sabato 5 febbraio 2011

Cronaca di una scuffia

Triste immagine trovata in rete che nessun velista vorrebbe mai vedere
Premessa 
La storia che vi sto per raccontare tratta di una scuffia avvenuta su di un piccolo cabinato a vela in un paese lontano. Non riporto volutamente i riferimenti all’articolo perché la mia traduzione ed interpretazione potrebbe aver travisato i fatti. Tengo a precisare, come premessa, che l’incidente è stato causato da errore umano e  dall'inesperienza, così come dichiarato dagli stessi autori, ed è anche per questo motivo che mi sembra inopportuno citare i dati relativi alle persone, alla barca, e ai luoghi.

La cronaca
La consapevolezza che l’incidente è stato causato di un errore umano ha fatto si che non rivendessimo subito la nostra nuova barca e ci siamo decisi a pubblicare questo articolo perché sia da monito ed insegnamento ad altri che, fiduciosi come noi, si apprestano a praticare la passione della vela. Questo straziante incidente è stata un’esperienza terribile e ci ha provocato incubi e sofferenze per settimane a causa del timore di cosa sarebbe potuto succedere.

Penso che sia abbastanza comune il fatto che molti proprietari di un piccolo cabinato siano alle prime armi, cabinato che, per l’appunto, ci era stato regalato da mia madre. Avevamo sempre desiderato una barca tutta nostra ma eravamo assolutamente alle prime armi. Per questo motivo prendemmo un istruttore per insegnarci i primi rudimenti della vela, su come alare e varare la barca e su come condurla. Fu un’esperienza molto utile, presi molti appunti, imparammo molte cose e predisponemmo delle check list sulle cose da fare. Quel primo giorno di navigazione non ci fu molto vento, ma era caldo e la nostra prima esperienza di vela fu molto soddisfacente.

Pensammo subito che il week-end successivo avremmo potuto condividere la nostra gioia con i nostri due figli e il nostro piccolo nipote, ed è quello che facemmo. Scegliemmo un lago abbastanza vicino che era famoso per la possibilità di veleggiare sempre anche se, a causa delle montagne scoscese sull’acqua poteva diventare impegnativo a causa di raffiche improvvise, ma lo scenario era mozzafiato e confidavamo nell’entusiasmo dell’equipaggio.

La mattinata la passammo tra bagni e smotorate a causa del vento scarso ed incostante finché non raggiungemmo una piccola e splendida spiaggetta. Fummo compiaciuti e rimanemmo estasiati dal fatto che, potendo tirare su la deriva mobile, avevamo potuto raggiungere la riva senza difficoltà così mangiammo, giocammo, raccogliemmo sassi e ci divertimmo passando una pacifica, pigra, idilliaca giornata di mezza estate.

Verso le due e mezza la termica cominciò a farsi sentire e ci accorgemmo che il vento si stava alzando, finalmente era arrivato il tempo di andare con le vele. Raccogliemmo velocemente le nostre cose e salimmo in barca, che era già posizionata con la prua al vento. Mio marito andò a prua, mia figlia salì sul ponte per tirare su la randa, io ed il mio nipotino rimanemmo nel pozzetto tenendo ben saldo il timone. L’altro mio figlio, visto che era una giornata particolarmente calda, decise di farsi trascinare da una cima rimanendo in acqua indossando un salvagente. Ci eravamo accordati che quando si sarebbe stancato ci avrebbe fatto un segno e saremmo tornati indietro a riprenderlo, fiduciosi che il nostro nuovissimo motore da 5Cv ci avrebbe assistito nell’operazione.

In quei momenti concitati però ci dimenticammo di tirare giù la deriva. Mia figlia aveva già fissato la drizza della randa dopo averla tirata su e mio marito si apprestava a sistemare il fiocco. In una manciata di secondi la vela prese vento e la barca cominciò a sbandare, "Wow, questo si che è navigare!". Ma dopo pochissimi secondi mi resi conto che la barca stava inclinandosi troppo senza dare segni di volersi fermare. Non vidi cadere in acqua mio marito a causa della sua posizione a prua ma ricordo come mia figlia cadde in acqua aggrappata all’albero. Non dimenticherò mai il suo sguardo sgomento, tra sorpresa e orrore. Afferrai prontamente il braccio del mio nipotino che aveva il salvagente e ci sentimmo trascinati in acqua assieme alla barca che decisi di abbandonare subito per evitare di rimanere sotto poiché si stava rovesciando completamente.

Mia figlia dopo la caduta era riemersa urlando, mio figlio ci stava raggiungendo freneticamente a nuoto e dopo aver passato un attimo di puro panico al pensiero di non vedere immediatamente il mio nipotino constatammo che stavamo tutti bene, nessuno si era ferito e nonostante lo shock e la paura ci consolammo del fatto che eravamo tutti salvi, anche se terrorizzati. La barca galleggiava, perfettamente rovesciata sui settanta metri di profondità del lago. Mio marito era rimasto senza occhiali ed essendo molto miope gli facemmo segno di raggiungerci.

Ripresoci dal primo shock cominciammo subito a chiedere soccorso urlando e muovendo le braccia. Per fortuna il lago era affollato e molti si precipitarono in nostro soccorso. Mia figlia, dopo una scenata isterica di pianto si calmò ed il mio nipotino saltò su di una barca felice di mangiare un biscotto. Io sono rimasta in acqua a raccogliere tutti gli oggetti che galleggiavano.

Nei novanta minuti che la nostra barca trascorse a “testa in giù”, assieme ai soccorritori cominciammo con il liberarla dalle vele allentando per prima cosa le drizze. Poi gli uomini più robusti si appoggiarono allo scafo per tentare di rovesciarla ma anche con l’aiuto della forza di un motoscafo legato ad una cima l’operazione fu abbastanza complessa a causa della deriva che era completamente rientrata. Alla fine con pazienza ed attenzione la gente che ci aiutava riuscii a raddrizzare la barca ed io, visto che il tambucio era rimasto aperto, mi immaginai che gran parte del materiale contenuto in cabina era già depositato sul fondo al lago. Sorprendentemente questo non accadde e, oltre agli occhiali di mio marito, perdemmo solo qualche oggetto di poca utilità. Anche la barca non subì praticamente alcun danno, né allo scafo, né all’albero, né alle vele, solamente la batteria e alcuni apparecchi elettrici andarono perduti, ma roba di poco conto.

Fortunatamente il lago era abbastanza calmo ma ci volle comunque uno sforzo monumentale per trainare la barca fino alla rampa di alaggio poiché la barca era completamente piena d’acqua, al limite dell’affondamento.

Le formalità da espletare nell’ufficio dello sceriffo locale furono estenuanti anche perché dovettero verificare se l’incidente era stato causato da abuso dell’alcool, purtroppo sappiamo che fu solo imperizia. Furono i primi soccorritori che ci hanno veramente salvato fornendoci suggerimenti ed aiuto per raddrizzare la barca, tutto il resto furono solo pure formalità.

Ma il nostro calvario non era finito. Una volta raggiunta la rampa ci investì un violento temporale, immaginatevi se tutto ciò fosse successo mentre eravamo a mollo. L’acqua sommerse ancora di pù la  barca mentre tentavamo di tenerla a galla svuotandola dagli oggetti infradiciati e dall’acqua. Molte persone generose e decine di mani ci aiutarono, comparvero delle pompe ed alla fine, alle nove di sera, la barca era di nuovo sul suo rimorchio. La mattina dopo portammo subito la barca in un cantiere della zona per farla revisionare completamente. I danni furono limitatissimi, il motore, le vele, le sartie, le cime, la cuscineria, fu tutto recuperato. I cuscini li portai subito a casa e provvedemmo a lavarli con bicarbonato di sodio per smacchiarli dagli acidi fuoriusciti dalla batteria, successivamente pulimmo anche la barca con lo stesso prodotto e sostituimmo la moquette. 

Considerato l’accaduto decidemmo subito di prendere altre lezioni di vela fino al raggiungimento della patente nautica. Non ci dimenticheremo mai più di mettere giù la deriva, anche se ho pensato di mettere un cartello vicino al timone con scritto: “non mettere giù la deriva è una cosa stupida!”, e tutte le volte che ci penso mi ritornano alla mente il volto atterrito di mia figlia e il mio piccolo nipote che mi si era aggrappato addosso. Ci siamo resi ampiamente conto di quanto siamo stati incoscienti e di quanto abbiamo sbagliato senza attribuire nessuna colpa alla barca tanto che abbiamo deciso di tenerla e di continuare a navigarci. A volte rimaniamo perplessi quando leggiamo di persone che alzano la deriva per andare più veloci senza pensare che potrebbe accadergli ciò che è successo a noi, basta una manovra sbagliata o un “giro” improvviso della direzione del vento.

Qualche tempo dopo decidemmo di spostare la barca al mare ed ancora oggi continuiamo a fare esperienze di vela anche in barche più grandi. Ora abbiamo un grande rispetto su ciò cosa è la conduzione di una barca e sulla responsabilità di proteggere il suo prezioso carico. Siamo consapevoli che ogni volta che usciamo con la barca a vela impariamo sempre qualcosa di più e che non smetteremo mai di apprendere qualcosa di nuovo. 

Al nostro piccolo nipote non è stato più permesso di andare in barca a vela per diversi anni e non ne posso certamente fare una colpa ai suoi genitori. Stiamo imparando a gestire la nostra piccola barca in tutte le condizioni meteo marine e forse in futuro prenderemo una barca più grande anche se pensiamo sempre che quella che abbiamo è una barca fantastica, robusta e divertente. I dipendenti del cantiere che hanno ricontrollato la nostra barca dopo l’incidente ci hanno detto che ci ammiravano per la forza di volontà che abbiamo avuto nel “rimettersi in sella” dopo la caduta ma noi non abbiamo avuto nessun dubbio: il problema è dipeso dalla nostra superficialità e non dalla qualità dalla barca.

L’incidente potrebbe aver avuto un esito molto peggiore, se non più tragico, se l’acqua fosse stata più fredda o se fossimo stati isolati o se ci fossero state onde. E se il mio piccolo nipote fosse rimasto in cabina chi avrebbe potuto salvarlo? Abbiamo imparato una lezione importante: la fretta di divertirsi e l’eccesso di fiducia in se stessi avrebbero potuto essere fatali. Ora navighiamo sempre dopo aver predisposto una lista di controllo, non rimorchiamo più nessuno che si attacchi ad una cima, non partiamo mai senza aver prima nominato un “comandante” che da gli ordini e che si prenda le proprie responsabilità ed infine indossiamo sempre un giubbotto che garantisca almeno il galleggiamento.

L’esperienza rende forti, diceva sempre mio nonno.

La pubblicazione di questo racconto è imbarazzante e sicuramente qualche velista della vecchia guardia ne rimarrà sconcertato asserendo che a lui non sarebbe mai successo ma io credo che condividere questa esperienza sia utile a tutti coloro che si apprestano ad andare in mare con poca pratica. E’ sempre meglio evitare questo tipo di errori. Mio nipote, ancora dopo molti anni, benché a quei tempi ne avesse avuti solo poco più di due, alla domanda se si ricorda che cosa fosse successo quella volta al lago risponde: “Si, il nonno è caduto dalla barca e io ho fatto il bagno!”. Effettivamente lo ha sicuramente fatto.

venerdì 4 febbraio 2011

Vi presento Leonora

Dal sito di Leonora
Leonora è un bellissimo Hurley Sihlouette MKII che naviga in Portogallo. Nel sito di Leonora potrete trovare tante informazioni su questo veliero carrellabile prodotto in Inghilterra in più versioni. Qui c'è anche la sua FOTOGALLERY
Silhouette è stata progettata agli inizi degli anni cinquanta da Robert Tucker, nel sito della sua associazione potrete trovare la sua storia: S.O.I.A.
Queste sono le sue caratteristiche principali:
Lunghezza: 5.3 m
Largezza: 2 m
Pescaggio: 0.5 m
Peso: 750 kg
Sup. velica: 11 mq
Su Apolloduck ce ne sono in vendita a prezzi veramente interessanti, unico neo dover raggiungere le bianche scogliere di Dover perché credo che difficilmente se ne trovino in Italia.
Questo è il sito di un altro MKII in vendita: Watermint.

Dal sito di Watermint

giovedì 3 febbraio 2011

Trekking velonautico alla Rocca del Volterraio


Visualizza La Rocca del Volterraio in una mappa di dimensioni maggiori

L'aspetto che mi piace di più di questa opportunità è che la possono fare tutti con un investimento iniziale di poche migliaia di euro e poi meno di duecento euro per un fine settimana a disposizione per navigare e visitare luoghi meravigliosi ovunque. La cosa più bella è che questo può essere un modo di fare vacanza e divertirsi veramente ecologico: niente auto, si utilizzano solo mezzi pubblici, la bici e il sailyak. Si dorme in tenda o in un comodo bungalow in campeggio e si vivono natura e sport in piena autonomia e libertà. Quello proposto non è un lunghissimo itinerario, un "tour de force" di navigazioni e/ o pedalate, i tragitti sono relativamente brevi,  un po' impegnativa la salita in MTB sul Volterraio per poi proseguire a piedi per raggiungere la rocca nell'ultimo tratto di sentiero.
Ma partiamo dall'inizio, la bici può essere trasportata nei treni regionali con un modico sovrapprezzo, Questo è il link alle Ferrovie dello Stato: in treno con la bici.


La partenza, ovviamente è il venerdì pomeriggio e se si abita molto lontano può essere conveniente pernottare a Piombino, più vicino possible al porto, sul mare, ad una decina di km, c'è il Camping Pappasole che possiede anche una "base nautica".
In questo sito potrete fare simulazioni per gli orari ed i prezzi dei traghetti nel mese di giugno: Toremar. Tra maggio e giugno l'Elba è nel periodo in cui può dare il meglio di se stessa.
Oltre al Cyclone Cargo per portare il sailyak che abbiamo già visto dettagliatamente nel precedente articolo "Benvenuti sul Lago Trasimeno" potrà essere utile anche una borsa con portapacchi: Borse e accessori per biciclette.
Dal sito Capobianchi
Inutile sottolineare che scalata al Volterraio dovrà avvenire dopo aver lasciato tutto il materiale al campeggio,  al Rosselba Le Palme per esempio che si trova al centro tra la terra e il mare, mentre tutti i percorsi di trasferimento, sia a Piombino che all'Elba, sono in pianura o in leggera pendenza. 
La giornata di sabato si alternerà quindi tra mare, terra e cielo, con il sailyak fino ai sassi bianchi, dietro Portoferraio o a Nisportino attraverso le bellissime baie di Bagnaia e di Nisporto, il pomeriggio su fino al Volterraio, per ammirare un tramonto "imperdibile" in uno dei luoghi più belli e suggestivi dell'isola d'Elba. 


Terra, mare e cielo
La domenica mattina si potrà scegliere la navigazione con il sailyak che non è stata fatta il giorno precedente, poi nel pomeriggio rientro a casa fino a tarda notte. Ne sarà valsa la pena, ve lo assicuro.
Un bel video sulla storia del Volterraio.



Che meraviglia! E poi tutto questo all'Elba, la perla dell'Arcipelago Toscano, e mi raccomando solo week end tra maggio e giugno.


Il Volterraio dalla Bagnaia

lunedì 31 gennaio 2011


giovedì 27 gennaio 2011

Benvenuti sul Lago Trasimeno

Guarda il VIDEO
Un bel video di presentazione del mio lago da Lagotasimeno.net, vale veramente la pena di guardarlo. Poi con bici e barca dietro, come proposto su Sail on Bike, venite a fare il "Grande anello del Trasimeno", fantastico! Ottimo sarebbe questo Sailyak gonfiabile della HobieCat trasportabile con un semplice trolley portaborse, inclusivo di Sailkit ovviamente.

Dal sito Hobie Cat
Visualizza Il grande anello del Trasimeno in una mappa di dimensioni maggiori

Dal sito Hobie Cat
Il Cyclone Cargo per trasportare il borsone del Sailyak della HobieCat si trova in vendita in Italia presso Slyway Projects

Dal sito Slyway Project

Prezzi (vengono indicati a titolo informativo):
La MTB si da per scontata: comunque il suo prezzo va mediamente dai 500 ai 1000 €
Hobie Mirage Inflatable 9iS Single: 1890 €, comprensivo di pagaia, timone retrattile, sedile, pedali, tappo, predisposizione per vela
Hobie Sail Kit per gonfiabili: 420 €
Stabilizzatore trimarano Ama Kit: 186 € (opzionale)
Giubbotto galleggiamento: 38 €
Hobie ancorotto: 39 €
Ciclone Cargo: 409 €
Totale: 2982 € (non iclusa la MTB)
Basta poco per praticare gli sport più belli del mondo ovunque!

I prezzi della Hobie Cat sono su Ozonekayak
Dal sito Ozonekayak

Un bel video veleggiando sul sailyak nel laghi dello Utah:


martedì 25 gennaio 2011

ELAN 210, la grande sorpresa di Dusseldorf

Il sito dell'ELAN 210
Ho letto di questa bella notizia stamattina: l'uscita di questo bellissimo ELAN 210. Le dimensioni contenute e la chiglia a siluro retrattile ne fanno uno stupendo veliero carrellabile ma allo stesso tempo spazioso e sicuro. Ritengo che questa barca rappresenti una nuova generazione di velieri carrellabili adatta per le future generazioni di velisti e sportivi.
Queste sono le sue caratteristiche principali:
Lunghezza: 6.60 m
Larghezza: 2.50 m
Pescaggio: 0.50 - 1.55 m
Peso a vuoto: 900 kg
Peso deriva: 360 kg
Sup. velica: 28.3 mq
Su Yacht-online abbiamo trovato una discreta fotogallery con descrizione. Attendiamo foto e commenti dal Boot 2011 di Dusseldorf.

Sempre dal forum, ecco il suo prezzo:
Totale: 24990€ IVA inclusa
Anticipo: 30%
Resto da pagare: 17493€
Rateazione possibile fino a 12 anni (144 rate)
Interessi reali totali: 6.95%
Costo pratica: 480€ ca.
Rata mensile: 177.47€

Inserisco due belle foto inviatemi da Adriaship, il rappresentante per l'Italia di Elan Marine. nel loro sito potrete consultare la fotogalley.

da Adriaship
da Adriaship
E c'è già anche un bel video in rete segnalato sul forum ADV:

http://www.youtube.com/watch?v=w_FAgyW-zvU


lunedì 24 gennaio 2011

Nordische Folkeboot, nel paese delle oche selvatiche

Dal sito Nordiske Folkeboote Charter
E' il nostro sogno quello di visitare i paesi scandinavi, e quale soluzione è migliore se non quella di andare là e prendersi un bel Folkboot in charter? Lo faremo senz'altro prima o poi ed i prezzi non sembrano male, 970€ per una settimana. Questi sono i luoghi meravigliosi dove navigare, tra Germania, Norvegia, Svezia e Danimarca. Dimenticavo, ti portano la barca dove vuoi con un bel camioncino d'epoca.


giovedì 20 gennaio 2011


martedì 18 gennaio 2011

Deltania 20.5, solo per velisti ambiziosi


Guarda il VIDEO

Pesa poco più di Aspirina, che corrisponde al Deltania 20, eppure sembra avere linea e "performance" di tutto rispetto pur rimanendo anche una bella barca da crociera questa Deltania 20.5. Consiglio vivamente questo bel veliero promosso da Deltania e presente anch'esso al Boot 2011 di Dusseldorf.
Queste sono le sue caratteristiche tecniche principali:
Lunghezza totale: 6.25 m
Lunghezza al galleggiamento: 5.85 m
Larghezza: 2.5 m
Pescaggio: 0.23 /1.20 m
Peso: 740 kg
Sup. velica: 18 m²
Peso chiglia+deriva: 250 kg + 50 kg
Altezza in cabina: 1,40 m
Letti: 5
Categoria: C
Qui abbiamo una bella FOTOGALLERY.



Heol 7.4 bikieler with bite



Bellissimo questo Heol 7.4, veliero carrellabile di dimensioni importanti quanto le sue caratteristiche tecniche, la doppia chiglia e il rigging Bergstrom ne fanno senz'altro una barca fuori del comune. 
Queste sono le sue caratteristiche tecniche principali:
Lunghezza: 7.50 m 
Larghezza: 2.55 m 
Peso: 1300 kg 
Peso deriva: 2x255 kg 
Pescaggio: 0.60 - 1.90 m
Sup. velica: 41 mq




Dal sito del suo progettista Defline Yacht Architecture


domenica 16 gennaio 2011

Porto verde Vs marina, qualche considerazione

Un Marina Park realizzato negli States
Si definisce lapalissiano un ragionamento o una affermazione le cui conclusioni appaiono immediatamente ovvie e scontate, e sarebbe quindi del tutto inutile dissertarne (da Wikipedia). A questo punto dovrei fermarmi qui, perché mettere a confronto un "marina" con un "porto verde" significa arrivare a delle conclusioni così ovvie e scontate che sembrerebbe inutile parlarne. Purtroppo non è così, io comunque mi ostino a riassumerle. Premetto che non ho mai pensato che i marina non debbano essere costruiti, anzi, ritengo altresì che debbano essere prima pianificati e poi realizzati in luoghi in cui il loro impatto ambientale non sia devastante ed in alternativa o assieme ai porti verdi destinati alla nautica piccola e popolare.
Ricordo brevemente pro e contro:

Marina:
(definisco brevemente un marina quale un porto con tanto di pontili, banchine, foranee e strutture accessorie come normalmente viene conosciuto)
  • Alti costi di progettazione e realizzazione;
  • Grandi difficoltà di realizzazione e gestione;
  • Grandi spazi per poche utenze principalmente fisse;
  • Alto impatto ambientale;
  • Alto prelievo dalle risorse pubbliche;
  • Basso ritorno alle risorse pubbliche;
  • Lunghi tempi di ammortamento;
  • Alti guadagni per i gestori privati;
  • Scarso ritorno all'economia turistica circostante;
  • Basso indotto e vantaggi nell'economia locale.
Porto verde:
(definisco brevemente porto verde come una struttura a secco consistente in un parcheggio per auto e carrello, scivoli a mare e strutture accessorie)
  • Bassi costi di progettazione e realizzazione (1 a 10 rispetto ad un marina);
  • Piccole difficoltà di realizzazione e gestione;
  • Grandi spazi per molte utenze a rotazione per tutto l'arco dell'anno;
  • Basso impatto ambientale;
  • Basso prelievo dalle risorse pubbliche;
  • Alto ritorno alle risorse pubbliche;
  • Brevi tempi di ammortamento;
  • Alti guadagni per i gestori pubblici e privati;
  • Alto ritorno all'economia turistica circostante;
  • Alto indotto e vantaggi nell'economia locale.
Ce n'è per un trattato di economia, chi può si faccia avanti.

Il Marina di Scarlino, ha un porto verde a fianco

sabato 15 gennaio 2011

Dai laghi della Frisia, FOX 22

Il sito FOX 22 Zeiljacht
Chi frequenta questo blog conosce la mia predilezione per i cabinati molto piccoli grazie alla loro economicità e facilità di gestione ma, sinceramente, questa barca olandese dalle linee d'acqua non troppo recenti ma riproposte in maniera eccellente mi sembra veramente bella. Purtroppo una espressa dichiarazione di copyright non mi permette di inserire foto che comunque potrete trovare nella loro FOTOGALLERY.

Queste sono le sue caratteristiche tecniche principali:
Lunghezza totale: 6.60 m
Lunghezza al galleggiamento: 6.00 m
Larghezza: 2.50 m
Pescaggio: 0.90 m
Peso: 1100 kg
Peso deriva: 411 kg
Sup. velica: 23.50 mq


venerdì 14 gennaio 2011

Tirion One Design, Dit Is Zeilen!



Veramente bello il Tirion 21 One Design, veliero olandese dalle caratteristiche di un cruiser - racer. Barca relativamente leggera è discretamente invelata, ha la chiglia fissa, è molto rifinita e possiede una piccola cabina per due.
Queste sono le sue caratteristiche principali:
Lunghezza: 6.25 m
Larghezza: 2.45 m
Pecaggio: 0.90 m
Peso: 675 kg
Peso chiglia: 225 kg
Sup. velica: 20.35 mq
Dimenticavo, in zona si possono fare degli ottimi charter a prezzi altrettanto buoni, in modo da poterne apprezzare tutte le caratteristiche prima dell'acquisto: Sailingpoint. Anche l'usato si trova a prezzi molto buoni, ritengo che sia una barca che meriti, il giusto compromesso tra divertimento e piccola crociera costiera in tutta sicurezza.

Dal sito Sailingpoint


Dacia Duster, competitiveness

Dacia Duster da Autoblog
Un vero e proprio SUV questa Dacia Duster, a 11900 € in versioni sia 4x2 che 4x4 quindi con una capacità di traino rispettivamente di 1200 e 1500 kg. Insomma, spaziosa, economica e, come d'abitudine, sembra essere un ottimo compromesso per trasportabilità, spazio, massa contenuta ed economicità. L'ho vista stamani e sinceramente non mi è dispiaciuta affatto.


giovedì 13 gennaio 2011


mercoledì 12 gennaio 2011

Karas 520, una piccolo cabinato proveniente dalla Polonia

Dal sito di Karas
Me l'ha segnalato un lettore e volentieri presento questo piccolo cabinato polacco chiamato Karas 520 che sembra essere veramente carino. Mi interesserebbe sapere il prezzo.
Queste sono le sue caratteristiche principali:
Lunghzza F.T.: 5.20 m
Lunghezza al galleggiamento: 4.80 m
Larghezza: 2.20 m
Larghezza al galleggiamento: 1.84 m
Peso: 465 kg
Pescaggio: 0.20 - 1.35 m
Sup. velica: 14.70 mq
Cuccette: 3-4


Trekking velonautico, una nuova frontiera da oltrepassare

Ecco uno schema che dovrebbe indicativamente mostrare le proporzioni del treno bici + trolley + barca. Tutte le dimensioni si mantengono entro il 10% in più rispetto al limite massimo ammesso dal codice italiano per il trasporto su strada. Secondo le regole francesi il treno è abbondantemente entro i limiti rispetto a quanto richiesto.
La configurazione migliore sembra essere questa:
Barca a vela: Walkerbay 8' Performance comprensivo di kit vela, remi e telo di copertura. Prezzo indicativamente intorno ai 2400 €. La possibilità di aggiungere il bordo gonfiabile aumenta la sicurezza di questi dinghy nonché quella di aggiungere fiocco e bompresso: Walkerbay Brochure.
Trolley: Spot-Shuttle smontabile. Prezzo indicativamente intorno ai 300 €. Per brevi spostamenti la stessa Walkerbay fornisce un piccolo trolley, vedi brochure.
Bicicletta: Ripiegabile da strada Dahon. Prezzo da 500 a 1300€
Costo totale: dai 3000 ai 4000 €
Bici e trolley possono essere ripiegati e smontati rispettivamente e essere messi all'interno della barca durante i trasferimenti a vela, eventualmente assieme ad una piccola tenda, uno zainetto ed un saccoletto. Il tutto dovrà essere conservato in una sacca stagna, dove necessario, e fissato ad una o più boe di galleggiamento in caso di scuffia.
Questa possibilità permette di effettuare trekking velonautico ovunque ci sia una strada e dell'acqua dove navigare effettuando lunghi percorsi e alternando bici e vela.

Vai al sito Piste Ciclabili
Walkerbay, piccoli - grandi dinghy 

lunedì 10 gennaio 2011

Daysailing o crociera, le spese raddoppiano


Detto tra noi e fuori dai denti molti dei miei "colleghi" velisti mi sembrano un po' patetici, anzi lo sembriamo quasi tutti. Il motivo è perché si trovano tutte le giustificazioni plausibili per convincere se stessi e gli altri che ci sono mille motivi per continuare a sostenere spese "insostenibili" per mantenersi una barca: l'odore ed il sapore della salsedine, il dondolare delle onde, il caffè al tramonto in una baia, il lavoretti in barca, l'amore per la vela, il mare e la navigazione e alla fine mettiamoci un po' di orgoglio e amor proprio. Tutti motivi però, a parte gli ultimi due che ho menzionato, che non giustificano assolutamente la spesa di migliaia di euro all'anno per farsi al massimo un mese di navigazione che si potrebbe comunque fare sia con una barca piccola, e non uno yacht, che con un charter. 
Allora ricominciamo da capo, ma questa volta voglio sottolineare un aspetto molto importante al quale molti non danno peso e con il quale invece mi sono dovuto scontrare fin dal primo giorno in cui acquistai il mio 24 piedi, e che oggi non ho più. Si pensa alla spesa della barca, ok quelli sono in banca e una volta staccato l'assegno non ci si pensa più, poi c'è il posto barca, l'antivegetativa, il varo e l'alaggio, la manutenzione del motore ed infine qualche spesuccia di mantenimento. Tutti costi preventivati e se non la metto in un marina troppo "impegnativo" me la posso cavare con 300/€ mese, se in casa entrano 3-4000 €/ mese ci si può stare, non c'è bisogno di essere molto ricchi per mantenersi una barca! 
L'errore grave invece è quello di fermarsi qui, infatti se si acquista una barca da crociera, quindi da 7 metri in su la crociera va fatta e la crociera costa. Non mi metto a fare un elenco dettagliato per non dilungarmi ma, ad occhio e croce, le spese raddoppiano, quindi si va come minimo a 600€/ mese. Infatti è impensabile ritenere possibile di passare tutte le proprie notti in rada e così le spese salgono. Per contro mi sembrano ridicoli coloro che si mantengono una barca di certe dimensioni per farsi le uscitine giornaliere, e quanti ne ho visti.
Insomma, il 20% dello stipendio solo per la barca comincia ad essere veramente tanto, non si risparmia più niente, non bisogna avere un mutuo casa e tutte le altre spese come l'auto, la settimana bianca, i viaggi all'estero, l'università dei figli, etc. cominciano ad essere pesanti. Ed è a questo punto che tutte le giustificazioni diventano patetiche, tanto più quando ci sono annate di tempo perturbato o quando siamo oberati da impegni familiari e lavorativi. Dal patetico si passa al tragico quando scompaiano dall'orizzonte i figli/ equipaggio e ci si mette alla forsennata ricerca di improbabili amici/ equipaggio, lascio a voi immaginare cosa significa trovarsi a dover passare una vacanza/ crociera con persone che non sono assolutamente adatte allo scopo o che non ci stanno simpatici.
Faccio infine presente che finora ho parlato di importi netti e che non non ho considerato né i cosiddetti "oneri finanziari", quindi come minimo la svalutazione della barca, né i grossi imprevisti come il doversi far rimorchiare per un guasto o per il maltempo. A me è successo il primo giorno che uscii con la mia nuova barca per un guasto al motore, fortunatamente alle tre del pomeriggio si alzò il vento di mare che mi riportò diritto all'ormeggio, altrimenti quanto avrei speso per farmi trainare per tre miglia lungo l'Arno? Duecento, cinquecento, mille? Sei nelle mani del primo onesto o farabutto che ha un rimorchiatore ed una corda. 
Tutto qua, nient'altro da dire. Guadagnate centomila euro netti l'anno e potete permettervi di andare almeno un mese in barca? Allora compratevi pure un bel dodici metri, altrimenti vi do un consiglio: compratevi una barca a vela piccola piccola e fatevi portare dal vento quando vi pare e come vi pare, senza pensieri e con poca spesa, così la barca e la vela vi potranno dare grandissime soddisfazioni.  Insomma, classe media addio!
Vi consiglio infine di leggere questo bel blog dedicato a Lisbeth, una piccola barchina restaurata con amore dal suo attuale armatore, meditate gente di mare, meditate.

Lisbeth in navigazione nel Mar Baltico, dal sito di Lisbeth

domenica 9 gennaio 2011

Quando si dice "carrellare"

Dal sito Stockmann Boote, distributore Harbeck
Veramente bella questa foto, e significativa. On-line in questo sito anche i listini Harbeck suddivisi per piccoli e grandi trailer, interessanti da consultare: Listini Harbeck
Interessantissimi i carrelli con i trolley per il varo a mano. Altra cosa che ho notato nei carrelli per le barche a vela è che sono scomparse le rulliere ma si vedono solamente selle, mi sembra una scelta intelligente.

Dal sito della Harbeck

sabato 8 gennaio 2011

Scangaard, la vela nella sua purezza

Scangaard 21 - dal sito Dynamic Elements
Bellissima questa Scangaard 21, barca  a vela costruita in Germania e dalle linee decisamente classiche. Nel sito del suo produttore si trovano anche degli stupendi usati, sicuramente da valutare.
Queste sono le sue caratteristiche tecniche principali, come descritto nella brochure:
Lunghezza: 6.60 m
Baglio: 1.97 m
Pescaggio: 0.96 m
Peso: 880 kg circa
Peso chiglia: 400 kg
Sup. velica: 18 mq

Un video di presentazione:





martedì 4 gennaio 2011

Tenuta di San Rossore - Gombo, si applicano le restrizioni


Visualizza Gombo - San Rossore in una mappa di dimensioni maggiori

Nessun toscano che si rispetti e che abbia avuto una barca come minimo di tre metri può negare di esser mai approdato sulle spiagge di San Rossore e/ o di essersi riparato dietro gli scogli artificiali del Gombo. E chi può negare poi di essersi inginocchiato sull'arenile e, facendosi cullare dolcemente dalle onde, di aver raccolto una quantità di telline sufficienti per una bella spaghettata serale? Le dune e la spiaggia di San Rossore sono un luogo tanto aspro quanto suggestivo, tanto arido quanto affascinante. Gli scogli del Gombo possono essere anche un ottimo riparo dopo ore di navigazione a vela, magari con mari e venti difficili e, nel caso di una forte libecciata, un luogo dove ripararsi.
Fino a qualche tempo fa c'era una certa tolleranza da parte delle autorità locali e l'ormeggio al Gombo veniva consentito, insomma si chiudeva un occhio.  Buona pace per chi ne ha approfittato, come noi, perché sembra che non sia più così e si rischiano multe salate. Mi dispiace, le disposizioni emanate dalla Capitaneria di Porto sono le seguenti:
  1. divieto di balneazione e approdo arenile della Tenuta di San Rossore che va dalla foce del fiume Arno fino alla foce del Serchio;
  2. la navigazione e l'ormeggio sono consentiti ad una distanza di 250 metri dalla battigia se non nei casi di necessità previsti dal Codice della Navigazione;
  3. non è consentito l'uso della balneazione al fine di conservare la sua naturalità (e, ovviamente, c'è il divieto di mettere ombrelloni e quant'altro);
  4. sono previste deroghe per i militari della vicina base e per i dipendenti della tenuta;
  5. la navigazione lungo i fiumi Arno e Serchio è consentita ad una velocità massima di 3 e 4 nodi rispettivamente.
Come si vede dall'immagine la distanza massima della foranea del Gombo è di 200 metri circa dalla riva, quindi non è possibile ormeggiare all'interno. Nell'immagine satellitare è evidente quanto, fino ad oggi, venisse tollerato l'ormeggio. 


Per chi c'è stato quindi ravvivo il ricordo su ciò che rimane: "telline che passione":


Preparazione 

Cuocere la pasta in acqua salata.

Lavate le telline e mettetele in una padella per farle aprire.

Sgusciatele e mettete da parte la loro acqua.
Fate soffriggere in una padella l'olio con due spicchi d'aglio tritati e un po' di prezzemolo tritato; unite poi i pelati, sale e pepe.
A metà cottura versate il vino e dieci minuti prima della fine cottura aggiungete le telline, la loro acqua ed un po' di prezzemolo tritato.
Scolate gli spaghetti e conditeli con la salsa.

Ingredienti e dosi per 4 persone
500 g di pasta tipo spaghetti
1000 g di telline
1 bicchiere di vino bianco
200 g di pomodori pelati
2 spicchi di aglio
Prezzemolo
Olio d'oliva
Sale
Pepe
Quando si sbarcava al Gombo a far telline ma soprattutto a sentirsi in "terraferma".




lunedì 3 gennaio 2011

Le aree marine protette, c'è qualcosa da sapere

Area Protetta delle Cinque Terre, dal sito Tutela Mare
La navigazione lungo costa mi ha spinto a fare un po' di chiarezza sull'argomento, visto e considerato che il mancato rispetto dei limiti imposti dalla legge comportano notevoli sanzioni. Tutte le informazioni si trovano nel sito del Ministero dell'Ambiente - Portale Tutela del Mare, dove si evince che:

"Le aree marine protette sono 26 oltre a 2 parchi sommersi che tutelano complessivamente circa 200 mila ettari di mare e circa 700 chilometri di costa. Ogni area è suddivisa, generalmente, in tre tipologie di zone con diversi gradi di tutela. Sono costituite da ambienti marini, dati dalle acque, dai fondali e dai tratti di costa prospicienti, che presentano un rilevante interesse per le caratteristiche naturali, geomorfologiche, fisiche, biochimiche con particolare riguardo alla flora e alla fauna marine e costiere e per l'importanza scientifica, ecologica, culturale, educativa ed economica che rivestono. Vi è inoltre il Santuario Internazionale dei mammiferi marini, detto anche Santuario dei Cetacei."

Di fondamentale importanza è conoscere la suddivisione in zone:

Le aree marine protette generalmente sono suddivise al loro interno in diverse tipologie di zone denominate A, B e C. 

L'intento è quello di assicurare la massima protezione agli ambiti di maggior valore ambientale, che ricadono nelle zone di riserva integrale (zona A), applicando in modo rigoroso i vincoli stabiliti dalla legge. Con le zone B e C si vuole assicurare una gradualità di protezione attuando, attraverso i Decreti Istitutivi, delle eccezioni (deroghe) a tali vincoli al fine di coniugare la conservazione dei valori ambientali con la fruizione ed uso sostenibile dell'ambiente marino. Le tre tipologie di zone sono delimitate da coordinate geografiche e riportate nella cartografia allegata al Decreto Istitutivo pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Zona A (nella cartografia evidenziata con il colore rosso), di riserva integrale, interdetta a tutte le attività che possano arrecare danno o disturbo all'ambiente marino. 

La zona A è il vero cuore della riserva. In tale zona, individuata in ambiti ridotti, sono consentite in genere unicamente le attività di ricerca scientifica e le attività di servizio. 

Zona B (nella cartografia evidenziata con il colore giallo), di riserva generale, dove sono consentite, spesso regolamentate e autorizzate dall'organismo di gestione, una serie di attività che, pur concedendo una fruizione ed uso sostenibile dell'ambiente influiscono con il minor impatto possibile. Anche le zone B di solito non sono molto estese.

Zona C (nella cartografia evidenziata con il colore azzurro), di riserva parziale, che rappresenta la fascia tampone tra le zone di maggior valore naturalistico e i settori esterni all'area marina protetta, dove sono consentite e regolamentate dall'organismo di gestione, oltre a quanto già consentito nelle altre zone, le attività di fruizione ed uso sostenibile del mare di modesto impatto ambientale. La maggior estensione dell'area marina protetta in genere ricade in zona C.

In generale la legge 394/91 vieta nelle aree marine protette:
A) la cattura, la raccolta e il danneggiamento delle specie animali e vegetali nonché l'asportazione di minerali e di reperti archeologici; 
B) l'alterazione dell'ambiente geofisico e delle caratteristiche chimiche e idrobiologiche delle acque; 
C) lo svolgimento di attività pubblicitarie; 
D) l'introduzione di armi, di esplosivi e ogni altro mezzo distruttivo e di cattura; 
E) la navigazione a motore; F) ogni forma di discarica di rifiuti solidi e liquidi.

Nel sito Tutela del Mare si trova l'elenco delle Aree Marine Protette
Come vedete nel sito del Ministero dell'Ambiente potrete trovare tutti i dettagli inerenti alle zone ed ai relativi vincoli. 



Doris, alla portata di tutti

Il sito Dorissenkit

L'autocostruzione di una barca a vela può dare grandi soddisfazioni, ma altrettante delusioni se non si ha la capacità di riconoscere limiti e possibilità. Certamente la cosa migliore è cominciare con qualcosa di semplice e facile da realizzare e sembra proprio che Doris abbia queste caratteristiche. Fornita in kit con materiale pretagliato può essere realizzata in qualche fine settimana, insomma l'ideale per arrivare a realizzare una barca fatta con le proprie mani ma allo stesso tempo molto bella. Secondo le regole francesi per il rimorchio su bici il modello Doris - Fremousse può essere trasportato con la bicicletta.
E dove ci andrei con Doris e la bici? A fare il percorso ciclabile del litorale Provenza e Costa Azzurra.


domenica 2 gennaio 2011


sabato 1 gennaio 2011

Fricke & Dannhus, eleganza e raffinatezza


Per me l'HD20 Kaja è una barca bellissima, nel loro sito ne vedo una usata in vendita che costa intorno ai 16000 €. Queste sono le sue caratteristiche tecniche principali:
Lunghezza: 6.05 m
Larghezza: 1.90 m
Peso: 650 kg
Zavorra: 43%
... quindi carrellabile al 100%.
Non c'è altro da dire se non consigliarvi di consultare il loro sito: Fricke & Dannhus

Dal sito Fricke & Dannhus



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