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giovedì 1 agosto 2013

Elia da Cortona: tra realtà e mito - terza parte




La condanna della memoria, la deriva della "damnatio memoriae"  di Frate Elia.

Nella terza parte sono presenti le relazioni di Filippo Sedda della Pontificia Università Antonianum di Roma con "Elia nelle legendae e nelle cronache francescane" e di Sebastiana Nobili dell'Università di Bologna con "Elia come antimodello nella Cronica di Salimbene de Adam".


venerdì 26 luglio 2013

Elia da Cortona: tra realtà e mito - seconda parte




"In questa seconda parte vi proponiamo la relazione di Felice Accrocca, della Pontificia Università Gregoriana di Roma, dal titolo "Frate Elia ministro generale" e l'intervento di Maria Pia Alberzoni, dell'Università Cattolica di Milano, intitolata "Elia tra Chiara d'Assisi, Gregorio IX e Federico II." (Da TSD).

Nella PRIMA PARTE il Prof. Jacques Dalarun  ci aveva introdotto al "gravoso compito" affidato da San Francesco a Frate Elia come figura di madre e che ha simbolicamente rappresentato con "il complesso di Marta"; in questa seconda parte i Professori Accrocca e Alberzoni ne approfondiscono la linea politica e la sua genesi fino al momento della caduta nel 1239, l'avvicinamento a Federico II e i rapporti con Chiara, una egregia quanto scientifica riabilitazione di Frate Elia come "geloso custode del comando di Francesco".

Impossibile fare a meno di notare l'importanza di un piccolo particolare che è stato citato nella relazione: tra il 1242 e il 1244 Elia incontrerà l'imperatore latino a Costantinopoli dal quale riceverà le "reliquie", notare al plurale. Quindi mi chiedo:

  • se esiste, chi altro, in quale altro luogo e da chi se non proprio Elia potrà ricevere la più importante reliquia per la cristianità? 
  • perché non si è indagato di più in questa direzione e su ciò che Elia ha realizzato nel decennio precedente alla sua morte, incluso forse il Castello del Leone?



mercoledì 17 luglio 2013

Elia da Cortona: tra realtà e mito - prima parte




Elia da Cortona: tra realtà e mito. Questo il titolo della due-giorni di studio dedicata al religioso francescano che si è svolta nel Centro Convegni Sant'Agostino di Cortona. 
Un incontro incentrato sulla figura poliedrica di Elia, la cui esistenza è avvolta dalla leggenda. Molti gli studiosi intervenuti all'interno del convegno. Dopo i saluti iniziali, nella prima parte il prof. Jacques Dalarun, dell'IRHT di Parigi, parlerà di "Elia vicario: il complesso di Marta". 
L'iniziativa è stata realizzata con il sostegno della diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, con il patrocinio del Comune di Cortona e con la collaborazione della Fondazione CISAM (Centro Italiano di Studi sull'Alto Medioevo) di Spoleto e le Famiglie Francescane di Cortona. 
Il programma dell'evento è stato curato dal Centro interuniversitario di Studi Francescani e dalla Società Internazionale di Studi Francescani.

Un video assolutamente da ascoltare con attenzione, ci fa capire sì chi è stato Elia ma anche l'azione politica di San Francesco. ..... Il mito è forse il nostro "leone", ma a me piace pensare che sia stato lui a farlo costruire e che sotto ci abbia nascosto il Santo Graal.

Da una foto fatta giusto ieri


sabato 13 luglio 2013

Elia da Cortona, tra realtà e mito

Programma del Convegno, dal sito Diocesi di Arezzo
Con rammarico per il ritardo segnalo uno degli eventi culturali a cui non si dovrebbe assolutamente mancare. Elia da Cortona, di cui ho parlato più volte non certo da scienziato ma solo da fantasioso appassionato dei luoghi in cui navigo, a mio parere, è una delle figure più importanti del nostro medioevo e della nostra storia.

“Elia da Cortona tra realtà e mito”, questo il tema al centro dell’incontro studio organizzato a Cortona presso il Centro convegni Sant’Agostino venerdì 12 e sabato 13 luglio. 
L’importante evento è organizzato dalla diocesi, con il Patrocinio del Comune di Cortona in collaborazione con la Fondazione Centro italiano di studi sull’Alto Medioevo di Spoleto, il Centro interuniversitario di Studi francescani e la Società internazionale di Studi francescani e le Famiglie francescane di Cortona. 
Previsti numerosi interventi di studiosi e ricercatori per approfondire la figura del francescano cortonese. Tra gli interventi in programma, venerdì 12 luglio: Giulia Barone, dell’Università La Sapienza di Roma con “La storiografia su Elia da Sabatier a Manselli”; Maria Pia Alberzoni, dell’Università cattolica di Milano, affronterà il tema “Elia tra Chiara d’Assisi, Gregorio IX e Federico II”; chiuderà la giornata Paolo Capitani, dell’Istituto Teologico di Assisi, con "Francescani e alchimia fra realtà e mito: frate Elia da Assisi e Bonaventura da Iseo”. Sabato 13 luglio, invece, sarà la volta tra gli altri di: Michele Pellegrini, dell’Università di Siena, con l’intervento su “Ordini mendicanti e istituzioni religiose nel secolo XIII: il caso di Elia a Cortona"; "Elia e l’architettura” sarà, invece, il tema dell’intervento di Fulvio Cervini dell’Università di Firenze.

Tra i primi seguaci di San Francesco, fu vicario fu vicario generale dell’ordine francescano (1221-27), acquistandosi la stima e la simpatia del cardinale Ugolino dei Conti, vescovo di Ostia (poi Gregorio IX), con cui collaborò nel difficile compito di inquadrare e organizzare il movimento francescano. Dopo la morte e la canonizzazione di Francesco fu nominato ministro generale (1232-39). Promosse la costruzione della basilica di S. Francesco ad Assisi, ma è improbabile che ne sia stato anche architetto. Una figura a cui ora Cortona ha deciso di rendere omaggio con questo convegno.

(estratto dal sito della Diocesi di Arezzo).

Lo stupendo Eremo delle Celle, uno dei "luoghi" di Frà Elia, dal sito Eremo delle Celle


lunedì 1 luglio 2013

Sailing Across Europe di Negley Farson



Sailing Across Europe di Negley Farson

Negley Farson era figlio della guerra civile americana, essendo nato nel 1890. Dopo la prima guerra mondiale venne impiegato come corrispondente da Londra del Chicago Daily News. 
Farson era un ragazzo interessante ed eclettico: noto giornalista, bevitore, un po' maledetto e straordinario scrittore, capace di produrre la prosa più incandescente. 
Il suo libro è un noto esempio del racconto di una crociera che diventa letteratura. 
Con la sua barca, il Flame, un yawl di 26 piedi in legno, accompagnato dalla moglie, egli ci porta attraverso l'Europa orientale a pochi anni prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, e nelle molte regioni che verranno visitate si coglieranno i segni premonitori  agghiaccianti del fascismo in cui l'uomo comincerà a mostrare il suo volto peggiore. 
La scrittura, come consueto con Farson, è molto fine e la descrizione dei luoghi di navigazione è rappresentata in modo tale da far capire la genesi che porterà il mondo al più grande conflitto di tutti i tempi ma, ancora più interessante, gli eventi che caratterizzarono gli ultimi anni dell'esistenza della Boznia / Erzegovina e degli stati vicini. 

La navigazione, iniziata il 15 giugno del 1925 dal Mare del Nord, proseguirà lungo i grandi fiumi dell'Europa Centrale per concludersi il 10 Dicembre 1925 nel Mar Nero.

(Recensione maldestramente tradotta ed interpretata da me medesimo da dngoodchild)

Conoscere la storia e la sua evoluzione attraverso i racconti di chi l'ha vissuta può educarci a non ripetere gli stessi errori, per non rivedere i segni premonitori e agghiaccianti del totalitarismo: mezzi di informazione tenuti in mano da pochissime persone, denigrazione del sistema giudiziario, impunità per i potenti, corruzione e arroganza della classe politica dirigente, opposizione inetta e divisa .... e quant'altro stiamo osservando oggi. 

Negley sul Flame


lunedì 17 giugno 2013

Dalla Royal Ship of Cheops alle borose di Akhenaton

Source of drawing: C.R.Lepsius, Denkmäler aus Aegypten und Aethiopien,1897
Nell'antico Egitto le vele erano rettangolari. Durante l'Antico Regno la parte superiore della vela era legata ad una trave, mentre la parte inferiore era legata alla murata, successivamente la vela venne fissata tra un longherone superiore ed uno inferiore. 
Al tempo di Akhenaton entrò in uso un circuito consistente in piccole corde che rendevano l'avvolgimento della vela più facile.
(Maldestramente tradotto da Reshafim.)

Akhenaton, vissuto intorno al 1350 a.C. apparteneva alla XVIII dinastia del Nuovo Regno, fu uomo di gusti raffinati, abile diplomatico è passato alla storia come il faraone eretico per il tentativo di introdurre il culto monoteista del Dio Aton.
Akhenaton ebbe tra le sue mogli la bellissima Nefertiti e di recente, grazie a complesse indagini sul DNA, è stato dimostrato che fu il padre del faraone bambino Tutankhamon, Re Tut.
Da oggi si è scoperto che è stato anche il padre del "circuito delle borose"::

Akhenaton e Nefertiti, immagini tratte da Wikipedia
La Royal Ship of Cheops invece è una delle imbarcazioni più antiche del mondo.
Fu scoperta dagli archeologi nel 1954 nella piana di Giza, in una fossa sul lato sud della grande piramide di Cheope. Racchiusa in una camera ermeticamente sigillata, la barca era scomposta in 1224 pezzi, il cui legno si è conservato intatto per più di 4600 anni. Per ricostruirla sono occorsi 13 anni. Lunga circa 43 metri, ha cinque remi per lato più due a poppa, con funzione di timoni e, dal 1982, è esposta in un museo creato appositamente a fianco della piramide e progettato dall'architetto italiano Franco Minissi. Poco dopo fu scoperta un'altra barca che però, a causa delle cattive condizioni di conservazione, è stata lasciata all'interno della “galleria” originaria.
(Tratto da Wikipedia)

Cheope vissuto intorno al 2550 a.C., apparteneva alla IV Dinastia dell'Antico Regno. Questo è l'interessantissimo ed affascinate resoconto della ricostruzione della nave che sarebbe servita a Cheope per raggiungere il regno di Osiride.

King Cheop's Royal Ship


martedì 9 aprile 2013

Il Tesoro dei Longobardi a Cortona


Per chi ha intenzione di venire al Trasimeno nel periodo del ponte del 25 aprile avrà la fortuna di trovare al MAEC di Cortona due importanti mostre in contemporanea. Della prima abbiamo già parlato, "Restaurando la storia, l'alba dei principi etruschi", l'altra è il "Tesoro dei Longobardi, dagli antichi maestri agli artisti orafi contemporanei". Varrà sicuramente la pena di farci un salto.

La Mostra “Il Tesoro dei Longobardi”, in programma dal 12 aprile al 30 giugno 2013 all’interno del salone mediceo di Palazzo Casali, a Cortona, nasce dal dialogo tra la Consulta dei Produttori Orafi e Argentieri di Arezzo ed il Museo MAEC di Cortona. Resa possibile dal contributo della Camera di commercio di Arezzo e da Banca Valdichiana la Mostra si inserisce nel programma degli eventi previsti dal protocollo di intesa tra Comune di Cortona e Comune di Cividale del Friuli per la valorizzazione della storia Longobarda in Toscana e della storia Etrusca in Friuli Venezia Giulia. Grazie alla collaborazione con il Museo Archeologico Nazionale di Cividale e la Soprintendenza ai Beni archeologici del Friuli la Mostra ospiterà gli oggetti antichi di età longobarda provenienti dall’antico ducato Longobardo di Cividale. Altri preziosi oggetti proverranno dal Museo Archeologico Nazionale di Firenze - tramite la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana - dall’Accademia Etrusca di Cortona e dalla Diocesi di Arezzo-Sansepolcro. La Mostra sugli Ori dei Longobardi, inoltre, prevederà una specifica sezione dedicata all’artigianato orafo contemporaneo. I maestri orafi dell’Associazione Oreficeria Artistica di Confartigianato Imprese Arezzo proporranno le loro creazioni contemporanee ispirate alle forme dell’arte orafa longobarda. L’ideale dialogo tra oreficeria antica e contemporanea sarà sottolineata anche dalla collaborazione con Arezzo Fiere e Congressi che inserirà l’esposizione di Arte Orafa nel programma degli eventi collaterali previsti per la Mostra Internazionale OroArezzo in programma dal 13 al 16 Aprile 2013. La Mostra potrà essere in tal modo proposta non solo al vasto pubblico dei turisti stranieri ed Italiani presenti in Toscana nel periodo primaverile, ma anche ai visitatori che saranno presenti ad Arezzo nel periodo di svolgimento della Mostra Internazionale dell’oreficeria. La Consulta dei Produttori Orafi ed il Museo dell’Accademia Etrusca di Cortona provvederanno alla realizzazione di un catalogo contenente le illustrazioni fotografiche dei gioielli antichi e contemporanei esposti nell’ambito della mostra. Il catalogo sarà curato da Paolo Bruschetti, Paolo Giulierini, Fabio Pagano e Paolo Frusone e sarà realizzato dalla casa editrice Tiphys. La mostra, seconda di una serie di esposizioni dedicate alla lavorazione dell’oro e dei metalli preziosi nel mondo antico a confronto con le eccellenze artigianali contemporanee (nel 2007 il tema riguardò il mondo etrusco), sarà inaugurata l’11 aprile 2013 alle 16.30 a Cortona, presso la Sala del Consiglio Comunale. 
DOVE e QUANDO: 
MAEC salone mediceo di Palazzo Casali CORTONA, 11 aprile al 30 giugno 2013

(Dal sito del MAEC di Cortona)


venerdì 22 marzo 2013

Grands Navigateurs: Tabarly

Il Pen Duick di Tabarly, dall'anteprima VIDEO su Ina.fr
Un'interessante anteprima video sul grande navigatore francese Eric Tabarly trasmesso su Ina.fr: Tabarly.

Ce documentaire consacré à Eric TABARLY évoque le parcours hors norme du grand marin français et son extrême sensibilité. S'appuyant sur une documentation unique d'archives radiophoniques et audiovisuelles, françaises et étrangères, professionnelles et amatrices, inédites pour la plupart, il nous fait revivre les courses au large, les arrivées discrètes ou triomphales, en solitaire ou en équipage, au long des trente-cinq années de suprématie des Pen Duick sur toutes les mers du monde. (Via Ina.fr)


venerdì 1 marzo 2013

The Longitude Problem



La scoperta del modo per misurare la longitudine ha rivoluzionato per sempre la navigazione marittima, ma l'istituzione che ha reso possibile questa grande scoperta è quasi scomparsa dalla memoria. I ricercatori guidati dal professor Simon Schaffer nel 2010 hanno lanciato un progetto per ricordare "The Board of Longitudine" e raccontare la sua straordinaria storia per intero per la prima volta.

Da Cambridge Library
"E' ben noto a tutti coloro che conoscono l'arte della navigazione che nulla è tanto voluto e desiderato quanto la scoperta della Longitudine, per la sicurezza e la rapidità dei viaggi in mare, la conservazione delle navi e della vita degli uomini"
(Dall'atto di istituzione del premio destinato a persone che si prodighino per la scoperta della Longitudine in mare. 1714)
Gli archivi dell'Osservatorio Reale di Greenwich, situati presso la Cambridge University Library, conservano il percorso completo dei documenti del "Consiglio della Longitudine" che si è tenuto dal XVIII secolo fino alla sua abolizione, nel 1828.
Questi documenti gettano una viva luce sul ruolo che lo stato britannico  ha avuto  per incoraggiare la sua invenzione e scoperta, ma anche sulla cultura e l'ingegnosità, nel corso del XVIII secolo, dei molti aspetti dell'esplorazione e della navigazione marittima nell'Oceano Pacifico e nell'Artico. 
Nel mese di luglio 1714, una legge del Parlamento inglese ha istituito un premio per la grande scoperta della longitudine, la determinazione della posizione in mare, a est o a ovest da una linea fissa, il meridiano. 
Il premio variava a seconda della precisione del metodo proposto: il maggiore, consistente in 20.000 Sterline sarebbe stato assegnato per un metodo con precisione entro le 30 miglia nautiche, e a condizione che il metodo fosse dimostrato in mare. Ulteriori somme potevano essere elargite per contributi ed esperimenti. 
Fu nominato un gruppo di commissari per amministrare il premio, inclusi i rappresentanti del Ministero della Marina, la Royal Society, il Royal Observatory, le Università, e i membri del Parlamento. 

Il primo "sea clock" di Harrison, via Wikipedia
La prima riunione del Consiglio di Amministrazione fu messa a verbale nel 1737, iniziata con la verifica di un "orologio nautico" costruito da un artigiano di Humberside, John Harrison. Molto del lavoro successivo del consiglio si incentrò sul caso di Harrison, così come lo sviluppo di un diverso metodo astronomico per la determinazione della longitudine, l'osservazione della distanza tra la Luna e le stelle, ed il calcolo di un almanacco per prevedere le posizioni lunari e stellari con elevata precisione. 
Dal 1770, le funzioni del Consiglio di Amministrazione furono modificate e ampliate: i suoi membri discussero il miglioramento del design dell'orologio, l'esecuzione di una serie di strumenti di navigazione e astronomici, e una vasta gamma di programmi di calcolo, i metodi magnetici, e la realizzazione di tabelle e grafici utili alla navigazione. 
Negli anni successivi fu inviata al Consiglio una vasta gamma di progetti tecnici, più o meno pratici, ai fini della valutazione. Il Consiglio svolse anche un ruolo importante nella pianificazione dei viaggi di James Cook, e dei suoi successori, nel Pacifico nel 1770 e nel Artico nei primi decenni del XIX secolo. Nel 1828 molte delle funzioni del Consiglio furono trasferiti ad altri enti e quindi venne abolito. 
(maldestramente tradotto ed interpretato da me medesimo da: Cambridge Digital Library).



domenica 6 gennaio 2013

Un gradito regalo dal Cutty Sark di Londra da parte della Rachele


La Rachele è stata brava all'Università quindi si è potuta regalare una gita a Londra. Ovviamente non poteva fare a meno di visitare il National Maritime Museum che si trova all'interno di un antico veliero mercantile inglese, il Cutty Sark.
Un saluto dal Tamigi
Mi ha portato due graditissimi regali, una bussola sempre utile in barca,

Dal sito del National Maritime Museum
e la riproduzione di un'antica carta nautica sulle invasioni dell'Inghilterra e dell'Irlanda, nonché delle Guerre Civili e di Conquista risalente al 1600 circa.
"Una mappa dettagliata altamente decorativa e superbamente incisa da Cornelio Danckertsz, che l'ha stampata dall'originale di Speed ​​pubblicata tra 1601-1603. La mappa mostra le varie invasioni e battaglie interne fin dall'invasione normanna del 1066 fino a quella del 1588. Le battaglie terrestri sono caratterizzate da opposte falangi di soldati e i luoghi delle invasioni dal mare dalle flotte" (Tradotto da me medesimo dal sito Garwood-Voight).

Riproduzione di questa mappa, dal sito Garwood-Voigt
A questo punto non ci rimane che imparare dal passato e studiare il modo di invadere l'Inghilterra con Aspirina senza schiantarsi nelle bianche scogliere di Dover.


lunedì 26 novembre 2012

L'amaro destino dei gatti di Procida al tempo dei Borboni

immagine tratta da "Da Napoli a Procida, passeggiata"

Nel ricercare notizie sul ramo procidano della mia famiglia mi sono imbattuto in questa triste e alquanto singolare storia. Le fonti mi hanno dato informazioni insperate, ma ......

".... Lo stesso governatore scrisse poi al Fogliani (il 2 marzo 1755) d'avere, mercè una spia regolata, scoperto che i Domenicani di SM Margherita tenean nascosto un gatto " tutto bianco con una macchia cannellina sul capo „. Fattoselo consegnare, quantunque i frati negassero d'averlo, lo aveva fatto uccidere da un birro. Il Fogliani (passato da Tor Guevara a Caserta) rispose, 1'8 marzo 55, che non restava altro da fare."

"Il luogo dove si sbarca a Procida è una calata. lunga quanto la Città, che chiamasi La Marina di S. Maria Cattolica. Nulla ivi attrae l’attenzione del viaggiatore, se .non che é da osservarsi che la Città stessa è congiunta verso levante con un borgo chiamato la Madonna delle Grazie, costrutto sopra di quel colle, cui fa corona un magnifico castello. Questo forte, è ora, sguarnito di truppa e di cannoni: trovasi in esso un palazzo reale che i viaggiatori non sono soliti di visitare dacché è smobigliato. Sull'alto del Castello vedesi un Semaforo, che, verso Levante, corrisponde con quello di Capri. Dal terrazzo sul quale questo telegrafo è piantato , si gode una stupenda veduta dei due golfi di Napoli, e di Gaeta. ma dopo di aver contemplato quell’ampio spazio pieno ai rimembranze istoriche, non che di naturali curiosità, l’occhio dell’osservatore è con non minore diletto attratto verso la soggiacente Isoletta tutta amena e tutta fertile, che pare una gentil miniatura. Conteneva essa una volta tre Reali caccie di fagiani che ai particolari era proibito sotto gravi pene l’uccidere. Questi stabilimenti vennero distrutti nei tempi revoluzionari. Niuna anticchità si osserva in quest’Isola, che é interessantissima a motivo del suo fecondo territorio, e per l’industria degli abitanti, non meno che per importanza marittima , quantunque, non sia molto distinta nella storia dei tempi antichi. Gli storici l’hanno mentovata per dire che una volta formava parte della vicina Isola d’Ischia , da cui, secondo essi , l’avrebbe separata la violenza dì iin terremoto. Quest’opinione per altro non era generale neppur fra gli antichi, giacché Strabone dice che Procida era stata divisa dal capo Miseno. Alcuni naturalisti moderni , poi, analizzate le rispettive terre, onde sono composti questi diversi luoghi , hanno impugnata la possibilità di queste supposte separazioni. I primi abitanti di Procida furono una colonia di Calcidiesi ed Eritresi , di quegli stessi popoli, cioè, che anticamente occuparono Ischia. Quest' Isola acquistò celebrità per effetto del Vespro Siciliano, avvenuto nel 1282, essendo essa la Patria di quel Giovanni , promotore famoso di tale insurrezione. Egli era altronde feudatario dell’Isola, che , in conseguenza del vespro , gli venne confiscata , ma la ricuperò nell’ anno 1339, ed ottenne allora dal Re di Napoli la facoltà di venderla. Dalla sua famiglia passò infatti ad esser proprietà di altra, chiamata Cossa, e da questa ad altre , finché , soppresso nel Regno di Napoli il sistema feudale , divenne intieramente soggetta alla Corona. Il territorio di Procida è in massima parte composto di ceneri, e frammenti di lava, il che veramente par che giustifichi l’opinione che fosse una volta porzione d’Ischia. L’Isola ha sette miglia di circonferenza, e,. supposto che il viaggiatore, per farne il giro, si piarta dal Borgo di S. Maria Cattolica , e si dirigga a Ponente, incontrerà un dopo l’altro , i villaggi di Punta di Ciopeto, Cottamo , Ciracci , o Campo Inglese (quivi era una Caccia Reale), Chiajolella, Punta di Socciaro, Perillo (sul di cui territorio vi era un’altra Caccia del Re), Centano, Bosco, o Boschetto (ov’era una terza Reale Riserva ) Ulmo, Coricella , e la Madonna delle Grazie. Tanti villaggi in una piccola isola , danno da se stéssi un’idea dell’esser ella straordinariamente popolata; ci ricordiamo infatti di aver letto in qualche Statistico, che in proporzione della sua superficie, Procida è la più popolata terra del globo. Contiene da 14000 anime , e anticamente ne avea 18000. Nella sua circonferenza quest’Isola presenta diverse cale sabbiose, fra le quali evvi a Ponente quella di Chiajolella ove si costruiscono sovente dei bastimenti, ma il porto più frequentato, è quello della Città , il quale fa parte del canale fra Procida, e la Terraferma. I procidani posseggono un centinajo di grossi brigantini, e sono generalmente tenuti per buoni marinaj. La terra è sommamente fertile: produce principalmente del vino, e i frutti ivi maturano cosi primaticci che si mandano a Napoli ove si vendono cari. Vi si fabbrica una pìccola quantità di seta, e vicino alla costa , cioè fra il porto, e la Punta di Ciopeto, vi si mantiene una tonnara che da Maggio a Settembre somministra lucroso impiego a quegli abitanti. Il viaggiatore, o dopo di aver fatto il circuito dell’Isola, o andando direttamente dalla Città, dovrà recarsi a Chajolella, che ne è distante un miglio. La strada é perfettamente piana, e piacevolmente abitata. Chiajolella giace alla punta opposta dell’Isola, e vi si trovano facilmente dei battelli per passare ad Ischia. La distanza fra le due isole è di circa tre miglia. L’Isoletta disabitata, che vedesi vicino a Chiajolella, si chiama Bivaro, o Vivaro. Ivi esiste una Caccia Reale di Conigli ed è protetta da un fortino.
Estratto da: Nuova guida di Napoli, dei dintorni, di Procida, Ischia e Capri".

Pozzuoli la Terraferma, da "Da Napoli a Procida, passeggiata"

"Graditissima al Re, sin da’ primi tempi, fu l’isola di Procida, dall’aria saluberrima e dall’abbondante caccia a’ fagiani; stata già delizia di un giorno a Filippo V, che aveal confiscata all’austricante marchese Del vasto, Michelangelo D’Avalos. Questi riebbe l’isola da Carlo d’Austria, ma, vissuto lui a morte indi a poco, passata l’isola in retaggio al nipote Giambattista d’Avalos, la restaurazione borbonica trovò oberato di debiti il nuovo signore. Poté quindi, irretendolo né processi, facilmente rimettere Procida in proprietà del Re. Sequestratene sin da principio le rendite, subito si provvide, con ordini rigorosi e minuziose misure, (imposte in nome del “clementissimo” sovrano), perché nulla vi turbasse l’agevolezza della caccia reale e ne scemasse l’abbondanza.
L'isola di Procida fu il primo de’ “siti reali”. Gli ordini emanati per essa, le opere e i mutamenti eseguitivi possono tipicamente rappresentare quanto via via si venne praticando negli altri luoghi elevati all'onore di reali delizie. Il vecchio castello feudale, sul ciglione nordorientale dell'isola, sicuro, in alto, sul Canale , divenuto palazzo del re, fu riattato, rinnovato, ingrandito, decorato . Cosi si fece negli altri luoghi , costruendo di pianta dove, come a Persano, mancava un palazzo, o una villa, o una casa di riposo,. Que’ lavori durarono sia quasi al termine del regno di Carlo . Si sparsero ovunque gli ordini rigorosi, perché nulla disturbasse la reale delizia . Principalmente a quel fine, furono preposti Intendenti a què siti col soldo, che, durante il regno di Carlo, giunse a 1200 ducati , oltre la grazia della carrozza con due cavalli, cocchiere e livrea."

Nelle note si scrive ancora, ed è davvero interessante:

"Essendosi V. M. degnata comandare che coli' occasione del sequestro ordinato, e da noi eseguito, delle rendite dell'Isole di Procida ed Ischia, avessimo dovuto tenere special cura, e pensiero della Caccia, che vi è in quella di Procida, riservando la medesima sol' al suo divertimento, e dando tutte le disposizioni e previdenze opportune per lo maggior suo accrescimento, e perchè niuno ardisse ammazzare alcun Faggiano, Coniglio o altro animale abbile a cacciarsi; Dopo adempiti colla maggior vigilanza ed attenzione, ch'abbiam saputo, i suoi Clementissimì Comandamenti, eccoci ad umiliare alla sovrana sua intelligenza ciò che ci è riuscito fare per l'accerto del R. Servigio, e de' R. sovrani suoi cenni. Non ha dubbio, S. R. M. , che la Caccia, specialmente de' Fagiani trovai presentemente diminuita, e di molto, da quella ch'era nell'isola di Procida per cagione forse del poco genio, che avevavi il March. del Vasto, di cui avvedutisi i suoi offici hanno atteso più tosto a distruggerla che a conservarla. Il primo passo da noi dato per porla e presto in sistema, è stato di far numerare colla più soprafina diligenza, che si è potuto, e che altre volte si è pratticata, i Fagiani tutti che sono nell'Isola. A quest' effetto abbiam prescelto i migliori e più esperti Cacciatori e di Procida e d'Ischia, ch'avendo girata l'intiera Isola per lo spazio di tre giorni continui coll'assistenza de' nostri attuarij, ne giunsero a numerarne novantanove... Questo num. 99, anzi sino a Cento Fagiani, l'abbiam consegnati a Persone che si sono obbligate presso fatti di mantenerli, conservarli, ed esibirli ad ogni ordine di V. M, e nel caso di mancanza di uno o più di essi pagarne il prezzo a ragione di Ducati Venti l'uno... Abbiam fatto un Banno rigorosissimo, dichiarando tutta la Caccia di quest'Isola riservata sol' al divertimento R.le della M. S. e a tutti proibita. Specialmente abbiam vietato l'ammazzare i Fagiani, Conigli e qualunque specie d'Animali abili a cacciarsi, sotto pena a' Nobili di Ducati 50000, e di anni sette di Presidio chiuso; e agli Ignobili di Ducati 200, e di anni sette di Galea... Abbiam proibito generalmente in tutta 1'Isola, sue pertinenze e distretto lo sparo delle scoppette, ed a miccij ed a Grillo, sotto pena di Ducati 50 ecc.. E sol' abbiamo limitata questa proibizione di sparare nel Caso, in cui fusse, che Iddio non voglia, quell'Isola invasa da' Corsari, ò da Nemici. Abbiamo sotto ristesse prime rigorose pene proibito 'l far molestare o disturbare gli Animali suddetti con mazze, mazzarelle, canne appuntate o spontate, chiappitelli, pietre o altro istrumento di qualsivoglia sorte, siccome pur l'introdurvi o tenervi Foretti, a riserva dell'un di questi, che presentemente vi è, e del quale dovrà tenere special cura il Capocaccia da noi destinato , acciò quando la M. S. si compiacerà passare a quel divertimento se ne possa valere per cacciare i Conigli dalle Tane. Abbiam di più stabilito che, contravenendo a tali ordini le Persone Ecclesiastiche , le pene si eseguano a dirittura contro i lor Congiunti più prossimi ... Abbiamo privilegiata la prova delle Contravenzioni, stabilendo che bastino a convincere i Rei le deposizioni di un Testimonio di veduta, e di due altri de audito: Che le penne de' Fagiani ritrovate in Casa di qualched'uno, o in qualche Bosco siano indizio bastante alla Tortura.., e che la scoppetta ritrovata addosso a qualcheduno dopo intesa la botta dello sparo, faccia pur indizio a tortura... Né abbiamo omesso di promettere la metta delle sudo pene pecuniarie a chi rivelerà i Trasgressori.., siccome pur d' incaricare al Capocaccia, che invigili, acciò intomo i luoghi della Caccia, ninno tenghi Cani, o Gatte, che possano disturbarla... Capocaccia che abbiam destinato... è Andrea Guarracino... senza mercede... Per custodire però , mantenere ed aumentare la Caccia di tutte sorti d'animali, è stato prezzo eliggere otto altri Cacciatori, i quali a vicenda devono girar notte e giorno col soldo di Carlo III 15 per ciasched'uno il mese, che importano in tutto Ducati 12 per mese.. „. Come esempio caratteristico de' rapporti che usavano avere que' cacciatori col sovrano, presento qui una supplica d'uno di essi (Siti Reali, fase. 2*): S. R. M. = Signore = Francesco Schiavo. Capo Cacciatore della R. Caccia de Fagiani di V. M nell'Isola di Procida, umilmente rappresenta, come per la Dio grazia in'quest' anno l'allievo di detti Fagiani si spera possa essere più aumentato dell'anno passato, atteso che le cove si vedono, che passano più di venti, ed in buona parte di essi, sono di già usciti alla luce li Fagianelli appresso alle loro Madri, e tanto da esso supplicante, quanto dagli altri Cacciatori si sta con tutta la vigilanza possibile, acciò non .sia danneggiato il detto aumento, affinchè V. M. possa ritrovarne gran numero per maggiormente divertirsi in quella Reale delicia. Perlochè posto a piedi di V. M. la supplica degnarsi darli licenza da potersi accasare; giacche essendosi V. M. per la Dio grazia accasato, il supplicante promette a V. R.i M. non accasarsi, se prima non si accasava V. R. M., della qual grazia si compromette il Supplicante, e tutta la sua famiglia di pregare il Sig. Iddio per la lunga, e buona salute di V. M , e della Regina Nostra Signora con felicissima Prole per maggior Consolazione delli suoi Regni e fedelissimi Vassalli, ut Deus „. . Per l'opposto, circa le condizioni fatte da' bandi sovrani alla rimanente popolazione, si ebbero conseguenze deplorevoli sempre, pur quando non furono tragiche. É noto ciò che narrò il Dumas, 57, del precidano refrattario all'ordine di sterminio de' gatti. Prima di lui, lo Spiriti, IV, aveva narrato che, imposto agi' isolani di Precida di sterminare tutti i gatti , perchè infesti a' fagiani , se ne moltiplicassero tanto i topi da venirne spesso, oltreché rosi i frutti de' campi e quanto occorre alla vita, tronco il naso e cavati gli occhi e le guancie ai bimbi per avventura lasciati soli a casa dalle madri. Quanto alla revoca dell'editto insensato, affermata dal Dumas, in seguito alle minaccie della popolazione furibonda, consta ch'esso era in pieno vigore ancora presso al termine del regno di Carlo. Il governatore di Precida infatti, Domenico Pattolini , scriveva al ministro Fogliani, l'8 gennaio del 1755: * Avendo discoperto nonostante il rigoroso Banno penale che feci pubblicare con tra gli Ecclesiastici dell' esfratto per due mesi da quest' Isola, ai Civili di due mesi di Castello, alle Donne di due mesi di Carceri in Casa, ai Plebani ed alle Femmine di due mesi nel carcere pubblico, di essersi pure nascoste ed allevate tre Gatte in questo Conservatorio delle Orfane; ho fatt'ordinare ai Procurator di esso, ehe è il sacerdote D. Tomaso Ferrara , il qual parea di non averne la scienza, che avesse insinuato a Suor Sebastiana Willar, Sup.ra del Conserva., di subito mandarmele. Ed informatosi il Ferrara ha trovato esser vero, ma invece dell'effetto, fattosi pietoso alle lacrime delle Orfane, mi ha mandato per risposta, ch'egli stima troppo crudeltà, che si levassero alle medesime le Gatte, le quali stando chiuse di dentro il Conserva., non possono dannificare la Reale Caccia. Perloche conoscendo, come per la debolezza di esso, ch'è pur Confessore, dassi un positivo maraviglioso esempio di disprezzo al Banno... ho fatto ordinare al Ferrara, che frallo spazio di giorni quattro uscisse da quest'Isola per due mesi, e sentire nel medesimo tempo al Vicario, che avesse la Superiora a tal oggetto per due mesi sospesa del suo ufficio. Dopo poche ore mi anno dentro un sacco inviate le tre Gatte, le quali facendosi scappar ad una ad una, ho uccise io proprio a schioppetta... „. Rispose il Fogliani al terribile Governatore (da Caserta ai 18 genn. del 55) che, senza procedersi effettivamente all'esilio del Ferrara e sospensione della Superiora, poteva bastare la mortificazione lor data.  Lo stesso governatore scrisse poi al Fogliani (il 2 marzo 55) d'avere, mercè una spia regolata, scoperto che i Domenicani di SM Margherita tenean nascosto un gatto " tutto bianco con una macchia cannellina sul capo „. Fattoselo consegnare, quantunque i frati negassero d'averlo, lo aveva fatto uccidere da un birro. Il Fogliani (passato da Tor Guevara a Caserta) rispose, 1'8 marzo 55, che non restava altro da fare."
Estratto da: Il regno di Napoli al Tempo di carlo di Borbone".

Certamente è impressionante l'accanimento contro i gatti e le pene severissime per i trasgressori che si ritrovarono i figli morsicati dai topi, come si legge ancora.

Procida, immagine tratta da ProcidaTour
"Carlo III aveva una passione che dominava tutte le altre, la caccia, lo abbiam già detto, passione di famiglia dei Borboni, che induriva il suo cuore, e che oscurava il suo spirito. Egli aveva destinato l'isola di Procida ad essere il suo vivaio di fagiani, e colà egli faceva i suoi allievi, che così trasportava poi nei castelli reali, che egli voleva ripopolare di selvaggiume.
Or siccome i gatti erano i nemici naturali dei fagiani, grossi e piccoli, egli ordinò l'estirpazione della razza felina in tutta l'isola di Procida.
Buffon, che non saremo accusati di citar troppo spesso, soprattutto quando si parla di storia naturale: "Il gatto è un animale nocivo fatto per distruggerne altri più nocivi ancora". Or questa massima di Buffon si trovò giustificata dall'avvenimento. I gatti non essendo più la per distruggere i sorci, ed i topi, questi pullulavano, e divennero audaci tanto, che un bambino nella culla fu divorato da essi.
Questo fatto che aveva diggià contribuito ad esasperare gli abitanti di Procida, coincise con un altro che non era tale da calmarli. Un uomo il quale malgrado l'editto del Re, avea conservato il suo gatto, sia per affezione a quello, sia per odio ai sorci, fu denunciato, imprigionato, convinto e condannato alla frusta per mano del carnefice, fu fatto andare per l'isola col suo gatto appeso al collo e venne mandato poscia alle galere.
A questa crudeltà, che rassomigliava a demenza, gli abitanti di Procida furiosi presero le armi e, riuniti in corpo, dichiararono che, se l'editto non fosse revocato essi andrebbero a chiedere asilo alle potenze barbaresche, meno crudeli secondo loro, d'un Re, che lasciava mangiare i loro figli dai topi, piuttosto che correre il rischio di veder mangiato dai gatti uno dei suoi fagiani.
Rendiamo giustizia al Re che capì quanto era tirannico questo decreto, e che l'annullò immediatamente.
Estratto da: I Borboni di Napoli".

Purtroppo questa ultima citazione non rende concordi tutti gli storici, infatti secondo quanto citato dalle fonti il decreto rimase vigente per tutto il periodo in cui regnarono i Borboni  .... e questa è la storia dell'amaro destino dei gatti di Procida al tempo dei Borboni.

Carlo III, immagine tratta da Wikipedia


lunedì 19 novembre 2012

Rotte del Mediterraneo

Rotte del Mediterraneo, visibile su RAI Replay

Rotte del Mediterraneo è un interessante programma che oggi ho potuto vedere su RAI Repaly, trasmesso in diretta su RAI 5 dal lunedì al venerdì alle 18.50.  La particolarità che mi ha colpito di questa trasmissione RAI è stata la semplicità e la simpatia dei conduttori ma soprattutto il fatto che, oltre che di vela e di sport acquatici, si parla della cultura, della storia e della natura del nostro magnifico Mar Mediterraneo.

"Un affascinante viaggio in barca a vela in compagnia di tre giovani amanti del mare e della natura e di un esperto capitano, pronto a svelare per noi le meraviglie del Mar Mediterraneo. Un itinerario che parte da Fiumicino e approda a Porto Rotondo, dopo aver fatto tappa, fra le tante destinazioni all’isola di Giannutri, alle Cinque Terre, a Capraia, e in Corsica a Porto Vecchio, Lavezzi e Bonifacio. Ad ogni approdo i ragazzi, con le Capitanerie di Porto, approfondiranno un argomento legato "all'andare per mare", con il Capitano che cercherà di trasmettere loro tutta la passione ed i segreti della cultura marinara." (Rotte del Mediterraneo)

Insomma, belli e bravi.


domenica 18 novembre 2012


martedì 13 novembre 2012

Restaurando la storia, l'alba dei principi etruschi

Il sito del MAEC a Cortona

Dal 18 novembre al 5 maggio presso il MAEC di Cortona, a pochi passi dal Trasimeno, si terrà questa bella mostra su oggetti mai visti rinvenuti nel siti archeologici del territorio cortonese, oltre 150 pezzi riferibili alla fine del VII secolo a.C. ed altri. Un'occasione strabiliante per venire a visitare questo magnifico territorio e a conoscere la sua storia, Cortona e il Trasimeno.

"A pochi anni dall’apertura del Museo dell’Accademia Etrusca e della Città di Cortona e della clamorosa scoperta dei due circoli orientalizzanti del Sodo, Il Comune di Cortona, l’Accademia Etrusca e la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, con il sostegno della Regione Toscana e della Provincia di Arezzo, della Banca Popolare di Cortona, della Fondazione Nicodemo Settembrini e del Rotary Club Cortona Valdichiana e quello di Arezzo compiono un nuovo, fondamentale passo avanti nel quadro della valorizzazione dei beni archeologici. La mostra “Restaurando la storia. L’alba dei principi etruschi” (corredata da catalogo scientifico), è stata realizzata grazie all’impegno dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana che ha condotto gli scavi nel Parco Archeologico di Cortona, e successivamente, grazie ad un lavoro avanzato di studio e restauro, ha garantito la possibilità di esporre per la prima volta al grande pubblico questi straordinari reperti. Si tratta dei corredi del Secondo Circolo funerario del Sodo, costituito da oltre 15 tombe intatte databili tra la fine del VII secolo e gli inizi del VI a.C. ed una serie di oggetti mai visti rinvenuti nei siti archeologici del territorio (dal palazzo principesco di Fossa del Lupo alla Villa Romana di Ossaia) esaminati sotto un nuovo punto di vista, quello del restauro. Obiettivo della mostra è quello di offrire un viaggio che porti il visitatore indietro di 2700 anni fino all’alba della civiltà etrusca cortonese. Gli oggetti sono esposti grazie ad un allestimento originale sia per il valore storicoeducativo che per quello spettacolare e tecnologico. Una delle più significative novità di questa mostra, infatti, è l’impiego delle nuove tecnologie e sistemi di comunicazione con uso del 3D (realizzato grazie alla collaborazione di Studio Gallorini Engineering), video, computer grafica, filmati ed altro. Un percorso che presenta i vari stadi del recupero illustrando tutte le fasi di quella “catena di montaggio” che va dallo scavo archeologico, al recupero dei materiali, alla diagnostica, fino al completamento del restauro, in vista di una definitiva esposizione al MAEC. La presentazione di tanti inediti di età Orientalizzante consente di far luce sulle fasi più antiche di Cortona, quelle che addirittura precedono l’avvento dei Principi (ecco quindi il richiamo all’alba, nel senso di inizio della loro cultura), benché, in realtà, se ne possono cogliere anche i massimi sviluppi di età arcaica (grazie a spettacolari reperti relativi a vecchi scavi mai pubblicati provenienti dal tumulo II del Sodo) ed il progressivo smantellamento dell’identità e delle tradizioni, pur con certe resistenze, con l’avvento di Roma (come testimoniano i materiali della villa rustica di Ossaia). Tra gli oggetti in mostra (oltre 200 pezzi) si segnalano preziosi vasi in bucchero, gioielli e collane in ambra, monili in avorio, armi e suppellettili in bronzo che raccontano 2700 anni fa dalle nebbie del mito la nascita dei principi etruschi la vita delle “élites” etrusche della Cortona del VII secolo a.C., connotata da aristocrazie guerriere ma anche da una solida economia basata su commercio, agricoltura e allevamento. In particolare emerge il ruolo della donna, protagonista all’interno della struttura sociale etrusca sia nelle sue prerogative di filatrice e tessitrice ma anche attenta agli equilibri di potere della società. La mostra “Restaurando la storia. L’alba dei Principi Etruschi” conferma quanto già gli storici antichi avevano narrato di Cortona, ritraendola come una città multiculturale, con aspetti umbri, italici ed etruschi, ma aperta anche al fascino della cultura greca ed orientale. Per Cortona è un passo nel progetto del grande MAEC inserito nel contesto dei maggiori musei archeologici europei che non sono semplicemente luoghi di conservazione ma centri di produzione culturale, ricerca e innovazione in grado di stimolare l’interesse del pubblico. Dopo l’esperienza con il Museo dell’Ermitage (2009), con il Louvre (2011) il Comune di Cortona e l’Accademia Etrusca stanno lavorando ad un progetto straordinario con il British Museum di Londra per il 2014. Una mostra che chiuderà un ideale percorso di riscoperta dell’immenso patrimonio etrusco sparso nei maggiori musei europei e che pone Cortona al centro di questo disegno. A suggellare, anche in questa occasione, la tradizione di collaborazione tra grandi Istituzioni Culturali ed il MAEC la mostra ospita preziosi reperti del Museo Archeologico Nazionale di Firenze e, in particolare, una straordinaria armatura in bronzo del IV sec. a.C. con elmo crestato proveniente da una collezione privata." (dal Comunicato scaricabile dal MAEC).

Particolare di fibula in oro conformato a pantera (580 a.C.), scaricabile dal sito del MAEC
E qui la storia si fonde con quella della mia famiglia, del mio trisnonno, ingegnere e direttore operativo degli scavi archeologici della Società Colombaria svoltisi in Toscana tra il 1858 e il 1866, su questo argomento è stato scritto un libro, Gli Etruschi e gli scavi etruschi nel Risorgimento, ma anch'io ho svolto le mie ricerche tra le PUBBLICAZIONI rinvenute a riguardo nell'Archivio Storico Italiano del Gabinetto Vieusseux e la corrispondenza conservata presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze intercorsa tra il mio trisnonno e alcuni dei protagonisti di questa grande avventura, tra questi Giovan Pietro Vieusseux, una delle figure più importanti della cultura europea dell'ottocento. Tante sarebbero le cose da scrivere su questa ricerca che mi ha riempito di orgoglio ma anche stupito su come a quei tempi la società fosse controllata da principi e regole ferree, forse più di oggi, come il seguire i lavori con un attenzione particolare alla sicurezza nei luoghi di lavori nonché alla cura nella manipolazione dei reperti, ma non solo. Infatti nella corrispondenza si parla di svolgimento di concorsi per ottenere posti pubblici, della puntuale tenuta dei conti e delle spese, dell'acquisto, tramite il Gabinetto Vieusseux e assieme all'ingegnere aretino Carlo Gatteschi suo futuro datore di lavoro come Ingegnere Capo della Provincia di Arezzo, degli Annali Francesi "Des Ponts et Chaussées", annali della prestigiosa istituzione del Genio Civile francese. Questo è il LINK alla corrispondenza che ho trascritto dagli originali depositati presso la BNCF.

Statua femminile, una delle più importanti scoperte del mio trisnonno
A quei tempi il mio trisnonno, come si evince dai documenti, lavorò molto negli scavi intorno a Cortona,  ma nel "Melone Francois", scoperto nel 1842 dall'archeologo e erudito Alessandro Francois, e nel Melone del Sodo gli archeologi dovettero attendere il 1909 per scavare scientificamente a causa dell'opposizione dei proprietari dei terreni. Tutti i reperti trovati durante gli scavi della Società Colombaria sono oggi conservati presso il Museo Archeologico Nazionale di Firenze. I documenti  a riguardo in possesso della Società Colombaria sono andati distrutti il 4 agosto del 1944 durante la ritirata dei tedeschi dalla città di Firenze che, per salvare Ponte Vecchio, distrussero tutti i palazzi che gli erano intorno tra cui il palazzo della "erudita società".
Reperti degli scavi della Società Colombaria, dal libro "Gli Scavi Etruschi nel Risorgimento"
Non so se alcuni di questi reperti saranno presenti alla mostra, sarà davvero interessante andare a vedere.


venerdì 13 aprile 2012


sabato 7 aprile 2012

Tümmler, la barca a vela del Professor Albert Einstein

Albert Einstein felice sulla sua barca a vela, dal sito Einstein Website
Proprio non lo sapevo che lo "zio Albert" avesse una barca a vela, invece si e, per quanto fosse stato breve il periodo in cui l'ha potuta tenere, ne è stato un felicissimo armatore. Gli fu regalata per il suo cinquantesimo compleanno da amici facoltosi, purtroppo nel 1933 fu sequestrata prima dai nazional socialisti e poi dalla Gestapo, ma se volete sapere tutta la storia la troverete nel sito: Einstein Website.
Un'altra notizia curiosa è che Einstein anche se era un marinaio provetto non sapeva nuotare e non sopportava di indossare il giubbotto salvagente, questo particolare rendeva la sua famiglia piuttosto preoccupata quando lui usciva in barca. Einstein usava la sua barca come noi, inseguendo i suoi pensieri indisturbato in pace ed in tranquillità, la leggenda narra che buona parte delle sue intuizioni le abbia avute proprio sulla sua bella barchetta a deriva mobile prendendo appunti su carta e matita che a bordo non mancavano mai. 

Il piano velico del 20 mq sailboat progettato da  Adolf Harms, dal sito Einstein Website

Via: Yacht.de

venerdì 17 febbraio 2012


sabato 29 ottobre 2011

Il Castello del Leone, la Sequenza di Fibonacci e il Santo Graal


Come abbiamo già appurato, questa magnifica fortezza commissionata da Federico II di Svevia fu realizzata molto probabilmente da uno degli uomini più fidati di San Francesco, Frate Elia da Cortona, su di un progetto dell'amico comune, il matematico pisano Leonardo Fibonacci. A questo punto, come si vede dalla sovrapposizione delle immagini, la relazione tra la pianta del Castello del Leone, la spirale logaritmica e la sequenza di Fibonacci mi sembra più che plausibile. Di questa magnifica rocca ne abbiamo già parlato in due occasioni cercando di delineare le origini del sito fin dai tempi più remoti:
E' pensabile che se il centro della spirale corrisponde alla cappella situata sotto il mastio triangolare, questo potrebbe rappresentare uno dei più affascinanti simboli della cristianità medievale, il Santo Graal. Che vi sia stato nascosto un tempo, che ci sia ancora o che il mastio stesso ne restituisca un'immagine simbolica è tutto da appurare ma la presenza nelle vicinanze di una delle più importanti sedi dell'Ordine dei Cavalieri Templari, il Castello di Magione è un'altro indizio di fondamentale importanza. Tenete presente che Frate Elia da Cortona nascose così bene la tomba di San Francesco sotto la Basilica di Assisi che è stata trovata solo dopo 600 anni e non dimentichiamoci che a lui si deve una delle più importanti reliquie del cristianesimo, un frammento della Santa Croce. Certo è che fra tutte le improbabili ipotesi che si sono fatte sulla presenza del Sacro Calice in altrettante fantasiose e amene località quella di ricondurlo ai personaggi e ai luoghi che stiamo raccontando ha un minimo di possibilità per stare in piedi, sempre che il Santo Graal non sia solo un'immagine simbolica del "sangue reale" di Cristo che Re e Imperatori, nel corso dei secoli, si sono voluti vanamente attribuire per contrastare il potere della Chiesa. Comunque sia, tra realtà ed immaginazione, tra favola e storia, tra religione e stato, il contesto individuato in questi luoghi è l'unico confutabile con la realtà dei fatti.

Frate Elia, da Vita di Frate Elia da Cortona
Frate Elia da Cortona è stato uno dei personaggi più importanti e complessi del duecento, credente raffinato, politico e mediatore di grande levatura fu posto a capo dell'Ordine dei francescani dallo stesso San Francesco con il quale condusse la più grande opera di mediazione mai attuata con il mondo musulmano e successivamente tra il potere imperiale e la Chiesa, al servizio di Federico II di Svevia. Necessariamente trattato con diffidenza dalla Chiesa e relegato nel ruolo di una figura minore, Frate Elia da Cortona è stato uno degli uomini più importanti della nostra storia medievale.

Il mastio del Castello del Leone ha una forma triangolare, immagine tratta da Wikipedia
Certamente un po' più di attenzione da parte degli storici e delle autorità locali su questo magnifico castello che si affaccia sul Lago Trasimeno sarebbe auspicabile.

Il mastio del castello del Leone, rappresenta il Santo Graal?
Qualche interessante considerazione aggiuntiva sulla Sequenza di Fibonacci,  la Spirale Logaritmica e la Sezione Aurea:



Il priorato di Sion? E' tutto inventato, questa invece è storia!


lunedì 15 agosto 2011

Il Leone del Trasimeno riscrive la sua storia

San Francesco e Federico II di Svevia i protagonisti principali di questa storia
Oggi è il quindici agosto, nel giorno dell'Assunta come non citare il Magnificat di Maria e il suo significato profondo, di sicuro il motivo dominante di tutto ciò che sta alla base della "storia" che sto per riscrivere, una storia forse fantastica, forse ingenua, certamente diversa da quella che i "potenti" di ogni epoca ci hanno voluto raccontare, probabilmente solo un mucchio di notiziole raffazzonate che, per quanto note, avrei l'ambizione di vedere e rivalutare sotto un'angolazione diversa.
Ma andiamo per gradi e ricominciamo dal Magnificat:

"Interviene con la forza del suo braccio
disperde i superbi nei pensieri del loro cuore.
Abbatte i potenti dai troni
innalza gli umili.
Ricolma di beni gli affamati
rimanda i ricchi a mani vuote."

Abbiamo già parlato del Leone del Trasimeno e dei tanti misteri che lo avvolgono, dal tempo degli etruschi fino ad oggi, ma oggi il tempo si ferma a San Francesco e Federico II di Svevia che li vede presenti e protagonisti al Trasimeno, il primo con la preghiera, il secondo con l'affermazione del potere imperiale con la costruzione del Castello del Leone.
Il Magnificat di Maria è un cantico contenuto nel primo capitolo del Vangelo di Luca, fin dalle origini della cristianità sarà il cantico della Chiesa, ma è proprio nei periodi più bui del "potere temporale" che San Francesco ne farà un pilastro della sua conversione.
A questo punto è arrivato il momento di aggiungere altri tre personaggi alla storia: Frate Elia da Cortona, il Papa Gregorio IX e ed il matematico pisano Leonardo Fibonacci. Assieme alla vita di questi protagonisti della nostra storia cerchiamo di ricostruire, in un pugno di anni, la striscia del tempo.

1202: Francesco di Assisi partecipa alla guerra contro Perugia, una guerra tra guelfi e ghibellini, ed in questa contesa Francesco sarà dalla parte dell'impero e del movimento comunale. Tutti siamo a conoscenza quanto questa guerra e la successiva prigionia sconvolgerà Francesco in cui iniziò il suo cammino di conversione.  E' impensabile ritenere che tutto ciò che il futuro "Santo" farà da questo momento in poi non sia condizionato anche dalle sue idee "politiche".

1205: Arriva la conversione definitiva di Francesco, poi il processo davanti al Vescovo fino alle prime predicazioni con i confratelli.

1209: Papa Innocenzo III autorizza la prima regola francescana e si fondano i primi conventi.

1211 (1213): Francesco si reca all'Isola Maggiore in Quaresima e lì compie miracoli, da quel momento l'isola verrà abitata e verranno costruite le prime case.

1214: Federico II, re dei romani, viene eletto Re grazie all'aiuto del Papa Innocenzo III. Poco dopo Federico parteciperà al IV Concilio Lateranense come stretto alleato del Papa. I destini del Re e del Santo si intrecceranno per sempre.

1219: L'Ordine francescano cresce e Francesco si reca in Palestina, dove era in corso la quinta crociata, per tentare di mediare le sorti della guerra attraverso la conversione del Sultano e mettere fine alle ostilità. L'interpretazione di questo avvenimento è molto controverso tra gli storici, ma in fondo coerente con le scelte di Francesco di cui abbiamo già parlato. La missione verrà ritenuta un fallimento, come ancora oggi da gran parte degli storici.

1220: Il Papa Onorio III proclama Federico "Imperatore" per spingerlo a condurre la tanto promessa sesta crociata.

1221: Francesco rinuncia al governo dell'Ordine e, dopo il breve passaggio di Pietro Cattani, viene eletto Vicario Padre Elia da Cortona. Nello stesso periodo viene redatta la terza regola definitiva, anche con la collaborazione del Cardinale Ugolino d'Ostia, il futuro Gregorio IX, il futuro antagonista di Federico II.

1225: Federico II incontra Leonardo Fibonacci a Pisa, incontro che segnerà per sempre l'esistenza dei due grandi personaggi. L'Imperatore concesse allo studioso un vitalizio in modo che potesse portare avanti i suoi studi di geometria, studi che sembrano ripresi nella costruzione delle opere militari di Federico II. Nulla si conosce infatti della vita del Fibonacci dopo il 1228.

1226: Francesco muore in santità ad Assisi.

1227: Spinto dal nuovo Papa Gregorio IX, Federico parte per la sesta crociata ma l'armata, falcidiata dalla pestilenza, rientra ad Otranto. Interpretato come un ripensamento alle promesse effettuate, Gregorio IX scomunica Federico II.

1228: Nonostante la scomunica Federico riparte per la Terra Santa ed ottiene un grande successo a "tavolino" grazie al nipote del Saladino, guarda caso lo stesso Sultano che Francesco aveva tentato di convertire. Non può essere una caso, l'opera del Santo ottiene il più grande dei risultati ottenibili per mano di Federico II. Mi domando, come possono gli storici di mestiere non mettere in relazione i due avvenimenti?

1229: Federico si incorona Re di Gerusalemme, ma il Papa, nonostante la vittoria trama contro di lui, e così Federico per consolidare il suo potere in Italia.

1239: Dopo anni di scaramucce e lotte per il potere Papa Gregorio IX scomunica di nuovo Federico che, a sua volta, cercherà di sabotare il Concilio di Roma (1241) con la famosa battaglia navale dell'Isola del Giglio. In questa stessa data Federico II incontra Frate Elia da Cortona a Pisa. Da questo momento in poi Frate Elia entrerà nelle sue grazie a tal punto da essere anch'esso scomunicato nel 1240 e, diventando  consigliere personale dell'Imperatore, fu investito di importantissimi incarichi diplomatici e politici. Mi domando, anche questo è un avvenimento casuale? Può diventare uno degli uomini più fidati di San Francesco consigliere dell'Imperatore solo perché si stavano simpatici? Non è che gli storici di mestiere, anche in questo caso, hanno dimenticato qualche passaggio?

1244: Il nuovo Papa Innocenzo IV si accorda con Federico che in cambio del ritiro della scomunica ottiene i territori papali persi.

1245: Nel Concilio di Lione Federico vine di nuovo scomunicato e deposto, e qui Federico subisce un grandissimo colpo che decreterà l'inizio della sua fine.

1247: Alcuni sostengono che i lavori per la costruzione del Castello del Leone di Castiglione del Lago furono eseguiti sotto la supervisione di Frate Elia da Cortona, in un luogo dove già esisteva un "castrum" romano. Il committente fu lo stesso Federico II. Non è così improbabile perché successivamente alla sua riabilitazione il Papa gli affiderà incarichi similari.

1250: Federico II muore nella sua amata Puglia, forse a causa di un'infezione intestinale, forse avvelenato. Nel 1250 Frate Elia da Cortona si riavvicina alla Chiesa che lo riabilita e gli affida la costruzione della Basilica di San Francesco fino al 1253, anno della sua morte.

Una delle ultime foto fatte da me al Castello del Leone
Come avete letto si parla di accadimenti avvenuti in una cinquantina di anni ma che hanno segnato la storia geopolitica del nostro paese, nonché quella della cristianità, che da San Francesco in poi cambierà radicalmente, almeno dal punto di vista teologico. Non possiamo non accostare la scelta di Frate Elia con l'azione politica di San Francesco fin dalla sua genesi, aspetto che rende il "poverello di Assisi" ben più attivo dal punto di vista politico di quanto ci abbiano fatto credere. La sua scelta di povertà è stata anche una scelta politica nella quale si intendeva chiaramente dividere il potere temporale della Chiesa da quello spirituale, insomma "Date a Cesare quello che è di Cesare, a Dio quello che è di Dio", è il celebre detto attribuito a Gesù e riportato nei Vangeli di Marco, Matteo e Luca.
Tutte cose note, certamente, ma forse andrebbero viste anche da un angolazione un po' più "politica" che non strettamente "confessionale". Qui entrano in gioco anche i rapporti tra Federico II, l'ecclesiastico frate Elia e lo scienziato Fibonacci, e non ci sarebbe da stupirsi se tutto ciò non facesse parte di un disegno più grande iniziato dal grande Santo di Assisi. La costruzione di una grande fortezza simbolo del potere imperiale alle porte di Assisi, il volere di un imperatore, la mano di uno scienziato, la collaborazione di un ecclesiastico e qui si segna un solco netto tra stato, scienza e religione ma che possono integrarsi a vicenda: forse era il sogno di San Francesco di Assisi, il "poverello", ma solo dopo ottocento anni si è riusciti in gran parte ad attuare questa grande visione del mondo e della realtà.

Sezione aurea, da Wikipedia

Sezione aurea, con AC=a e CB=b, da Wikipedia
Concludo con un'ultima risposta ad un dubbio che, a questo punto, potrebbe assalire i nostri lettori: se sembra dimostrato che Leonardo Fibonacci fu parte attiva nella progettazione di Castel del Monte, cosa ci può entrare con il Castello del Leone? A mio parere c'entra, e molto. La prima considerazione da fare è che la Rocca nel corso degli anni è stata modificata, forse anche a causa dell'orografia dell'insediamento, certo è che la parte in basso della Rocca, come si vede nell'immagine, non è certamente parte del disegno originale. Il pentagono in origine doveva essere perfetto, anche se non regolare, e sono più che certo che, se si prende per buona la parte alta e la si duplica in basso, con i dovuti calcoli si arriva alla formulazione della "sezione aurea", l' 1,6180339887.
Provateci?


venerdì 12 agosto 2011


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