spalmare gli interessi in ogni direzione, che non siano solo i capelli al vento e gli occhialetti dei regatanti e i mega bussoloni dei ricchi imprenditori.
In questi ultimi vent'anni di democratici dell'ultim'ora e di berlusconiani della prima la classe media è stata spazzata via, nessuno di noi ha più intenzione di indebitarsi per una barca o per una bella auto per il gusto di averla, acquistiamo solo ciò che si può perché non vediamo nulla oltre il nostro naso.
Le speranze le osserviamo tutti i giorni nelle tabaccherie e  nei "gratta e vinci" o negli speculatori della "borsa e delle obbligazioni" che poi, guarda caso, si sentono truffati se viene messa una tassa, poi tolta dagli amici, o se arriva il giorno in cui devono pagare il conto.
Mi si faccia il piacere, e poi da ora i poi i miei eroi saranno giusto quelli che andranno su Marte, avessi età, cervello e fisico non ci penserei due volte.


martedì 15 dicembre 2015

La Vela Democratica, una passione libera

Immagine tratta dal sito "una vela per l'infanzia"
E' solo di qualche giorno fa la notizia pubblicata su yacht.de che l'ISAF, la Federazione Mondiale della Vela, avrà un nuovo nome, World Sailing, e un nuovo motto, Uno Sport per la Vita.
Se questo cambiamento comprenderà davvero i quattro obiettivi principali che avrà l'associazione non lo so, ovvero "maggiore trasparenza, una migliore comunicazione, una leadership più forte e una maggiore responsabilità", ma quello che mi auguro io è una maggiore attenzione nei confronti dei più piccoli e, in senso stretto, anche alla vela cosiddetta "democratica".
Già in un mio precedente post, "la vela è la nostra libertà", avevo indicato quanto questo sport sia inclusivo tanto che effettivamente il nuovo motto ne riassume tutte le prerogative.
Nei giorni scorsi ho ritrovato un vecchio scritto che non avevo mai pubblicato e che credo, in questa occasione, possa essere utile a far riflettere e ad indirizzare verso un reale cambiamento:

Non so esattamente quando si sia cominciato a “democratizzare” la vela, forse ufficialmente fin dai tempi di Rob Roy e di Baden Powell con le loro canoe modificate, poi successivamente sviluppate con i Glenans, gli architetti navali francesi, quei “gusci di noce” cabinati e carrellabili, per passare attraverso il “socialismo reale” con le pieghevoli e i catamarani gonfiabili, uniche imbarcazioni che potevano essere possedute privatamente dai cittadini sovietici, fino ai giorni nostri con una completa e variegata offerta di piccoli grandi velieri facilmente trasportabili con carrelli, borse o portapacchi. Tutto ciò è accaduto per la vela perché per quanto riguarda la nautica a motore pochi sono i dubbi nell'asserire che questa si è democratizzata definitivamente e stabilmente con la diffusione del gommone, fin dagli anni cinquanta qualsiasi famiglia in ogni parte del mondo ha avuto la possibilità di praticare una nautica a basso costo gonfiando e sgonfiando il proprio canotto all'occorrenza e con questo godere degli stessi identici privilegi dei ricchi, una bellissima baia vista a cinquecento metri dalla riva era la stessa sia per la famigliola che possedeva un piccolo gommone che per il ricco proprietario di un grande yacht. Quante volte con i miei, da bambino, mi sono sentito immensamente felice nel godere lo spettacolo della natura e del mare seduto su dei tubolari gonfiabili, per nulla intimorito e sottomesso da chi aveva una barca più grande della nostra poiché l'avevamo sempre considerata come una “scelta” e non uno “status symbol”, opzione quest'ultima peraltro faticosa in quanto sapevamo bene come fosse impegnativa la vita a bordo, in quel mare solcato per secoli dai nostri antenati. Tutto il resto e quanto ci hanno inculcato negli ultimi devastanti decenni di consumismo sconsiderato sono altre faccende che non rientrano nella sfera della navigazione e del suo approccio con l'acqua e la natura ma nella sfera dell'uomo e della sua psicologia, argomento che in questa sede non ci interessa, né siamo all'altezza di trattare. In questo piccolo blog che gestisco non c'è nulla di originale, vengono semplicemente riproposte soluzioni ed esperienze vissute da altri, spesso a titolo di esempio, affinché la pratica della vela possa essere avvicinata da un maggior numero possibile di persone e famiglie, a basso costo, con pochi soldi e con un impatto sull'ambiente ridotto al minimo. Personalmente credo che nella vita non sia importante pensare a cosa “possedere” ma è assolutamente necessario sapere cosa fare, che sia negli impegni di tutti i giorni che nel tempo libero. Purtroppo quest'ultima è una considerazione tanto ovvia quanto inascoltata. 
L''assenza del verbo essere non è casuale poiché “La Vela Democratica” va considerata in “stricto sensu”, cioè una tipologia di vela, quella libera; in termini più generali la vela al giorno d'oggi non è di per sé stessa democratica poiché soggetta alle restrizioni imposte dai marina e dai circoli velici che la rendono dipendente dal tempo, dalla partecipazione, dal denaro e/ o dalla proprietà, quindi non più libera. Se si può azzardare un paragone è la stessa differenza che corre tra il volo che si pratica negli aeroclub e negli aeroporti, assolutamente dipendente dalle dimensioni del proprio conto in banca, e il “volo libero” e leggero, praticato con deltaplani, paracaduti e ultraleggeri, però nei prati anziché nelle spiagge.

Nel nuovo logo della World Sailing la barca a vela assume, certo casualmente, l'immagine di una "D", che la vela diventi finalmente "democratica"?

Il nuovo logo dell'Federazione Mondiale della Vela


domenica 20 settembre 2015

La crisi della nautica e la svolta reazionaria del Partito Democratico di Renzi

Da Repubblica
Oramai l'unica considerazione che mi viene da fare è che "al peggio non c'è mai fine", questo su Repubblica è un articolo che non avrei mai voluto leggere e mi chiedo ogni giorno di più come il Sig. Renzi e tutti i suoi leccapiedi possano definirsi esponenti di un partito di centro sinistra.
E' vero anche che gli onorevoli deputati sono passati nella schiera degli arricchiti pertanto mi sembra logico che debbano difendere i loro interessi in quanto neo proprietari di imbarcazioni di lusso, oltre che avere la stucchevole pretesa di prendere i voti dai destrorsi reazionari.
Ma la cosa più scandalosa sono le menzogne di fondo che stanno alla base di tutte le considerazioni che vengono espresse in questo articolo, nonché nel vergognoso convegno che hanno organizzato gli onorevoli deputati del PD.
Ne ho parlato molto e spesso della famigerata "tassa Monti", certamente discutibile come le molte cose che sono state fatte e non fatte in quel governo ma attribuirgli la perdita di ben 40.000 posti barca nel settore nautico mi sembra veramente una bufala nauseabonda.
A mio parere l'unica colpa che ha avuto il balzello del Professore, così come l'aumento dei canoni demaniali, è stata quella di dare l'opportunità a tutta quella schiera di squali che hanno gestito il demanio pubblico portuale italiano di giustificare il loro fallimento e la loro cupidigia.
Allora, ripresentiamo i due conti che feci allora per una barca a vela di 14 metri di 10 anni di anzianità:
  • la tassa dovrebbe andare dai 450 agli 800 euro annui, sono stati fatti sconti che non ho più seguito;
  • è noto a tutti, prima di questa crisi ovviamente, che l'esborso medio per un 14 metri era di 1000 euro al metro annuo, quindi 14.000 euro annue. Ovviamente se uno tiene la sua bella barca in terza fila lungo il Tevere o l'Arno a mezz'ora di navigazione dal mare, in mezzo alle pantegane, con i servizi degni delle stazioni pubbliche, allora è tutt'altra cosa, comunque non si spendeva meno di 5000 euro (io nel 2007, sull'Arno, a mezz'ora dal mare, solo ormeggio, solo da giugno a ottobre in acqua, per un 24 piedi spendevo 2400 euro).
  • a queste spese sono da aggiungere le spese di crociera, manutenzione della barca, etc etc, e se la barca la si usa almeno un mese l'anno, che è il minimo, si devono aggiungere altri 3 o 4000 euro. Quindi siamo già da un minimo di 9000 euro fino ai 18.000 euro.
  • non so quanto abbia inciso l'aumento dei canoni demaniali sul posto barca, mi risulta che con disposizioni recenti si era arrivati che non potesse essere inferiore del 10% di quanto richiesto, mi sembra più che ragionevole.
Ritenete quindi che una persona onesta possa asserire che queste tasse abbiano potuto influire sulla crisi attuale della nautica?
Certamente la tassa Monti ha avuto una conseguenza importante, la necessità di fare un censimento delle proprietà, censimento che ha infastidito parecchio la gran parte degli evasori italiani, che siano stati i proprietari degli yacht che i loro servizievoli leccapiedi, pronti a prosciugargli il portafoglio alla minima occasione, senza mai rilasciare regolare fattura.
Sono certamente consapevole che la gestione di un porto ha dei costi di manutenzione e mantenimento molto importanti ma questo è un altro discorso, non bisogna mescolare le carte, basterebbe che i bilanci fossero trasparenti con la loro pubblicazione nel loro sito. 
Una legge sana che un Partito Democratico degno di questo nome dovrebbe fare è che i bilanci di tutte le Società Partecipate e/ o che gestiscono il demanio pubblico, per il pubblico, dovrebbero essere pubblicati nel loro sito web, a disposizione di tutti, in maniera semplice e leggibile da tutti.
Vi ricordate il principe Piotr di "umiliati e offesi"?

"Ecco la mia moralità; se però ne volete sapere assolutamente di più vi confesserò che, secondo me, è ancora meglio, il prossimo, non pagarlo ma riuscire a fargli fare le cose gratis. ..... e io non conosco nulla che sia più piacevole che vivere con gli imbecilli dando loro sempre ragione, c'è il suo tornaconto .... e badate bene che di individui come me ce n'è a schiere e tutti stanno bene. Nel mondo tutto può sparire, ma noi no spariremo." (Fëdor Dostoevskij)

Siamo proprio degli imbecilli, ma vi assicuro che io non crederò più alle menzogne di questi signori. Dimenticavo, gli incentivi agli imprenditori non devono essere un affare di stato, gli affari di stato devono riguardare la gente e i loro bisogni. Gli incentivi alla nautica non hanno creato i posti di lavoro, che si sono creati per l'intraprendenza e la capacità di imprenditori veri, ma hanno generato evasione e speculazione.


martedì 14 luglio 2015

"Discorso sulla vela", in uscita il mio nuovo librino


Come gli altri miei librini si caratterizza per essere breve, conciso e gratuito, spero denso di contenuti, frutto delle mie riflessioni e traduzioni nel blog.
Ne anticipo l'introduzione:

“Discorso sulla vela” per un retto uso della propria ragione e per la ricerca della verità nella pratica della propulsione silenziosa più le metodiche di massima di questo metodo con lo scopo di rendere almeno un uomo libero ( …... quasi come Cartesio per le scienze, la diottrica e la geometria). 

I contenuti di questo nuovo libro non sono certamente all'altezza del titolo anche se l'ambizione di riportare la passione della vela entro i limiti che nel corso degli ultimi anni sono stati travalicati a causa della vanità umana e del consumismo c'è, è inutile nasconderlo. 
Il testo è tratto da alcuni dei più significativi articoli scritti nel mio blog, frutto talvolta di traduzioni, altre volte del pensiero dell'autore. 
In questa breve introduzione vorrei precisare fin da subito cosa non è per me la vela, da velista della domenica, in modo che chi non è d'accordo possa interromperne la lettura, non è tattica, non è regata, non è velocità, non è competizione, non è tecnologia, non è vanità, non è business; al contrario molto semplicemente è libertà.



martedì 7 luglio 2015

Dieci buoni motivi per imparare ad andare in barca a vela



Piacere, relax, convivialità, sport, fuga dallo stress, la vela è una passione poliedrica capace di sedurre tanto gli adulti quanto i più piccoli. 
Ecco dieci buoni motivi per imparare ad andare in barca a vela.

  1. Scoprire un'attività divertente al di là dell'aspetto sportivo, la vela è in primo luogo un'attività ricreativa e variegata che si può praticare tutto l'anno. Imparare a navigare è come un gioco, anche per i principianti. Manovrare la barca e regolare le vele è un piacere, sentire come reagisce ottimizzandola, come si dice in gergo navale, è un divertimento. Poi vengono le emozioni e le sensazioni che regalano la velocità e il planare sull'acqua. La vela offre anche l'accesso ad altri piaceri per vivere al meglio la propria vacanza in acqua tra cui la pesca, le immersioni o semplicemente le gite. 
  2. Rilassarsi e ridurre lo stress (avendo cura di evitare il mal di mare e la paura di acqua). Una volta sciolti i cavi di ormeggio si cavalcano le onde e si scivola nel vento. Lasciamo i nostri problemi sulla terraferma. Respiriamo l'aria fresca che è ossigeno. Lo iodio è una terapia vera e propria, l'aria di mare ha un effetto tonificante sul corpo e tira su il morale.
  3. Condividere la passione della vela è un modo di vivere al meglio con la famiglia o con gli amici. Questa attività, popolare tra i giovani e i meno giovani, offre l'opportunità di stare insieme alla famiglia, divertendosi e vivendo un'esperienza unica. E' anche un sistema di condivisione. Si può insegnare un nodo marinaio ai propri figli, si può far loro prendere il timone o introdurli alla pesca e godere di tutto il pesce fresco pescato a pranzo o a cena, pietanza che assumerà un sapore del tutto diverso dal solito.
  4. Fuggire dagli impegni quotidiani significa cambiare gli scenari della propria esistenza, a contatto solamente con un corpo d'acqua, che sia mare, lago o fiume. L'acqua di per sé offre un'atmosfera di vacanza e rilassamento, mentre la vela da una vera e propria sensazione di fuga e di cambiamento. Una volta a bordo, navigando, iniziando un viaggio, anche piccolo si comincia un'avventura, anche per poche ore. L'esplorazione di una zona lontana dai rumori e dall'inquinamento, la scoperta della natura e il continuo cambiamento  del paesaggio. Il mare, la terra e il cielo diventano tutt'uno con l'orizzonte. E non c'è bisogno di andare troppo lontano per praticare a vela. Su di un lago, in un golfo protetto in un'isola, lungo la costa o in un fiume, c'è sempre una piacevole sensazione di fuga. 
  5. Vivere in mezzo alla natura. La vela è un ottimo sistema per mettersi a contatto con la natura. Siamo in pieno contatto con la fauna, la flora e gli elementi acquatici, l'aria e il vento. Si gode ​​dopo un attracco, per immergersi o solamente per nuotare in mezzo ai pesci, oppure per osservare il paesaggio costiero tra le imponenti scogliere e le belle spiagge accessibili solo dal mare. Se si attraversa un arcipelago si possono incontrare i delfini o altri mammiferi marini o si possono osservare gli uccelli. Infine, se si ormeggia in una baia da sogno, indimenticabile e mozzafiato è il tramonto. Gli elementi naturali sono onnipresenti e la loro forza suscita ammirazione e rispetto.
  6. Scoprire la cultura e la bellezza dei luoghi, scopriamo anche la cultura del mare, un mondo a parte, con il suo linguaggio, i suoi codici e il suo stile di vita. Scopriamo anche la costa, un patrimonio da mantenere con i suoi villaggi e i porticcioli dei pescatori. 
  7. Praticare l'attività fisica, la vela è uno sport che richiede un minimo di condizione fisica. Issare e ammainare, regolare, girare il winch non sono solo un modo per scoprire le manovre perfette, questi sono un buon esercizio fisico che si concilia con la scoperta di uno sport che si può adattare ai desideri di ciascuno.
  8. Superare se stessi, imparare a navigare in un ambiente che non si può controllare è una vera sfida. I progressi nell'imparare a manovrare una barca è, in ultima analisi, gratificante. La vela combina diverse qualità: autonomia, autocontrollo, gestione dello stress, fiducia, coordinamento mente/ corpo, comunicazione, sostegno reciproco, equilibrio e rispetto per l'ambiente.
  9. Imparare con facilità La vela è più accessibile di quanto si pensi. I corsi effettuati dai club della federazione della vela offrono un approccio uniforme per imparare a navigare e acquisire le basi della sicurezza, la comprensione del meteo, ed infine a gestire al meglio la barca e l'equipaggio in un ambiente acquatico. Vengono offerte diverse formule, su misura per le esigenze di tutti e ad ogni livello di preparazione, per superare i propri limiti, per dominare la paura ed imparare sotto il segno del piacere.
  10. Essere liberi Una volta padroni delle manovre in navigazione, si raggiunge la piena autonomia per gestire la pratica della vela in modo sicuro, in crociera con la famiglia, gli amici, o in regata. Diventare indipendenti e responsabili in questo enorme spazio azzurro fornisce una intensa sensazione di libertà.


Maldestramente tradotto ed interpretato da me medesimo da: Le Figaro Nautisme


lunedì 22 giugno 2015


mercoledì 3 giugno 2015

L'Italia che non c'è del Signor Presidente Matteo Renzi

Renzi parla di nautica da SVN, la vela nel web
Non sono un grande lettore di riviste nautiche, a parte alcune come SVN, in più le poche che sfogliavo svogliatamente al supermercato mentre attendevo Elena che faceva la spesa sono completamente sparite dalla bacheca, non le compra più nessuno.
Stamani finalmente ho letto qualcosa che mi ha risvegliato dal torpore a cui mi ha abituato questo mondo della nautica italiana, l'articolo "Renzi parla di nautica e di porti mercantili" letto sulla rivista online SVN.
Riporto un piccolo pezzo della risposta del suo Direttore Maurizio Arzillotti, per il quali non sono necessari ulteriori commenti, invitandovi alla lettura completa dell'articolo:

"Dalle parole del Primo ministro, per quanto apprezzabili, appare evidente che per lui, che in barca non ci va, la "nautica" è la stessa che percepisce la massa degli italiani che spendono le loro vacanze a terra, la "nautica" di lusso, quella dei superyacht. E' un peccato, perché affianco alla nautica del lusso c'è quella medio piccola, quella del professionista, del dirigente e in molti casi, dell'impiegato. Una nautica che i politici italiani difficilmente vedono perché in questo settore non ci sono proprietari di cantieri che sono senatori o persone influenti a livello politico. ........"

Aggiungo che l'attuale nostro Signor Presidente Matteo Renzi, pur essendo io stesso appartenente alla sua stessa area ideologica mi mette la nausea appena apre bocca, poi uno che è al potere, e che potere, grazie ad una manciata di voti ottenuti a delle cosiddette "primarie" che non hanno alcuna validità legale mi suscita molte perplessità, oltre che angosce.
Un suo collega di partito tempo fa esordì dicendo che Renzi parla di un paese che non esiste, sono pienamente d'accordo.


martedì 21 aprile 2015

Il mondo magico, a vela, di Claudia Myatt

Dal sito di Claudia Myatt
Ho scoperto che Claudia Myatt fa la disegnatrice per le più prestigiose riviste inglesi di nautica, Classic Boat Magazine, Practical Boat Owner, nonché per la Royal Yachting Association ed altre associazioni e pubblicazioni. 
A mio parere i suoi acquarelli non sono solo belli ma sono caratterizzati da un fascino tutto particolare che riavvicina i nostri pensieri ai sogni di quando eravamo bambini e in fondo come diceva William Shakespeare:

"Siamo fatti anche noi della materia di cui sono fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita."

Un'altra particolarità che traspare nei dipinti di Claudia Myatt è il suo incondizionato amore per la vela. Complimenti Claudia!



lunedì 23 marzo 2015

Quale futuro per la vela da competizione?



E' questo il futuro della vela?
Nello spirito di seguire il progresso tecnologico, Roman Hagara e Hans Peter Steinacher hanno ideato un nuovo catamarano di 6 metri che sta ridefinendo il modo di navigare in mare. La loro è una barca a vela che può raggiungere la velocità strabiliante di 36 nodi, velocità che difficilmente può essere influenzata dalle condizioni del mare. Così ci dovremo chiedere, visto che non si naviga più sulla superficie del mare ma si utilizza un idro-lamina per sollevare il catamarano sopra l'acqua ottenendo il massimo della velocità, ... allora è questo il futuro della vela?
(maldestramente tradotto ed interpretato da me medesimo da: Red Bull YouTube Channel)

Non me ne vogliano i conoscenti che ancora praticano la competizione a vela con i metodi attuali, quelli tradizionali, ma a me sono sempre apparsi un po' patetici, sia per quel modo di apparire un po' "dandy", sia per le regole, i punteggi e le penalizzazioni, il tutto un po' troppo "barocco" per i miei gusti. Per me, che non sono uno sportivo, lo sport è sport e la gara è velocità.
L'altro giorno sono rimasto strabiliato da un video nel vedere Luna Rossa volare letteralmente nell'acqua nel corso delle sue prove a Cagliari, video che è stato prontamente rimosso non so per quale motivo, che mi ha spinto a riflettere su questo argomento giungendo alla conclusione che si, questo è sport, forza, tecnologia, velocità, competizione.
A mio parere quando si praticano gli sport ai massimi livelli è indispensabile cercare superare i limiti tecnologici e fisici, altrimenti "la classe non è acqua" la si lascia ai ricchi praticanti di circoli velici che di sportivo e senza scopo di lucro non hanno più nulla. Anzi sarebbe ora di togliergli le agevolazioni fiscali che vanno a tutto vantaggio dei molti personaggi alquanto discutibili che li gestiscono o dei più o meno facoltosi iscritti che non dovrebbero aver bisogno di alcun sussidio pubblico. Ritengo che, paradossalmente, queste facilitazioni alla nautica favoriscano più le frodi che lo sport, più gli arricchimenti che le medaglie, ed infatti di medaglie nella vela in Italia non se ne vedono da anni, guarda caso.
Per concludere quindi la mia risposta è si, questo è il futuro della vela, e ad ognuno il suo!

RedBullTeam, da un articolo di Nautica

lunedì 16 febbraio 2015

Sailing Rap



Nativo del Maine, Peter "DJ Lalla" ama la musica e insegnare ai bambini a navigare. Combinando queste due passioni DiLalla utilizza questo rap intelligente per aiutare i bambini a ricordare le nozioni di vela. Eccolo in un video di Omar Davis.

Testo

When you begin to sail there's a lot to learn
knots, safety and nautical terms;
the front is the bow and the back's the stern
the port is left and the right starboard.

Let's talk about the parts of the boat,
you sit on the hull it makes you float.
The big white sail is called the main,
the little one in front, the jib's the name.

The ropes attached are called the sheets,
hold them tight in your hand or secure it to a cleat.
Depending on the direction of the breeze
adjust each sail accordingly.

Directly downwind, or "by the lee"
ease out the sheets almost completely.
The sails can fly on either side
but watch out here comes an unexpected jibe!

So hit the deck, here comes the boom!
When you tack or jibe it's coming over real soon.
Hit the deck, here comes the boom!
Lower your head and give it some room.

When you're on the water you should be aware
cuz the wind is changing every second you're out there.
Look to the left, here comes a puff,
the water's dark its got ripples and stuff.

Before it hits let me tell you what to do,
get into position and warn your crew.
We got a puff on the left, so be prepared,
just take a deep breath and don't be scared.
Get up on the rail and hike with me,
once the boat flattens out we can trim the sheets.

We made it through, its time to head back,
so duck your head cuz I'm about to tack.
Ready about, hard to lee,
I push the tiller extension away from me.
I hold it like that til the boom's across
switch behind my back I'm a boating boss!

.... ero tentato di tradurre il testo ma credo che non abbia molto senso.

Via. Cruising World


domenica 15 febbraio 2015

Amore, c'è un'altra nella mia vita

Foto tratta da De Telegraaf Vaarkrant
Al Boot Holland 2015 l'ultima giornata è stata un successo, non solo per la bella mostra delle barche in acciaio, ma perché i visitatori della sezione della vela si sono trovati a leggere una poesia magistrale che li avrà fatti sicuramente sorridere.
Si tratta del testo del famoso skipper Pieter Meeter che scrisse di getto una sera dopo esser tornato a casa dalla sua barca sulla quale aveva fatto alcune manutenzioni. 
In quell'occasione egli regalò una poesia magistrale a sua moglie, una sorta di confessione, una dichiarazione d'amore di un uomo per la sua barca.
"Siamo rimasti così colpiti da queste parole che non abbiamo potuto fare a meno di stampare il testo in un grande pezzo di stoffa e metterlo in mostra" ha detto Coor van der Zee il proprietario del skûtsje de Sinnekening.

"Mia cara, sai quanto ti amo, ma c'è un'altra nella mia vita. 
Ultimamente l'avevo trascurata, ma quando l'ho rivista questa mattina è di nuovo sbocciato il grande amore. 
Il suo fondo schiena è bello quasi come il tuo. 
Tra lei e me c'è una grande differenza di età, maggiore di quella che c'è tra me e te. 
Ma l'età è un problema solo per me. 
So che ti sto chiedendo molto, ma spero che tu possa perdonare questa mia unica debolezza. 
Eccoti una foto così se un giorno tu dovessi incontrarla saprai chi è.
Posso sinceramente affermare che sono molto felice con te, ma io sento la necessità di trascorrere più tempo con lei. 
Io, ovviamente, spero che tu mi concederai questa libertà."

(maldestramente tradotta ed interpretata da me medesimo da De Telegraaf Vaarkrant).


lunedì 2 febbraio 2015

Nautica alla frutta, cosa fare per non passare al caffé

SVN, centinaia di barche abbandonate sulle coste italiane
I risultati sono sotto gli occhi di tutti, marina che chiudono i battenti, saloni nautici in affanno, presidenti di prestigiose associazioni nautiche e di categoria che si dimettono, barche abbandonate nei marina, uno spaventoso calo di fatturato, non mi dilungo, fior di analisti possono fare molto meglio di me.
Nel mio piccolo darei solo due piccoli consigli, due di numero in quattro parole:
  • diversificare: che vuol dire pensare alla nautica per tutti, porti verdi, porti spiaggia, marina a secco, posti barca anche per le barche medio piccole, produzioni tecnologicamente avanzate e meno ingombranti;
  • qualità: che vuol dire cortesia, accoglienza, disponibilità, apertura, onestà, eccellenza nel servizio, rispetto dell'ambiente, tutela e promozione del territorio, elasticità mentale, rispetto per le diversità sociali. Capisco che tutte queste sono caratteristiche poco presenti nello spirito dell'italiota verace, specialmente nello squalo che frequenta i marina italiani, ma poi non ci veniamo a lamentare.
Osservo che gli operatori del settore insistono nel chiedere incentivi, mah, più incentivi di quanti ne abbia goduti la nautica italiana non esistono in nessun'altra parte del mondo, sul filo dell'assurdo e della costituzionalità. Sarebbe ora di rimboccarsi le maniche e passare dai sogni alla realtà: la crisi non si supera da se, va risolta cambiando direzione e mentalità.


giovedì 29 gennaio 2015

Piccolo cabinato, quanto mi costi?


Andata definitivamente via Aspirina non mi è stato difficile fare qualche conto visto che ho sempre registrato tutte le spese, incluse le compravendite. In più sono passati esattamente 10 anni perciò per avere un risultato annuo mi è bastato mettere una virgola sui totali. Tenete presente che si tratta di valori medi.

Spazio temporale: 2004 - 2014
Barche possedute: 3 (20, 24 e 20 piedi)
Bacino di navigazione: 2 anni al mare, 8 anni al lago

Svalutazione barche: 1057 €/ aa  (21% in 10 anni)
Darsena/ circolo velico: 547 €/ aa
Lavori, accessori, trasporti e manutenzioni: 512 €/ aa

Totale costo annuo: 2181 €/ aa ("all inclusive", acquisto, vendita, spese, manutenzioni, etc.)

Considerazioni finali:
Non è risultata una cifra inaspettata, è più o meno quanto mi sono sempre immaginato di spendere.
Per quello che ci riguarda il costo maggiore  è stata la svalutazione globale delle barche sulla base delle compravendite. La crisi degli ultimi anni non ci ha avvantaggiato nella vendita di Aspirina, comunque in condizioni di mercato migliori avremmo potuto risparmiare al massimo 200 €/ aa.
Per i posti barca ci siamo arrangiati al meglio, e al risparmio, per quanto ci è stato possibile e tutto sommato il costo medio non è stato esorbitante.
Per il resto la barca ha sempre bisogno di manutenzioni ed interventi, comunque siamo stati oculati.
Questo è quanto, abbiamo utilizzato la barca da marzo - aprile fino ad ottobre - novembre, siamo sempre andati tutta la famiglia e ci siamo divertiti molto ma considerate che con 2000 € ci si fa una vacanza in Sardegna per 15 giorni in affitto in un appartamento.
Fate voi i vostri conti, con il nuovo dinghy ho deciso che non conterò più nulla, anche perché non ce ne sarà più bisogno.

L'intervento di un lettore mi ha suggerito un'ulteriore considerazione; se la svalutazione è la componente che ha inciso di più sui costi allora sarebbe stato conveniente acquistare barche meno costose. Può essere ma, se così fosse stato, e per esempio invece di 1000 € ne avessi spese 300, quanto sarebbero saliti i costi relativi ai lavori e le spese accessorie per una barca vecchia invece di una seminuova?
Altra considerazione riguarda la barca sul carrello, se avessi avuto lo spazio dove tenerla. Quanto avrei speso per vari, alaggi ed ormeggi temporanei, visto che non si può pensare di rimanere sempre ormeggiati in rada, senza contare le spese di percorrenza?
La coperta è molto stretta e da qualunque parte la si tiri si finisce sempre con un impegno economico che, rispetto a quello che abbiamo sostenuto noi, può essere certamente ridotto ed ottimizzato, ma fino ad un certo punto.


mercoledì 14 gennaio 2015

"Accessible Recreation Destinations" nello Stato di New York


Nella Google Maps, vengono indicate le destinazioni ricreative dotate di strutture organizzate per i disabili nello Stato di New York.

Sostanzialmente io non avrei nulla da ridire sul fatto che le nostre Amministrazioni statali, regionali o provinciali, secondo l'autonomia concessa ai governi locali, abbiano assunto migliaia di impiegati negli Uffici del Corpo Forestale dello Stato, anche se, sinceramente, tutte le volte che ci passiamo davanti, per ignoranza e per invidia, ci interroghiamo sempre come stiano occupando il loro personale. 
Forse è solo un problema di comunicazione, forse non si parla abbastanza del loro lavoro ed alla fine l'ignoranza favorisce il qualunquismo, quel qualunquismo che ci ha fatto parlare per mesi delle ottocento guardie forestali che sono state assunte in Sicilia, credo più di tutte quelle che sono in forza in Canada.
Ieri sera sono capitato per caso nel sito del New York State Department of Environmental Conservation e con piacere ho visto come si parla dell'ambiente e della sua tutela, ma anche di nautica, di pesca, di turismo, di natura ed infine di accessibilità per disabili, anche quando devono andare in canoa o debbano scaricare la loro barchetta in un lago.
Premesso ciò, credo che qui da noi il problema non sia di numeri ma di qualità del lavoro, qualità di come si DIRIGONO le strutture, qualità nelle capacità, in questo caso NON IMPRENDITORIALI, ma GESTIONALI perché dove non c'è l'impresa e c'è il governo ci deve essere comunque un'ORGANIZZAZIONE EFFICENTE.
Allora al caro Sig. Matteo Renzi che ci hai deliziato per mesi su come trovare il modo di licenziare i dipendenti privati, e tra non molto anche quelli pubblici, cominci a deliziarci su come mandare a casa migliaia di dirigenti pubblici incapaci e strapagati, messi lì grazie a concorsi farlocchi e appoggiati dalla altrettanto incapace classe politica che ci governa, quindi irremovibili. Allora forse, un giorno, riusciremo a far lavorare tutti senza avere il bisogno di trovare il modo di come mandarli a casa ma soprattutto avremo un governo ed uno stato efficiente, come quello di New York.

Key of Accessible Icons, da Accessible Recreation Destination dello Stato di New York


domenica 21 dicembre 2014


mercoledì 3 dicembre 2014

Valorizzazione dell'area ex Mineraria di Cavriglia, quanti decenni dovranno passare?

NATURE DI CAVRIGLIA, da Europa Concorsi
Valorizzazione dell'area ex Mineraria di Cavriglia in Provincia di Arezzo, articoli roboanti, concorsi, procedure di VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) con tanto di carte bollate, pareri di Commissioni e quant'altro, quasi 38 milioni di Euro stanziati  .... sono passati sette anni ma ancora deve tutto cominciare.
L'area, che  si trova in un contesto naturalistico e storico d'eccezione, a metà strada tra Firenze ed Arezzo, nel cuore del Chianti Classico, potrebbe essere un punto di riferimento importantissimo da inserire nei percorsi turistici, culturali ed  enogastronomici del nostro paese.


Una volta, mentre osservavo il lago di Cavriglia dal Pratomagno, sul versante Ovest che da sul Valdarno, pensai: "come vorrei essere lì con la mia barchina!".
E' si, perché benché il lago sia molto piccolo potrebbe essere un luogo ideale per la piccola nautica, per esempio l'iniziazione alla vela con derive e dinghy. Un po' come hanno fatto in Tailandia, nel Suan Luan Rama IX Park a Bangkok, facente parte di un progetto di valorizzazione e difesa del territorio naturalistico ed acquatico.
Ma aspetta Italia, aspetta, che fretta c'é, "fricatenne e sistema iccarte"!





martedì 18 novembre 2014

Dal 2018 anche in Germania la tassa sul lusso

Yacht
Pagare poco, pagare tutti, questa è la giusta filosofia che avrebbe dovuto contraddistinguere anche la nostra tassazione sulle imbarcazioni a suo tempo introdotta dal "professor Monti" e poi raffazzonata in qualche modo dai governi successivi. 
E invece no, d'altro canto siamo il paese degli "azzeccagarbugli".
Sembra che in Germania, dal 2018, vogliano introdurre una tassazione sulle imbarcazioni equivalente a 10 € al metro all'anno. Anche lì sono scoppiate delle polemiche benché ne siano stati chiaramente spiegati i motivi: coprire almeno in parte le spese sostenute dal governo federale per la conservazione delle coste e dei corsi d'acqua.
A me sembrerebbe una buon compromesso, reintroducendo però qui da noi anche il bollo sul motore, come pagano tutti gli altri, motorini, motociclette, auto, camper, etc. se non altro per l'alto grado di inquinamento che questi producono nell'ambiente.
Credo che in questo modo, qui da noi, nessuno si sarebbe lamentato e tutti avrebbero pagato zitti e contenti. Già, mai io non sono un "professore".


lunedì 17 novembre 2014


giovedì 9 ottobre 2014

Il "salone" e la grande illusione dello yachting


L'ispirazione mi è venuta grazie ad un bell'articolo che ho letto nel blog di Sergio Mistro, "Il Salone delle Feste (finite)", ma anche nello sfogliare qua e là le riviste di nautica al supermercato mentre Elena faceva la spesa, è tassativamente vietato ma la tentazione è troppo forte.
Ma entriamo brevemente in argomento, che non mi appresto certo a sviscerare, è solo per fare una considerazione che a me pare tanto ovvia quanto scontata: capitalisti e grandi yacht ci saranno sempre, nessuno mette in dubbio questa grazia che ci è caduta dal cielo, ma pensare che in Italia la nautica potesse essere solo quella dei grandi e dei ricchi mi sconcerta per due, e dico due, semplici motivi che vi elencherò.
Il grande yacht se lo possono permettere solo i ricchi, non ci prendiamo per i fondelli, che siano onesti, evasori o delinquenti fa poca differenza. In tutti e tre i casi per fare soldi bisogna darsi parecchio da fare, alcuni lo chiamano lavorare. Da qui nasce la prima grande illusione, non si utilizzerà mai a sufficienza un grande yacht per quanto lo si è pagato se si lavora per fare i soldi. E' lapalissiano.
L'altra grande illusione riguarda il mare e i marinai. Il mare è un ambiente ostile per quanto meraviglioso. La marineria e la navigazione sono mestieri faticosi, ma siamo proprio certi che dopo un duro anno di lavoro e tanti soldi guadagnati si voglia proprio andare a sfacchinarsi in una barca che per quanto grande sarà sempre troppo piccola davanti alle forze della natura?
Non vado oltre e non dico altro. Sarà stata la crisi? Sarà stato Monti? Sarà colpa dei Finanzieri e di tutti quelli che credono che gli armatori sono solo ricchi evasori? Ancora ci si interroga su queste fesserie, ne ho sentite a iosa sabato su LineaBlu.
Io credo che i mega yacht esisteranno sempre, così come i porti turistici pieni di ricconi con i loro coloriti e pacchiani codazzi appresso, ma siamo proprio sicuri che questo sia lo yachting, o questo è sempre stata solo una grande mega illusione, e come tutto ciò che è effimero va e viene?

Monaco Yacht Show

giovedì 25 settembre 2014

O me o la barca

Elena pronta a salpare su Aspirina
Nel blog "sailingthefjords" c'è un interessante quanto esilarante articolo che tratta il problema delle mogli in barca cercando di darne una soluzione, il titolo è tutto un programma "L'arte di come insegnare alla tua compagna ad amare la vela (parte I)".

Nel suo libro Sea Gipsy (1966), Peter Tangvalds scrive che sua moglie, dopo aver attraversato il Golfo di Biscaglia in burrasca, ne aveva avuto abbastanza di lui e della sua barca, dandogli l'ultimatum: O me o la barca! 
Probabilmente Peter era già stanco di avere una moglie spaventata e scontrosa a bordo tanto che si spinse ad affermare ciò che ogni marinaio sa (?); trovare una nuova moglie è molto più facile che cambiare barca. Così, nel porto più vicino le comprò un biglietto per casa di sola andata. 
Il fatto che Peter Tangvald, durante la sua vita, si sia sposato ben sette volte e abbia posseduto solo due o tre barche dimostra inequivocabilmente quanto questa affermazione sia vera, almeno per lui. Però con il passare degli anni Tangvald diventerà uno scrittore più artificioso, e forse meno geniale, così come un marito più premuroso. 
Sembra che alla fine egli abbia imparato qualcosa di simile a questo: Se ad un uomo gli capita di amare veramente la propria compagna o moglie, è molto più facile rischiare di perdere lei che la propria barca e, per una qualche ragione sconosciuta, è difficile da comprare o costruire una nuova moglie con lo stesso nome e lo stesso amore. 
Gli illusi si ostinano a sperare che  stia per uscire uno yacht più moderno, ma purtroppo sappiamo bene che questo non risolverà i nostri problemi a causa di questo o quel difetto.
Ciò che complica tutta questa faccenda è il fatto che un uomo può rischiare di perdere la propria compagna a causa dell'amata barca. Nella sua mente la barca è una sorta di donna, e sa esattamente come prendersi cura di lei. Ma sua moglie, d'altra parte, ...? 

Così, in questo articolo e forse in altri successivi, mi sono preso la briga di affrontare una sfida importante trattando un argomento tra i più spinosi, ma vi avverto: la problematica è affrontata solo dal punto di vista maschile, senza alcun significativo sguardo obliquo che provenga dal femminismo post moderno. 
Premesso ciò, personalmente considero le veliste quali naviganti d'eccezione, quindi se la vostra compagna o moglie ama già la vela voi sarete un uomo felice. 
Al contrario, se non odiate voi stessi, ciò che scriverò è sia per voi che per la vostra partner. Il miglior consiglio che posso dare al marito cocciuto è: Non cadere mai fuori bordo! Perché penso che seppur la tua compagna - equipaggio - sia perfettamente in grado di recuperarti a bordo non sono così sicuro che lo farà. 
Se invece la tua ragazza ama la tua pellaccia ma non la tua stupida barca allora sì, lo so che è difficile, ma val la  la pena di provare: Lasciate che i suoi sogni si avverino - a bordo.

(Maldestramente tradotto ed interpretato da me medesimo da: The Art of Teaching your Girlfriend to Love sailing too (I))

Interpretare stati d'animo e pensieri è molto più difficile che i racconti, le narrazioni o gli articoli tecnici, quindi spero di aver compreso bene ciò che l'autore voleva dire.
Personalmente ho cambiato tre barche e ancora, spero per sempre, nessuna moglie, ed io ritengo che è certamente più facile cambiare una barca che una moglie anche se vendere e comprare la barca comporta un grandissimo stress.
E' evidente che l'articolo è scherzoso anche se sottintende problematiche familiari e sociali molto importanti infatti, in senso più generale, di fronte ai problemi è notoriamente più facile orientarsi al cambiamento che affrontarli e superarli. Questo modo di agire ci ha spinto verso un "consumo" estremo delle cose e delle persone e, senza voler affrontare problematiche sociologiche di alto profilo, sta portando la società in un vicolo stretto e buio.
Ho parlato più di una volta delle mie barche e delle ragioni per cui l'ho cambiate, così come i bacini di navigazione, dal mare al lago, o il tempo che passiamo a bordo, dalla settimana o più dell'inizio fino alla mezza giornata, massimo una giornata, di oggi, quindi non sto a ripetermi.
Posso solo concludere affermando che le persone valgono molto di più delle cose e che se la vita è una sola è anche tanto vero che è difficilissimo trovare la persona che, standoti accanto, sia un tutt'uno con te, che ragioni in sintonia, che abbia le tue stesse affinità e che, anche se completamente diversa, sia complementare. Tutto ciò però si costruisce con fatica, non cade dal cielo, complicando enormemente le cose e, durante il cammino, è facile confondere l'impossibilità di incontrarsi con la possibilità di adeguarsi   .... per poi rimpiangere di non averci provato se abbiamo scelto la prima opportunità.
Con la mia barca avrei voluto solcare gli oceani, ad un certo punto ero quasi riuscito ad acquistare la mia Armagnac che aveva già affrontato l'Atlantico, ma mi sono reso conto che con Elena non sarebbe stato possibile perciò abbiamo cambiato i nostri orizzonti, felicemente.



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